Above The Tree

Trasformismi avant-rock

intervista di Claudio Lancia

Above The Tree è uno dei personaggi più singolari e misteriosi del nuovo millennio musicale italiano, un musicista che sfugge alle definizioni, del quale risulta persino complicato definire le sembianze fisiche.
Un avanguardista della sperimentazione e della mistificazione sonora, che ha sdoganato ai giorni nostri i concetti di lo-fi e room-recording, inondando il mercato underground di una fittissima rete di progetti e collaborazioni incrociate, sempre tutte ben delineate e caratterizzate.
Per cercare di fare un po' di ordine nella magmatica personalità e nell'intricata carriera di questo artista, abbiamo deciso di incontrarlo durante la cena che ha preceduto un'applaudita esibizione avvenuta il 10 gennaio 2012 al Circolo Hemingway di Latina, nella nuova formazione a due con il batterista E-Side.
Qualche settimana prima era già apparso sullo stesso palco con il progetto M.A.Z.C.A.
Fra un bicchiere di vino e un gustoso mix di ghiottonerie locali, ciò che segue è il risultato della piacevole conversazione.


Partiamo da qualche brevissimo cenno biografico: nome e cognome.
Marco Bernacchia

Luogo di nascita.
Senigallia, circa 25 chilometri da Ancona, Marche.

Anno di nascita.
1979.

Cominciamo a inquadrare l'uomo che si cela dietro il personaggio Above The Tree, a scoprire parte della tua identità, e soprattutto a ricostruire il tuo percorso artistico...
Tutto inizia in tenera età con lo studio del sassofono: dopo un percorso canonicamente dedicato all'approfondimento della musica classica, avvenuto dai cinque ai dodici anni, con tanto di solfeggio e tutte quelle cose lì, mi stancai e presto decisi di abbandonare.
In preda ad una sorta di rifiuto, smisi per un po' di suonare qualsiasi strumento, arrivando quasi ad odiare la musica.
Poi mi son riavvicinato, barattando il sassofono con un amplificatore per chitarra elettrica.
Da lì si aprì un mondo: a quindici anni ripresi a fare musica ed in breve tempo misi in piedi il mio primo gruppo, i M.A.Z.C.A., con i quali ho realizzato quattro dischi.
(non ce lo dice, forse per un eccesso di modestia, ma sappiamo che Marco ha poi brillantemente conseguito la laurea in pittura frequentando il corso specialistico presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino, quindi un artista a tutto tondo, ndr)
Il primo lavoro dei M.A.Z.C.A. venne pubblicato nel 1998, il progetto è andato avanti sino al 2008 e, dopo un periodo di stop, abbiamo recentemente ripreso ad esibirci dal vivo.
La line-up dei M.A.Z.C.A. è variata continuamente nel tempo: partiti in cinque, siamo poi diventati in quattro, in tre, ora siamo un duo.

Da sempre hai dato sfogo alle tue pulsioni anche attraverso side project paralleli...
Infatti nel frattempo mi son dedicato ad altre situazioni, una si chiamava Al:Arm!, un collettivo artistico formato a seguito dell'incontro con Paolo Campagnola.
Facevamo musica sperimentale elettroacustica, con un disco all'attivo.
Parallelamente, mentre M.A.Z.C.A. stava entrando in stand by, è decollato il progetto Gallina, un'esperienza durata soltanto due anni, che ha avuto però un riscontro importante.

Nel nuovo millennio hai ripreso e rinnovato il concetto di registrazione lo-fi...
Ho sempre registrato con diversi metodi, alcune volte in casa con l'ausilio di un computer, altre in studio ma con un atteggiamento sempre molto house recording.
Cerco sempre di trovare mezzi di registrazione che siano abbastanza sostenibili, sia a livello economico che funzionale: oltre agli aspetti prettamente finanziari occorre sempre trovare un certo feeling con chi registra, senza precludersi alcuna possibilità a livello emotivo.

Nel momento in cui inizi a comporre, dirigi da subito gli sforzi verso un progetto in particolare, oppure la destinazione la scegli alla fine?
In genere mi approccio ad un progetto predefinito sin dall'inizio della fase compositiva, anche perché ogni situazione è ben caratterizzata, anche se di recente le reciproche influenze contribuiscono un po' a mischiare le carte.
Ad esempio, Gallina partì come realtà post-punk, con basso, chitarra e spiccate identità individuali nella band.
Una rock band abbastanza canonica come composizione, con un risultato finale che univa folk e punk.
L'approccio compositivo al materiale di una formazione come Gallina non può essere lo stesso di M.A.Z.C.A., il quale nasce nel 1996 come gruppo post-rock strumentale, con un'identità che rifletteva una scena ben precisa.
Poi, come ti dicevo, a volte le varie esperienze si influenzano vicendevolmente, così M.A.Z.C.A. cammin facendo ha avuto delle evoluzioni, ed il suo suono si è molto avvicinato al materiale di Gallina, che oggi non esiste più.

