Lino Capra Vaccina

Sistemi cosmici e musicali

intervista di Maria Teresa Soldani

Abbiamo raggiunto il compositore e polistrumentista milanese poco dopo la performance “Song For Stars” a INFINI – TO Planetario di Torino, una rassegna speciale di musica e visioni dallo spazio realizzata da TUM, che in programma ha avuto Oren Ambarchi lo scorso 10 giugno – in chiusura di Jazz Is Dead 2022 – e avrà il prossimo 15 luglio il collettivo Sintetica.
In occasione della ristampa del primo album solista “Antico Adagio” (Die Schachtel, 2015), Lino Capra Vaccina ci aveva parlato della sua carriera, della famiglia degli Aktuala, di Telaio Magnetico, di Franco Battiato e degli anni Settanta in Italia. Il recente concerto all’osservatorio astronomico torinese – “Musica per il Sistema Solare, i Pianeti e le Costellazioni per Vibrafono, Piano, Gong e basi registrate” – ci offre invece l’opportunità di approfondire alcuni concetti alla base della sua pratica musicale.

 

Maestro, per prima cosa volevo dirle che il concerto al Planetario è stato meraviglioso. Non so quante volte abbia avuto così forte la sensazione che i suoni venissero sprigionati direttamente dalle immagini e viceversa. Allo stesso tempo, lo spettacolo era una sintesi concettuale, spirituale ed emozionale. Come ha lavorato all’incontro tra la sua musica e le immagini spaziali prodotte al Planetario?
Grazie, sono contento che ti sia piaciuto. Ho iniziato creando un ipotetico viaggio/percorso nel Cosmo che partisse dallo Spazio profondo, passando attraverso la Via Lattea, le Costellazioni, i pianeti del sistema solare, il Sole, la Luna, e arrivasse alla fine sulla Terra, contemporaneamente ho pensato alle musiche, ne ho parlato con l'astrofisico del planetario, con il quale siamo entrati subito in sintonia. Sono molto contento del risultato e di questo evento straordinario, nella mia musica c'è sempre stata, una forte componente di spazialità sonora cosmica.

Le altre arti, soprattutto le arti visive, influenzano la sua musica? Che relazione si instaura?
Sì, penso di sì, da sempre sono appassionato di pittura, di fotografia, del cinema, la relazione suono/immagine è sempre presente nel mio comporre e fare musica, spesso mi capita di trarre ispirazione da una immagine che mi appare, o che mi viene in mente, mi succede anche con i colori, si instaura una relazione molto profonda, spesso fatta di una sensazione sottile di percezione, uno stato del sentire/vedere, interiore delle cose e dell'essere.

Che ruolo ha il pensiero filosofico nella sua pratica musicale?
Anche il pensiero filosofico in qualche modo si ricollega a quello che dicevo prima, ha un ruolo importante, da un punto di vista di “Idea” è per me l'Uno da cui parto per comporre, la filosofia della musica è l'etica che mi guida, nella ricerca sonora, nella mia attività artistica, e non solo...

Cosa informa e lega i suoi lavori solisti degli ultimi anni, da “Arcaico Armonico” (Dark Companion, 2015) a “Sincretico Modale” (Dark Companion, 2022)?
Questi ultimi miei lavori, da un punto di vista musicale, hanno sicuramente una componente importante, quella del ricercare attraverso la musica, di creare stati superiori e altri nel rapporto tra il sentire e l'essere. Concettualmente si basano tutti su tre aspetti: filosofia, mistica, spiritualità sonora.

C’è un filo conduttore tra queste opere?
Sì, certo, anche se espresso musicalmente, in modo diverso. Come dicevo prima, il filo conduttore è un utilizzo della musica come mezzo per migliorare e migliorarsi, una percezione altra del sentire.

Ascoltando, risulta netta la matericità degli strumenti che si fanno suoni, ma allo stesso tempo è come se, oltre il timbro, lo strumento come oggetto e come storia sparisse. Il suono diventa esso stesso come il triplice presente di Sant’Agostino – passato, presente, futuro. In cosa si trasformano gli strumenti? Cosa è in grado di realizzare la composizione che si fa performance?
Gli strumenti si trasformano in un mezzo di produzione sonora, per esprimere i diversi aspetti che compongono le possibilità del suono, di farsi altro nel suo continuo divenire, creando possibili dimensioni senza tempo, e questo alcune volte succede anche alla composizione, quando si fa performance.

