Thisquietarmy

Nebulose policromatiche per chitarra

intervista di Matteo Meda

Raggiungiamo Eric Quach un paio di mesi dopo l'uscita di "Hex Mountains", lavoro che ha segnato un cambio di direzione nel solco della sua più prolifica incarnazione artistica. L'ex Destroyalldreamers sembra avere deciso di condurre il suo soundworld verso mondi sonori più organici e terreni, lasciando da parte le rarefazioni del passato in favore del ritmo e dell'oscurità. Una direzione che era in realtà già apparsa alle porte tre anni fa, in quel "Resurgence" che era stato ben lungi dal convincere appieno. Pur non esaltando, stavolta il risultato sembra ben più concreto, tanto da rappresentare una possibile base per un futuro percorso sonoro in direzione drone-doom. Questo e altro abbiamo chiesto a Quach, in un'analisi a trecentosessanta gradi sul disco e sulla natura del progetto Thisquietarmy.

Non è strano per uno come te aver pubblicato un solo album quest'anno?
In realtà no. L'unico anno in cui ho pubblicato due album è stato il 2011, con "Vessels" e "Resurgence", ma solo perché il primo sarebbe dovuto uscire l'anno precedente e "Aftermath" nel 2009. Ma quest'anno ho lavorato anche a uno split con Labirinto, a un Dvd live e alle remaster in vinile di "Aftermath" e "Blackhaunter". Generalmente impiego parecchio tempo a completare un disco, ci sono così tante registrazioni da fare e così tanti concept potenzialmente da sviluppare, così tante idee incomplete tra tour, collaborazioni e materiale di cui non sono convinto appieno. Molti dei miei dischi sono stati registrati anche 3 o 4 anni prima della loro pubblicazione. Il primo abbozzo di quel che sarebbe diventato "Hex Mountains", per esempio, risale al 2011.

Qual è il percorso musicale che porta a “Hex Mountains”? Credi sia corretto ricollegarlo ad "Aftermath" e alle tue collaborazioni con Aidan Baker?
Non credo che sia legato in particolare a quei due ambiti, per quanto di sicuro vi siano punti di contatto, come la presenza di guitar drone e l'improvvisazione come principale mezzo d'espressione, o ancora la presenza di altri musicisti che rende difficile definire "Hex Mountains" un lavoro solista al cento per cento.
L'idea iniziale per il disco è nata quando nel 2011 il batterista degli Alaskan si è proposto per suonare con me. Pochi mesi prima avevamo condiviso alcuni show in Canada, e non avevo mai avuto un batterista per quanto sentissi di averne bisogno. Per questo ho accettato la sua offerta e ci siamo trovati un paio di volte a Ottawa per delle jam, che abbiamo registrato senza sapere esattamente che cosa farne.
Più avanti, durante un tour in Francia nel 2012, ho registrato delle jam con Émilie Bresson dei Monarch e Jeanne Peluard, di fatto la sua sostituta, che aveva lavorato con me già nello split con gli Year Of No Light. Ma queste session non erano certo pensate per essere accorpate, per quanto non avessi idea di come portarle avanti mantenendole ciascuna per conto proprio. Per ciascuna collaborazione avevo qualcosa come qualche ora di registrazioni, che svariavano dallo sludge con batteria all'ambient con voci. Mi ci è voluto un anno di pensieri e analisi, sovraincisioni ed editing per dare un senso a tutto. E alla fine il prodotto che ne è uscito è esattamente quel che volevo fosse.

Che ruolo ha giocato la chitarra nel disco, rispetto anche ad altri lavori in cui era in primo piano, come le collaborazioni con Aidan?
Non credo che segua per niente la stessa strada delle collaborazioni con Aidan, se non per il fatto che sia quella che la via di "Hex Mountains" sono incentrate sull'improvvisazione. In generale, non cambio mai il mio set-up in funzione di un disco, perché non ho mai in testa un'idea definitiva quando registro. Uso sempre la stessa chitarra e gli stessi pedali, e sempre la stessa dall'inizio alla fine di un disco, almeno per quel che riguarda Thisquietarmy che è da sempre incentrato su droni e improvvisazione. Per questo è normale che ci siano somiglianze in tutti i lavori in cui suono la chitarra, ma è solo una forma che tutti i brani tendono a prendere nel processo di post-registrazione.

