Mansun - Paul Draper

La lanterna grigia all'attacco del britpop

Abbiamo raggiunto Paul Draper, ex-leader e frontman dei Mansun, che ci ha concesso una generosa intervista, densa di contenuti, ricordi e riflessioni personali. Con rara disponibilità, ci ha rivelato dettagli nella composizione e nella scrittura degli storici album della formazione britannica, lasciandoci liberi di poter scoprire il suo universo intimo e personale. Ci ha poi rivelato i suoi progetti per l'immediato futuro, anticipando le idee per il suo prossimo album e il suo tour da solista.

Ciao Paul! Innanzitutto, come stai? Quali sono i tuoi pensieri riguardo la situazione attuale nel mondo e nel tuo paese?
Sono stato in lockdown per dieci settimane, avventurandomi fuori di casa giusto per fare la spesa e per spedire testi scritti a mano per alcuni fan. Sto anche terminando gli ultimi dettagli nel mio studio casalingo per il mio secondo album solista, per lo più parti vocali. Vivo da solo ed è stato difficile alle volte impedire alla mia mente di vagare verso sentieri che possono soltanto condurre a spirali di infelicità. È stata perciò una sfida, sebbene sappia che molte persone abbiano vissuto questo periodo in maniera decisamente peggiore di me e a loro va tutta la mia empatia. Il virus ha fatto sì che la pubblicazione del mio nuovo album venisse posticipata di un anno, slittando da aprile ai primi mesi del 2021. Tutti gli show internazionali sono momentaneamente fermi, pertanto non abbiamo pianificato date internazionali, ma non appena sarà possibile porterò in tour il nuovo album in giro per il mondo: intendo realizzare uno show di tre ore con performance degli album dei Mansun, nonché un intero set di materiale solista.

Parliamo dei tuoi esordi da musicista. Quali erano le tue principali influenze quando hai cominciato con i Mansun? Come hanno plasmato il tuo stile unico, sia da songwriter che da cantante?
Prince, Happy Mondays, Abba, The Beatles, Sex Pistols, Metallica, la house music, Pink Floyd. Penso che il mio songwriting sia il risultato di tutti questi miei ascolti giovanili, e il mio stile è una sorta di melting pot di queste influenze. Ho cominciato ad ascoltare musica da quando avevo sette anni, ma i miei gusti non erano troppo sofisticati, come ad esempio quelli di mia sorella maggiore, di undici anni più vecchia di me. La sua collezione di dischi comprendeva Peter Gabriel, Pink Floyd, Gary Numan, The Pretenders, Led Zeppelin, e quando lei andava a lavorare, io ne approfittavo per sedermi, mettermi le cuffie e ascoltare questi dischi per ore. A undici anni ho cominciato a suonare regolarmente con la mia prima band e da allora non ho più smesso!

Recentemente hai ristampato i due classici dei Mansun, “Attack Of The Grey Lantern” e “Six”. Entrambi sono schizzati in cima alle classifiche dei vinili e i rispettivi tour sono stati un successo. Com’è stato riapprocciarti al tuo vecchio materiale? Ti aspettavi una tale risposta di pubblico?
Ad essere onesti, i Mansun hanno una fanbase talmente fedele che non mi ha sorpreso vedere sia “Six” che “Attack Of The Grey Lantern” arrivare ai vertici delle classifiche dei vinili ed entrare nella top 40. Immagino che ci fosse una grossa domanda per questi dischi, visto lo scioglimento della band, così improvviso e avvenuto in circostanze misteriose. Non mi sarei veramente aspettato che entrambi gli album potessero essere ancora una volta delle hit, come se fossero risbucati fuori dal nulla. Questo è successo perché, sì, i Mansun sono implosi, ma i dischi sono rimasti anche senza la band, anzi sono cresciuti e nel corso del tempo hanno assunto la statura di album classici e seminali. Tornare indietro e riascoltare il vecchio materiale all’inizio è stato difficile, ma guardo a ogni album come a un corpus a sé stante; alle volte divento emotivo o triste a lavorare su quelle canzoni, altre invece provo un senso di euforia, come quando mi sono trovato a suonare live per la prima volta “Dark Mavis” e “Disgusting”.

