Bobby Joe Long's Friendship Party

Leaving Roma Est

intervista di Alessio Belli

Dopo i famigerati "Roma Est" e "Bundytismo", i Bobby Joe Long's Friendship Party chiudono con "Semo solo scemi" la loro Trucilogia. Nell'attesa del 19 aprile, data di uscita del disco per la storica Contempo Records, raggiungiamo Henry Bowers, il misterioso leader della band. Nella speranza che il suo romanesco ci guidi nell'abisso dell'oscura combo romana, tra serial killer, politici e i mali di questo folle mondo...  

Siamo arrivati al terzo atto della Trucilogia e in giro c'è chi vi considera ancora dei fake...

Vabbe'... è tutta gente quella che quando va al cinodromo c'azzecca sempre.

Va bene essere una realtà fuori dai tempi e dalle mode, ma come ha fatto un personaggio come Craxi a essere uno dei protagonisti del disco?
È il personaggio italiano più importante e determinante per l'Italia dal dopoguerra ad oggi. Non viene per nulla trattato per tale, analizzato nella maniera adeguata e quando è citato in qualche canzone viene spesso banalizzato con qualche discutibile luogo comune da bar. Nel disco non lo analizzo ma me ne servo (soprattutto nel pezzo d'apertura) - "Dreaming Ambaradam", ndr - per dar corpo e contesto al disagio e al delirio che verrà poi descritto per l'intero album. Il passaggio epocale delle "grida spagnolesche" è estratto da un discorso al Parlamento, e messo lì in apertura sta a significare un preludio a un cambiamento irreversibile, un po' come gli elicotteri e i focaracci (le fiamme) all'inizio di "Apocalypse Now". L'Italia dopo di lui è stata ed è un'altra Italia. Essendo questo capitolo conclusivo della trilogia dei BJLFP, un capitolo che rappresenta per il protagonista un salto nel buio e per l'appunto nell'ambaradam, ho reputato opportuno scomodare a fini artistici l'imponente figura (e direi pure intramontabile, dunque fuori dal tempo e dalle mode) di Bettino Craxi.

Mi racconti (dopo due dischi autoprodotti) dell'approdo a Contempo Records? C'erano altre trattative in ballo?
Nessuna trattativa in ballo. Sono entrato in Contempo Records per caso: stavo in vacanza in Firenze, abbiamo parlato del più e del meno, ho comprato "Guerra" dei Litfiba, gli ho detto che facevo musica e l'indomani mi hanno contattato che si erano innamorati della musica che faccio.

Momento più bello e più brutto legato alla lavorazione del disco?
Il momento più bello è sicuramente quando fai le demo, quando crei e sperimenti. Il momento più brutto è invece l'attesa che passa tra le demo, le registrazioni, fino al mastering. È stata una gestazione lunga quella de “Semo Solo Scemi”, da dopo le demo alle versioni finali. E la cosa mi ha parecchio stressato anche perché vengo dall'autoproduzione e lì vige il cotto e magnato basta che piace a te.

Avete sdoganato uno dei vostri tabù: i concerti....
Per forza. Quando ho firmato con la Contempo è cambiato tutto, da band occulta di Roma Est siamo dovuti diventare giocoforza una banda a tutti gli effetti. E ti dirò la cosa è atipica, cioè passati i trenta da un pezzo sto facendo le cose che avrei dovuto fare quando c'avevo vent'anni...

In “Semo solo scemi” c'è meno Roma e più Italia & mondo: come si è concretizzato questo passaggio?
È stato un passaggio naturale se non normale. C'ho sempre avuto in mente la Trucilogia come doveva essere, “Roma Est” la presentazione, “Bundytismo” l'intermezzo e “Semo solo scemi” come finale. In questo capitolo conclusivo il personaggio che si presenta nel microcosmo di Roma Est si perde nel macrocosmo del mondo e del suo io, e finisce per galleggiare dopo la disgregazione del proprio io, guardando le proprie molecole e i controsensi generali che riguardano tutti noi, come se nella sua testa ci fosse stato uno Zeno Cosimi che fosse riuscito nel proprio intento terroristico. Non so se ricordi il finale de "La coscienza di Zeno"...

