Aphex Twin

Aphex Twin

I sogni analogici dell'uomo invisibile

Partito dall'acid house dei rave party, l'anglo/irlandese Richard David James ha battuto gran parte dei terreni dell'elettronica "intelligent" anni 90, dimostrandosi figura fondamentale per la nascita e lo sviluppo di svariati generi, dall'ambient-techno alla drum'n'bass, condendo il tutto con numerosi richiami vintage. Ripercorriamo il cammino elettronico di Mr. Aphex Twin e dei suoi numerosi progetti paralleli

di Matteo Meda

Di lui, i più ricordano la faccia deformata e con espressione demoniaca che figurava sulle copertine di molti suoi lavori, nonché due video promozionali, tra tensioni da film horror, mostri deformi e richiami a sfondo sessuale, di due dei suoi brani meno interessanti. Ma l'importanza di Richard David James, meglio noto con il principale dei suoi innumerevoli pseudonimi, Aphex Twin, nell'invenzione e nello sviluppo della scena elettronica anni 90 è fondamentale.
Irlandese ma cresciuto in Cornovaglia, totalmente privo di nozioni musicali di stampo tradizionale, James inizia all'età di 16 anni a lavorare come dj in alcuni locali a St. Ives, sulla punta estrema della penisola inglese. Nel suo tempo libero, le sue passioni sono smanettare tra Ep elettronici, modificarli e produrre con essi musica. Giovanissimo, inizia a registrare tesissimi brani, che utilizza poi nelle sue performance live, nel frattempo spostatesi dall'ambiente delle discoteche a quello dei rave party. Questo cambiamento influenza notevolmente le sue prime produzioni discografiche, a partire dai due Ep con i quali debutta sulla scena nel 1991: il non pervenuto Bradley's Beat, a nome Bradley Strider, probabilmente contenente alcuni spin-off per i suoi dj-set, e Analogue Bubblebath Vol.1, pubblicato inizialmente con lo pseudonimo di Aphex Twin (le ristampe saranno invece a nome AFX). A esso seguono, in ordine, Digeridoo (1991), Xylem Tube e Analogue Bubblebath Vol. 2 (entrambi 1992, l'ultimo con lo pseudonimo AFX), usciti ciascuno con varie etichette discografiche minori (principalmente la belga B&S) e rigorosamente in formato vinile.

In questi primi esempi della sua produzione, poche sono le avvisaglie di quanto James proporrà nel suo debutto sulla lunga durata: trattasi, infatti, di piccole collezioni di pezzi dalle radici hardcore-acid, sulle quali sperimenta con ritmi e linee melodiche di difficile assimilazione; i brani sono equamente divisi tra oscuri urli techno-rave e glaciali piece dal sound orrorifico. Già da questi primi esempi, la creatività di James risulta evidente nell'ibridare influenze provenienti dalle più svariate esperienze sperimentali elettroniche: la kosmische più estrema (Amon Duul, primi Tangerine Dream), la rave-music più folle, l'acid-house, l'industrial più rumoristico, giungendo persino a risultati non troppo lontani nelle sonorità dalla musica concreta; il tutto a compimento di uno stile catalogato tutt'oggi da gran parte dei media e dei critici come acid-house, benché in realtà piuttosto lontano da musicisti di tale corrente come i primi 808 State.
Una buona selezione dei migliori risultati di questi Ep sarà la compilation Classics, uscita nel 1994.