“Attack” è stato al numero uno nel 1997, l’ultimo anno di grande successo commerciale per il britpop. Forse per questo motivo è sempre stato considerato come l’album pop dei Mansun per antonomasia. Non credi invece che il vostro debutto sia un lavoro decisamente più complesso di così?
Credo che “Attack Of The Grey Lantern” abbia dato il colpo di grazia al britpop, penso che sia stato il primo album da primo posto in classifica a potersi definire “post-britpop”, insieme al disco omonimo dei Blur. Forse può suonare britpop se si prendono un paio di canzoni da sole, ma era un lavoro concettuale, funziona al meglio nella sua totalità, ed è per questo che la comunità progressive rock ha adottato i Mansun come una sorta di versione commerciale del progressive, più che come un gruppo puramente britpop. Penso che band come Muse, Public Service Broadcasting, Blood Orange, che si professano fan, abbiano portato la visione dei Mansun a un livello successivo. Può darsi che ci fossimo trovati a creare musica nel momento storico sbagliato, ma ritengo che un’opera d’arte complessa come “Attack” sia stata totalmente trascurata a suo tempo, e ancora di più lo è stato “Six”.

Parlando di “Six”, si tratta di un album estremamente dinamico, con tanti cambi armonici e ritmici. Il suo miscuglio di britpop e attitudine progressive ha anticipato molte band indie, come Everything Everything o Late of The Pier. Sei d’accordo? In generale, ti piace la musica indipendente di oggi?
Sì, molte band inglesi mi hanno detto che sono state influenzate dai Mansun, in particolare dall’album “Six”, tra cui i precedentemente citati Blood Orange e Public Service Broadcasting, ma anche molti altri. Non ascolto molta musica moderna, a meno che uno stretto numero di persone non mi consiglino qualcosa, dato che al momento non faccio molte valutazioni. Mi piacciono alcune canzoni dal nuovo album di Laura Marling, ma principalmente ascolto musica del passato, al momento ad esempio sto ascoltando molto Miles Davis. Come dite, molte band attuali sembrano avere elementi dei Mansun e mi è stato detto da molti artisti che i Mansun sono stati per loro un’influenza primaria; può darsi che un giorno otterremo qualche forma di riconoscimento per aver influenzato altri artisti. È stato interessante mixare “Attack” nello studio vicino a quello dei Radiohead che avevano apprezzato il modo in cui si amalgamavano le differenti parti di “The Chad Who Loved Me”. In seguito ci dissero che provarono a usare lo stesso metodo con qualche idea che non erano totalmente sicuri di riuscire a sviluppare, e il risultato fu “Paranoid Android”. Apprezzarono molto anche tutti i suoni di Mellotron che usammo nel nostro primo album e in seguito ne aggiunsero in grande quantità su “Ok Computer”. Riagganciandomi al discorso fatto in precedenza, penso dunque che “Attack” sia stato il primo di una nuova generazione di hit record. Certamente i Radiohead erano una band affermata e perciò si guadagnarono tutto il plauso, ma ricordo che ai Q Awards Ed O’Brian fu molto gentile e quando ricevette il premio disse che “Attack” era stato il maggior traguardo artistico dell’anno.

Non soltanto la musica, ma anche i testi di “Six” sono molto intricati. Ci sono un’atmosfera oscura, nichilista, e un ampio spettro di riferimenti all’arte, alla letteratura, alla religione, al cinema ecc. Qual è stato il processo compositivo? Stavi vivendo nel profondo quei sentimenti?
I testi erano un incrocio tra le mie emozioni personali e libri che leggevo in studio al tempo, che sono rappresentati nella copertina di “Six”. Ho usato molto di ciò che ho imparato sul taoismo, la morte di Brian Jones e la connessione tra tale spettro di temi, un particolare libro di Winnie The Pooh chiamato “Now We Are Six” (“Ora abbiamo sei anni” nella versione italiana, ndr) e riferimenti a “The Prisoner” (serie televisiva fantascientifica britannica del 1967, il cui protagonista viene chiamato “Numero 6”, ndr) hanno generato questi testi, sporadicamente emotivi e pieni di osservazioni basate su libri legate tutte quante dal numero sei. È un ampio spettro di temi lirici, ma sono appunto tutti legati da questo numero, da cui il nome e la direzione concettuale del disco. Alcuni dei testi, credo i migliori, semplicemente rispecchiano il punto in cui mi trovavo al tempo, in un posto sinceramente oscuro, a causa di situazioni che si stavano creando attorno alla band e alla mia infelicità per quello che stava succedendo. Versi come “life it’s a compromise anyway”, “all relationships are emptying and temporary” e sezioni di “Special/Blown It” e “Being A Girl” sono riflessioni sul mio stato d’animo al tempo non provenienti da letture, e quelli sono i testi che la gente ricorda.

