LABOUR

Die consciously

intervista di Giuliano Delli Paoli

Raggiungiamo in esclusiva il percussionista di Minneapolis Colin Hacklander e la sperimentatrice elettronica di Teheran Farahnaz Hatam, in arte LABOUR, duo tra i più attivi a Berlino (e non solo) con opere su larga scala e performance collaborative d’avanguardia in spazi per concerti e musei come Kraftwerk Berlin, Martin Gropius Bau e Kunsthalle Zürich. Un sodalizio da cui è nato l'album nine-sum sorcery” con la cantante curdo iraniana Hani Mojtahedy, un'esperienza a metà strada tra l’esoterismo persiano tradizionale e il decadentismo elettronico tedesco. I due sono parte anche dell'ultima compilation di Atonal, "More Light", che vede coinvolti, tra gli altri, Caterina Barbieri, Lafawndah, Laurel Halo, Lee Gamble, Vladislav Delay, Shackleton. Hatam e Hacklander ci raccontano il loro progetto artistico, e tutto ciò che ruota intorno alle loro installazioni e alla loro crew, tra citazioni di poeti persiani, musiche africane, locali da gestire, dischi da recuperare e appuntamenti fissi su NTS.

Secondo il poeta persiano Sohrab Sepehri, guida spirituale della vostra collaborazione, "La vita è saturazione continua. La vita è nuotare nell'acqua di questo momento". Ebbene, preferite nuotare in un oceano o in un fiume?
La nostra ricerca è, in fin dei conti, ontologica, ed è seguita da un'indagine acquisita sulle forze di condizionamento e di mobilitazione del mondo umano, le forze che formano e mettono in moto le persone. Essere in movimento implica avere un interesse, ed essere un essere interessato significa essere un essere desideroso, mentre essere un essere desiderante vuol dire semplicemente essere vivo. Nella metafora di Sepheri essere vivo implica nuotare continuamente. Pensando alle forze materiali che ci guidano ogni giorno, noi guardiamo costantemente verso l'abisso, verso una trasformazione, verso ciò che ci spinge oltre, nell'oceano. Il fiume che porta all'oceano, però, è per noi interessante quanto l'oceano stesso. E forse in fondo è proprio questo il significato più profondo di questa poesia, di cui abbiamo anche tradotto per voi uno spezzone dal farsi in inglese:

Beyond the seas there is a place
where windows are flung wide open to epiphany
the roofs are thick with pigeons gazing at the streams of knowledge
and every young child holds a gnostic branch in his hand.
The citizens are transfixed by a row of bricks as if it were a flame,
studying it like it was a dream they were fighting to remember.
The soil hears the secret music of your inner feelings.
Overhead phoenixes soar.
Beyond the seas there is a place
where the Sun is as wide as the eyes of the first people awake in the morning
where poets inherit water, wisdom, and light

Al centro di “nine-sum sorcery” troviamo il petrolio e i danni che comporta. Come nasce l’idea?
L'onnipresenza del petrolio e dei combustibili fossili, in particolare nella geopolitica degli ultimi 100 anni, continua ancora e rimane sinistra o dubbia nella migliore delle ipotesi. Ovviamente gli effetti variano e creano una realtà brutale in molte parti del globo, inclusi sia l'Iran che il Kurdistan. Nel libro di teoria e narrativa di Reza Negarestani, intitolato “Cyclonopedia: Complicity with Anonymous Materials”, una parte generale e convincente dell'intera premessa è l'idea del petrolio come essere senziente, una creatura nata dai resti della vita su vaste scale temporali. Questa antica coscienza, una volta dormiente e ora imperante su di noi in grande stile, è sempre stata presente e rimarrà molto tempo dopo che gli umani saranno scomparsi dalla Terra. In questa visione particolarmente apocalittica, il petrolio non si fermerà finché la civiltà non sarà appiattita e la guerra non sarà condotta con il Sole. Quindi immaginiamo che questa narrazione sia anche il nostro riconoscimento delle forze oscure e il nostro intreccio con queste forze, con queste energie non umane, in continuo movimento non solo con una singola vita, ma con la specie umana nel suo insieme. E’ una visione che esplica anche il desiderio di trasformazione e addirittura dell'aldilà.

