Petrels

Tutti i colori dell'ambient sintetico

intervista di Matteo Meda

Dopo la conclusione dell'esperienza post-rock dei Bleeding Heart Narrative, pochi avrebbero scommesso sul nome di Oliver Barrett. E invece, nel giro di nemmeno un anno, ce lo siamo ritrovati a sfornare tre dischi che gli hanno fatto guadagnare un posto di diritto nella sempre più popolata scacchiera dell'ambient sintetico. Il tutto grazie a Petrels, un alter-ego nato come side-project ma divenuto in breve tempo il veicolo principale di un'ispirazione dalle tante fonti, condensate nell'ultimo periodo in un ibrido sonoro personale e difficilmente classificabile. L'abbiamo raggiunto per ricostruire assieme a lui il trionfo di questa nuova pelle.

Sto scrivendo queste domande all'indomani dell'uscita di "Mima", e ho appena saputo che ad aprile sta per uscire ancora un altro disco, il terzo in meno di un anno! C'è un motivo particolare dietro questa serie così rapida di pubblicazioni?
Il nuovo "album", "The Silver Chimney Club/Wat Tyler", è in realtà composto da due lunghi pezzi che ho scritto e registrato l'anno scorso. Non è un album nella stessa accezione dei tre precedenti di Petrels, ma credo che i due brani si completino a vicenda e si concilino bene con il ruolo di "lati" di una medesima medaglia. Così ho chiesto a Denovali se erano interessati a pubblicarlo, e con la risposta affermativa siamo arrivati all'uscita, esattamente come avvenuto per i lavori precedenti. Riguardo la rapida serie di pubblicazioni, semplicemente sono solito portare avanti più progetti contemporaneamente, tanto che l'anno scorso ho pubblicato anche una serie di lavori per violoncello autoprodotti e un Lp su Tartaruga Records con il nome di Glottalstop.

Hai lavorato separatamente a ciascun disco o sono tutti figli delle stesse session?
I due brani del nuovo lavoro sono stati scritti e registrati separatamente da "Mima", ma nel medesimo periodo in cui stavo lavorando a quel disco, per cui suppongo nascano con una prospettiva tutto sommato simile.

Qual è il concept di "Mima"? Ho notato un'atmosfera decisamente più oscura e "mistica" rispetto a "Onkalo"...
Penso che in "Mima" ci sia effettivamente più mito e più misticismo, benché siano entrambi frutto unicamente della mia fantasia. Se in "Haeligeweile" e "Onkalo" ho cercato di prendere eventi reali e creare risonanze mitiche al di fuori di essi, stavolta l'intento era quello di partire proprio da lì, di usare quegli intrecci come punto di partenza.

Altrettanto evidente è il tentativo di scavare molto più nelle profondità del tuo suono, laddove in passato ti eri invece mantenuto più "in superficie"...
Forse, o potrebbe semplicemente darsi che sia entrato maggiormente in confidenza con la tavolozza di suoni che ho utilizzato. Ho aumentato parecchio il quantitativo di tele su cui stavo disegnando a cavallo tra "Haeligewielle" e "Onkalo" e solo su "Mima" sono arrivato a padroneggiarle tutte al meglio, quindi sì, è probaile che con questi suoni sia sceso di parecchi strati verso il cuore del mio sound.

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album? Dove andrai stavolta?
"The Silver Chimney Club" è stata scritta per commemorare la morte di mio nonno, Ernest Barrett, che se n'è andato alla fine dell'anno scorso. Durante tutta la sua vita lavorativa ha girato come ingegnere civile un sacco di fabbriche e industrie e il Silver Chimney Club era un gruppo che aveva formato con alcuni colleghi con cui si ritrovava periodicamente, suppongo più per questioni di attivismo sociale che professionali. Di questo tributo non so cosa ne avrebbe fatto, ma ho voluto creare qualcosa che combinasse il mondo delle industrie di cui faceva parte e la passione per la musica che mi ha trasmesso. Era un socialista e sosteneva il partito Laburista (quello originale del dopoguerra e prima di Blair), altro aspetto che ho ereditato da lui e che si lega al secondo brano. "Wat Tyler" prende infatti il nome dal leader della Rivolta Contadina Inglese del 1381, apparentemente un fermento nato contro la tassa di voto, ma che era di fatto sottocorrente di un diffuso desiderio di cambiamento sociale e di abbattimento delle squilibrate e limitanti strutture socio-economiche del tempo. Nonostante un successo iniziale, la rivolta venne rapidamente soffocata e Wat Tyler fu fra le vittime, ucciso dal Maggiore di Londra con l'accusa di aver insultato il giovane Re d'Inghilterra, Riccardo II, durante un tavolo di trattativa. Più di sei secoli dopo, ben poco di ciò che i contadini insorti speravano cambiasse è realmente mutato.