Dove si colloca per lei la voce?
La voce si colloca esattamente nel posto in cui si trova, uno strumento con varie possibilità. La preferisco usata in modo libero, senza uno specifico testo narrante.

Sembra di essere immersi in una sorta di cosmogonia, la sua musica è in grado di creare un sistema – che trascende il sistema musicale – in cui c’è equilibrio tra tutti gli elementi, oltre ogni referenza, genere e collocazione, ma anche oltre l’umano verso ogni forma esistente. Come si pone in vibrazione con ciò che è “al di fuori di noi” – se un fuori esiste davvero? Come pensa di essere approdato alle consapevolezze di oggi?
Non saprei, cerco di pormi in vibrazione con ciò che è fuori di noi in modo più naturale possibile, e cercando di non creare gerarchie, al di fuori di noi esistono la natura, l'universo ecc. Non è facile restare fuori dalla identificazione con quello che si proietta al di fuori di noi, spesso si tratta di qualcosa che non esiste. Ci sono approdato con un grande lavoro di ricerca su di me, che continua ancora oggi, e penso continuerà per tutta la mia vita.

Quanto è importante l’ascolto e che tipo di ascolto sonoro pratica? C’è un’esperienza di ascolto che pratica maggiormente rispetto alle altre?
Da un punto di vista di ascolto, sono stato sempre molto curioso. L'ascolto è per me molto importante, pratico un ascolto sonoro selettivo, un ascolto che definisco ecologico. L'esperienza di ascolto che pratico, appena posso, è quella di sospendere per un po' ogni tipo di percezione sonora.

Che musica sta ascoltando?
Insieme a Bach e altra musica classica ascolto Ligeti, Jóhannsson, Harold Budd, diversi musiciste/i di musica elettroacustica, elettronica e sperimentale italiana e internazionale, musica tradizionale indiana prevalentemente strumentale. Quando lavoro a mie composizioni, o registro un nuovo lavoro o sono in concerto, non ascolto niente.

Sente la sua ricerca ancora in movimento? Cosa sta ri-cercando?
Certo, la mia ricerca è in movimento, vivo per la ricerca. Sto ri-cercando altri mondi sonori possibili che attendono.

 

(14/07/2022)

 

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Il ritorno di un Antico Adagio

di Antonio Ciarletta

E' di queste settimane la ristampa di “Antico Adagio”, primo disco solista di Lino “Capra" Vaccina, nonché uno dei capolavori della musica italiana tutta. Ne abbiamo approfittato per scambiare quattro chiacchiere con Lino, che con grande cortesia ha risposto alle nostre domande tracciando una traiettoria della sua carriera e delle controculture italiane degli anni Settanta.

Gli ultimi lavori firmati Lino "Capra" Vaccina risalgono agli anni Novanta. Da allora non hai più prodotto musica, come mai?
Durante gli anni 90, oltre a pubblicare tre miei lavori, mi occupai della ristampa in cd di "Antico Adagio". Inoltre della pubblicazione in cd e vinile delle registrazioni live del Telaio Magnetico, e questo lavoro fu impegnativo, dovendo ascoltare oltre 4 ore di registrazioni per scegliere i brani da inserire nei dischi. Quindi un decennio molto intenso, per fortuna. A partire dall'anno 2000, decisi di prendermi una pausa riflessiva su cosa e come doveva essere un nuovo progetto sonoro, non fu facile ma dopo un po' iniziai. La ricerca, molto impegnativa, richiese molto tempo. Così qualche anno fa il materiale era pronto, ma mi ritrovai col solito problema della non facile pubblicazione.

Anche gli anni Ottanta non hanno visto pubblicazioni a tua firma. Anche in quel caso si trattò di una pausa di riflessione, dopo gli intensi anni Settanta?
Non si trattò di una pausa riflessiva, ma del fatto che ero coinvolto in diverse situazioni musicali da non trovare il tempo per lavorare alle mie composizioni. Nei primi anni 80, oltre a fare qualche concerto dove presentavo le musiche di "Antico Adagio" e altre mie composizioni, collaboravo con altri artisti suonando nei loro dischi, in particolare con Franco Battiato ("Mondi lontanissimi"). Inoltre a volte suonavo nell'Orchestra della Scala, e iniziai a insegnare musica. A metà degli anni 80 mi fu proposto un progetto pop da realizzare con una major, quindi preparai una dozzina di brani, li registrammo in modo definitivo, pronti per il lancio del progetto, ma poi per vari motivi non se ne fece nulla. Ripensandoci, forse non ero convinto di farlo, anche perché quel progetto avrebbe cambiato il percorso della mia carriera artistica, portandola verso una dimensione musicale diversa. Quindi ripresi il mio cammino e iniziai a scrivere nuovi brani nel mio stile sperimentale e di ricerca. Verso la fine degli anni 80 li suonavo dal vivo non in forma definita, e questi brani faranno poi parte del disco dal titolo appunto "L'Attesa", album che darà inizio ai miei intensi anni 90.

