Garbo

Confessioni di un waver italiano

Catturato nei camerini, subito dopo un concerto nel quale ha proposto tutti i suoi brani da classifica (da "Radioclima" a "Quanti anni hai?", passando da "A Berlino...va bene"), un Garbo in gran spolvero anche sul palco ci rilascia un'intervista in cui racconta il sua verità sugli anni 80, ma con lo sguardo attento di chi vive a proprio agio il presente.

Che ne pensi di questo revival imperante, a volte serio a volte ruffiano, degli anni Ottanta?
...e questo è Alberto Camerini in sottofondo... Ma va benissimo, è un amico. Molti lo vedono come revival, probabilmente, molti sparano addosso agli anni Ottanta perché ritenuti di plastica, ma non capisco... Tutti i periodi potrebbero essere definiti "di plastica" perché ogni stagione artistica ha le sue cose vere e le sue cose finte. A mio avviso questo recupero, che coinvolge anche l'immagine e la moda, è figlio di un grande buco nero: se avverti un vuoto, la prima cosa che fai è guardarti alle spalle per capire cosa c'era prima, a monte. Ci deve essere una continuità: io, ad esempio, non mi sento affatto "sparito" e poi "recuperato", ho sempre proseguito per la mia strada.

Sempre a proposito degli anni Ottanta, si tende a fare d'ogni erba un fascio. Non ti secca trovarti associato a certi luoghi comuni che hanno poco a che vedere con te?
Mi scoccia moltissimo, ma non tanto per me. Perché denotano un bassissimo livello culturale, il non saper compiere dei distinguo. Trovi gente che ti chiede: "Ma non stai facendo più nulla?" E questo solo perché non sei in televisione. Però io mi sono rifiutato di andare a fare della televisione di merda, anche se mi hanno invitato molte volte. Non m'interessa andare a "Music Farm", non m'interessa fare "Meteore". Se la tv che mi propongono è questa, a me non va. E' che purtroppo tanti ascoltatori mettono in relazione il musicista pop e i media, così se non vai in tv per molti non stai facendo niente. Io sono un musicista, non sono Baudo, non sono Bonolis. A me quello che preme è fare i miei dischi e stare a contatto col mio pubblico. Per il resto, tv? Lo giuro: se mi dicessero ancora di fare qualcosa di quel tipo, chiederei 80mila euro. Come diceva Al Capone, ogni uomo ha un suo prezzo.

Parliamo del livello qualitativo della musica con l'avvento di internet. I bassi costi hanno influito negativamente sulla qualità delle produzioni attuali?
Sono sempre le persone che decidono. Il mio ultimo album "Blu" l'ho prodotto da solo nel mio studio. La tecnologia serve, aiuta a realizzare buona musica senza dover scendere a compromessi. Il rovescio della medaglia è che ci sono ragazzetti i quali, solo perché mettono una cassa in quattro, sono convinti di fare musica, ma questo è un altro discorso. La tecnologia dà vantaggi enormi: hai un album pronto, lo metti sul tavolo del discografico che te lo paga, senza doverti sottoporre a quelle interminabili trafile in cui ti imbattevi anni addietro. Si era senza mezzi, la sala d'incisione era costosissima ed eri costretto a recitare la solita frase: "Guarda... ho un'idea... ho dei provini...". E quando riuscivi a mettere in atto le tue idee senza ingerenze esterne, era un miracolo. Ho molti amici musicisti con ottime idee che girano nel mio studio, ed è molto bello perché così nascono cose interessanti: questa per me è indipendenza. Poi, se qualcuno usa male la tecnologia, può andare a farsi fottere: è purtroppo vero che oggi la la musica la possono fare anche i cretini.

Il "peer to peer", la musica gratis: le major vedono tutto questo come fumo negli occhi e pure i musicisti non sono molto contenti. Io voglio lanciarti una provocazione: l'artista dovrebbe essere al contrario contento, perché tanta gente è raggiunta dalla sua musica. Cosa ne pensi?
Io sono assolutamente a favore della musica anche online gratis. L'industria discografica ha fallito e deve pagare i propri fallimenti. Io sono contento perché della gente può così avvicinarsi a degli artisti che i media ufficiali non ti vendono, perché non possono permettersi di abbassare l'audience. Non vedrai mai David Sylvian a Sanremo come ospite, insomma. E i pensionati con Sanremo ormai si addormentano, mentre i ragazzini vanno fuori a ballare e vogliono Dj Francesco. Il "peer to peer" è la nuova grande autostrada della musica.

...anche perché così si possono aprire nuovi scenari, e si spera che le case discografiche alla fine se ne accorgano...
Già: il supporto cd è destinato a morire. Nasceranno altri modi con cui cedere la propria musica, sta cambiando il binario della comunicazione.

