Efterklang

I mille colori di una mutazione nordica

In occasione della pubblicazione di "Magic Chairs", ricostruiamo attraverso le parole del chitarrista Rasmus Stolbergil singolare percorso di una formazione che nel breve volgere di tre album e un paio di significativi Ep ha fatto delle continue trasformazioni il suo unico tratto riconoscibile. Dall'elettronica di stampo nordico dell'esordio "Tripper" alle fascinazioni orchestrali di "Parades", fino all'accentuazione di una peculiarissima indole pop, proviamo a comprendere le ragioni dell'incessante ricerca sonora della band danese, nella sua duplice dimensione in studio e dal vivo.   

Come si è costituito il nucleo originario della band? Quali sono i principali background artistici dei membri fondatori?

Abbiamo fondato la band quando eravamo molto giovani, per cui non abbiamo nessun particolare background: gli Efterklang sono il nostro primo e unico progetto artistico.

 

Dopo gli inizi, il numero dei partecipanti al gruppo si è gradualmente ampliato, in particolare in "Parades" e nella formazione del vivo. C'è qualche sostanziale differenza tra il modo in cui vi presentate dal vivo rispetto a quello in studio?

Nel nuovo album "Magic Chairs" abbiamo provato a combinare la realizzazione del disco con il modo in cui suoniamo dal vivo. Ai tempi di "Tripper" e di "Parades" la sistemazione in studio e quella dal vivo erano due cose molto diverse tra loro. Solitamente in studio possiamo fare più esperimenti su come produrre la nostra musica, mentre quando siamo sul palco vogliamo soltanto divertirci a suonare e compenetrarci attivamente con le diverse situazioni.

 

Parlando di collaboratori dal vivo, tra di loro ci sono anche i due bravissimi fratelli Broderick: come siete entrati in contatto con loro? Come ha inciso il loro contributo di polistrumentisti sul suono della band? 

Sono elementi perfetti per la nostra band, visto che entrambi suonano molti strumenti diversi e capiscono la nostra musica alla perfezione, così che il loro contributo è davvero molto importante. Peter l'abbiamo trovato per caso molti anni fa su Myspace, anzi forse in effetti è stato lui a trovare noi, e poi tramite lui abbiamo conosciuto sua sorella Heather.

 

Il vostro primo album "Tripper" era molto più vicino a una certa formula di elettronica sognante affine a quella di altre band nordiche. In seguito, a clicks and blips e rumorismi vari si sono sostituiti inserti di natura orchestrale affidati ad archi, fiati e percussioni: a cosa è stato dovuto questo cambiamento? E' stata una scelta consapevole, o tutto è cominciato un po' per caso con un'occasione inattesa di allargare la tavolozza sonora?

Proviamo a rinnovare di continuo il nostro modo di esprimerci, ma questo avviene in maniera abbastanza razionale. Ogni volta che realizziamo un album impariamo qualcosa di nuovo e traiamo nuove ispirazioni che poi vengono sintetizzate nel contenuto del lavoro successivo. "Magic Chairs", infatti, è stato notevolmente influenzato dai tanti concerti che abbiamo suonato dopo la pubblicazione di "Parades" nel 2007.

 
E la vostra idea di musica, diciamo il "senso" della band. Si è trasformata in parallelo, o è rimasta sostanzialmente la stessa di sempre?

Anche la nostra idea di musica è soggetta a continua mutazione. All'inizio ci sforzavamo di definire quello che gli Efterklang erano o non erano; adesso invece abbiamo imparato che qualsiasi cosa proviamo a fare sarà sempre qualcosa di individuabile e riferibile alla band, a causa del nostro accresciuto affiatamento e della comprensione reciproca.

 
Oltre che nella strumentazione, nel vostro percorso artistico sembra intervenuta una certa mutazione di
"attitudine", prima più timida e riflessiva, ora coloratissima ed estroversa, soprattutto nei vostri trascinanti concerti: è stata una precisa scelta stilistica o il frutto di un diverso approccio alla musica?

Il nostro atteggiamento è sempre stato positivo, perché siamo persone generalmente felici, ma penso che siamo riusciti a dare un'immagine positiva di noi sia su disco che dal vivo senza tuttavia risultare troppo allegri o superficiali, o almeno è questo che proviamo a fare. All'inizio cercavamo di evitare qualsiasi cosa potesse apparire leggera o pop, perché la sentivamo in una certa misura estranea. Adesso invece siamo più rilassati e ci piace utilizzare anche quel tipo di elementi.

 
Non siete l'unica band di questi anni ad aver intrapreso un'evoluzione simile: da musica più schiva e malinconica a una dimensione più luminosa e collettiva. Credete che questo cambiamento ne rifletta uno nelle vostre vite di ogni giorno, o nel modo in cui ci si relaziona alla musica oggi?

Pensiamo che dipenda da come la band si relazioni con la musica oggi. Non ci analizziamo mai molto: quando troviamo un'ispirazione cerchiamo semplicemente di seguirla e ci piace esplorarla mettendola in musica.

 

I tanti fiati e percussioni di "Parades" rimandano a retaggi popolari piuttosto ricorrenti in esperienze musicali del nord Europa, ma anche a qualcosa di più mittel-europeo. Vi sono delle tradizioni musicali alle quali vi sentite legati? Se sì, il vostro interesse nei loro confronti è solamente di natura stilistica oppure riguarda una più ampia contestualizzazione culturale?