Parliamo degli anni Settanta. Cosa ricordi di quel magico periodo in cui la controcultura italiana ha espresso alcune tra le realtà musicali migliori di sempre? Mi riferisco a te, allo stesso Battiato, a Claudio Rocchi.
Direi che sono tanti i ricordi di quel periodo, avendoli vissuti sia come protagonista sia come fruitore. Mi piace ricordare come erano intensi artisticamente e pieni di espressioni musicali veramente incredibili. La fruizione della musica era condivisa, partecipata, sentita come fattore importante del vivere. Tantissimi concerti, festival musicali, eventi artistici di ogni tipo, ovunque. Si aveva un gran voglia di fare, sentire, conoscere, divulgare la musica e l'arte tutta. Sì, gli anni 70 erano ricchi e intensi dal punto di vista musicale, artistico e culturale. Sono stati questo e tanto altro ancora.

Che esperienza è stata quella degli Aktuala? Come mai abbandasti il gruppo dopo il primo album?
Gli Aktuala furono fondati da Walter Maioli e da me nel 1972, ma io e Walter suonavamo insieme già da prima, con noi il mio amico Antonio Cerantola, con cui suonavamo insieme da quando avevamo 15 anni. Infatti, inizialmente, il nome era Aktuala Trio. Con questa formazione abbiamo fatto i primissimi concerti, in particolare una bellissima performance al famoso e importante locale Jazz Power di Milano. Esiste una locandina della nostra esibizione. Poi si aggiunsero Laura Maioli e Daniele Cavallanti. L'esperienza con gli Aktuala è stata straordinaria! Per diversi motivi. Si decise, per meglio realizzare e sviluppare il nostro progetto musicale, di convivere fisicamente, in modo da condividere ogni momento della giornata, dallo studio della musica, all'ascolto, andare ai concerti, al cinema, ecc. Direi che prima di essere un gruppo eravamo una famiglia musicale. Questo rese unici, eccezionali, straordinari gli Aktuala, e tutto questo si sentiva nelle nostre esibizioni. La gente lo percepiva e la cosa piaceva. In quel periodo mi dedicai allo studio delle percussioni e alla musica indiana, africana e mediorientale, e lo si può sentire nel primo disco degli Aktuala, che secondo me rimane il primo e unico disco che contiene l'idea originale della musica degli Aktuala. Nel secondo e nel terzo disco diventa un'idea olografica del fare musica etnica. Lasciai il gruppo un po' per questo, ma in realtà era perché volevo trovare un mio linguaggio musicale originale, nuovo, fatto di sperimentazione, ricerca sonora priva di un qualsiasi sentito, per un diverso sentire, e per far questo non mi rimaneva che iniziare dal non suono, cioè il silenzo, per fare e comporre musica. Comunque porto con me ancora oggi affetto e stima per tutto quello che abbiamo fatto e vissuto insieme.