Aphex TwinConiato ad alti livelli un proprio stile, estremo in ogni sua prospettiva e di difficile inquadramento, James, dopo aver fondato una sua etichetta discografica, la Rephlex Records, pubblica nel 1992 il suo album di debutto, Selected Ambient Works 85-92, a nome Aphex Twin (dalla Aphex Systems Limited, azienda di processori di segnale, e dalla parola twin, "gemello", in memoria del fratello Richard, deceduto alla nascita).
Si tratta di un lavoro profondamente diverso da quanto messo in circolazione dall'artista fino a quel momento: prendendo le distanze dagli spigolosi e sperimentali suoni degli Ep precedenti, James, con l'ausilio esclusivo di sintetizzatori analogici, modulatori sonori di vario genere e un già marcatissimo utilizzo del sampling, conia una perfetta fusione tra l'ambient di Brian Eno e Harold Budd e la techno più radicata (pionieri di Detroit come Kevin Sauderson, ma anche i vari Carl Cox e Richie Hawtin a venire).
Nei suoi 13 brani, composti ufficialmente tra il 1985 ed il 1992 ma molto più probabilmente risalenti ai due anni antecedenti la pubblicazione dell'album, leggeri tocchi di sintetizzatori analogici dal gusto vintage si fondono a ritmiche dance attenuate nell'esecuzione dall'utilizzo di drum machine eteree e soffuse.
Questo lavoro è, assieme al quasi contemporaneo debutto degli Autechre, la pietra fondante di un nuovo genere, nonché dei suoi vari derivati: la cosiddetta Idm, la musica lounge, e più in generale l'applicazione di sonorità ambientali e tenui a tinte ritmiche di provenienza techno/house.
L'ouverture di "Xtal", brano dalla ritmica dance privato della sua linfa vitale e ridotto a un soffuso mix di tappeti melodici sognanti, drum machine leggere e soavi e cori angelici, è la sintesi perfetta dello stile che da quel momento in poi sarà noto come ambient-techno, nonché la vetta creativa dell'album e di tutta la fase ambientale di James. A seguire, l'ipnotico mantra di "Tha", con le sue distese sintetiche ad accompagnare un ritmo quasi dub. Poi "Pulsewidth", sovraincisione di ritmiche dal sapore deep e melodia looppata dall'incedere danzereccio, "sporcate" dall'intervento di una tastiera dal suono seventies. E ancora, "Ageispolis", altro acquarello deep su melodia à-la-Eno, alternata a un carillon elettronico in ciclo.
L'interludio di pura ambient enoiana "I" introduce "Green Calx", liquida cavalcata di sound e beat in pieno "Incunabula"-style (qui distinguere Aphex dagli Autechre diviene quasi impossibile). A farsi notare è anche la conclusiva "Actium", la cui pulsazione proto-cardiaca sembra tentare di liberarsi dalla gabbia tastieristica che la racchiude senza mai raggiungere l'esplosione che tutto il brano pare preannunciare, sostituita invece da una soffice melodia quasi-jarrettiana.
Pochissimi, come già detto, i richiami ai primi lavori, tutti racchiusi nei soffusi riverberi acidi di "Hedphelym" e "Delphium" e nel mood (a tratti) marziale di "We Are The Music Makers".
Vero e proprio manifesto di un movimento musicale che si svilupperà sempre più (basti pensare ad esponenti attuali come Eluvium, Loscil o Taylor Deupree) e altrettanto seminale per lo sviluppo di una generazione - quella legata al marchio Warp, al quale il nostro si aggiungerà poco dopo - Selected Ambient Works 95-92 è tassello fondamentale nell'evoluzione della musica elettronica, nonché della sua stessa storia.

Dopo l'uscita di SAW 85-92 e dopo aver firmato un contratto con la Warp Records, James inizia un lavoro di riordino delle sue opere, ristampando, anche se nuovamente in solo formato vinile, i suoi primi Ep con la sua etichetta, la Rephlex Records: da questo momento in poi, il moniker Aphex Twin sarà usato per quasi tutte le produzioni pubblicate con Warp, AFX quasi esclusivamente per quelle sotto Rephlex. Ciò nonostante, numerosissimi saranno ancora gli pseudonimi utilizzati, specie per i lavori minori. Questa separazione di percorsi gli permette di proseguire il suo lavoro in campo ambient-techno senza tralasciare produzioni più simili ai primi lavori: tra queste si segnalano i quattro Ep Joyrex J4, J5, J9I e J9II a nome Caustic Window (che verranno riversati su cd, con un'operazione simile a quella di Classics, in Compilation nel 1998), tutti usciti nel 1992 e dall'accentuato tono acid; un altro, inutile, ridicolo e limitato extended play intitolato Pac-Man e contenente alcuni remix dei fondali sonori dell'omonimo videogioco, uscito a nome Power-Pill nel 1993; una serie di collaborazioni con Mike Dred ("Universal Indicator Blue", "Yellow", "Red" e "Green", uscite tra 1992 e 1993 in edizione limitata a nome Universal Indicator, ad oggi non reperibili e sulla paternità delle quali poco si sa); gli ultimi due capitoli della serie a nome AFX Analogue Bubblebath (Vol. 3 e Vol. 4), rispettivamente nel 1993 e 1994 in solo formato vinile, riediti poi in un'unica edizione cd dalla Warp nel 1995, intitolata Hangable Auto Bulb.

Sempre nel 1993 vede la luce l'Ep On, primo trait d'union tra le varie anime di James: la title track e pezzo portante è un brano retto da una veloce e dolce melodia pianistica, contrastata dall'arrivo di una cascata di beat convulsi dal sound particolarmente graffiante.
Nello stesso anno, arriva il debutto di James su Warp, con Surfing On Sine Waves, uscito a nome Polygon Window: ibrido tra il carattere ambientale del debutto di Aphex Twin e la hardcore sperimentale dei primi Ep, il disco esce come parte della serie Artificial Intelligence (la stessa, tra gli altri, di "Incunabula" degli Autechre) ed è nuovamente un lavoro seminale, non tanto di per sé quanto se considerato assieme agli altri album della collezione. Al suo interno si mischiano rimandi alle varie forme di Aphex-style ma anche ai contemporanei Autechre: "Polygon Window" potrebbe tranquillamente essere scambiata per un outtake di "Amber", mentre la matrice-SAW prevale in brani come la suadente "Audax Power, If It Really Is Me", nel poliritmico "Quixote" o nel trip di "Portreath Harbour". Al contrario, le influenze hardcore-rave si evidenziano elementi centrali nelle scariche battenti di "Quoth", come negli acidi in salsa hard di "UT1-Dot", o ancora nel glaciale sottobosco ritmico di "Untitled".
Surfing On Sine Waves
è una sorta di summa stilistica della prima parte di carriera di James, che non offre ancora spunti dell'evoluzione sonora che sarà, ma contribuisce in maniera decisiva a "formalizzare" e compattare le varie sfaccettature del suo sound, producendo un tutt'uno che andrà sviluppandosi fino a raggiungere il suo equilibrio in ...I Care Because You Do del 1994, per poi proseguire la sua evoluzione.