Anche il contesto sonoro è più prodotto, vario ed elaborato: come sono nati e come avete lavorato sui brani?
Abbiamo fatto le demo all'interno di una sala prove, cosa inedita per noi, ma ci siamo trovati bene e le demo sono nate in un attimo. Poi siamo andati in studio a registrare, ma il risultato finale non ci soddisfaceva del tutto da un punto di vista estetico e Tommy Bianchi ha contribuito a definire al meglio il lavoro. Il lavoro sui brani è stato differente dal passato. In Roma Est per esempio prima scrivevo i testi e poi costruivo la musica attorno al testo, qui è stato fatto un lavoro inverso, prima ci siamo concentrati sulla musica e poi ho adattato il testo già scritto all'interno del brano. C'è da dire una cosa importante sui lavori precedenti dei BJLFP, specialmente su "Roma Est" che è stato concepito in condizioni allucinanti, cioè è praticamente un album fatto di demo "buona la prima" coi "plugin che non rispondono" - autocitazione, ndr - e i mezzi alle volte assurdi. “Quintiliani Next Stop Veegeltungswaffen”, per esempio, vanta un basso scassato co' due corde sole perché qualcuno lo regalò ad Abacab Carcosa e lui, contento della cosa, ha insistito per utilizzarlo. Quello è un disco magico perché è andato oltre tutti i problemi di produzione e anzi li ha resi ingrediente principale dell'unicum artistico che per me ha quell'album. Poi c'è da dire che chi ha fatto mix e mastering li ha fatti bene (non siamo andati da un professionista perché non c'erano soldi, ma li ha fatti uno dei componenti dell'OCR con cui collaboravo all'epoca).

Anche in "Semo solo scemi" c'è spazio per uno splendido lento: mi parli di "1984"?
Merito di Abacab Carcosa per quanto riguarda la musica. Mentre stavamo concependo “Mondo scemo impazzito (?)” lui mi fa sentire tutte le linee di chitarra che aveva concepito per “1984”, io lí per lí le procrastino disinteressato, poi le riascolto con calma e le trovo geniali. Da lì abbiamo sviluppato il brano che è forse il più new wave di sempre tra quelli che abbiamo fatto. Il testo, invece ha una storia strana, lo modifico nel ritornello dopo la semifinale dell'anno scorso di Champions League della Roma contro il Liverpool, in quel periodo stavo leggendo "1984" di Orwell, e insomma due più due fa quattro.

Di cosa parla “Dreaming Ambaradam”? Ho paura che quel Charlie sia un certo Charlie Manson...
“Dreaming Ambaradam” è una canzone dove il testo è costruito elencando cose e tratti di Charles Manson estrapolate dal libro "The Family", specialmente nella prima parte del libro. Cose inquietanti ma anche comiche, che secondo tratteggiano appieno il personaggio, e pure in una forma inedita. Poi c'è Craxi. Mi piaceva farli interagire in un'unica traccia che doveva essere come detto prima l'incipit di una follia non focalizzata ma generalizzata. C'è una cosa molto paranormale che riguarda la traccia, dopo averla fatta senza un apparente spiegazione, il suo passaggio "e grida spagnolesche" è andato a finire laddove lo senti, abbiamo deciso di lasciarlo lí perché era perfetto e spostarlo ci inquietava ulteriormente. Lo abbiamo solo clonato nello stesso punto della seconda parte del brano.

A proposito dei tanto decantati - nei vostri precedenti lavori - serial killer, quello che a questo giro si "merita" un brano tutto per lui è Charles Starkweather...
Perché secondo me è il più sinistro. Lui uccide all'inizio per una storia di peluche a credito. Tra l'altro è l'unica canzone della produzione dei BJLFP (assieme ad “Aka Lawrence D'Arabia”) dove il protagonista interpreta il personaggio in prima persona (segno questo della crescente follia del protagonista che non si rende più conto di chi è). Il passaggio "odori e colori mai visti prima e respirati" l'ho estratto da una confessione di un altro serial killer che dopo il suo primo omicidio (in realtà, erano tre o quattro, perché aveva ucciso una intera famiglia), parlava di una totale trasformazione sensoriale, tanto che i colori e gli odori li percepiva in una maniera più forte e da lì è stata come una droga. Dunque, pure sul testo volevo essere attento, limitarmi ai fatti, oscillare tra l'ironia velata e il true crime senza scrivere stronzate fuori luogo.

Con quali libri e film - o magari altri album - consigli di accompagnare l'ascolto di "Semo solo scemi"?
Quando ascolti i BJLFP devi solo bere vino bianco Malvasia.

Nelle saghe più gloriose della storia del cinema, il terzo atto è spesso quello conclusivo...
È per questo che si sono inventati i prequel e i reboot. Di sicuro, se continueremo a fare musica, ci concentreremo su una forma differente e meno impegnativa sotto l'aspetto concettuale. La musica è l'unica arte che offre veramente infinite possibilità. E già ho in mente da dove iniziare. Ma adesso ascoltamose 'st'album che ce se semo impegnati.