Trembling Blue Stars

L’ombra di un bacio non dato

intervista di Francesco Amoroso

Bobby Wratten è sulle scene da ormai quasi un ventennio, con i suoi The Field Mice prima, con i Northern Picture Library, poi, e infine con i Trembling Blue Stars, attraversando e caratterizzando la scena indie-pop d’oltremanica come forse nessun altro. La sua visione dell’approccio alla musica, totalmente basato sulla passione e lontano dalle logiche di mercato ha, purtroppo, contribuito a relegare le sue varie creature in uno stato di semi-oscurità. È però, forse, stato questo anche il motivo principale per il quale, intorno ai The Field Mice, e ora intorno ai Trembling Blue Stars, si sia creato un seguito di culto (da qualche anno anche oltreoceano) di fedelissimi e fervidi appassionati.
Nella lunga chiacchierata che segue, Bobby tocca i tanti aspetti che il mondo della musica coinvolge: dal business musicale ai metodi di composizione, fino all’attitudine e ai motivi che lo spingono a scrivere canzoni ancora adesso. E riesce, nonostante il mezzo dell’e-mail possa sembrare freddo e distaccato, a trasmettere a chi legge, un po’ della passione e del "sacro fuoco" che accompagna le sue avventure musicali.

Prima di tutto mi piacerebbe sapere come vanno le cose con la vostra nuova etichetta spagnola, la Elefant. Questo è il secondo album che esce per loro. Sei soddisfatto? Come hanno promosso il vostro album precedente? E come pensano di produrre il nuovo?
Sono molto contento della Elefant. Innanzitutto e prima di ogni altra cosa, ciò che più conta nel nostro rapporto con loro è sempre la musica. Alla fin fine, è tutto ciò di cui gli importa. Inoltre è un’etichetta che si occupa molto del lato estetico. Un mondo in technicolor splendidamente disegnato! Per quanto riguarda la promozione, non abbiamo nulla di cui lamentarci. Da quando siamo su Elefant abbiamo avuto accesso a una promozione radiofonica e sulla stampa come non ci era mai capitato prima. Bisogna tenere in considerazione che noi non siamo il gruppo più facile da promuovere; non suoniamo dal vivo, non ci piace fare sessioni fotografiche e preferiremmo, di gran lunga, che la musica parlasse per noi, piuttosto che parlare della musica (sorride, ndr).
Un’altra area che ci è stata dischiusa grazie alla Elefant è quella dei video. A parte approvare l’idea iniziale e dire che non vogliamo apparire nei video, siamo molto contenti di lasciar che i registi esprimano la loro visione artistica. Meno siamo coinvolti più siamo felici.
Fino a quando la Elefant sarà contenta di averci nell’etichetta e fino a che non perderanno la pazienza con noi, io sarò felice per noi. Penso che alla fine artisticamente ci troviamo in una posizione invidiabile, Abbiamo un completo controllo creativo e non dobbiamo fare nulla che non vogliamo fare.

Ci sono voci, sopratutto in rete, che questo potrebbe essere il vostro ultimo album. C’è qualcosa di vero?
Anche io ho sentito queste voci. Credo che siano sorte poiché non suoniamo più dal vivo e c’è stata qualche chiacchiera circa l’ipotesi che avremmo fatto solo un altro disco. Ma non l’abbiamo mai detto noi! In un certo senso, ogni album potrebbe essere l’ultimo. Non guardo mai oltre l’album cui sto lavorando. Tendo a usare ogni singola idea e a trattarla come fosse la mia ultima possibilità di fare un album. Non conservo niente. E poi, una volta che hai finito, ti senti un po’ svuotato. Come se non ci fosse nulla altro da dire. Inoltre, il prossimo Ep (che uscirà in autunno, ndr) si conclude con un brano che si chiama "And Then Silence", che è stato scritto in una condizione di voler scomparire musicalmente. Ma l’ho superata!
Abbiamo iniziato a registrare il nuovo album esattamente un anno fa e abbiamo concluso nell’ottobre del 2006. Da allora sono venute in superficie nuove idee. Devo solo aspettare un po’ per loro. Ho alcune idee per un altro album, ma se ne parlerà un po' più avanti. Ma purché la Elefanti voglia permetterci di incidere un nuovo album, "The Last Holy Writer" non sarà l’ultimo.

Credi che ci sia ancora qualcosa per cui valga la pena di scrivere musica?
Questa è una domanda difficile alla quale rispondere e, di conseguenza, una domanda che vale la pena di fare!
Poiché mi piace aspettare che le idee arrivino e non forzarmi per scrivere canzoni, suppongo che, quando ciò accade, le canzoni possano avere un qualche valore. Anche se, magari, solo per me nel senso di qualcosa che voglio spiegare o di un mondo che voglio creare, o di un orizzonte musicale che voglio costruire per potervi entrare per un po’.
Ultimamente, sto scrivendo canzoni per me stesso, almeno all’inizio. Poi vengono realizzate e non mi appartengono più. Se le persone scoprono qualcosa nelle mie canzoni o gliene deriva qualcosa non posso chiedere di meglio. Ma l’inizio è sempre dovuto a una specie di "Ero lì e questo è quello che ho pensato". Che porta a chiedere all’ascoltatore " E tu?". Oppure... Ho queste sensazioni dentro di me che devo in qualche modo articolare per sentirmi più leggero… come se fossi giunto a un compromesso con loro". Qualche volta vorrei solo creare un mondo attraente. Qualcosa di perfetto. Un mondo lontano dal mondo.