Veniamo ad "Antico Adagio". Mi sono sempre chiesto se quel disco eccezionale fosse il frutto di un parto completamente spontaneo o se avessi progettato di fare un disco di minimalismo.
"Antico Adagio" nasce e si sviluppa in modo assolutamente spontaneo, fattore per me indispensabile nel fare e comporre musica, da sempre. Ciò, insieme alla volontà di creare un mio linguaggio sonoro originale, attraverso la sperimentazione e la ricerca sonora fatta di forme, strutture, timbri, suoni ecc. utilizzati, assemblati in modo nuovo, diverso dal solito.
Quindi, l'idea da cui partivo per comporre le musiche di questi disco era la ricerca dell'origine della musica, il suono e di conseguenza l'origine del suono, il silenzio. Così facendo, procedevo per sottrazione e il risultato non poteva che essere quello di un minimalismo sonoro. Del resto i miei riferimenti erano la musica modale, la ciclicità sonora, strumentale e timbrica, che ritrovavo nelle tradizioni musicali orientali, africane, nella musica antica occidentale e in certa musica sperimentale del 900. Penso che tutto questo si senta ascoltando "Antico Adagio". Inoltre credo che "Antico Adagio" sia un disco attuale e contemporaneo, e lo conferma il rumore creato e l'ottima accoglienza ricevuta dalla ristampa, recentemente pubblicata dalla Die Schachtel in cd e 2 vinili, con nuove copertine, con brani inediti, nuove note di copertina ecc. E vorrei aggiungere che per me scopo della musica è di elevare a stati superiori, e la sperimentazione e la ricerca sonora di "Antico Adagio" è quello che faccio anche oggi.

A proposito dell'edizione Die Schachtel, oltre alla ristampa di “Antico Adagio”, l'etichetta milanese ha recuperato una serie di pezzi (“Frammenti da Antico Adagio”) mai pubblicati prima. Dal mio punto di vista, "Antico Adagio" è uno dei capolavori della musica italiana di sempre, tuttavia, per certi versi, i pezzi di “Frammenti da Antico Adagio” gli sono addirittura superiori. Cosa ne pensi e come mai materiale di qualità così eccelsa è rimasto inedito per così tanto tempo?
 
Mi fa piacere che apprezzi "Antico Adagio" e "Frammenti da Antico Adagio" e ti ringrazio. Devo dire che sono contento che finalmente i brani inediti siano stati inseriti nel cd di "Antico Adagio" e che siano stati pubblicati anche in vinile separatamente, con copertina e titolo diversi, praticamente un nuovo disco. Come del resto pensavo di fare al tempo della prima edizione di "Antico Adagio", ma sarebbe stato necessario un doppio album, cosa che non fu possibile fare, quindi i brani rimasero inediti nel cassetto. Non saprei dire perché per così tanto tempo, sicuramente uno dei motivi è quello che non è facile pubblicare un disco di musica strumentale e sperimentale come la mia, ma l'importante è che adesso quei brani siano stati pubblicati e ritrovino la loro giusta possibilità di essere ascoltati. Sicuramente avrei potuto inserirli nei miei dischi pubblicati successivamente, ma quando lavoro a un nuovo progetto sonoro mi concentro sul materiale di quel momento. Poi, quando recentemente la Die Schachtel mi chiese se avevo delle registrazioni di altri brani registrati all'epoca di "Antico Adagio", riascoltando i nastri mi sono reso conto non solo di come fossero in sintonia con "Antico Adagio, ma che la loro grande intensità ed espressività li faceva funzionare anche autonomamente. Quindi sono orgoglioso e felice della ristampa di "Antico Adagio" e della pubblicazione in vinile di "Frammenti da Antico Adagio".

Più che ad "Antico Adagio", "Frammenti da Antico Adagio" sembra andare nella direzione di un minimalismo dalle venature neoclassiche. Mi sembra, per certi versi, più vicino alle cose di Luciano Cilio e a "Prati Bagnati del Monte Analogo" di Raoul Lovisoni e Francesco Messina. I pezzi di “Frammenti…” nacquero contemporaneamente ad “Antico Adagio”? E, soprattutto, la concezione che li generò fu la medesima?
I brani di "Frammenti da Antico Adagio" appartengono allo stesso periodo di "Antico Adagio" e si sente, secondo me. Furono generati con la medesima concezione, ovviamente con un idea di proseguimento della mia ricerca sonora. Non amo le definizioni di genere, comunque "minimalismo con venature neoclassiche" mi piace. Penso che la mia musica sia originale e unica nell'ambito della musica sperimentale. E' sempre stato così, con gli Aktuala, nelle diverse collaborazioni, nei miei dischi e concerti. E' come un marchio di fabbrica, non saprei farlo diversamente. Per quanto riguarda i miei riferimenti, ascolti, fruizioni sonore di quel periodo, credo di aver risposto precedentemente.

