Billie The Vision and The Dancers

I danzatori visionari di Malmoe

intervista di Giuliano Delli Paoli

I Billie The Vision & The Dancers sono una simpatica combriccola di musicisti provenienti dalla splendida Malmoe, e incarnano uno dei modelli indie-pop più ispirati, estroversi e sinuosi d’Europa, non solo per la spiccata valenza melodica che contraddistingue ogni singola traccia del loro incredibile percorso, ma anche per la capacità innata di amalgamare in pochissime note gioia di vivere, felicità, spensieratezza e un ottimismo che possiamo definire “vitale” in questi tempi bui, e non solo. Li abbiamo raggiunti durante l’infuocata tournée svedese, tra esaltazioni spropositate del leader maximo Lars Lindquists, ardue selezioni e una consapevolezza d’intenti fuori dal coro...

Salve ragazzi. Prima di cominciare l’intervista voglio congratularmi con voi per quanto prodotto negli ultimi quattro anni. Difficile trovare una pop band così melodicamente ispirata al giorno d’oggi…
La prima domanda vorrei rivolgerla a Lars: è stato difficile riunire una squadra così valida e ispirata di musicisti? Il merito è tutto tuo o stata semplicemente una serie fortuita di incontri?
Questa è una buona domanda. Ho fatto una lista di persone con la quale amo trascorrere il mio tempo e poi ho chiesto a ognuno di unirsi alla band. Mi hanno risposto tutti positivamente. E’ stato stupefacente. Poi ho pensato che potevamo insegnare anche ad altri come suonare e così abbiamo fatto. Inizialmente il risultato non era incoraggiante, poi, lentamente, abbiamo realizzato che era un’idea geniale: formare una band con qualità personali piuttosto che strettamente musicali. Ho tirato fuori il meglio. E’ stata una delle scelte migliori che abbia mai fatto, sono molto orgoglioso di ciò.

Da dove nascono le vostre canzoni? Noto della poetica melodica e descrittiva legata ai luoghi dove vivete…
Molte delle nostre canzoni sono state scritte a Malmoe e narrano delle vicende che sono accadute qui.

Il vostro è un pop spensierato e godibile in tutte le sue sfumature, inoltre c’è una cura dei dettagli armonici fuori dal comune, nonostante a un primo impatto possa sembrare tutto semplice, leggero e immediato, è intuibile una ricerca dei suoni molto minuziosa. Tromba, violino e piano conferiscono, a mio avviso, maggiore armoniosità alla struttura. Come modellate la vostra materia una volta intuita la melodia?
Ascolto spesso la tromba quando scrivo canzoni. Gli altri del gruppo ascoltano il violino, altri ancora il piano. Aggiungiamo cose, poi le ascoltiamo e scegliamo per esse i suoni migliori.

L’idea di “regalare” i vostri dischi in free download suscitò molto clamore. Perché quella scelta? Quali sono stati i benefici (non materiali ovviamente)  tratti da questa operazione?
Ci muoviamo sempre con la nostra piccola etichetta, il free download fu solo un modo (rischioso) per arrivare in Italia, Venezuela, Usa e ovunque, senza aver dietro una grande etichetta. E’ stata un’altra idea geniale.

In Svezia il calderone indie è sempre più infuocato: dai Wildbirds & Peacedrums a Jens Lekman, passando per Frida Hyvonen e Kissey Asplund. Voi siete molto amati in patria, e credo rappresentiate una delle realtà più valide del popindipendente svedese. Cosa consigliate ai giovani svedesi che cercano di “sfondare” in patria? C’è qualcosa che vi lega agli artisti citati?
Se sono come noi, dovrebbero intraprendere la nostra stessa strada. Ma le persone sono differenti e così è difficile dare raccomandazioni. E’ importante ascoltare ciò che arriva dal tuo stomaco e ascoltarlo con forza. Alcuni non li conosco personalmente. Penso che noi abbiamo lottato più duramente ma ci sono alcune cose che abbiamo in comune. A noi piacciono veramente, ma abbiamo intrapreso percorsi differenti.

La parte malinconica di “I Used To Wander These Streets”, affidata a brani (bellissimi) come “Hold My Hand” e “Realy Race”,  dopo un’apertura solare e raggiante, conferisce sicuramente al disco una maggiore polivalenza ritmica.  Ma un brano come “Groovy” credo sia davvero entusiasmante e irripetibile. Da dove nasce quel ritmo e quel motivetto così irrefrenabile e suadente nel suo brioso fluire?
Penso che la versatilità sia sempre stata una delle nostre qualità migliori. “Groovy” è una canzone nata in un periodo di auto-distruzione e smarrimento, e realizzata quando il peggio era passato. E’ importante celebrare questo tipo di cose. “Groovy” sicuramente è uno dei modi per farlo.

So che dal vivo siete davvero formidabili. Cosa contraddistingue una vostra performance? Preparate tutto o amate improvvisare, interagendo al momento con il vostro pubblico?
Penso che noi siamo la migliore band del mondo, dal vivo e in studio. Siamo otto grandi compositori che amano suonare e hanno bisogno di suonare, ed è questa la differenza tra noi e le altre band. Abbiamo una lista fissa di brani in esubero. E’ questo per noi è davvero un inferno. Se c’è una cosa che romperà questa band un giorno… beh... credo che sarà proprio questa lista. Odio sia farla che non farla. Abbiamo molte grandi canzoni nel cassetto, alcune davvero strepitose.

Oggi è difficile combinare immediatezza melodica e testi profondi. Non sempre corrono di pari passo. Eppure, voi riuscite nell’intento di sovrapporre  melodie spensierate a testi mai banali e molto sentiti. Un vero miracolo. Da dove nasce l’esigenza di amalgamare tutto ciò?
Una curiosità: nei testi sono citati un certo Pablo e una certa Lily. Sono amici, amori reali o pure invenzioni?
Grazie. Usiamo contrasti quanto più possibile. Ed è successo di creare qualcosa di buono partendo da una cattiva condizione, dando vita a una canzone felice ("Groovy"). E’ un modo per sopravvivere. E’ importante sperare, ed è importante che ci siano canzoni piene di speranza. Pablo e Lily sono un segreto.

Nel 2005 abbandonaste i confini natii per seguire le Pipettes  in giro per l’Europa. Cosa ricordate di quell’esperienza? Cosa è cambiato da allora? Quali sono le difficoltà legate all’incontro con un pubblico totalmente diverso da quello svedese?
Siamo stati con loro in tournée nel 2008. Tutti i luoghi sono differenti tra loro, sia in Svezia che nel Regno Unito. Le ringraziamo molto. Siamo diventati grandi amici. Ultimamente hanno chiesto di essere la nostra band di supporto per la lungha tournée svedese. Ciò che non è accaduto nel 2005.

In "Swedish Sin" c’è una modellazione votata più al candido folclore di una volta. Avete mai pensato di avvicinarvi maggiormente al vecchio buonfolk svedese?
Non pensiamo mai a cosa fare fino a quando non sentiamo ciò che parte dal nostro stomaco.

Grazie per la collaborazione. Vi auguro tante buone cose e un “in bocca la lupo” per il futuro.
Grazie. Spero che tu sia soddisfatto delle nostre risposte intelligenti.
He He He...

Discografia

I Was So Unpopular in School And Now They're Giving Me This Beautiful Bicycle (2004)
The World According To Pablo (2005)
Where The Ocean Meets My Hand (2007)
I Used To Wander These Streets (2008)7,5
While You Were Asleep (2012)7
Pietra miliare
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