Tu sei molto attivo sui social media. Un recente sondaggio che hai lanciato ha certificato il desiderio dei fan di rivedere te e Andy Rathbone sullo stesso palco. Cosa pensi di lui, come batterista? Credi che il suo contributo alla musica dei Mansun sia stato sottostimato?
Andy Rathbone è stato il migliore batterista dell’era britpop e della sua generazione. Il suo contributo è molto sottovalutato, ci ha portato a diventare da una band live nella media a una formazione esplosiva, e nell’album “Six” si è rivelato il miglior esponente dell’arte del drumming tra tutti i batteristi del genere dell’epoca; non è ancora riconosciuto come il migliore della sua generazione, ma lo sarà in futuro. Sono comsapevole del fatto che i fan vogliono vedere me e Andy suonare di nuovo sullo stesso palco, siamo tornati in buoni rapporti da quando ci siamo incontrati nel Twitter Listening Party di Tim Burgess. Ci siamo parlati al telefono qualche volta, è presto per dire se riusciremo a realizzare questa cosa, ma entrambi siamo d’accordo sul cercare di fare del nostro meglio e fare qualcosa per i fan, dal momento che il culto per i Mansun continua a crescere. Siamo d’accordo e abbiamo avviato un discorso per suonare di nuovo assieme, non ho idea di cosa succederà, siamo soltanto nelle fasi iniziali del nostro tentativo di riallacciare i rapporti, come saprete siamo passati attraverso uno degli scioglimenti più livorosi nella storia del rock. Al momento ci stiamo approcciando con cautela, quindi direi che le possibilità di riuscita dell’operazione sono al momento del 50%, tuttavia in qualche modo vogliamo tornare a suonare assieme e se riusciamo a farci trasportare, allora potrà succedere. Siamo però nelle fasi iniziali e ci sono molte ferite da guarire.

Tra il 2016 e il 2017 sei tornato con della musica inedita, questa volta come solista. Hai pubblicato due Ep e il disco “Spooky Action”, tutti per la Kscope (etichetta indipendente britannica specializzata in progressive rock, ndr). Raccontaci qualcosa sul processo di scrittura e di produzione. Ci saranno altre collaborazioni con Steven Wilson, dopo la canzone “No Ideas”?
Sì, certamente ci sarà un’altra collaborazione con Steven Wilson, ci sto lavorando proprio ora. Non sono sicuro esattamente sul quando, ma sarà all’incirca attorno alla data della pubblicazione dei nostri due prossimi album. Gran parte della composizione di “Spooky Action” è stata fatta dopo lo scioglimento dei Mansun e stavo liberando la rabbia per via di quella situazione. Ad ogni modo, la Parlophone continuava a chiamarmi nei loro uffici per cercare di convincermi a pubblicare il disco, ma stavo facendo altre cose e non sentivo di appartenere all’era degli Strokes o dei White Stripes, così mi sono concentrato sullo scrivere per altri artisti e produrli nel mio studio a Londra. Comunque, ci fu una grossa convention sui Mansun in Inghilterra circa sei anni fa e allora un sacco di compagnie discografiche non facevano che propormi di pubblicare il disco per loro, cosi mi sembrò un naturale progetto per il prosieguo della mia carriera. Non avevo intenzione di portarlo in tour, volevo soltanto finire un vecchio disco non pubblicato, ma ha raggiunto la top 20 inglese, così abbiamo organizzato qualche spettacolo che ha fatto il tutto esaurito e abbiamo finito per girare in America, Francia, Irlanda, Giappone e Cina in un grandissimo tour, con l’album che ha venduto parecchio ovunque. Non ho potuto proprio dire di no a realizzare un seguito, a fronte di questo successo.