Qual era il tuo rapporto con l'universo del progressive-rock italiano propriamente detto? Ti sentivi parte della scena che comprendeva formazioni come Le Orme, Area, Balletto di Bronzo ecc., oppure tu, Battiato, Cacciapaglia, Rocchi, Maioli, Camisasca eravate (e vi sentivate) sostanzialmente estranei ad essa?
Il rapporto con il prog italiano era buono, del resto sotto questa sigla si ritrovava molta musica con commistioni sonore. Per esempio suonai tabla, gong ecc. in un disco dei Jumbo ("Vietato ai minori di 18 anni?"). Franco lavorò con gli Osage Tribe ecc., ma anche i suoi primi due dischi mi sembrano in stile prog. Anche Juri, con "La finestra dentro", si può far rientrare nel genere, come Aktuala, Rocchi, Cacciapaglia. Ai tempi tutti noi si veniva spesso elencati sotto questo filone musicale. Anche se poi le nostre musiche sono andate verso altri mondi sonori, a sentire bene i nostri mondi sonori li puoi ritrovare già nei suoni di allora. Penso che l'importante sia ascoltare e fare musica senza preconcetti, come mi piace dire, con una fruizione musicale priva di aspettative, ma piena di curiosità, ricerca, voglia di conoscere e sentire.

Come nacque Telaio Magnetico? Non avete mai pensato di riproporre quell'esperienza?
Suonavo spesso dal vivo insieme a Franco e Juri, ci si vedeva tutti i giorni condividendo tante cose. Un giorno parlando ci venne l'idea di formare un gruppo dove far confluire le nostre espressioni sonore, così nacque il Telaio Magnetico. Non abbiamo pensato di riproporre quella esperienza, chissà magari capiterà, potrebbe essere un'idea interessante.

Dei tuoi dischi successivi "L'attesa" è quello che preferisco. "L'attesa" ha un suono che tende maggiormente verso la new age, ma fortunatamente se ne tiene a debita distanza. Era obiettivo di quel disco esplorare gli stessi mondi della new age senza scadere nelle medesime retoriche sonore?
Per quanto riguarda "L'attesa", non mi pare si possa parlare di quel genere. La mia musica non ha niente a che vedere con quel genere, non mi è mai interessato e non era nelle mie intenzioni esplorare la new age, anche perché penso che non ci sia niente da esplorare in quella musica. "L'attesa" è un disco ancora una volta fuori da ogni catalogazione, è originale nel suo stile, fatto di suoni altri e ricerca musicale. In Italia c'è spesso questa abitudine di ascoltare la musica facendo continuamente riferimenti altri, ciò impedisce un sentire per sentire. Questa abitudine è dovuta a un retaggio di almeno un centinaio di anni della cultura italiana, che risale in particolare alla lirica e alla forma-canzone, e ciò impedisce, per non dire atrofizza, l'ascoltare e la cultura musicale.  

Che musica stai ascoltando in questo periodo della tua vita? E la musica è per te ancora uno strumento per scoprire la natura imana e per entrare in contatto con mondi inesplorati? Oppure dopo tanti anni entra inevitabilmente in gioco una sorta di disillusione? 
In questo periodo ascolto musica sperimentale, sia del passato che recente. Attualmente ci sono musicisti sperimentali, sia nazionali che internazionali, molto interessanti e bravi. Sono sempre stato curioso nel sentire la musica, anche nei diversi generi, poi è chiaro che ho le mie preferenze. Certo, la musica per me è uno strumento per scoprire la mia natura e per entrare in contatto con mondi inesplorati, lo è sempre stata e sempre lo sarà.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto finendo di preparare i brani per un nuovo disco che inizierò a registrare a breve. Spero di pubblicarlo entro l'anno, e ci sono in programma dei miei live. Ne sentirete delle belle! (risata)

(08/02/2015)

 

Discografia

AKTUALA
Aktuala(Bla Bla, 1973)
TELAIO MAGNETICO
Live 1975(Musicando, 1995)
LINO "CAPRA" VACCINA
Antico Adagio(Musicando 1993, 1978)
L'attesa (Lynx, 1992)
In cammino tra i sette cieli (Musicando, 1995)
Sulla corda di luce (Autoproduzione, 1998)
Arcaico armonico (Dark Companion, 2015)
Echi armonici (Die Schachtel, 2017)
Metafisiche del suono(Dark Companion, 2017)
Sincretico Modale (Dark Companion, 2022)
LINO "CAPRA" VACCINA, MARCO LUCCHI, GIUSEPPE CONTI, ERANOS ENSEMBLE
Radure 1998 Mito(Musicando, 1998)
Pietra miliare
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