La tua musica è piuttosto complessa da classificare: pensando a "Onkalo" mi viene in mente un mix decisamente inedito di ambient sintetica, elettroacustica, derivazioni post-rock e pure elementi orchestrali... Quali sono i tuoi punti di riferimento?
Parlarne in tutta sincerità è piuttosto complesso, perché molte delle cose che mi hanno ispirato nel fare la musica che faccio c'entrano sostanzialmente poco o nulla a livello sonoro con la stessa. La relazione fra le due è piuttosto astratta. E non mi viene da citare qualcuno in particolare: suppongo che la linea guida principale sia da sempre quella di provare e restare aperto a qualsiasi nuovo modo di fare le cose, sperando che detto così non sia troppo vago.

Quando hai fondato Petrels e a livello artistico cosa volevi e vuoi cercare con questo progetto?

Petrels è iniziato come progetto parallelo solista al di fuori dei Bleeding Heart Narrative e come il luogo dove potevo scrivere senza le costrizioni legate alla line-up della band. Quando ho iniziato a lavorare al primo album, non credo proprio di aver nemmeno pensato a dove volessi andare e a che direzione intraprendere, si è materializzato tutto crescendo ed evolvendosi spontaneamente. Penso oggi di aver definitivamente sviluppato un certo suono e un certo approccio, ma cerco di non mettere mai le mani avanti su quello che faccio con Petrels, per paura di potermi incastrare nel capire quel che veramente sia. Sull'identità ci sto ancora lavorando.

E cosa rappresenta ora per te? Come vedi la tua musica al di fuori di Petrels?

Sono già impegnato in qualche altro progetto al di fuori di Petrels - per esempio Glottalstop, l'alter-ego per i miei lavori per violoncello - e nel ruolo di autore e collaboratore per altri musicisti. Petrels resta comunque il mio focus prncipale e ci sono ancora un sacco di tangenti in esso che continuano a espandersi e svilupparsi.

Quanta della tua musica è composta e quanta, invece, improvvisata?
Quando registro parto generalmente con un'idea di base in testa per una combinazione iniziale di suoni o una struttura grezza e da lì parto lasciandomi trasportare, normalmente concludendo tutto piuttosto rapidamente. Che il risultato corrisponda alle mie aspettative o meno - la maggior parte delle volte effettivamente non corrisponde! - mantengo sempre una medesima intenzione che è quella manifestata nell'idea iniziale e che è quasi sempre piuttosto vaga. Però questo rende i pezzi non propriamente improvvisati, ma figli sempre e comunque di un meccanismo di presa diretta. Ma mi piace lavorare velocemente, anche e soprattutto per far spazio a sorprese e imprevisti che sarebbe ben più difficile ottenere, almeno per me, lavorando in maniera troppo metodica e seguendo un copione.

Nel 2012 hai pubblicato una cassetta a tuo nome... Perché non è uscita a firma Petrels?
Quella cassetta, "Yowls", è una collezione di improvvisazioni per violoncello originariamente pubblicata in una mini-edizione di 50 copie da Econore. Ho deciso di pubblicarla a mio nome perché essendo improvvisata suonava come qualcosa di diverso, lontano dalle coordinate di Petrels. Ho pubblicato anche altre due collezioni del medesimo tipo, "Yauwls" e "Yuaols", attraverso Bandcamp. Sicuramente avrei potuto e potrei tuttora pubblicare a nome Petrels ogni cosa, ma ho sempre lavorato portando avanti più progetti parallelamente e mi piace come modalità.

Denovali sta pubblicando ogni tuo lavoro, sia sulla lunga che sulla breve durata. Che rapporto hai con l'etichetta e come sei arrivato a loro?

Si sono messi in contatto con me dopo che avevo pubblicato "Haeligewielle" su Tartaruga in una prima stampa ridotta, suggerendomi un repress in vinile. Questo nuovo album ("The Silver Chimney Club/ Wat Tyler", ndr) sarà il terzo in totale con loro e mi sembra un ottimo risultato. Denovali lavora con incredibile dedizione e benché la sua base sia in un'altra nazione, posso dire di aver trovato molto più facile coordinarmi con loro rispetto ad altre etichette britanniche con cui ho avuto esperienze in passato.

Il tuo primo album è stato una sorta di "prova generale" del sound che avresti poi sviluppato e approfondito... Stavi ancora cercando la direzione giusta da intraprendere?
In realtà avevo già un'idea ben chiara riguardo il suono che volevo per "Haeligewielle", ma si trattava di qualcosa di molto legato alle tematiche che trattavo nel disco, e quindi onestamente non ho pensato granché a cosa ne avrei fatto oltre al semplice mettere insieme le due cose. La combinazione di archi, rumore ed elettronica che ho usato mi è sembrata funzionare bene e mi ha dato parecchie idee riguardo differenti direzioni da intraprendere successivamente, direzioni che suppongo continuerò a sperimentare ed evolvere per parecchio tempo.