Al tempo stesso, "Hex Mountains" segna anche una sorta di nuova direzione, un mix di sludge e drone. Da dove deriva?
Tutti i miei lavori precedenti erano a grandi linee album solisti, estranei a infuenze esterne. Questa è la prima volta in cui apro le porte di Thisquietarmy a dei collaboratori, che ci mettono il loro: di sicuro c'è l'influenza del batterista e dei vocalist, perché quando suoni con altre persone cambiano le dinamiche del tuo suono e il modo in cui suoni. Ho avuto una sorta di dibattito interiore sul fatto che "Hex Mountains" potesse essere un disco di Thisquietarmy, perché questo progetto è sempre stato al cento per cento mio, ma ho poi capito che in ogni caso non sarebbe mai potuto essere qualsiasi cosa volessi, e se c'era una cosa di cui avevo bisogno era portarci dentro nuove idee per superare le limitazioni della one-man band.
Peraltro, dopo aver recentemente spartito palchi e tour con band heavy come Caspian, Year Of No Light e Nadja e aver in passato aperto concerti per i vari Russian Circles, Deafheaven e Maserati, ho sentito il desiderio di fare un disco "epico", che includesse elementi di black metal, doom, dark-ambient e post-rock che in parte già erano nel soun di Thisquietarmy. La batteria ha dato una mano decisiva ad aggiungere un po' di massa muscolare e l'uso della voce nelle parti ambientali ha aggiunto invece quel tono funereo-occulto che ha bilanciato il tutto.

Il clima dell'album è collegato, dalla cover ma anche dal titolo, con un immaginario di tipo naturalistico?
Mi interessava un artwork classico che potesse rappresentare visivamente gli elementi sonori presenti nel disco: le montagne descrivono qualcosa di più grande della vita, e la maledizione per l'elemento stregato-rituale. I paesaggi naturali possono essere collegati al black-metal e al post-rock come classici simboli visivi, esattamente come la nebbia al gusto ambientale, le nuvole misteriose e minacciose a un sentimento mistico. Ho raccolto quelle foto mentre ero in tour per l'Europa, a significare che la strada è diventata una parte importante della mia vita e una fonte di ispirazione.

Hai intenzione di proseguire nella direzione di "Hex Mountains" o di mantenere più dimensioni in ciascun tuo prossimo lavoro?
Questa è la domanda che sto cercando di fare a me stesso, ma non ci sarà alcuna risposta fino a quando non inizierò effettivamente a registrare qualcosa di nuovo. In un certo senso, "Hex Mountains" soffre comunque delle limitazioni della one-man band: le drum machine ripetitive e i droni di chitarra sono elementi che uso da tempo. Sento come se ne avessi fatti abbastanza, di dischi in questa direzione, e non è facile trovare nuove idee senza rinnovare la strumentazione e le tecniche. E per quel che mi riguarda, "Resurgence" rappresenta in ogni caso la fine di un capitolo. Ho parecchie idee riguardo quel che vorrei fare in quanto a sound e strutture, alcune provenienti da quanto già fatto in "Hex Mountains" e altre completamente differenti. Ma alcune di queste sono sicuramente troppo ambiziose per poterle sviluppare da solo. L'avere aperto le mie porte a diversi collaboratori credo sia l'unica coordinata che voglio mantenere sicuramente, ma questo non significa che non potrei fare in futuro dischi solisti o di pura ambient music.

A proposito di strumentazione: che cosa hai usato in "Hex Mountains" e quanto hai cambiato rispetto al passato?
Ho usato solo chitarre ed effetti e al solito non c'è un momento nel disco in cui non ci sia la chitarra. Chi non riesce a trovarne traccia da qualche parte si fa probabilmente ingannare da qualche pedale. Proprio per questo stilisticamente credo sia ancora un album di Thisquietarmy a tutti gli effetti. Poi c'erano la batteria di Scotty Rooney, il basso di Dorian Williamson e mio in un brano e le voci processate di Émilie Bresson & Jeanne Peluard. Jeanne ha suonato anche degli ottoni processati, ma è abbastanza difficile identificarli, tanto che non sono nemmeno sicuro siano finiti sul disco. Ho registrato tutto in spazi diversi usando quel che c'era a disposizione in ciascuno, per esempio Vox AC30, Ampeg SVTs or PA systems, variando anche microfoni e tecniche di registrazione. Normalmente registro quasi tutto a casa con pre-amplificazione o il mio piccolo Traynor, e qualche volta ci aggiungo i sintetizzatori.

