Darkness

L'inizio di qualcosa di bello

intervista di Stefano Bartolotta

Incontriamo Justin Hawkins durante un promo day a Milano lo scorso 27 marzo. L'ascolto di questo disco fa pensare che i Darkness siano nel loro miglior momento in assoluto e la risposte del frontman mostrano che anche loro stessi hanno la medesima sensazione.

Ho potuto ascoltare il nuovo album solo questa settimana, ma ascolto la vostra musica fin dall’inizio, dal 2003, e ho la sensazione che questo sia il vostro disco migliore.
(Mi batte un cinque alto) Sono d’accordo con te. So che c’è tanta gente che ama il primo disco e probabilmente ce n’è tanta che ama il secondo, in America, quando parli coi fan, è il loro preferito. Per quanto riguarda me, quando abbiamo fatto qualcosa, non riesco a riascoltarla, penso già alla cosa successiva, ma questo disco lo sto ascoltando molto, ne sono davvero orgoglioso. Non so se sia perché sono più vecchio o perché davvero è il migliore. Forse è l’inizio di qualcosa di bello per noi.

Quando la band non ha più suonato per qualche anno, hai avuto la sensazione che fosse definitivamente morta, e quindi ora senti che sta vivendo una seconda vita? Oppure te lo sentivi che prima o poi avreste fatto qualcosa di nuovo?
Non lo so, perché di solito non penso in termini così assoluti. La situazione è sempre stata molto fluida e penso che ci sia una traiettoria per molte band, ovvero irrompi nella scena, continui a fare cose e a lavorare, hai successo e poi una progressiva caduta, lungo un ampio periodo di tempo. Ho sempre pensato che la storia non fosse finita, ma non avevo idea di dove stesse andando.

Prima di questo album, il secondo era il più ambizioso, perché avevate aggiunto un sacco di strumenti. Ora ho la sensazione che questo disco sia ugualmente ambizioso ma in un modo diverso, perché mi sembra che abbiate preso un set di strumenti quasi tradizionalmente rock e abbiate voluto fare cose diverse con i vostri strumenti rock, a parte per quel synth usato nell’intro di “Mighty Wings”.
Non è un synth. È la chitarra di Dan, ma passa attraverso un sistema che genera tonalità di synth, ma effettivamente è la chitarra di Dan. Non ci sono sintetizzatori, c’è un piano in “Sarah O’Sarah”, ci sono tastiere in “Conquerors”. Questo è dovuto in parte a restrizioni economiche, non potevamo permetterci un sitar o una cornamusa speciale o cose così, però poi penso che sia importante riuscire a fare in modo che il suono su disco vada bene anche per noi quattro quando suoniamo dal vivo. Sono sempre stato piuttosto resistente all’idea di aveere una quinta persona sul palco, non mi piace, quando vado a vedere la band, voglio vedere la band, nessun altro. Abbiamo cercato di far sì che potessimo ottenere un suono che fossimo in grado di riprodurre dal vivo.

C’è molta varietà nel tuo timbro vocale, molto più che in passato. C’è il tuo falsetto caratteristico, ovviamente, ma c’è anche molto, molto di più, alcune volte sei arrabbiato e non ti ho mai sentito cantare così arrabbiato.
È strano, è successo che più o meno, mentre scrivevo, dovevo trovare delle melodie e facevo finta di essere un personaggio arrabbiato e poi ho pensato, non c’è motivo per cui io non possa cantare così questa canzone. Poi ho pensato a Freddie Mercury, lui cantava con tanti timbri vocali diversi anche nella stessa canzone a volte, cambiava davvero personaggio. Quindi sono molto contento di esplorare di più questo aspetto, cantare con stili diversi e anche fare monologhi tematici. Penso che in futuro svilupperò questa cosa ancora di più. Questo è il primo album in cui sperimentiamo in questa direzione.

L’unica canzone che ho trovato difficile da apprezzare inizialmente, ma ora sta iniziando a piacermi, è proprio l’iniziale e primo singolo “Barbarian”. Sono stato piuttosto sorpreso quando ho ascoltato il resto dell’album perché ho trovato “Barbarian” il brano meno immediato, però è stato il primo a essere pubblicato per far sapere alla gente che i Darkness erano tornati. Come avete scelto quella canzone?
L’abbiamo scelta volutamente, perché non volevamo mettere fuori una canzone semplice, una che avrebbe potuto andare in radio. Qualcuno avrebbe potuto percepirlo come un fallimento, perché se hai una canzone per le radio ed è troppo semplice, la gente avrebbe detto “oh, il vostro primo singolo può passare per radio”. Invece questa era l’opportunità di condividere qualcosa di più difficile e che avrebbe richiesto uno sforzo in più per i nostri fan per essere apprezzato. È stata una scelta deliberata.

Quindi, per quanto hai detto prima, possiamo aspettarci che il suono dal vivo sia piuttosto fedele al disco.
Sì, penso che saresti sorpreso per quanto siamo in grado di andarci vicino.

E tu sei il solito frontman carismatico sul palco, con i cambi di costume e le tue mosse?
Dobbiamo ancora pensare a come affrontare l’aspetto visivo del live, ma sì, siamo gli stessi Darkness con nuove canzoni che abbiamo tanta voglia di suonare. Abbiamo già fatto alcuni concerti in Irlanda e abbiamo suonato “Barbarian”, “Open Fire”, “Roaring Waters”, “Hammer And Tongs”, abbiamo suonato queste canzoni dal vivo e per me sono state davvero buone. È stata dura perché quando suoni una canzone e nessuno ha mai ascoltato il disco, devi davvero rimanere fedele al brano, è stancante perché devi cantare in modo così chiaro, così preciso. Una volta che la canzone è pubblicata, hai i fan che fanno rumore e non è importante se salti una battuta, comunque l’abbiamo fatto ed è stato molto divertente suonare le nuove canzoni.

