European Ghost

Fantasmi darkwave si aggirano per l'Europa

intervista di Marco De Baptistis

Abbiamo incontrato la band bolognese European Ghost, esponente di rilievo della nuova onda post punk/darkwave contemporanea. Nel corso dell'intervista, abbiamo discusso della scena e della sua rinascita a livello internazionale, della storia europea e dei vari riferimenti culturali, non solo musicali, alla base dell'estetica della band.  

Come sono nati gli European Ghost? Suonavate anche in altri gruppi, vero?
Gli European Ghost sono nati quasi per caso, ci siamo incontrati diverse volte ai margini di un concerto, in qualche modo ci siamo riconosciuti. Da lì, l'idea di provare a cantare su qualche base incisa da Giuseppe in un caldo luglio bolognese senza troppe aspettative ma per un gusto della sperimentazione.
Nella band suonano anche in altri gruppi “storici” della realtà wave bolognese: Giuseppe nei Two Moons mentre Mario nei Black Veils.

Volete dirci qualcosa sul nome della band?
La scelta che identifica il gruppo nasce dalla volontà di trovare un nome evocativo, fragile e solido allo stesso tempo, un significante che non chiudesse l'immaginazione dell'ascoltatore ma la lasciasse fluttuare sopra una nebbia temporale. Naturalmente esiste anche una fascinazione malinconica per certa narrativa fantastico/gotica italiana di fine Ottocento e del Novecento (Bontempelli, Vigolo, Buzzati) e scenari iconico-pittorici (Caspar David Friedrich, Arnold Böcklin)

Il vostro primo album, “Pale And Sick”, era una sorta di concept sulle vicende europee tra la prima e la seconda guerra mondiale. In che misura per voi la storia d’Europa è/è stata fonte d’ispirazione?
La storia europea rappresenta un’interminabile seduta collettiva di psicoanalisi; gli orrori bellici hanno lasciato sedimentare nel nostro inconscio sensi di colpa, paure, aggressività, complessi edipici tuttora irrisolti. In un certo senso l'estetica malata della guerra europea ha influenzato i nostri scenari sonori ed emotivi tradotti in un espressionismo nudo e pulsante.

Ho l’impressione che la nuova onda post punk/darkwave italiana si muova con una visione internazionale senza per questo dimenticare il proprio luogo di origine e le proprie radici. Forse oggi c’è una consapevolezza nuova, una non subalternità ai soliti modelli statunitensi e inglesi, o sbaglio?
Siamo contenti che tanti gruppi italiani negli ultimi anni stiano avendo una nuova rinascita, probabilmente sarà stata una casualità, perché ognuno di noi aveva di base già una propria ricerca. Sicuramente c’è stata una chiave estetica diversa tanto da essere notati in primis oltre frontiera. Crediamo che ci accomuni un accurato studio nei suoni e negli arrangiamenti, ma allo stesso tempo una grande capacità di sintesi, moltissimi brani sono diventati delle hit in questo nuovo tessuto underground. Tutto questo ha portato interesse agli specialisti del settore, dandoci l’opportunità di poter suonare e distribuire la nostra musica in tutta Europa e altre parti del mondo.

Ho apprezzato molto che nel comunicato stampa del vostro ultimo album, “Collection Of Shadows”, abbiate citato il nichilismo di Leopardi e l’oscura malinconia di Pascoli. Ho notato diverse suggestioni letterarie nei vostri testi. C’è qualche scrittore che oggi vi ispira in modo particolare
(Cristiano) La narrativa per me è fondamentale come momento intimo di autocoscienza e di potenziamento della percezione emotiva della realtà. Tra gli scrittori moderni oggi mi sento di consigliare Mircea Cărtărescu, Michel Houellebecq e tra gli italiani Giuseppe Genna e Raul Montanari.