E arriviamo ad Above The Tree.
Above The Tree è partito subito come side project solista, con un approccio molto intimista.
Il primo disco con questa sigla è uscito nel 2006, concepito in completa solitudine, registrato in un centro di aggregazione a Senigallia, nel quale circolavano diversi gruppi della zona e ci occupavamo dell'organizzazione di eventi.
C'era questo computer, e da lì sono partito.
M.A.Z.C.A. era andato in stand by, e fu un peccato perché il web e le nuove tecnologie stavano aprendo scenari e scardinano confini, consentendo di raggiungere contatti una volta impensabili.
Però poi, crescendo, con il passare degli anni non tutti i musicisti mantengono le stesse esigenze e le stesse priorità.
C'è chi ha dei bambini piccoli, chi modifica i propri interessi, insomma non tutti si trovano più nelle condizioni di poter affrontare gli spostamenti necessari per sostenere una serie di concerti, non ci si trova più necessariamente in sintonia sui tempi e sulle libertà indispensabili per poter far viaggiare un progetto.
Quindi maturai la decisione di organizzarmi anche singolarmente.

E lentamente il nome cominciò a circolare...
Beh, poi sono usciti "Blue Revenge" nel 2008 e "Minimal Love" l'anno successivo.
Ho suonato moltissimo dal vivo, parecchie volte anche qui in zona.
Adesso per questo nuovo disco, che si intitola "Wild", ad Above The Tree si è unito un batterista straordinario, si chiama e-side.
Quello che vedrai stasera è il set che abbiamo concepito insieme per promozionare l'album.
Ci sono ovviamente delle novità stilistiche rispetto ai miei precedenti lavori.

E devo dire che "Wild" suona molto bene, con il passare degli anni i mezzi tecnici a tua disposizione sono migliorati?
Dal punto di vista dei mezzi di registrazione, non ho mai avuto grosse modifiche, nel senso che l'attitudine continua ad essere la stessa di cui parlavamo prima.
Non ho certo a disposizione studi di registrazione da superstar, né budget faraonici, tutto è sempre organizzato con una mentalità e con mezzi decisamente "casalinghi".
La scelta strategica diventa pertanto quella di cercare, con l'ausilio di etichette particolarmente attente, una migliore visibilità su scala nazionale.
Con "Minimal Love" ho avuto sette label che hanno spinto lo stesso prodotto: con un meccanismo di questo tipo diventa fattibile raggiungere una distribuzione sul territorio più capillare.
Oggi, con i tempi che corrono, è molto difficile crearsi una distribuzione a tappeto: una coalizione di etichette rende più semplice riuscire a stampare il disco ed a promuoverlo in maniera soddisfacente.

L'iniziativa di riunire le sette label è partita da te?
Sì, io avevo in mano un master, una registrazione già ultimata, e sono andato a proporlo a diversi interlocutori, ben sapendo che lo sforzo d'investimento sarebbe stato non troppo grande, se suddiviso.
Tutto sarebbe diventato più semplice con uno sforzo comune.
Con "Wild" invece abbiamo prima pianificato le operazioni: ci siamo seduti a tavolino per decidere come registrarlo, ed alla fine la scelta è di nuovo ricaduta su registrazioni di tipo casalingo.
Magari cambia la casa, ma le modalità restano grosso modo le stesse.
Questa volta il quartier generale è stato presso un'associazione culturale che si chiama "La Stanza", in pratica una sala prove comunale che fondamentalmente è una casa in campagna minimamente attrezzata con un Macintosh, un pro-tool, una scheda audio base, qualche microfono e niente di più.

Lasciamo l'argomento "incisione" e passiamo all'argomento "live": Above The Tree sta diventando una realtà europea...
Il primo concerto di Above The Tree è stato fatto in Spagna, a Saragozza, proprio grazie alla benvenuta semplicità nel trovare contatti.
Above The Tree oggi suona in tutta Europa, ed il riscontro è molto buono.
In Spagna ho fatto già cinque tour, e sto consolidando un mio circuito, e soprattutto una certa visibilità nel mondo underground, che poi è quello che realmente mi interessa.
Ho suonato molto anche in Portogallo ed in Francia, e siamo appena tornati da un tour in Ucraina.
Non ci annoiamo di sicuro.