Probabilmente, quando leggerai le recensioni del disco, leggerai che il vostro stile musicale è chiaramente collegato al tipo di musica chiamata adult-oriented-rock. Saresti contento che voi foste descritti solo come un gruppo adult-oriented-rock o vorresti che la gente capisse che c’è qualcosa in più?
Penso che adult-oriented-rock sia uno spettro molto ampio, e probabilmente la maggior parte delle nostre influenze vengono da quello spettro. Quindi sono contento per quanto riguarda questo aspetto. Ci sono un paio di cose che ci influenzano che ne sono fuori, ma non sono abbastanza da giustificare un’esclusione da questo spettro. Quindi, se proprio bisogna trovare una categoria, adult-orented-rock va bene, perché al suo interno c’è tanta libertà.

Ascoltando il disco e cercando di fare attenzione ai testi, mi sembra che il loro stile sia ciò che rimane più o meno lo stesso in tutti i dischi. Attitudine epica, grandi scenari, eventi tumultuosi…
Prima che iniziassimo a scrivere, avevo iniziato a scrivere molte poesie ed ero determinato ad averli come base di lavoro quando idee davvero complete potessero emergere e stare in piedi da sole in un contesto di poesia. Volevo che i testi fossero forti sotto questo punto di vista. Quindi, avevo libri di cose da cui prendere, e quando veniva fuori qualcosa ero in grado di scegliere i testi. È sempre lo stesso stile del passato, ma stavolta ero molto più preparato e quindi ne sono particolarmente orgoglioso. Penso sia un disco dei Darkness, ma in alta definizione.

Quando si leggono o si ascoltano interviste di gruppi famosi, spesso loro dicono che per diventare importanti lo si deve volere fin dall’inizio, fin da quando suoni in una piccola sala prove in una cantina e suoni solo per te stesso. È così anche per i Darkness?
Sì. C’è ambizione nei Darkness, sicuramente, ma è buffo perché non ci eravamo assolutamente immaginati di diventare così famosi. Ma c’era sempre un obiettivo. All’inizio era firmare un contratto discografico, e l’abbiamo ottenuto, poi era suonare a Reading, ottenuto, poi essere headliner a Reading, ottenuto.

Io vi avevo visti al T In The Park nel 2004, te la ricordi quella volta?
Sì, è stato grande, anche lì eravamo headliner. Quindi gli obiettivi che ci eravamo posti erano stati ottenuti e ora siamo ambiziosi in modo diverso credo, penso che non ci siano più questo tipo di sfide, nessuno osa dire più cose come queste, ma è più una cosa tipo faremo un disco di cui siamo orgogliosi e basta, è questo ciò che possiamo fare, ciò su cui posiamo avere il controllo. È ambizione, ma in senso creativo, e siamo contenti di lavorare con etichette che semplicemente apprezzano da dove veniamo e non provano nemmeno a interferire con il processo creativo.

Molti artisti famosi hanno un’opinione sui servizi di streaming per ascoltare musica. C’è chi non apprezza il modello di business e la quota che va agli artisti e cose così. Ti interessa questo aspetto, hai un’opinione, oppure pensi semplicemente che la gente sia libera di ascoltare musica nel modo che preferisce?
Sono entrato in questo Spotify e avevo un account e ora non ce l’ho più, perché rende la musica qualcosa di totalmente disponibile ed è un peccato. Non ne ho mai parlato molto, ma una delle cose che ho fatto negli ultimi due anni è stata comprare ancora un giradischi e sono davvero contento che il vinile stia tornando a essere molto popolare, il rito di mettere su un vinile è qualcosa di speciale. Ho una figlia piccola, ha un anno e mezzo, mettiamo i dischi insieme e lei si emoziona nel vedere la puntina che scende e a quel punto balla. Quindi, ora, i dischi sono parte della sua crescita, così come lo erano della mia e penso che le cose prima o poi tornino indietro. Noi siamo fortunati a essere stati probabilmente l’ultima rock band ad aver potuto spendere dei soldi in un video musicale. In epoca medievale, prima che esistessero i giradischi, i musicisti fornivano un servizio, venivi pagato con un pollo per suonare una canzone e la musica dal vivo era il servizio che fornivi. Poi sono arrivati i giradischi e c’era una proprietà di ciò che veniva registrato, quindi la musica è diventata un prodotto. Ora la musica è di nuovo un servizio, perché devi fare concerti per sopravvivere. Io penso che nei dischi ci sia qualcosa di speciale.

La foto in alto è di Scarlet Page



Discografia

Permission To Land (Atlantic, 2003)
One Way Ticket To Hell... And Back (Atlantic, 2005)
The Platinum Collection (antologia, Rhyno, 2008)
Hot Cakes (PIAS, 2012)
Last Of Our Kind (Kobalt, 2015)
Pinewood Smile (Cooking Vinyl, 2017)
Live At Hammersmith (live, Canary Dwarf, 2018)
Easter Is Cancelled (Cooking Vinyl, 2019)
Pietra miliare
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