Tornando seriamente alla prima domanda, hai impiegato davvero più tempo a completare "Hex Mountains" rispetto ai tuoi lavori precedenti?
Per quanto riguarda le registrazioni ci ho messo di meno, perché si è trattato di session della durata di 2-3 giorni ciascuna. Ma per quel che riguarda invece il che fare di queste registrazioni, come assemblarle, analizzarle, modificarle, mixarle e miscelare i vari strumenti, credo sia servito più tempo per arrivare al punto di riuscire a considerarlo un disco finito.

Come ti trovi a pubblicare per più etichette? E cosa determina la scelta di pubblicare un album con una piuttosto che con l'altra?
Mi piace lavorare con label diverse, perché mi permette di fare esperienza in ambienti diversi. Comunque, Denovali ha pubblicato in 2 anni tre nuovi dischi e tre remaster di miei lavori, non credo che altre etichette avrebbero mai potuto fare tanto. Questo, assieme al fatto di trovarmi spesso in tour in Europa e in particolare in Germania, fa sì che sia di fatto la mia etichetta principale, tra l'altro motivata a continuare a pubblicare miei lavori. Spesso mi cimento anche in collaborazioni o split con altri musicisti che hanno già la loro idea riguardo l'etichetta a cui far pubblicare il lavoro, e in tal caso trovo bello il fatto di poter lavorare con realtà nuove, magari piccole e da altre nazioni. Mi piace anche pubblicare 7" o casssette hand-made per la mia microetichetta, Thisquietarmy Records.

Il target sonoro di un'etichetta condiziona il tuo modo di approcciarti al lavoro che produrrai per la stessa?

Assolutamente no. Prima di tutto viene la mia creatività, poi il come adattare tutto a catalogo e strategie commerciali è una questione che riguarda le etichette e di cui si devono occupare loro.

Da quali elementi trai ispirazione per la tua musica?
Quel che creo nasce nei termini di come e cosa provo e che reazioni ho rispetto a ciò che mi circonda: esperienze di vita, eventi nel mondo, relazioni personali... Ovviamente dal punto di vista dei suoni sono influenzato da tutto ciò che cattura la mia attenzione, ma è comunque qualcosa che viene da dentro. Non so davvero come spiegarlo, perché ogni volta che creo musica è come se fosse la prima volta che lo faccio, con la differenza che i risultati sono sempre diversi.

Che relazione c'è fra l'idea e la performance nel tuo modo di fare musica? Più semplicemente: quanto conta l'improvvisazione e quanto l'idea?
L'improvvisazione ricopre una parte enorme della fase di composizione in studio. Senza improvvisazione, non ci sarebbero idee per costruire i brani. Non arrivo con dei suoni nella mia testa per poi registrarli, non succede mai nulla del genere. Ho bisogno di suonare e improvvisare, poi di ascoltare e reagire ai risultati per portarli verso qualsiasi concetto siano in grado di rappresentare.

Come sono strutturate le tue performance live?
Le mie performance possono essere molto diverse fra di loro. Ultimamente, ho imparato a ricostruire sequenze e strutture delle tracce tramite l'improvvisazione, ma molti aspetti restano casuali: per esempio il brano da cui inizio dipende esclusivamente da cosa mi viene spontaneo in quel momento, dall'atmosfera che c'è nell'aria, dal luogo, dall'impianto, dal tecnico del suono, dal pubblico, tutti soggetti che giocano un ruolo decisivo nel definire la direzione del set. Per esempio, se mi capita di suonare in un posto con un impianto potente, cerco di trarne vantaggio; se invece suono in una chiesa, cerco di adattarmi alla sua acustica. La performance live non è un qualcosa di ricercato, ma solo un'espressione di come mi sento in quel determinato momento.

