Lucio Corsi

La freccia bianca del glam italiano

intervista di Giuliano Delli Paoli

Raggiungiamo il cantautore toscano a ridosso dell'uscita del suo terzo disco, "Cosa faremo da grandi?". Un'operetta rock segnata da un vivido richiamo alle sonorità glam dei Settanta, da un amore incondizionato per il mare e i suoi elementi, ed enfatizzata con classe dalla presenza di una vera e propria orchestrina capeggiata dal fidato Francesco Bianconi.

“Cosa faremo da grandi?”: questa domanda nasce più da un richiamo nascosto al James Matthew Barrie che in fondo vive in ognuno di noi, oppure da una disillusione reale, tutt’altro che romanzata e sognante?
“Cosa faremo da grandi?” è nata d’inverno sulla spiaggia di Castiglione della Pescaia. Parla di un possibile modo di vivere dove si festeggiano le linee di partenza più che i traguardi. Quello degli artigiani che fabbricano conchiglie per poi gettarle in mare è uno dei massimi esempi di grande impresa mandata in fumo con l’animo in pace. Non c’è disillusione in “Cosa faremo da grandi?”, c’è la consapevolezza di poter star bene pur smontando tutto ciò che è stato fatto, di poter esser felici ripartendo da capo.

Al di là della sopracitata title track, il “tempo” ricorre diverse volte nell’album, penso soprattutto a “L’orologio”. Che rapporto hai con il tempo e lo scorrere inesorabile delle lancette?
“Ed ora io domando tempo al Tempo (ed egli mi risponde: non ne ho!)” diceva un titolo del Banco del Mutuo Soccorso.

Il mare, le barche, le conchiglie, le onde: il grande gigante blu occupa uno spazio importante nei testi dell’album, e talvolta assume un’accezione salvifica, tanto totalizzante quanto suggestiva. Come mai questo legame così forte con il mare e le sue meraviglie?
“La mia casa è il mare con un fiume no, non la posso cambiare”, diceva Ivan Graziani.

Viola, violino, violoncello, prophet, moog, mellotron e potrei continuare. Una strumentazione molto ricca, alla stregua di una piccola orchestrina che simpaticamente e metaforicamente definirei di beati pescatori..
Con Francesco Bianconi e Antonio Cooper Cupertino ci siamo sbizzarriti. Utilizzare un mellotron, ad esempio, ti mette di fronte a delle scelte di arrangiamento, ha dei “limiti” (pregi) che ti costringono a trovare soluzioni alternative. Sicuramente rispetto ai lavori precedenti ha degli arrangiamenti più ricchi e vari. Ci sono chitarre elettriche distorte, un suono ispirato al glam-rock degli anni 70 ed altre canzoni, come onde, suonate con contrabbasso, marimba, percussioni. Sono felice del fatto che sia un disco vario, con all’interno diversi stili.

Nelle tue canzoni, si susseguono sempre più spesso luoghi ben definiti, esistenti (L’isola del Giglio, Trieste e così via). Da dove nasce questa narrazione “geografica”?
Mi piaceva l’idea di ambientare il disco in un’Italia dal terreno morbido, dove è possibile scavare una buca e arrivare in Cina. Una penisola attraversata da Freccia Bianca, l’antico spirito di un capo indiano. Insomma, mi sono divertito a costruire l’ambiente intorno ai vari racconti e personaggi, piegandolo e ricostruendolo in base all’esigenza di ciascuna storia.

Dicono che il secondo album sia sempre il più difficile nella carriera di un musicista, e il terzo? E’ stata una gestazione complicata oppure è tutto filato liscio secondo i tuoi desideri?
Non saprei, amo i periodi di scrittura, dove me ne sto in Maremma con i cani e il pianoforte.

“Amico vola via” è dedicata a qualcuno in particolare o quell’amico che vola sei proprio tu?
A Lugano d’autunno tolgono le foglie secche da terra, ripuliscono le strade. Facendo questo gesto uccidono di fatto una intera stagione, tolgono l’autunno dal calendario. “Amico vola via” è stata scritta per cercare di dare una altro significato a quel gesto.

Il disco contiene 2259 parole: che peso hanno i numeri nella tua vita e quanto nella tua musica?
127 kg nella vita e 122 kg nella musica.

Chi è “la ragazza trasparente”?

Com’è stato collaborare con Bianconi e cosa ti è rimasto?

E’ stato molto bello. Voglio bene a Francesco e lo stimo molto, poi ci lega la passione per un certo tipo di musica, da Dylan, al glam-rock, Paolo Conte. Abbiamo molti gusti in comune. Poi la Maremma ci ha sicuramente avvicinato, quella terra, Bianciardi, il Far West.

Tra Bowie o Marc Bolan chi preferisci?
Renato Zero.

Nuovo tour: puoi anticiparci qualche novità rispetto al passato?
Saremo in sei su palco. Sarà un live di chitarre, armonica, vecchio stile come piace a noi giovani.