Nel 1994 arriva il secondo album a nome Aphex Twin, lo spiazzante Selected Ambient Works Volume 2. Ancora una volta, James utilizza i lavori sulla lunga durata per portare avanti strade totalmente diverse, sia tra di loro che rispetto a quelle battute con i suoi Ep: l'album, doppio, è una raccolta di brani senza titolo (benché siano identificati dalla stessa Warp con alcuni titoli ipotetici) accomunati da uno stile minimal-ambient. Niente più beat technoidi, addio riverberi ritmici e clima deep: al loro posto desolazione e silenzioso torpore, uno stile musicale particolarmente vicino alla scena ambientale neo-cosmica che in quel periodo iniziava a diffondersi (i vari Steve Roach, Kevin Braheny, Michael Stearns, Thom Brennan). Lo stesso James descrive l'album come cronaca musicale di alcuni sogni lucidi da egli compiuti.
Scompare totalmente qualsiasi forma ritmica: l'iniziale "Cliff", per pianoforte, campionamenti vocali e riverberi sintetici di natura cosmica, rimanda in toto all'opera tarda di Michael Stearns; nella successiva "Radiator" è invece chiara l'influenza kraut, mista al tipico melodismo acido di James.
L'album procede tra immagini evocative e sognanti, a tratti paradisiache (il capolavoro "Rhubarb", debitore tanto dei tardi Popol Vuh quanto di Steve Roach; l'intensa ed eterea "Blue Calx", non distante dal miglior Brian Eno; la melodica e sognante "Z-Twig", dallo sviluppo minimalista in stile Robert Rich), a tratti oscure ("Mould", campionamenti melodici vicini all'Harold Budd più sperimentale; l'astratta e claustrofobica "Tree", quasi un omaggio ai Tangerine Dream di "Zeit") fino a raggiungere livelli catartici in entrambi gli ambiti (la terrorizzante trilogia "Blur", "White Blur" e "White Blur 2", estrapoli di musica concreta in salsa atonale, in contrasto al clima da eden di "Lichen" e della conclusiva "Match Sticks").
L'ennesimo cambio di sonorità fa partorire a James un altro album riuscitissimo, anche se decisamente meno innovativo del primo, (nonostante possa essere considerato una piccola anticipazione della futura drone music, che vedrà in nomi come William Basinski e Tim Hecker i suoi maggiori esponenti), che lo proietta ai vertici della scena musicale dei 90, su un altare condiviso solo con alcuni suoi "colleghi" della scuderia warpiana (Autechre, Squarepusher, Boards Of Canada) e pochi altri gruppi dello stesso periodo, quali Orb, Orbital, Meat Beat Manifesto e il suo discepolo µ-Ziq.

Aphex TwinNegli anni a seguire, James si concentra totalmente sul suo progetto principale, che si evolve nuovamente e in maniera progressiva. Crocevia del nuovo cambiamento è l'Ep Donkey Rhubarb che presenta le avvisaglie del suo nuovo interesse: melodie eteree ("Ittch Hedral") alternate a semi-divertissement (la title track), entrambi schiacciati dal successivo ingresso di velocissimi beat acidi, a cavallo tra industrial e drum'n'bass.
A questo stesso stile appartiene anche l'album del 1995, terzo per Aphex Twin, anticipato dall'Ep Ventolin e intitolato ...I Care Because You Do. La copertina, assieme a quella di Donkey Rhubarb, è il primo esempio della collaborazione visiva tra James e l'artista Chris Cunningham: la faccia del primo è ritratta distorta con colori vivaci e un sorriso quasi satanico dal secondo.
...I Care Because You Do
mantiene temporaneamente gli influssi ambient-techno, distaccandosi invece del tutto dall'hardcore sperimentale degli esordi (eccezion fatta per un brano) e abbracciando sonorità tipiche dell'acid-house: "The Waxen Pith" potrebbe suonare senza sbavature come un outtake di SAW II, con l'aggiunta della sezione ritmica; stessa osservazione potrebbe essere applicata all'iniziale "Acrid Avid Jam Shred", vero e proprio trait d'union tra il James che fu (distese ambientali su ritmi soffusi) e quello che verrà (melodie quasi orecchiabili, contornate da ritmi frastornanti e claustrofobici).
In generale, lo stile dell'album è piuttosto uniforme in gran parte delle tracce: avvisaglie ambientali proseguono a fuoriuscire da "Wax The Nip", "Wet Tip Hen Ax", "Mookid" e "Start As You Meant To Go On", brani in cui la matrice melodico-eterea inizia però a soccombere alla forza e all'irruenza di sezioni ritmiche sempre più preponderanti e complesse.
Poi vi sono invece pezzi che si distaccano totalmente da tutti gli stili precedenti, come "Ventolin" o "Cow Cud Is A Twin": cascata di lenti e pesanti battiti acidi su una non-melodia composta da un fischio stridulo e lobotizzante che si leva e si sottrae con cadenza fissa per il primo, melodia jazzata su ipnotico ritmo dub à-la-Kode9 nel secondo.
Completano l'album un acido rifacimento di "Ittch Hedral" (già comparsa nell'Ep Donkey Rhubarb in una versione orchestrale con Philip Glass), una cruda parentesi hardcore nostalgica del primo James ("Come On Your Slags") e, in conclusione, un riuscito esperimento per orchestra sintetica ("Next Heap With"), che resterà però episodio isolato.
Con ...I Care Because You Do, assieme agli Ep che lo precedevano, James cambia ancora direzione verso quello che diverrà lo stile con cui lo si ricorda ad oggi e che finirà però con l'attenuare la vena innovativa della sua musica. Nel complesso, un altro ottimo album, non però al livello dei primi due né del suo successore, dove la metamorfosi sarà completata nel migliore dei modi.