A livello strettamente musicale, quali sono gli artisti italiani e stranieri cui vi sentite più vicini?
Le influenze sono molteplici. Dal post-punk seminale dei primi anni Ottanta al gotico sognante, fino a una certa elettronica industrial deragliante e nichilista.
Al livello italiano, ci piacciono: One Dimensional Man, Uzeda, primi Diaframma, Limbo, Neon, Cccp, Csi, primi Litfiba. Tra i gruppi esteri amiamo: Joy Division, Bauhaus, Siouxsie and the Banshees, Smiths, Sound, Tuxedomoon, Massive Attack, Collection D’Arnell Andrea, Cocteau Twins, Slowdive, Swans, Dead Can Dance, Lycia, Nick Cave and the Bad Seeds, Daf, Suicide, Godspeed You! Black Emperor!, Depeche Mode, Black Heart Procession, Cure, Pan Sonic, Aphex Twin, OrbitalHtrk, Raime ecc.

Ho notato che anche dal vivo l’elettronica ha una parte di assoluto rilievo, specie per i brani del vostro primo album. Ho apprezzato particolarmente la vostra capacità di creare una tensione claustrofobica e sonorità dalle tinte oscure che riescono a tenere assieme kraut, drone music ed electro-darkwave. Al di là del post punk, quali sono i vostri ascolti preferiti in area industrial, post indutrial e simili?
Partendo dagli Einstürzende Neubauten, Throbbing Gristle, Kraftwerk, sino alle cose più sperimentali dei Virgin Prunes, a Skinny Puppy, Nine Inch Nails, Clock Dva, Coil, Ministry, Laibach, Crash Course in Science, Contagious Orgasm, Esplendor Geométrico, Andy Stott e Alva Noto. Ci interessano anche realtà come Kollaps, Herz Jühning, The Horrorist, Alles, Schwefelgelb, Kill Memory Crash; la techno di Codex Empire, Ancient Methods, Phase Fatale. Ovviamente, seguiamo anche la nuova scena darkwave: Soft Moon, Drab Majesty, Boy Harsher, Tropic of Cancer ecc.

Riguardo alla vostra strumentazione in studio e in sede live, volete dirci che cosa utilizzate di solito?
Se gli European Ghost sono nati con una caratteristica peculiare, è stata proprio quella di avere avuto un approccio non convenzionale all’utilizzo della strumentazione. Ci piace molto creare nuovi campioni, si usano sequencer, sintetizzatori, soprattutto abbiamo trovato molto interessante incrociare strumenti ed effetti digitali con strumenti ed effetti analogici, ci ha aperto un mondo senza limiti.

Abitate tutti e tre a Bologna, se non sbaglio. Com’è in questo periodo la scena bolognese? Ci sono dei gruppi e dei locali che consigliereste in modo particolare?
La scena bolognese è viva, pulsante, sotterranea. Tra i locali storici per le programmazioni ci sono il Freakout dove i concerti sono quotidiani, il Lokomotiv, Il Covo, Tpo, Link, Estragon, Mikasa, le serate di genere darkwave-postpunk-Ebm  dell'Atmosphere e del Decadence.
Le band bolognesi sono innumerevoli e molto solidali tra loro: Caron Dimonio, Be Strass, Black Veils, Two Moons, Emil Moonstone and the Anomalies, Tying Tiffany, Dish Is Nein, Ofeliadorme, Stromboli, Deflowered, Oblomov…

So che suonate spesso all’estero. Che differenze (se ce ne sono) avete notato rispetto a quando suonate in Italia?
Non abbiamo trovato differenze sostanziali. Abbiamo avuto il piacere  di conoscere persone che mettono tanta professionalità e passione per quello che fanno. Forse quello che ci affascina delle date estere è il silenzio religioso e catartico che avvolge la platea, pronto a esplodere alla fine di ogni pezzo, in un dialogo che abbatte confini e barriere linguistiche.

Programmi per l’immediato futuro? Un nuovo album all’orizzonte?
Il nuovo album sta nascendo, ma senza fretta, stiamo facendo delle ricerche sia di suoni sia come "concept" che facciano da collante ai due album precedenti. Come dire, una sorta di trilogia. Prossimamente, suoneremo in Italia e in alcuni mini-festival tedeschi: siamo molto carichi.



Discografia

Pale And Sick(Unknown Pleasures Records 2016)
Collection Of Shadows (Unknown Pleasures Records, Icy Cold Records 2018)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Preset
(da Pale and Sick, 2016)

Lost Highway
(da Pale and Sick, 2016)

Suspended In The Void
(da Collection Of Shadows, 2018)

Dream House
(da Collection Of Shadows, 2018)

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