A proposito, sappiamo che stai lavorando al tuo secondo album solista. Ci puoi rivelare qualcosa?
Beh, intanto si tratta di un finto concept-album sulla falsariga di “Attack”. Si chiama “Cult Leader Tactics” ed è prevista la pubblicazione di un libro di auto-motivazione con il package completo dell’album. Avrà 72 pagine e parlerà di come non avendo alcuna morale, comportandosi da bastardi assoluti ed essendo pronti a mettere i piedi in testa a chiunque per ottenere ciò che vuoi, si possa arrivare in cima a ogni compagnia/settore industriale. Ci sono molti testi di auto-motivazione in giro e questo è una parodia dark di quel tipo di letteratura, verrà anche accompagnato da un cd ipnotico da ascoltare con le cuffie di notte: si tratterà di un cd di ipnosi sullo stile ASMR con l’intento di programmare l’ascoltatore in maniera subliminale a diventare una persona di successo comportandosi da grandissimo stronzo. Abbiamo conosciuto tutti delle persone cosi, ora lo puoi essere anche tu. “Cult Leader Tactics” è un libro per tutti, dalle persone miti e dalle buone maniere a quelle machiavelliche e anche gli psicopatici con disturbi narcisistici della personalità possono imparare alcune delle tecniche per fottere tutti nel tuo percorso verso la cima; tecniche che ho osservato in prima persona nei miei 25 anni di esperienza nell’industria discografica. Ricordate, questa è una parodia. Ecco, tutto il nuovo album avrà come soggetto “Cult Leader Tactics”. Se chi sta leggendo pensa che tutto ciò sia divertente o vuole soltanto vedere quanto si possa andare lontano per ottenere ciò che si vuole, allora si dovrà comprare “Cult Leader Tactics” per scoprirlo. Se volete conoscere i dettagli della pubblicazione, lascio qui la mia mailing list, per chi si volesse iscrivere.

All’inizio dell’intervista, stavamo discutendo della situazione attuale nel mondo. Il Covid-19 e tutto ciò che ne consegue causerà certamente delle crisi nelle imprese e nelle industrie di tutto il mondo. Il business della musica, in particolare, ne risentirà pesantemente. Quali sono i tuoi piani nell’immediato futuro?
Parlando dalla mia situazione, sì, molte cose cambieranno, ad esempio il lancio del mio secondo album solista è stato posticipato all’inizio del prossimo anno e il mio tour inglese è stato posticipato. I fan stavano chiedendo a gran voce i biglietti del mio show, della durata di tre ore, con una pausa centrale di venti minuti. Nel tour eseguirò nella prima metà materiale solista, mentre nella seconda porteremo per la prima volta live “Six” nella sua interezza. Abbiamo già fatto questo tipo di concerto qualche anno fa, ma suonando “Attack” nella seconda metà dello spettacolo.

Grazie mille per questa generosa intervista, Paul. Te ne siamo grati. Abbiamo soltanto un ultimo desiderio: non appena finiranno questi tempi duri, promettici che passerai in Italia per un concerto!
Sto disperatamente cercando di venire in tour in Italia per il mio secondo album. In primo luogo non so che pubblico potrei avere, perciò i fan e chiunque volesse vedere il mio show per favore si faccia sentire. Se ci sono dei promoter in Italia che vogliono realizzare questa cosa, vi prego, contattate il mio agente o direttamente me sui social media: vi metto in contatto con il mio agente e facciamo succedere questa cosa. Amo l’Italia e ci voglio davvero tornare. Ho lavorato lì con Skin nel suo album solista “Fake Chemical State”, dove ho co-firmato i primi due singoli con lei e ho fatto un giro con David Bowie prima della sua morte prematura. Abbiamo fatto i nostri concerti e siamo stati in tour con i Manic Street Preachers, mi piacerebbe fare delle date in Italia, ma sono nelle mani dei promoter italiani e della loro volontà di mettere su degli show per me. Io farei pure dei concerti più intimi in acustico, l’ho fatto negli Stati Uniti, in Francia, in Giappone, in Belgio... oppure porterei tutta la mia band dove farei il mio show per intero, suonando nella seconda metà o “Attack” o “Six”, a seconda delle preferenze dei fan italiani. Ma, per favore, spargete la voce presso i promoter, voglio far breccia in Italia e fare più date possibili, se c’è un pubblico per me. È nelle vostre mani farlo succedere, sto solo aspettando offerte e, ve lo prometto, verrò in tour in Italia l’anno prossimo.

Discografia

MANSUN
Attack Of The Grey Lantern (Parlophone, 1997) 8,5
Six(Parlophone, 1998) 8,5
Little Kix (Parlophone, 2000)6
Kleptomania (Parlophone, 2004)6,5
Legacy - The Best Of Mansun(Parlophone, 2006)5,5
PAUL DRAPER
Ep One (Kscope, 2016)7
Ep Two(Kscope, 2016)7
Spooky Action (Kscope, 2017)7,5
Cult Leader Tactics (Kscope, 2022)7
Pietra miliare
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Egg Shaped Fred
(da Attack Of The Grey Lantern, 1996)

Stripper Vicar
(da Attack Of The Grey Lantern, 1996)

Taxloss
(da Attack Of The Grey Lantern, 1997
)

 

Legacy
(da Six, 1998)

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