Nel 1995 esce la già citata Classics: ascoltandola parallelamente al quasi contemporaneo album, è possibile constatare come la metamorfosi di James sia stata totale e radicata, nonostante tra la sua prima pubblicazione e la sua opera terza siano trascorsi solo quattro anni. Nella selezione di questa compilation, spiccano i migliori estratti degli Ep degli esordi: la title track di Digeridoo (un tiratissimo, lento e oscuro serpentone hardcore, eseguito dal suono campionato dell'omonimo strumento), il martellante vintage-rave di "Flaphead", "Phloam" e "Dodeccaheedron", l'oscura melodia su frenetico ritmo acido di "Isoprophanol", la solare parentesi di "Polynomial-C" (cavalcata sintetica dagli echi jarrettiani quasi new age su base ritmica in tempi dispari e forse unico riferimento all'ambient-techno dei due SAW), raggiungendo il suo picco nella spiazzante e variegata cacofonia elettronica di "Tamphex", bissata in conclusione nei due mix di "We Have Arrived".

Il 1996 vede la pubblicazione di tre lavori: una bizzarra collaborazione con l'amico Mike Paradinas (aka µ-Ziq), intitolata Expert Knob Twiddlers e firmata Mike&Rich, lontana anni luce dai migliori lavori dei due, che suona come uno scialbo esercizio di analog-sound risultante in una raccolta di inutili divertissement; un'altra raccolta, 51/13 Singles Collection, che riunisce invece gli Ep pre-...I Care Because You Do; e il quarto album in studio a nome Aphex Twin.

Dedicato alla memoria del fratello maggiore suo omonimo, deceduto alla nascita, nuovamente anticipato da un Ep-promo (Girl/Boy) e caratterizzato da un'altra, agghiacciante cover firmata Chris Cunningham (questa volta l'oggetto dei demoniaci ritocchi è una foto dell'artista), Richard D. James Album è di nuovo un passo avanti, di nuovo un'evoluzione e questa volta riuscita al meglio. Scompaiono del tutto le sonorità più dure e spigolose, in favore di una drum'n'bass ambientale più "canonica" e non distante dall'Idm (numerose, questa volta, le similitudini con il movimento warpiano, specialmente quella con Luke Vibert e gli Autechre di "TriRepetae++"). Anche i richiami acid si assottigliano, rimanendo presenti solo in sporadici episodi. Al loro posto, il prevalere di melodie limpide, quasi orecchiabili, in una cornice di frenetici ritmi drum'n'bass, dai suoni metallici e dalla velocità marcata. Il dominio di questi ultimi si avrà nel successivo e, ad oggi, ultimo album di Aphex Twin.
L'overture dell'album è affidata all'autechriana "4", vetta creativa del disco nonché fra le più alte raggiunte da James: melodia cristallina accerchiata da un ritmo complesso e martellante, pronto a trasformarsi periodicamente in una vera e propria pioggia di beat. L'album prosegue a livelli altissimi: "Cornish Acid" e "Peek 824545201" sono gli ultimi rimasugli acid-house in stile ...I Care Because You Do; il legame al passato è compensato, nuovamente, dalle avvisaglie del futuro, rappresentate dalle complesse strutture ritmiche di "Corn Mouth" e "Yellow Calx", che qui surclassano e divorano le linee melodiche, anticipando la tendenza che caratterizzerà le successive produzioni di James. La fusione dei due elementi in equilibrio raggiunge invece livelli altissimi in quelli che risultano essere due capolavori della sua produzione, quasi al pari dell'iniziale "4": il semi-divertissement di "Girl/Boy Song", memore di "Donkey Rhubarb" e "To Cure a Weakling Child", uno dei brani emotivamente più tirati mai composti dall'irlandese, con il campionamento vocale di un bambino che si ripete in maniera ipnotica, accompagnando la metamorfosi della melodia e della base ritmica (da dolce a agonizzante la prima, da soffice a esplosivo il secondo).
All'interno del disco vi sono inoltre sprazzi interamente melodici, ulteriore novità rispetto alle produzioni precedenti: trattasi del giocoso music box di "Fingerbib" e del paradisiaco substrato di "Goon Gumpas". La chiusura dell'album è invece affidata a uno dei brani più vintage di James e altro esperimento riuscito, "Logon Rock Witch", saltellante giostra ritmica ad accompagnare un fondale di accordi eseguiti con un organo.
Punto di arrivo di un percorso variegato ma saldo nei suoi legami di progressiva e costante evoluzione, Richard D. James Album si conforma come la vetta più alta del secondo-James, nonché il miglior album di Aphex Twin assieme al debutto. Si tratta, inoltre, dell'ultimo disco in cui James opterà per il binomio ritmo+melodia, abbozzato nel precedente ...I Care Because You Do e qui perfezionato, e risulterà anche essere un crocevia per la carriera dell'irlandese: innanzitutto per l'uso, per la prima volta, di strumentazione digitale in sostituzione della varietà di strumenti analogici utilizzati fino a quel momento; secondariamente perché l'impressione, ascoltando i lavori successivi, è che James abbia racchiuso tutto ciò che gli restava di nuovo in quest'album, e non a caso dal 1996 le uscite discografiche, stabili fino a prima su uno standard di 1 album e almeno 3 Ep all'anno, diminuiranno drasticamente.