(19 gennaio 2020)

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Un nuovo Bestiario musicale

di Lorenzo Righetto

Ciao Lucio, grazie per il tuo tempo. Mi fa davvero piacere che il tuo "Bestiario Musicale” stia impressionando e commovendo così tanta gente. Sei sorpreso di questa accoglienza, come stai vivendo questo momento?
Sono contento di come stiano andando le cose, mi fa piacere che tu abbia questa impressione! Comunque la cosa che più mi interessa è essere felice e soddisfatto di come siano venute le canzoni!

Sei molto giovane, ma sembra evidente che hai una lunga frequentazione con la musica e con l’arte in generale. Tua madre è autrice di tutti tuoi artwork, se non sbaglio (molto belli, fra l’altro). Come descriveresti la vita di Lucio Corsi prima di trovare il suo nome sulla copertina di un disco?
Sì, sia la copertina del "Bestiario Musicale" che quelle degli Ep precedenti sono dei quadri di Nicoletta Rabiti, mia madre. A questa cosa tengo molto, anche per i dischi futuri userò suoi disegni. Prima di iniziare a suonare disegnavo molto, da piccolo volevo fare il disegnatore di automobili! C’è da dire che i miei genitori non mi hanno mai forzato, spingendomi a fare musica o altro, mi hanno sempre lasciato libero. Questo è un gran bene.

Presenti il tuo “Bestiario Musicale” come un lavoro composto, arrangiato e registrato in una sola settimana estiva. È davvero così per tutti gli aspetti del disco, dalla scrittura dei testi alla registrazione?
Sì, il "Bestiario Musicale" è stato realizzato in una settimana estiva nella campagna maremmana. E’ stato quasi un esercizio, magari questa cosa un po’ si avverte. Non avevo mai provato a scrivere un concept-album, così mi sono messo li e ho trovato il modo di farlo. E’ stato scritto e arrangiato in quei sette giorni (e notti) e alla fine abbiamo rifatto solamente il contrabbasso e il pianoforte in uno studio poiché ho un pianoforte scordato e il contrabbasso mi manca!

Il disco è suonato integralmente da te? Ci sono nuovi strumenti che hai imparato a suonare dopo gli scorsi Ep?
Ho suonato tutto tranne il contrabbasso (suonato da Ivo Barbieri), la marimba e il vibrafono (suonati da Sebastiano De Gennaro).

È molto bello come hai reinterpretato l’iconografia degli animali secondo un tuo pantheon personale.  Quali sono i contributi delle leggende popolari maremmane alla mitologia del “Bestiario Musicale”? Come quella del lago dell’Accesa, che citi ne “La lucertola”…
Dentro queste canzoni ci sono storie vere, rubate ai racconti della tradizione popolare, ci sono spunti rubati a quadri raffiguranti animali che mi hanno colpito, c’è la fantasia che non è una bugia e che rende tutto un po più bello e un po più brutto. Insomma “è tutto un complesso di cose”.

Se non sbaglio ora dovresti essere però domiciliato a Milano, come anche Giacomo degli Abiku. Ho letto in una tua vecchia intervista che non ti stavi ambientando particolarmente bene. Forse il “Bestiario Musicale” non l’avresti mai scritto se fossi rimasto a casa?
Il trasferimento nella grande città ha suscitato in me una maggiore affezione per la Maremma. Questo è certo, ho capito che la vivo davvero bene. Forse anche la malinconia di non avere più intorno tutti quegli animali, tutti quegli ulivi, mi ha fatto venir voglia di parlarne.

Non sono mai stato in Maremma; ricordo solo che una volta, in un seminario sull’inquinamento luminoso, veniva fuori come una delle pochissime aree “scure” nelle foto notturne da satellite dell’Italia. Ne “La lucertola” sembra che anche la Maremma stia per diventare “tutto un negozio, tutto una pizzeria”. Quanto c’è di ideale (e di reale) nell’ambientazione del “Bestiario Musicale”?
Nel disco è enfatizzata questa cosa, però le strade che circondano casa mia quando ero un bambino erano sterrate, ora sono asfaltate. La città si allarga comunque, la città tentacolare si prende i campi. 

Se ne hai voglia, ci segnali le otto (o anche meno, ovviamente) canzoni sugli animali più belle, per te?
Vi dico la mia preferita: "Il Merlo" di Piero Ciampi, un'altra forma di lavoro uomo-animali.

Fare musica (o arte di qualsiasi tipo) che possa “risuonare” con un bambino è molto difficile, il “Bestiario musicale” è uno dei pochissimi esempi recenti che conosco. Se avessi un figlio, quale sarebbe il primo disco che le/gli faresti ascoltare?
Bella domanda! Probabilmente un disco di De André, magari una canzone con qualche parolaccia. Ricordo che da piccolo erano quelle che più mi divertivano, sentivi la voce di un uomo che canta parole che non si devono dire, la mia parte preferita era “il cuore troppo vicino al buco del culo” era buffo da sentire, mi divertiva.

Puoi darci qualche anticipazione sul prossimo tour di presentazione del disco? Quando sarà, dove, con quale line-up…
Adesso sto aprendo le date del tour teatrale dei Baustelle e alcune date della Brunori sas, questa cosa mi fa molto piacere, li ringrazio infatti per l’opportunità. Mi fanno suonare su dei palchi fantastici. Successivamente, da metà maggio, credo partirò con un mio tour chitarra e voce, vecchia maniera.

(25 febbraio 2017)