Che strumenti utilizzi nelle tue esecuzioni? Quali di questi normalmente suoni e quali invece lasci gestire a laptop o controlli artificiali e digitali?
Le fonti sonore principali che uso sono il violoncello e alcuni sintetizzatori economici. Tutti i suoni con cui inizio a lavorare sono acustici o analogici, che poi modifico o cambio dopo aver registrato per mezzo di software digitali. Non c'è nessuna ragione ideologica dietro questo modo di lavorare, è solo il mio attuale set-up. Suono il violoncello da quando ho quattro anni ed è pertanto lo strumento con cui mi trovo più a mio agio: credo che i tratti somatici della mia musica che dipendono o derivano da esso siano molti di più di quello che la gente crede quando ascolta.

Riguardo i Bleeding Heart Narrative, il gruppo esiste ancora?
Abbiamo preso una decisione verso la fine del 2012: molti dei membri erano in procinto di abbandonare per un periodo di tempo indefinito, e così abbiamo sentito che era giunto il momento di tracciarci una linea sopra. Probabile che suonare in sei richiedesse molta più energia di quella che eravamo in grado di dare in quel periodo.

Cosa porti oggi con te di quell'esperienza?
Beh, l'approccio e la musica sono sicuramente diversi - Bleeding Heart Narrative era decisamente più basato sulla forma-canzone - ma a livello di suono e di scrittura ci sono molte affinità. Anche negli elementi minori - come lo scrivere per archi suonati assieme a elementi noise - mi porto dietro molto di quel che ho imparato in quegli anni. Sono sicuro che tornerò a lavorare con strutture sonore più flessibili e leggere, prima o poi, ma sospetto che non avverrà con Petrels. Vedremo.

Hai suonato parecchie volte in supporto ad artisti importantissimi... Credi che il palco sia una dimensione in grado di valorizzare la tua musica?
Assolutamente. Credo che molto di quel che sto attualmente facendo con Petrels, nella forma di parecchi elementi, abbia decisamente più senso se eseguito dal vivo che se registrato in studio. Mi piace anche il fatto che suonando da solo posso decidere di andare in un posto portandomi dietro la mia valigia e fare un po' di rumore. Come esperienza mi manca il suonare assieme ad altre persone, ma non è detto che non riesca a provare anche quella dimensione, prima o poi.

Quando sei sul palco peschi dal tuo repertorio o ti abbandoni completamente all'improvvisazione?
C'è una percentuale del 50 e 50 fra materiale che elaboro dal vivo e altro pre-registrato che mi limito a manipolare ed adattare. Quindi c'è effettivamente una componente di ogni set che lascio semi-libero ma questa cambia a ogni show. Alcune delle fonti sonore che uso in studio, come cori e archi, sono impossibili da riprodurre live, almeno per un artista che suona da solo e non ha un gran budget, quindi per sostituirle uso serenamente dei loop preparati.

Nei prossimi live proporrai materiale dai tuoi ultimi lavori?
Probabilmente pescherò dalle tracklist di "Haeligewielle", "Onkalo" e "Mima", ma è altrettanto probabile che inserisca qualcosa di nuovo.

In chiusura, c'è qualche possibilità di vederti in Italia?
Non ho programmi né date confermate al momento, ma è da tanto che mi piacerebbe venirci e quindi credo ci siano tutte le possibilità perché passi in tempi brevi!

Discografia

BLEEDING HEART NARRATIVE(Oliver Barrett, Alastair Bailey, Max Bondi, Benjamin Gaymer, Jan Moys, Clarissa Carlyon, Rebecca Mears)
CD & LP
This Octopus Is Going To Eat Your Face (Autoprodotto, 2008)
All That Was Missing We Never Had In The World (Tartaruga, 2008)
Tongue Tangled Hair (Tartaruga, 2009)
Lung Mangled Bear (remix, Tartaruga, 2009)
Caveats (Autoprodotto, 2012)
EP & 12"
Wire And String (with Gosia Winter, Tartaruga, 2009)
Bison EP (ltd, Brainlove, 2011)
PETRELS
CD & LP
Haeligewielle (Tartaruga, 2011)
Onkalo (Denovali, 2013)
Mima (Denovali, 2014)
The Silver Chimney Club / Wat Tyler (Denovali, 2014)
Flailing Tomb (Denovali, 2015)
EP, 12", CD-R, Split
20 Ways To Draw Dolph Lundgreen (Cd-R, ltd, with Ben Gaymer & Max Bondi, Self-Released, 2012)
All Things In Common (Denovali, 2014)
GLOTTALSTOP
Woodsmoke (Lp, Tartaruga, 2014)
OLIVER BARRETT
Yowls (cass, ltd, Econore, 2012)
Yauwls (dig, Self-Released, 2013)
Yuaols (dig, Self-Released, 2013)
ASTROTHRONE(with Wayne Adams)
Space Carrier (Ep, Self-Released, 2013)
Pietra miliare
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