Amesoeurs

Amesoeurs

2009 (Code666)
black-metal, post-punk

Attesissimo, arriva, finalmente, il debutto sulla lunga distanza degli Amesoeurs, quartetto formato da Neige (voce, chitarra e basso), Audrey S. (voce e piano), Fursy T. (chitarra e basso) e Winterhalter (batteria).

Disco dall’anima bifronte, “Amesoeurs” è una di quelle opere che con gli ascolti finisce per rivelare più difetti che pregi. Insomma, come spesso succede quando ci sono attese spasmodiche, la montagna finisce per partorire il proverbiale topolino.

Fulminati dal lavoro precedente, ci siamo avvicinati a queste nuove, undici composizioni con tutte le speranze (e gli scongiuri!) del caso, restando, però, delusi man mano che l’opera veniva delineandosi in tutte le sue sfumature.

Nella sintesi tra black-metal, post-punk e melodia, la band francese non riesce a ritrovare la strada di quel magico equilibrio compositivo che era cifra stilistica profondamente viscerale tra le pieghe delle tre piccole, sontuose perle di “Ruines Humanes”.

Assediato dalla nebbia e dall’oscurità, il profilo della città che campeggia sulla splendida copertina evidenzia un ideale sicuramente pessimistico che il preludio di “Gas In Veins”, alternando stentoreo post-punk e allunghi esagitati (con la voce che giunge, indistinta, quasi sepolta, come una chiamata alle armi), sottolinea immediatamente con una carica di malinconia che, altrove, solo la delicata voce di Audrey riesce a rendere più prossima alla speranza che alla disperazione pura. Perché, a conti fatti, c’è desiderio di fuga dietro questa desolazione urbana (“Les Ruches Malades”), un bisogno di calore umano che solo potrebbe sfregiare, sconfiggendola, la fredda, diabolica pugnalata della depressione.

Sono, quindi, brani come la freccia nel cuore di “Faux Semblants” quelli in cui “questi” Amesoeurs appaiono più a loro agio, in fondo allontanandosi sempre più dal substrato metallico, per sposare la causa di un post-punk melodico scintillante che, inutile negarlo, mai davvero riesce a farci sanguinare le viscere. Si susseguono, quindi, senza molta convinzione, una scontata “Video Girl”, i Cure nello specchietto retrovisore della title track e la sintesi (invero, malamente dominata) di dolcezza e furia di “La Reine Trayeuse”. E, quando si spinge sull’acceleratore, è solo per sottolineare, inasprendole, tutte le tensioni e le paure che le tenebre brandiscono come un’arma letale.

Ecco, dunque, il ristabilirsi dell’ideologia “black”, prima passando attraverso una “Heurt” che muta in corsa in maniera alquanto “artificiale”, poi lasciando spazio allo scream rabbioso di Neige, con momenti più articolati che quasi lasciano intendere una volontà “progressiva”, pur senza mai vestirsi di quel nitido, raggelante pathos ottundente che le “rovine umane” richiederebbero (“Recueillement”, “I XIII V XIX XV V XXI XVIII XIX – IX XIX – IV V I IV”, “Au Crépuscule De Nos Rêves”).

C’è tempo, comunque, per rimediare.

19/03/2009

Tracklist

1. Gas In Veins
2. Les Ruches Malades
3. Heurt
4. Recueillement
5. Faux Semblants
6. I XIII V XIX XV V XXI XVIII XIX – IX XIX – IV V I IV
7. Trouble (Eveils Infâmes)
8. Video Girl
9. La Reine Trayeuse
10. Amesoeurs
11. Au Crépuscule De Nos Rêves

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