È più che altro una questione intuitiva, di sensibilità, semplicemente perché ci piace la musica, ogni tipo di musica. Per questo non operiamo speculazioni intellettuali sulla nostra musica né su quella degli altri, ma semplicemente cerchiamo di apprezzarla, immergendovici come bambini. Quindi utilizziamo i nostri gusti e le nostre energie per riportare nella nostra musica gli elementi che più ci piacciono.

 
Trovate tracce della Danimarca nella vostra musica? Non solo della tradizione musicale danese, ma anche di paesaggi, climi, stili di vita...

Sicuramente no. La Danimarca è piatta come una frittella, mentre crediamo che l'orizzonte della nostra musica sia ben più ricco e vario!

 
Quali sono le emozioni più importanti per voi, o quelle che provate a ritrarre in musica?

Abbiamo soltanto una percezione della musica, non descriviamo mai dei sentimenti. O meglio, lo facciamo inevitabilmente, ma senza esserne consapevoli. E comunque non ci riferiamo alla musica in questi termini.

 

La ricchezza sonora delle tante tessere di "Parades" (un po' come quelle della coloratissima copertina) ha trovato poi perfetto completamento nell'esecuzione dell'album con la Danish National Chamber Orchestra: come avete fatto, da "indipendenti", a entrare in contatto con una simile istituzione "ufficiale"? Pensate che la dimensione orchestrale sia quella che ormai si addice meglio alla vostra musica?

Siamo stati davvero fortunati! Avevamo già in mente di realizzare qualcosa di questo genere, ma poi abbiamo abbandonato l'idea quando ci siamo resi conto che avrebbe avuto un costo molto elevato. Dopo di che, circa sei mesi dopo, sono stati loro a contattarci, perché erano loro a voler suonare con noi!! Così siamo entrati a far parte del loro calendario annuale (e del relativo budget) e questo ha reso possibile realizzare la nostra idea.

Ritengo che la collaborazione sia stata perfetta per un album come "Parades", mentre probabilmente non lo sarebbe altrettanto per il nuovo, che invece potrebbe essere più adatto a essere eseguito con la band al completo e un quartetto d'archi.

 

Siete impegnati anche nella scoperta e nella promozione di nuovi artisti, come dimostra la grande attività della Rumraket. Nel frattempo avete pubblicato su Leaf e ora il nuovo "Magic Chair" uscirà per la prestigiosa 4AD: quali sono state le vostre esperienze contatti con queste etichette? Che idea avete dell'attuale mercato musicale in generale? 

Abbiamo la nostra etichetta e ci è sempre capitato di lavorare con valide etichette indipendenti. Siamo felici di poter constatare che ci sono molte buone etichette in giro e quindi speriamo che possano continuare ad esistere, visto che rappresentano un filtro importante e possono risultare di grande aiuto nei confronti degli artisti. Non ci siamo mai sentiti imbrogliati da un'etichetta, questo è poco ma sicuro.

 

Buona parte dei vostri brani, anche quando non sono aliene dai ritmi e strutture melodiche incalzanti, presentano una spiccata qualità descrittivo-cinematografica: come vivete il rapporto tra musica e immagini? Vi accontentate di descriverle con la vostra musica o pensate di poterle prima o poi associare a qualcosa come una colonna sonora? E, se sì, di che tipo di immagini? 

Abbiamo realizzato colonne sonore per alcuni cortometraggi e per qualche piéce teatrale e si è sempre trattato di un'esperienza molto interessante, tanto che vorremmo ripeterla ancora altre volte. Sarebbe anche molto bello poter coniugare la nostra musica con dei veri e propri film di qualità! Forse potremmo convincere Lars Von Trier, sarebbe grandioso poter accompagnare con la musica i suoi film.

 

All'epoca dei vostri primi lavori, qualcuno vi aveva avvicinato alla generica definizione di post-rock, mentre è evidente che col tempo avete sviluppato una formula del tutto particolare, che mostra un graduale avvicinamento al pop. Cosa pensate dell'etichetta post-rock? E come definireste la vostra musica, oggi?

Mi piace l'idea originaria della definizione post-rock e anche del termine indie. Però nella mente della gente evocano entrambi immagini molto forti e definite: se dici post-rock allora tutti pensano a brani di dieci minuti che alternano in continuazione "quiet" e "loud". Per questo cerchiamo di evitare di essere annoverati in questa categoria, perché non ha mai rappresentato la musica degli Efterklang.

Alcuni anni fa eravamo soliti definirla post-pop, ma non abbiamo visto nessun altro utilizzare questa definizione, quindi probabilmente l'abbiamo coniata noi. Comunque non abbiamo idea di che cosa rappresenti esattamente, ed è giusto che sia così.

E qualche volta descriviamo la nostra musica come "Orchestrated Experimental Pop"...

Discografia

EFTERKLANG
Tripper (Leaf, 2004)7,5
Springer Ep (Leaf, 2005)6,5
One Sided Lp (Burnt Toast Vinyl, 2006)6
Under Giant Trees Ep (Rumraket/Leaf, 2007)7,5
Parades (Rumraket/Leaf, 2007)7
Performing Parades (Rumraket/Leaf, 2009)7
Magic Chairs (Rumraket/4AD, 2010)6
Piramida(4AD, 2012)5
Altid sammen (4AD, 2019)6
Windflowers (City Slang, 2021)7
LIIMA
ii (4AD, 2016)7,5
Leaves - The Colour Of Falling (Tambourhinoceros, 2016)4
CASPER CLAUSEN
Better Way (City Slang, 2021)7
Pietra miliare
Consigliato da OR

Efterklang su Ondarock

Vai alla scheda artista