Maximilian Hecker

Un inguaribile romantico

intervista di Magda Di Genova

Maxi!
Ciao!

Cominciamo subito a parlare di "I'll Be a Virgin, I'll Be a Mountain". Questo è il tuo quarto disco e, nel tuo percorso musicale, ho sempre trovato una crescita costante in termini di maturità.
Pensi che questa crescita abbia portato "
I'll Be a Virgin, I'll Be a Mountain" a essere un disco in qualche modo diverso dai precedenti?
...Non penso che sia un disco poi così diverso dagli altri. L'intenzione è sempre la stessa: scrivere delle belle canzoni. Questo disco è sicuramente meno orchestrale, meno epico, è più vicino alla musica cantautorale che al suono che può avere un gruppo, come è successo, per esempio, con i primi due dischi. Non posso dire che molte cose siano cambiate...

Parliamo della copertina e del titolo. In copertina non ci sono vergini, né montagne...
Si tratta di un dipinto che ha fatto una mia amica finlandese (Liisa Lounila) e che fa parte di una serie di quadri che ha dipinto e che si intitola "Hurriganes". Avevo già scelto i suoi quadri per le copertine di due dei miei dischi e mi sembrava opportuno che le mie copertine continuassero con il suo stile.
Potrei mettermi qui e cercare di interpretare il quadro, ma lo farei come lo farebbe chiunque altro. Si potrebbe interpretare come una scena apocalittica e rendersi conto che, in quel momento, tutto, alla fine, scompare e muore.

Mh... volevo chiederti cos'hanno in comune vergini e montagne...
Rappresentano la purezza e l'eternità. Sai, è impossibile diventare vergine - nel senso di purezza - o montagna nella realtà. Sono delle metafore che rimandano all'opposto della realtà.

Continuiamo a parlare per un po' del titolo. Mi sembra che, per la prima volta, sia riferito a te stesso: il primo disco si intitolava "Infinite Love Songs" e le canzoni d'amore sono solitamente indirizzate a qualcun altro, poi abbiamo avuto "Rose" e "Lady Sleep". Cos'è successo in Maximilian Hecker?
Mmmh... Uhm... Scusa, abbi pazienza: devo chiudere la finestra. Aspetta, rimani lì... Dunque... ogni singola canzone che ho scritto finora riguarda solo me in prima persona. È sempre stato così e non c'è mai stato un vero cambiamento. Non è mai, veramente, stato a proposito di qualcun altro, nemmeno quando intitolo il disco con il nome di una donna o quando mi senti cantare di "te", si tratta di una persona sulla quale focalizzo la mia attenzione e verso la quale indirizzo i miei desideri, ma stai sempre vedendo il mio punto di vista. Sono sempre stato un egocentrico (sorride).

Eppure, in "I'll Be a Virgin, I'll Be a Mountain", troviamo un personaggio ricorrente del quale avevi già parlato in "Lady Sleep": mi riferisco a Snow White. Comincio a chiedermi chi sia, se si tratta di una persona vera, o se è semplicemente la tua Musa.
(sorride) ...È una domanda difficile! ...Innanzitutto è un personaggio preso in prestito da una favola... Quello che più mi ha affascinato è che si trova sospesa tra il sonno e la morte e questo paradosso, che un essere umano riesca a godere della "pace eterna", è possibile solo in questo tipo di favole.
Immagino che chiunque, al mondo, abbia in qualche modo tentato di raggiungere uno stato fisico e mentale migliore, di sbarazzarsi di tutti i mali. Ovviamente tutto questo è possibile solo prima della nascita e dopo la morte e, dal momento che nessuno vuole abbandonare la propria vita, per raggiungere questa "pace eterna", si tende a cercare una sorta di felicità quando si è in vita. ...Sì. Mh.

Una volta ti ho sentito dire che tratti le parole come fossero uno strumento per le tue canzoni e non dai loro un peso particolare. Le tratti ancora in questo modo?
No, curo molto l'uso delle parole. Faccio del mio meglio. Mi rendo conto che il significato delle parole possa cambiare il mood di una canzone.
Chiunque dovrebbe tener ben conto delle parole: non puoi semplicemente limitarti a posizionare le parole solo per fare la rima perché l'ascoltatore si rende conto che non ti sei sforzato abbastanza per arrivare a un buon risultato e che non c'è assolutamente nulla dietro la canzoncina. Il pubblico si merita di ascoltare un artista "autentico", che possa essere degno di una certa credibilità, solo così riuscirà a interagire completamente con l'artista e comincerà finalmente a vederlo come una persona in carne e ossa, con una credibilità e degno di essere seguito.