Nei tuoi tour promozionali all'estero riscontri curiosità per le proposte italiane?
Ad esempio in Francia, dove c'è un livello culturale musicale più esteso rispetto a quello che puoi trovare mediamente in Italia, e dove c'è un numero più elevato di artisti internazionali che vanno in tour, ho riscontrato una maggiore propensione a recarsi ai concerti.
C'è sempre molta curiosità, il pubblico si interessa alle proposte nuove, agli esperimenti, alle situazioni innovative.

Come nasce l'idea di esibirsi con il volto coperto da una testa di gallo?
In principio è stata una performance che ho realizzato in una galleria d'arte dove, mascherato da uccello, montavo un albero e nel frattempo registravo tutti i suoni ambientali e creavo una colonna sonora.
Poi è diventato un concerto che si è trasformato e che tuttora è in continua evoluzione.
Quella maschera rappresenta una parodia della semplicità di funzionamento del cervello di un volatile, poi trova tu tutte le possibili analogie con la mente di chi vuoi tu (ride, ndr).
Una trovata simpatica attraverso la propria identità che non si esprime compiutamente ma si cela dietro una stratagemma.
Inoltre indossare una maschera dà l'opportunità di essere un'altra entità sul palco, una situazione che conferisce una certa libertà di azione, ci si spersonalizza.

Parlami dell'esperimento riguardante il recente live distribuito soltanto su musicassetta.
Tutto nasce da un'esibizione milanese, a Varedo per la precisione, presso una casa chiamato Ca' Blasè, che è in pratica il garage di Rella The Woodcutter.
Hanno iniziato ad organizzare dei concerti casalinghi, ed io sono stato uno dei primi a suonare lì, abbiamo registrato il set ed è venuto fuori un prodotto interessante, antropologico.
Le tracce sono disponibili gratis su Internet, oppure distribuite su musicassetta.
Chi preferisce le scarica dal web, ed il prodotto può avere una sua vita digitale.
La musicassetta mi sembra però il supporto più adeguato, un elemento che esteticamente si collega in maniera perfetta ad una situazione da garage.

Riesci a vivere della tua musica?
Above The Tree sopravvive: io faccio arte, ho lavorato con gli spazi d'arte, ho lavorato con la musica, anche se "lavorare" è un termine pericoloso; diciamo che faccio questo nella mia vita, l'artista.

Una proposta così di nicchia non potrebbe risultare limitante, nella prospettiva di dover vivere delle risorse monetarie di tale attività? Non so se mi sono spiegato...
Ho capito benissimo cosa intendi, ma sono rischi che si corrono quando cerchi di fare quello che piace a te e che non necessariamente potrebbe piacere agli altri.
Ognuno fa le proprie scelte stilistiche, io sto facendo ciò che mi interessa, non ho problemi per mangiare, quindi sto bene, non mi lamento.

Cambiamo argomento.
Francesco Bianconi dei Baustelle, in una recente intervista rilasciata a OndaRock, ha affermato che "i giovani d'oggi sono vittime della cultura del sottofondo". Quindi secondo lui oggi ci sarebbe poca propensione all'approfondimento, poca attenzione, poca curiosità, ed i giovani sarebbero le vittime sacrificali di ciò che la cultura imperante propone loro. Tu che ti caratterizzi per una proposta che richiede attenzione e dedizione da parte dell'ascoltatore medio, che opinione hai sull'argomento?
Beh, posso dirti che le stesse cose che Francesco Bianconi dice sui giovani io le penso su Francesco Bianconi stesso. Alle mie orecchie ciò che lui fa, musicalmente parlando, non è niente altro che il risultato della cultura del sottofondo imperante di cui parla.
Secondo il mio punto di vista non è che ci sia tutto questo approfondimento nella sua musica, o meglio, non più di quello che c'era nei b-movie o in certe operazioni di Lino Banfi.
La proposta dei Baustelle fondamentalmente è buona per un paese come l'Italia, ma quando leggo Bianconi in chiave filosofo e lo rapporto alla sua musica, mi irrita un pochino, alcuni punti di vista possono apparire un po' arroganti.
Comunque ritengo la superficialità uno strumento contemporaneo che, usato con il giusto metodo, può anche dare delle soddisfazioni.