Tra il 1997 e il 2000, infatti, a vedere la luce sono "solo" tre Ep: Come To Daddy (1997) e Windowlicker (1999), entrambi a nome Aphex Twin, e il pessimo, ultimo capitolo della serie Analogue Bubblebath (vol. 3.1, 1997). Dei primi due, nessuno contiene materiale musicalmente "nuovo", e i due brani più atipici, le rispettive title track, si fanno notare soprattutto per via dei loro folli video musicali firmati Chris Cunningham, fino a divenire i pezzi più popolari di James. Entrambi a dire il vero paiono essere puri divertissement, senza alcuna ambizione e prodotti al solo scopo di colmare il "vuoto" discografico: lo stesso James ammetterà di aver composto Come To Daddy come parodia polemica verso la diffusione della big beat e il successo dei suoi alfieri, i Prodigy. Vuoto discografico che prosegue, con la sola uscita nel 1998 della Compilation a firma Caustic Window, contenente il meglio dei tre Ep usciti con tale pseudonimo nel '92 e ultime testimonianze dell'old style di James. Riversati su un unico cd a prezzo di convenienza, riescono a guadagnarne in coesione, pur mantenendo limitati spunti evolutivi rispetto alle produzioni precedenti (a presentare qualcosa di nuovo solo l'impazzito juke-box vibertiano di "Fantasia").

Dopo un anno di silenzio, nel 2001 escono altri due lavori in collaborazione con Mike Dred (Universal Indicator Ultraviolet e Innovation In The Dynamic Of Acid; quest'ultimo, unico reperibile, contenente un mix di tracce provenienti dai precedenti Ep e vicine ai lavori peggiori di Dred).

Aphex TwinNello stesso anno arriva il quinto, e attualmente ultimo, album a nome Aphex Twin. Composto esclusivamente al laptop, DrukQs è nuovamente un doppio, come fu SAW II, e risulta essere sicuramente il lavoro più eclettico di James, che suona però come un tentativo di scollarsi da tutto quanto fatto prima, attuato però non cambiando nuovamente direzione, ma rimescolando le carte delle precedenti esperienze e ricomponendole in maniera non particolarmente curata. Al suo interno, uno sviluppo (più tecnico che artistico) dei ritmi drum'n'bass già presenti in alcune tracce di Richard D. James Album, la scomparsa quasi totale dell'elemento melodico, eccezion fatta per alcuni strumentali per clavicembalo e prepared piano, intermezzi veloci di musica concreta, pennellate dark-ambient ancor più desolanti di quelle presenti in SAW II, campionamenti di incidenti domestici e messaggi di segreteria telefonica, e chi più ne ha, più ne metta.
Ma l'impressione che l'album fornisce è di un James per la prima volta privo di idee particolarmente chiare, nonostante alcuni pezzi da 90: la pioggerella drum'n'bass di "Vordhosbn", il diluvio di "Cock/Ver10", la mini-suite "Mt. Saint Michel+St. Michaels Mounts", il sensibile e toccante solo di prepared piano "Avril 14th", l'intro per clavicembalo "Jynweythek Ylow", il teso dark-ambient di "Gwely Mernans". Elementi che in ogni caso mancano totalmente di un filo conduttore.
Nel complesso, l'album soffre di una serie di problemi che ne minano la qualità: in primis, l'inserimento in tracklist di parecchi brani ripetitivi e vuoti quando non privi di senso, che finiscono solo per appesantire l'ascolto (l'inutile e malriuscito tentativo di adattamento breakbeat di "54 Cymru Beats", i 7 minuti di campionamenti rumoristici concreti di "Gwarek2", i bozzetti poliritmici da b-side di "Afx237 V7", gli intermezzi-divertissement sparsi un po' ovunque, e in generale quasi tutto il secondo disco), la conseguente eccessiva durata, il tentativo di ripercorrere l'intera sua carriera in un lavoro solo che trasmette un sentore interlocutorio lungo tutte le 30 tracce dell'album. E, infine, una cura certosina dal punto di vista stilistico che appare come un furbo escamotage per colmare (senza successo) i limiti compositivi che il lavoro presenta.
DrukQs
si pone come l'epitaffio di Aphex Twin, un album ricco di spunti anche notevoli, ma mai approfonditi e di esperimenti spesso fini a sé stessi, a tratti godibile e nostalgico, ma lontano anni luce dalla caratura innovativa dei lavori precedenti, nonché incoerente rispetto alla lenta e progressiva evoluzione che il suo stile aveva subito album dopo album.