Com’è nata la vostra collaborazione con Hani Mojtahedy?
Il nostro primo progetto insieme è stata un'opera audiovisiva su larga scala, presentata per la prima volta al festival Atonal di Berlino nel 2018, intitolata “next time, die consciously (بیگانگی)”, e una seconda volta con Farahnaz, che aveva già lavorato insieme alla stessa Mojtahedy. In occasione dell'edizione 2019 dell’Atonal, è stato inaugurato un lavoro ampliato poi insieme ai nostri cari collaboratori, i visual artist Evelyn Bencicova, Enes Güç e Zeynep Schilling, a cui si è unito Agf Hydra con il suo guardaroba pieno di abiti meravigliosi. Per la fase preparatoria, abbiamo dato a tutti le copie del sopracitato “Cyclonopedia” e ci siamo riuniti sulle idee e sulla forma di questo testo strano e a suo modo epico. Tra infiniti enigmi, riferimenti occulti, misteri e buchi nella trama, abbiamo infine tirato fuori un’interpretazione d’insieme particolare avente al suo centro un regno preesistente dal grande potenziale naturale, contenitore di una diversità attiva molto tempo prima che l’omogeneizzazione attuale della società desse vita a un'iterazione distruttiva. Per noi impegnarsi in modo ponderato e profondo nella collaborazione con altre persone è già di per sé una ricompensa. Non c'è niente di più bello che unire tradizioni e visioni del mondo apparentemente contraddittorie. Questo particolare incontro nasce semplicemente dalle esperienze vissute e dalle ricerche estetiche di tutti coloro che ne sono coinvolti. Dall’incontro di spiriti affini.

Dastgah, rumore, elettronica: siete gli unici al mondo che uniscono questi mondi apparentemente così lontani.
Oltre alle nostre vite musicali e artistiche, prima di formare LABOUR gestivamo l'ex-locale di musica sperimentale a Berlino chiamato NK, con il quale abbiamo creato una piattaforma per le musiche d'avanguardia, compresi i bordi più estremi sia del circuito underground che di quello accademico. I tipi di musica che abbiamo coinvolto sono anche parte di noi stessi. Mojtahedy è un'incredibile cantante radicata nelle pratiche vocali tradizionali dei suoi paesi d'origine, il Kurdistan e l'Iran. Creare con lei un'opera piena di tensione come “nine-sum sorcery” e convergere in uno scenario del genere è stato quindi per noi piuttosto elettrizzante.

A questo punto non posso che chiedervi 5 album per voi importanti e da recuperare.
"Florian Hecker - Sun Pändemonium": è un album strabiliante di computer music che abbraccia tecniche di sintesi astratta, toni pastelli e rumori glitch. Questa ossessione per i suoni non umani risuona molto nella nostra pratica e nelle nostre tendenze estetiche.
"Maryanne Amacher - Sound Characters (Making The Third Ear)": il suo interesse per i fenomeni psicoacustici e le emissioni otoacustiche, in cui l'orecchio dell'ascoltatore emette toni aggiuntivi in risposta ai toni della musica, è qualcosa di unico nel suo genere. Inoltre, la sua insolita messa in scena del suono che spunta continuamente da diverse stanze adiacenti, concepita dunque per grandi spazi architettonici, ha ispirato la nostra musica.
"Iannis Xenakis -La Légende d'Eer": il suo lavoro elettroacustico che utilizza la sintesi stocastica è un'ode al cosmo vasto e caotico. Il suo approccio musicale radicale continua ancora oggi a plasmare e nutrire le nostre scelte estetiche.
"Ndongo Lo - Aduna": il disco finale pubblicato subito dopo la prematura scomparsa del giovane leggendario cantante mbalax di Dakar, Ndongo Lo. Molto ispirato e stimolante, per noi un grande equilibrio tra le armonie più emo di mbalax, i ritmi basati sui sabar e, naturalmente, la qualità commovente del suo canto.
"Deftones - Around The Fur": (risponde solo Colin) avevo 11 anni quando ho comprato questo disco e posso ancora suonare tutte le canzoni sia alla chitarra che alla batteria. È divertente quanto sia malleabile una giovane mente con input musicali del genere.