Ho sempre avuto l'impressione che la tua musica sarebbe perfetta per essere utilizzata come colonna sonora. Ti piacerebbe  essere coinvolto in un progetto simile? Vuoi approfittarne per lanciare un appello?
E' l'impressione che ho anch'io, e del resto quello di fare colonne sonore è un sogno nel cassetto che in alcune occasioni ho anche già messo in pratica.
Certamente riuscire a intervenire con la mia musica su un film neo-western-metropolitano sarebbe il massimo.

Una curiosità: su OndaRock sei sempre stato molto presente, lo sai? (gli mostro la stampa di una serie di articoli, ndr)
Lo so, vi seguo con affetto, c'è il vostro Michele Saran che ha scritto di molti miei progetti, l'ho avuto tempo fa anche a un mio concerto a Mestre.

Mi hanno raccontato di tuoi live show nei quali facevi dei mini concerti personalizzati per ogni spettatore presente. E' vero oppure si tratta di una leggenda metropolitana?
E' tutto vero: presentavo una cassetta uscita per Bloody Sound Fucktory, il live registrato in un garage durante un party privato, il "Live At Ca' Blasè" di cui parlavamo prima, e decisi di ricreare quella situazione così intima.

Di tanto in tanto Marco si allontana per rispondere al cellulare, mi pare di capire che sia in corso in parallelo un'intervista telefonica con una radio romana, ne approfitto per prendere spunto per la domanda successiva.
Il mondo si sta accorgendo di Above The Tree, ci sono dei nomi con i quali ti piacerebbe collaborare?
Recentemente ho iniziato a collaborare con Riccardo Benedetti, che suona con gli In Zaire: abbiamo intrapreso un progetto che ora è un attimino fermo perché entrambi abbiamo dei dischi in uscita.
Comunque non ci sono nomi particolari per i quali mi svenerei.

Non hai neanche un mito per il quale faresti di tutto per stringere una collaborazione?
Che ne so: un Brian Eno, un Eddie Vedder, un nome irraggiungibile...

Anche morto? (ride, ndr) Jim Morrison, è possibile?
Guarda, ti dico Ali Farka Toure e Bill Orcutt.
In Italia nessuno in particolare, e poi a esser sincero non conosco bene la scena, o meglio, non so di quale scena tu stia parlando, ci sono troppi livelli diversi, già soltanto a provare a risponderti mi sono perso...

Noto un sottile filo di ironia, quindi prendo la palla al balzo.
Quasi mai i musicisti rispondono a domande di questo tipo, ma voglio provarci: ci sono artisti di casa nostra che proprio non sopporti?
Ritengo Le Luci della Centrale Elettrica noioso e sopravvalutato, lo stesso vale per quasi tutti i nuovi cantautori italiani, quasi sempre privi di qualsiasi via di salvezza a lungo termine.
La sola cosa che apprezzo di loro è che hanno dato ad altri giovani la possibilità di riprendere una chitarra in mano.

Fammi allora qualche nome che stimi o apprezzi in maniera particolare nella scena indipendente nazionale.
Oppure qualcuno che comunque ascolti volentieri.
Mi piace molto quello che fa Fabio Bonelli di Musica da Cucina, con cui ho fatto nel 2010 uno split, un vinile che ci siamo equamente suddivisi, appropriandoci di un lato a testa.
Mi piacciono gli In Zaire, Father Murphy, Comaneci, ho fatto anche delle cose con Francesca Amati dei Comaneci, lei ha messo la voce su un mio pezzo, come vedi mi ritrovo a citare artisti con i quali ho già condiviso delle collaborazioni.

Lo lasciamo terminare la rapida cena, perché il tempo è sempre tiranno.
Cortese e disponibile, Marco dà proprio l'impressione dell'artista completo e soddisfatto, sia del proprio lavoro che dei risultati sin qui ottenuti.
Seguiamo l'esibizione live con grande attenzione, il pubblico è rapito dalle sperimentazioni sonore del duo, dai crescendo di grande intensità, sovente basati su ritmi percussivi e afrocentrici, certamente debitori di certi passaggi cari agli Animal Collective.

Discografia

ABOVE THE TREE
Blue Revenge (Polpo, 2008)6,5
Minimal Love (Boring Machines and others, 2009)6
Live At Ca' Blasè (Bloody Sound Fucktory, 2010)6
Into The Nature Ep (Musica per Organi Caldi, 2011)6,5
From The Memory Of My Hard Disk (MiaCameretta, 2012)4
Morning Nightmare (Musagre, 2012)5
ABOVE THE TREE & THE E-SIDE
Wild (Locomotiv, 2012)5
ABOVE THE TREE & DRUM ENSEMBLE DU BEAT
Cave_Man (Bloody Sound Fucktory, 2014)6
Pietra miliare
Consigliato da OR

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