Nel 2003 giunge la definitiva ammissione di James dell'ormai certificata perdita di idee: preceduto da un Ep che già aveva preoccupato non poco (2 Remixes by AFX), arriva 26 Mixes For Cash. Nell'incredulità comune, trattasi davvero di una raccolta di remix di brani di altri artisti: ad essere omaggiati sono colleghi contemporanei (808 State, Meat Beat Manifesto), passando per un inchino all'industrial (Nine Inch Nails), uno al minimalismo ("Heroes" di Philip Glass) e uno, tanto per non togliere niente a nessuno, anche a se stesso ("Windowlicker" e un estratto da SAW II).
Nemmeno soffermandosi sulla qualità musicale dell'album e tralasciando un giudizio sulla tipologia dell'operazione, si riesce a trovare conforto: nessuno spunto né tentativo di rinnovarsi, semplicemente l'esecuzione in stile-DrukQs di brani altrui.
Accompagnato anche da un Ep, Smojphace, a nome AFX, 26 Mixes For Cash è sintomo della crisi artistica di un musicista che, dopo una decade fra invenzioni e intuizioni, pare aver definitivamente perso ogni forma d'ispirazione.

Dopo due anni di silenzio totale, nel 2005 James torna, con un progetto di una serie di 11 Ep dal titolo Analord, la maggior parte dei quali in edizione limitata e solo in formato vinile. Tutti escono con lo pseudonimo AFX, tranne il 10 (non a caso, il migliore del lotto), che viene pubblicato con il moniker Aphex Twin. L'illusione di una ritrovata vena creativa viene però rotta subito: la musica contenuta in questi Ep suona, di nuovo, datata e stantia. Se in DrukQs James pareva interrogarsi su che cosa fare del proprio futuro, nelle tracce di questi 11 Ep pare abbia trovato la risposta che si sperava evitasse: autocitarsi, abbandonare definitivamente ogni velleità di rinnovo al fine di adagiarsi comodamente sul suo nome e su quanto già fatto. Non è il ritorno alla strumentazione analogica, né tantomeno la ricomparsa della forma ritmo+melodia a cambiare le sorti di un progetto che presenta gli stessi problemi del precedente album, accentuati da una sorta di serena accettazione dei propri limiti, che paradossalmente può anche essere considerato il pregio maggiore della raccolta. Anche qui, non manca qualche ottimo pezzo, qualche bagliore nel buio, che però non riesce nel complesso a mostrare la luce.

La maggior parte dei brani migliori vengono raccolti dalla Warp nel 2005 nella compilation su cd Chosen Lords. A spiccare, non per originalità quanto semmai per bravura tecnica, sono gli estratti dal decimo Ep (l'iniziale e melodica "Fenix Funk 5", che non avrebbe sfigurato in Richard D. James Album, e la conclusiva "XMD 5a", marziale marcetta acida dal sentore quasi ambientale), più qualche altro colpo efficace, come la cavalcata vintage di "Pitcard", lo spettrale mantra elettronico di "Crying In Your Face", il tappetino sintetico di "PWSteal.Ldpinch.D" e l'ormai usuale bozzetto acid-house, "Batine Acid". Il concentrato del meglio degli Analord, spolpato delle sue parti meno interessanti, finisce per rendersi più che accettabile, benché marchiato da una sensazione di precoce invecchiamento sonoro e stilistico.