Sei attivo anche in altri ambiti artistici, su tutti il multimediale. Che collegamento c'è fra le tue "anime"?
Tutte le mie espressioni artistiche provengono da un'unica anima, per questo di sicuro c'è un collegamento fra tutte: tanto per fare un esempio, l'uso dei miei video, delle mie fotografie e dei miei strumenti di design all'interno del contesto musicale. Tutto quel che concerne la mia arte è qualcosa di molto personale, che renderebbe impossibile lavorare per altri o produrre per altri che non siano me stesso.
 
Che progetti hai per il 2014 e i mesi a venire?
Alcune collaborazioni con Syndrome sono pronte per essere pubblicate, e poi ce n'è anche un'altra con Noveller. Al momento sto preparando un tour per la primavera di quest'anno, dove suonerò ad alcuni festival, fra cui il Dunk Festival in Belgio - manifestazione orientata al post-rock che ho seguito per anni - e il Dudefest in Germania, assieme a nomi come Church Of Ra, Locrain e True Window. Vedremo dove l'itinerario e le offerte mi porteranno, ma mi piacerebbe dare un seguito al tour che mi ha visto impegnato fino all'autunno dell'anno appena conclusosi, sperando di passare di più per la Germania, l'Europa orientale e magari la Scandinavia. Nel frattempo sto registrando alcuni demo per un possibile nuovo album, che arriverà probabilmente nel 2015.

Discografia

DESTROYALLDREAMERS
Destroyalldreamers (Ep, Self-released, 2003)
À Coeur Léger Sommeil Sanglant (Where Are My Records, 2004)
Glare/Halo (Ep, Claire's Echo, 2007)
Wish I Was All Flames (Where Are My Records, 2007)
THISQUIETARMY
CD & LP
Unconquered (Foreshadow, 2008)
Aftermath (Basses Frequences, 2010)
Vessels (Aurora Borealis, 2011)
Resurgence (Denovali, 2011)
Exorcisms (Denovali, 2012)
Hex Mountains (Denovali, 2013)
Rebirths (ltd, Consouling Sounds/Thisquietarmy/Tokyo Jupiter, 2014)
CD-R & Cassette
Wintersleeper (Thisquietarmy, 2005)
Echotone (ltd, Chat Blanc, 2007)
Blackhaunter (Elevation, 2008)
Transmissions To 3774379 258421 13S (Alien8, 2008)
///Meanwhile (ltd, Thisquietarmy, 2009)
Altar Of Drone (cass, ltd, Midira, 2014)
Crowsanne (cass, ltd, Dead Vox, 2014)
THISQUIETARMY & AIDAN BAKER
CD & LP
A Picture Of A Picture (Killer Pimp, 2009)
Document: Eurotour 2011 - Live In Paris & Ljubjana (Thisquietarmy/Pirate Ship, 2012)
Hypnodrome Ensemble (Consouling Sounds, 2014)
EP
Orange (ltd, Thisquietarmy, 2007)
THISQUIETARMY & YELLOW6 (CD & LP)
Death (Bass Frequencies, 2010)
Death Valley (Basses Frequencies, 2012)
ALTRE COLLABORAZIONI (THISQUIETARMY) (CD & LP)
Meridians (with Scott Cortez, Three Four, 2010)
Year Of No Light & Thisquietarmy (with Year Of No Light, Destructure, 2012)
Reveries (with Noveller, Shelter Press, 2014)
The Lonely Mountain (split, with Syndrome, Consouling Sounds, 2014)
MAINS DE GIVRE (with Émilie Livernois-Desroches)
Insomnie À L'Ail (CD-R, ltd, Thisquietarmy, 2009)
Esther Marie (ltd, Textura, 2010)
PARALLEL LINES (with Pascal Asselin & Ryan Ferguson)
38.11 (CD-R, ltd, Dead Pilot, 2010)
11.3.11 (CD-R, mini, Thisquietarmy, 2011)
Infinity (Oxide Tones/Where Are My Records, 2012)
White Fur /// Back Cathedral (ltd, Oaken Palace, 2013)
GHIDRAH (with Martin Dumais & Reuel Ordonez)
The Guitar Years (Cd-R, live, Brise-Cul, 2011)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Thisquietarmy su Ondarock

Vai alla scheda artista

Thisquietarmy sul web

Sito ufficiale
Facebook                               
Bandcamp
Twitter