I vostri progetti attuali e futuri.
 “next time, die consciously (بیگانگی)” è un lavoro continuo, una ricerca di vita e una sorta di mantra di fondo. Attualmente stiamo lavorando alla seconda iterazione, concepita come opera propria ma direttamente correlata alla prima. Poi ci sono altre cose su cui stiamo attualmente lavorando: un grande progetto a Dakar con la famiglia della leggenda dei sabar Doudou Ndiaye Rose, con cui è un grande onore e piacere collaborare; la nostra residence a NTS che attualmente vede coinvolti amici e leggende del Senegal; la musica per il nuovo lavoro del videoartista Shuang Li; il nostro contributo a un'ambiziosa compilation imminente per la piattaforma REIF di Marcello Alecaide; le prossime uscite per la nostra label Studio LABOUR; diverse performance aggiuntive e opere teatrali. Insomma, non stiamo mai fermi.

Farahnaz Hatam: com'è nata la tua passione per la musica elettronica? Chi sono i tuoi compositori elettronici preferiti?
La mia prima esperienza profonda atta a sondare le possibilità del suono come mezzo artistico è stata ai concerti di musica elettronica d'avanguardia al Mills College nei primi anni 90. Un gruppo di nicchia di studenti laureati in informatica musicale, guidati da Maryanne Amacher e Alvin Curran, eseguivano le loro composizioni in sessioni settimanali aperte al pubblico. Al Mills sono stata anche introdotta all’elettronica di Iannis Xenakis, che mi ha lasciato una sensazione ancora oggi duratura. Ciò che mi spinge a suonare è la possibilità di tradurre le mie idee e i miei pensieri in un oggetto scultoreo monumentale eppure effimero nello spazio. I miei compositori di musica elettronica preferiti sono Florian Hecker, Iannis Xenakis, Maryanne Amacher e Sote.

Farahnaz Hatam: qual è lo stato dell'arte e della musica a Teheran in questo momento?
Ciò che conosco di più in Iran è la scena musicale sperimentale, che è attivamente promossa da Sote, attraverso le pubblicazioni sulla sua label Zabte Sote, nonché nell'organizzazione annuale del festival SET che si tiene dal 2015 a Teheran, in collaborazione con altri dieci musicisti e videoartisti iraniani. Questa scena è cresciuta tantissimo negli ultimi dieci anni, grazie sia alle recenti normative più permissive del governo sugli eventi e sulla produzione musicale, sia alla musica in sé più facile da condividere via web. Le copie di nastri bootleg stanno circolando tantissimo tra i giovani.

Colin Hacklander: puoi parlarmi dell'esperienza al Berlin Atonal? Quali sono i ritmi che ti stimolano di più?
Tutti i nostri lavori sono site-specific, trattano l'architettura, l'acustica, la storia e la situazione sociale di un dato spazio. La preparazione degli spettacoli per Berlin Atonal è particolarmente entusiasmante per la programmazione dinamica e la situazione sociale che offre, ma soprattutto per l’enorme spazio disponibile. Il nostro lavoro inaugurale come LABOUR ha chiuso il palco principale del festival nel 2018 ed è stato un accumulo di tutti i nostri interessi musicali e sonori vivi in quel preciso momento, comprese le percussioni spazializzate su tre livelli con 30 batteristi che hanno attivato riverberi sparsi, dando una particolare sensazione di profondità. Mi stimolano tantissimo i ritmi dei sabar senegalesi, che sono incredibili e molto complessi. Ammiro la musica del mio amico Birame Ndiaye Rose che tra l’altro è anche il mio insegnante. Date un'occhiata al nostro spettacolo su NTS e non ve ne pentirete.

Colin Hacklander: so che viaggi molto e che ami la musica barocca.  
Sì, viaggio spesso. Ho suonato diverse volte anche in Italia insieme a gruppi rock con cui ero in tour. Certo, amo tanto la musica barocca, le accordature e gli strumenti, specialmente la tiorba. Ho la fortuna di avere come amico Cesar Queruz. Lui è un musicista meraviglioso, e come LABOUR lo abbiamo anche coinvolto in un lavoro che abbiamo fatto per Martin Gropius Bau, un edificio di Berlino nel quartiere di Kreuzberg, con la partecipazione dell’artista domenicana Isabel Lewis. E’ stato incredibile.

Discografia

nine.sum sorcery(Studio LABOUR, 2020)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

nine-sum sorcery (part one)

nine-sum sorcery (part two)

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