L'ultima uscita a nome AFX di James è l'Ep AFX/LFO: non una collaborazione tra i due, bensì una facciata a testa di composizioni inedite, ma che non brillano da nessuno dei due lati (peraltro, a giudicare dal sound, probabilmente molto datate rispetto all'uscita). Da allora, Richard David James ha definitivamente abbandonato la produzione di materiale, dedicandosi solo a un'occasionale attività live, previo pagamento di profumato compenso. Sulla sua "scomparsa", sono pervenute e continuano a diffondersi svariate voci: alcune che lo volevano rinchiuso nel suo studio a produrre, voci che avrebbero trovato conferma nell'attribuzione a James della paternità di un album e un Ep pubblicati dal misterioso gruppo The Tuss sotto Rephlex (due lavori, nel complesso, più che mediocri).
Più di recente, lo stesso James avrebbe dichiarato di avere già 6 album pronti per essere pubblicati (poi divenuti 11), e che il ritardo nel farsi vivo sarebbe dovuto al timore che la ex-moglie, con la quale è in atto una pratica giudiziaria, voglia appropriarsi dei diritti dei suoi brani.
Tutto ciò, ad ogni modo, risulta difficilmente credibile e la tesi più fondata continua a rimanere quella che James si sia accorto di aver consumato tutta la sua ispirazione in passato, e che ora, semplicemente, non abbia più nulla da dire di nuovo.

Dopo tredici anni di fremente attesa - un po' meno se vogliamo considerare gli "Analord" e The Tuss (smettiamola di negarlo, è roba sua) - Aphex Twin torna a sorpresa con Syro (2014). Un disco in cui fa Aphex Twin come se fossimo ancora ai tempi di ...I Care Because You Do ma aggiungendoci qualcosa: perché “XMAS_EVET10 [thanaton3 mix]” potrebbe tranquillamente venire da quelle session, durante le quali però non si sarebbe mai sognato di usare il vocoder.
Aphex che faccia Aphex e che si diverta come ai bei vecchi tempi, ma magari con qualcosa di nuovo: e allora ecco “produk 29” che è un po' funky un po' aliena, un po' simpatica e un po' inquietante. Aphex che faccia Aphex non può prescindere dall'acido, ma visto che l'Aphex Acid l'ha fatto per anni, serve qualcosa di inedito: et voilà, subito pronta una veste 8-bit a rendere “CIRCLONT6A [syrobonkus mix]” qualcosa di più dell'ennesima “Peak”. Aphex che è sinonimo di frenesia, e come farsi mancare dunque un bel piatto coi fiocchi di drill'n'bass per palati fini servito su “s950tx16wasr10 [earth portal mix]” e mai scarnificato in passato come stavolta. Aphex aveva lasciato con drukQs, fra i cui momenti migliori c'erano sicuramente le sonate di piano preparato: ce n'è una anche qui, “aisatsana”, ma più che a John Cage sembra rifarsi ai momenti migliori della coppia Eno-Budd.
Ci sono quei titoli impronunciabili e incomprensibili che hanno fatto il loro tempo, ci sono quei mischioni di melodie e acidi che sono gli stessi da vent'anni. E tutto questo funziona finché il rifugio è la nostalgia (“4 bit 9d api+e+6”) mentre fa acqua ovunque quando si cerca l'evasione, come nell'inutile e artificiosa “180db_”, nel frammento dada di “fz pseudotimestretch+e+3” e nel “solito” contrasto tra cori angelici e corrosione di “CIRCLONT14 [shrymoming mix] ”.
Richard David James si ributta nel marasma e lo fa con il fare di chi non ha niente da dimostrare a nessuno, di chi non ha nemmeno troppa voglia di rimettersi in gioco, ma vuole solo dimostrare in maniera quasi perversa che il suo è un suono capace di fare la differenza anche vent'anni dopo il periodo d'oro della cosiddetta idm. E come dargli torto, di fronte a prodezze del calibro di una “syro u473t8+e [piezoluminescence mix]”, un paradigma che contiene al suo interno gran parte dei suoni che caratterizzano, in misura variabile, le produzioni più sofisticate della techno odierna. Il suo Verbo con Syro ha ora finalmente una testimonianza complessiva e rappresentativa di gran parte delle sue mille sfaccettature, che abbatte le barriere temporali e si colloca nella contemporaneità. E lo fa suon di giocosi miracoli come “PAPAT4 [pineal mix]”, di saggi magniloquenti come la lunga “MARCHROMT30A edit 2b 96” offerta solo al mercato giapponese in forma di bonus track, e di ordinari quanto lussuosi restauri come quella “minipops 67 [source field mix]” scelta per lanciare il tutto, sulla quale James si improvvisa pure vocalist. Ci sono voluti tredici anni per avere un glossario dell'Aphex sound, ma ne è valsa la pena.