Ci sono dei dischi che hanno cambiato la tua vita?
Non credo che ci siano dei dischi in particolare. Vedi, da ragazzino non potevo uscire la sera, facevo finta di studiare ma in realtà ascoltavo la radio. La prima volta che ascoltai "Walk On The Wild Side" di Lou Reed avevo 14 anni e dicevo: "Mio Dio, questa roba mi appartiene!". Qualcosa di atavico ha "incidentato" la mia sensibilità, quelle cose mi appartenevano, e io appartenevo a esse. Quando ho cominciato a fare musica è stato naturale muovermi entro quei territori ormai a me familiari. Per cui ti posso dire, che so, Velvet Underground, Roxy Music, David Bowie, Brian Ferry, Brian Eno, Talking Heads

...un artista italiano a cui ti senti che senti più affine?
Faust'ò, una persona molto complessa, siamo molto amici, ma è come se non fosse mai riuscito a chiudere il cerchio, a completare un pezzo. E' come se avesse composto solo dei frammenti: un grande talento, comunque. E anche una persona molto dura e spietata, anche con sé stesso, ma molto intelligente. E poi Maurizio dei Krisma, Franco Battiato. Ho iniziato la mia carriera facendogli da supporter in un tour sul finire degli anni Settanta, ero diventato la sua mascotte. Lui pubblicava "La voce del Padrone" e io "A Berlino... va bene". Poi c'e il compianto Aldo Stellita dei Matia Bazar, dopodiché...

... Morgan?
Beh, è un amico, è giovane e intelligente. Quindi si, ti direi Morgan coi Bluvertigo, ma anche Busta e i Subsonica. Nel mio ultimo disco c'è un testo di Morgan, un pezzo con musiche dei Delta V, e poi c'e stata la collaborazione con Busta, che ha anche ripreso "A Berlino...va bene" nel suo album solista uscito lo scorso anno.

Del tuo nuovo progetto che mi dici?
E' geniale! Stavolta ho superato me stesso, davvero! E' un percorso nella mia vita di tutti giorni. Pura elettronica, non c'è nessun elemento fisico, c'è anche del noise, anche se fondamentalmente stiamo parlando di dieci buone canzoni pop.

Le donne e la tua vita privata quanto incidono sui testi?
Molto. Se uno non ama, non sente, e se non sente, non scrive. Magari non scrivo in forma diretta perché la detesto. Non m' interessa parlare d'amore in senso stretto. L'amore si fa, mentre nelle canzoni rifletti l'amore per la vita, per la gente.

Esiste una scena indipendente oggi? Una cosa memorabile e una da dimenticare della scena che tu hai contribuito a costruire.
Non esiste una scena indipendente, oggi. Noi venivamo dalle cantine e l'indipendente era veramente tale. Quando andai a Sanremo per la prima volta nell''84, ricevetti una valanga di critiche feroci. Poi la gente ha capito. Me l'ha detto anche Piero Pelù: in fondo hai fatto bene, perché hai contribuito a scoperchiare il tombino da cui siamo usciti anche noi. Oggi anche gli indipendenti vanno a braccetto con le multinazionali, non appena si presenta l'occasione per fare soldi. Non siamo più nel 1978...

Quindi oggi una canzone come "A Berlino...va bene" che cosa significa per te, e cosa per il tuo pubblico?
Non mi piace fare della cronaca quando scrivo una canzone, così se un ragazzo di vent'anni sente questo pezzo stasera e va a Berlino in vacanza, si riconosce in questa Berlino, non certo in quella di 25 anni fa. Ho sempre cercato di scrivere testi che andassero bene in qualsiasi momento, che non fossero databili, insomma.

Garbo fra dieci anni come te lo immagini?
Mi vedo un po' come Peter Gabriel: un signore tranquillo, con la mia compagna. Vorrei essere un buon produttore e magari aiutare qualche giovane musicista dalle buone idee. Vorrei essere un po' felice e sereno, prima che si approssimi il viale del tramonto.

Discografia

A Berlino… va bene (Emi, 1981)
Scortati (Emi, 1982)
Fotografie (Emi, 1984)
Il fiume (Polygram, 1986)
Manifesti (Polygram, 1988)
1.6.2. (Kindergarten, 1990)
Garbo e il presidente (live, Kindergarten, 1991)
Macchine nei fiori (Discipline, 1993)
Fuori per sempre (Discipline, 1995)
Up The Line (Discipline, 1997)
Grandi giorni (Fri, 1998)
Garbo i successi (raccolta, Mr Music, 1999)
Blu (Mescal, 2002)
Migliaia di rose (Ep, 2003)
Gialloelettrico (Discipline, 2005)
Pietra miliare
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