Hai l'impressione che le persone riescano veramente a capire quello che c'è nella tua musica?
La maggior parte della gente descrive la mia musica come "musica triste". Tu pensi che la mia sia "musica triste"?

Assolutamente no: secondo me la "musica triste" è ben altra. No, ho sempre pensato, soprattutto con questo tuo ultimo disco, che facessi una "musica melodica". Mi sembra che questa sia qualcosa che ti infastidisce particolarmente.
Be', tutti noi ascoltiamo un disco per trarne beneficio e nessuno considera la "tristezza" come un beneficio e non esiste nessun motivo per nessuno per voler sentirsi triste. Comunque...

Torniamo a "I'll Be a Virgin, I'll Be a Mountain"; trovo sia il classico disco da domenica mattina. Cosa ascolta Maximilian Hecker la domenica mattina?
Ti dirò, in realtà non ascolto tanta musica... Ascolto sempre le stesse cose e (sorride) non ho un disco in particolare che mi piace ascoltare la domenica mattina.

Quindi non sei particolarmente attento alla scena attuale.
Sono troppo pigro e non sento un gran bisogno di scoprire nuovi artisti. E poi non puoi assolutamente fidarti delle riviste: ogni recensione che leggo che osanna un gruppo, poi finisco col comprare il disco e nel 90% dei casi scopro che la recensione è completamente sbagliata. Non mi fido più delle recensioni che leggo sulle riviste.
Ultimamente mi affido più alle coincidenze che ti portano a conoscere delle nuova musica. Ultimamente mi affido più a quelle, sì.

Ti ho visto suonare dal vivo qualche anno fa. Eri solo sul palco e, a un certo punto, hai accennato a "Take On Me" degli a-ha. Suoni ancora le loro canzoni in concerto o adesso hai più materiale tuo quindi puoi non ricorrere alle cover per riempire il tempo di un set?
A volte proporre delle cover può essere un'esperienza molto interessante, ma tendo a non suonare le canzoni degli altri, preferisco suonare la mia musica. Quella che hai sentita era solo una piccola citazione perché, in quel periodo, mi divertiva.

Hai prodotto il disco di Jeffrey Hayes. Hai trovato la produzione un'esperienza positiva?
Ehm... Sì, lo è stata. Probabilmente quello sarà il mio futuro, sai, quando sarò grasso e brutto. Sì, diventerò un produttore.
È stata un'esperienza interessante anche se penso che nessuno sappia veramente cosa significhi "produrre": penso abbia diversi significati da "urlare dietro alla gente" a "starsene tranquillo a sorseggiare caffè". Anche quello può, a volte, essere considerato "produrre un disco".
In quel disco ho suonato tutti gli strumenti che non suonava Jeffrey e ho apportato delle modifiche ad alcuni arrangiamenti.
Direi che è stato un inizio.

Quindi produrrai qualcun altro?
Staremo a vedere. Per il momento non è nei miei programmi, ma è possibile.

Maxi, siamo giunti all'ultima domanda: la domanda banale. Guarda, continuo a porla perché non ho mai ricevuto una risposta uguale a un'altra. Perché preferisci cantare in inglese e non in tedesco, che rimane la tua lingua madre?
Ho sempre ascoltato musica americana e inglese, da quando avevo appena quattro anni ed "essere creativi" significa anche "imitare", quindi ho "imitato" la lingua dei miei idoli.

Ti è mai capitato di scrivere una canzone in tedesco?
Sì, due o tre qualche anno fa, ma non ho intenzione di scrivere delle canzoni in tedesco per registrarle: ho scritto quelle solo per divertimento.

Grazie, Maxi, per la chiacchierata. Spero di rivederti presto, anche se stai per andare in tournée e l'Italia è stata esclusa.
Per qualche oscura ragione che nessuno capisce, questa volta non siamo riusciti a fissare nemmeno una data in Italia. Spero che ne salti fuori una tra novembre e gennaio. Vorrei veramente suonare in Italia perché ho sempre trovato un pubblico molto attento.

Maxi, vielen danke.
Ja. Tschüs.

(23 ottobre 2006)