A cinque anni dall'Ep Collapse, pubblicato nel 2018, Aphex torna con quattro brani: tre inediti e un remix. E dalla durata alquanto breve. Poco ai nastri di partenza e al contrario tanto in sede di presentazione, con un programma di realtà aumentata dal nome improbabile, YXBoZXh0d2lu, accessibile tramite codice Qr, a rendere più intrigante, quantomeno sulla carta, l’attesa per Blackbox Life Recorder 21f / In a Room7 F760. E ancora una serie di imbucate nei festival europei, tra cui la data veronese del 14 luglio. Infine l’arrivo di "Aphex Twin: Every Album, Every Song", il nuovo libro pubblicato il 15 luglio dedicato alla sua opera. Un testo scritto dal diciassettenne Beau Waddell, che in "appena" 160 pagine analizza tutte le tappe della discografia del genio di Limerick.

Aphex Twin rientra dunque in carreggiata alla maniera degli ultimi dieci anni, stuzzicando ma non troppo una platea di fedelissimi pronta a seguirlo sempre e comunque. Si parte con il singolo di lancio "Blackbox Life Recorder 21f", che nulla aggiunge al passato, tra saltelli drum 'n' bass e sfumature in modalità ambient che ne amplificano i contorni oscuri. E si prosegue con “zin 2 test 5”, che ricalca la medesima scia puntando però a una maggiore saturazione del suono e del ritmo in scia clubbing. Si giochicchia un po’ con il terzo movimento del lotto, “in a Room7 F760”, tra breaks da videogame e pause quasi forzate. Mentre il “Parallax Mix” della prima traccia è giusto un riempitivo vagamente ondeggiante con singola variazione su tema. Insomma poco, pochissimo. Si va di sottrazione ma senza mordere. Quindi alla prossima, Richard. Sperando che non sia tra altri cinque anni e con le tasche ancora mezze vuote


*Contributi di Giuliano Delli Paoli (Blackbox Life Recorder 21f / in a room7 F760)

Aphex Twin

Discografia

APHEX TWIN
Cd & Lp
Selected Ambient Works 85-92 (R&S/Apollo, 1992)
Selected Ambient Works Volume II (Warp, 1994)
Classics (R&S, 1994)
I Care Because You Do (Warp, 1995)
Richard D. James Album (Warp, 1996)
51/16 Singles Collection (Sire/Elektra, 1996)
drukQs (Warp, 2001)
26 Mixes For Cash (Warp, 2003)
Syro (Warp, 2014)
Ep & 12''
Digeridoo (R&S, 1992)
Xylem Tube (Apollo, 1992)
On (Warp, 1993)
Ventolin (Warp, 1995)
Donkey Rhubarb (Warp, 1995)
Girl/Boy (Warp, 1996)
Come To Daddy (Warp, 1997)
Windowlicker (Warp, 1999)
Analord 10 (Rephlex, 2005)
Collapse (Warp, 2018)

Blackbox Life Recorder 21f / in a room7 F760 (Warp, 2023)

AFX
Cd & Lp
Hangable Auto Bulb (Warp, 1995)
Chosen Lords (Rephlex, 2006)
Ep & 12''
Analogue Bubblebath Vol. 1 (Mighty Force, 1991)
Analogue Bubblebath Vol. 2 (Rabbit City, 1991)
Analogue Bubblebath Vol. 3 (Rephlex, 1993)
Analogue Bubblebath Vol. 4 (Rephlex, 1994)
Analogue Bubblebath Vol. 3.1 (Rephlex, 1997)
2 Remixes By AFX (Rephlex, 2001)
Smojphace (Rephlex, 2003)
Analord 1 (Rephlex, 2005)
Analord 2 (Rephlex, 2005)
Analord 3 (Rephlex, 2005)
Analord 4 (Rephlex, 2005)
Analord 5 (Rephlex, 2005)
Analord 6 (Rephlex, 2005)
Analord 7 (Rephlex, 2005)
Analord 8 (Rephlex, 2005)
Analord 9 (Rephlex, 2005)
Analord 11 (Rephlex, 2005)
AFX/LFO (Warp, 2005)

BRADLEY STRIDER (12'')

Bradley's Beat (Rephlex, 1991)
Bradley's Robot (Rephlex, 1993)
CAUSTIC WINDOW
Cd
Compilation (Rephlex, 1998)
12''
Joyrex J4 (Rephlex, 1992)
Joyrex J5 (Rephlex, 1992)
Joyrex J9I (Rephlex, 1993)
Joyrex J9II (Rephlex, 1993)

GAK

GAK (12'', Warp, 1994)

MIKE & RICH (con Mike Paradinas)

Expert Knob Twiddlers (Cd, Rephlex, 1996)

POLYGON WINDOW

Surfing On Sine Waves (Cd/Lp, Warp, 1993)
Quoth (Ep/12'', Warp, 1993)

POWER-PILL

Pac-Man (12'', FFRR, 1992)

UNIVERSAL INDICATOR (con Mike Dred) (12'')

Universal Indicator: Blue (Rephlex, 1992)
Universal Indicator: Red (Rephlex, 1993)
Universal Indicator: Yellow (Rephlex, 1993)
Universal Indicator: Green (Rephlex, 1995)
Universal Indicator: Ultravioler (Beta Bodega, 2001)
Innovation In The Dynamics Of Acid (Rephlex, 2001)
Pietra miliare
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