Il tuo modo di creare musica è cambiato nel corso degli anni ? Oppure più o meno le cose sono sempre le stesse?
È sempre lo stesso. Anche le cose più sperimentali prendono forma sulla chitarra. Riempio tutti i dettagli nella mia testa. Basandomi sulle parole e sugli accordi immagino come il pezzo dovrebbe suonare. Ciò è dovuto, principalmente a due fattori: primo, per me funziona; secondo, non ho l’attrezzatura adatta per fare le cose se non in questa maniera, così deve esserci un bel po’ di immaginazione, prima che io entri nello studio, per far sì che le idee diventino realtà.

Il tuo nuovo album è pieno di canzoni influenzate dalla new wave degli anni 80. Mi sembra uno sviluppo consapevole della tua musica rispetto all’album precedente (che aveva, anch’esso, un suono molto "eighties"). Sei d’accordo?
Beh, quella è la misica con la quale sono cresciuto. La musica che senti quando hai 13, 14, 15 anni veramente rimane con te e diventa quasi parte del tuo Dna. Così da una parte mi viene assolutamente naturale, mentre dall’altra c’è la decisione razionale di fare riferimento a certe cose; una drum machine primitiva, suonata attraverso un amplificatore per chitarra per richiamare i fantasmi dei primi Omd, un'accordatura di chitarra che ha qualcosa di più di un richiamo ai Cure, circa 1981!
Mi piace sentire che questi suoni post-punk sono amalgamati con influenze contemporanee, in modo da non diventare solo un pastiche retrò. Sono influenzato anche dai clicks and cuts e dai glitches della moderna elettronica. Benché ami profondamente i primi anni 80, la mia preoccupazione principale è informarmi su ciò che accade ora, anche se ciò significa essere regolarmente deluso!

Quale è la ragione dietro la scelta di far uscire a brevissima distanza di tempo due dischi (un album e un Ep)? E quale è stato il criterio di scelta delle rispettive scalette? Come hai deciso di utilizzare alcuni brani per l’album ed altri per l’Ep?
Prima di iniziare le registrazioni sono stato chiarissimo sul fatto che il singolo non sarebbe dovuto essere sull’album. Volevo portare avanti l’idea di singoli che abbiano una ragion d’essere per conto proprio, che era molto diffusa quando ero ragazzino. Abbiamo registrato 16 canzoni e le abbiamo trattate tutte allo stesso modo. Non c’era nessuna idea di "B side", tutte richiedevano la stessa cura e attenzione. Poi mi sono impegnato a compilare un album e un Ep. So perfettamente che ciò può essere quasi senza senso in un mondo dove le persone scaricano da internet pezzi singoli, ma vivo nella speranza di avere ancora appassionati che vogliono sentire l’album così come è stato concepito, dall’inizio alla fine. Noi siamo della vecchia scuola! In ogni caso, abbiamo deciso che "Beautiful Blank" sarebbe stato il singolo, così l’abbiamo lasciato fuori dall’album, e poi ho elaborato una tracklist per l’Ep che potesse funzionare come un disco di per sé, e, quindi, quei brani non sarebbero stai più compresi nell’album. Insomma, tutto è stato metter su due dischi che funzionassero. È stata anche una reazione all’abitudine di estrarre dall’album singolo dopo singolo, una cosa che ho sempre trovato insoddisfacente. Non ho proprio senso degli affari!
Ci sarà, in realtà, anche un 7 pollici di "Beautiful Blank" dove ci saranno una differente versione del brano insieme a un alternative mix di "Say Goodbye To The Sea". Mentre la mixavamo c’è stato un passaggio dove era così spoglia e suonava fantastica, e ho voluto catturare quella sensazione. Andremo in studio il prossimo mese per lavorare su questi pezzi.

Quando abbiamo parlato l’ultima volta dicesti che ti sarebbe piaciuto lavorare con altri produttori, ma anche questo nuovo album è prodotto da Ian Catt. Credi che sia l’unico che può aiutarti nel trovare il suono che vuoi per le tue canzoni?
Credo che ci vorrebbbe davvero molto tempo per coprire, con un nuovo produttore, tutta la distanza che Ian e io abbiamo già percorso. Il rapporto funziona così bene... Io scrivo una canzone e Ian mi aiuta a trasformare la mia visione in realtà. Credo che non ci sia nulla di più da chiedere e, inoltre, più sei a tuo agio con una persona, più è facile prendere dei rischi o sperimentare qualcosa che potrebbe non funzionare. E poi sono convinto che, dal punto di vista della voce, Ian può dirmi quando potrei fare di meglio.
Sarei molto curioso di sapere cosa qualcun altro potrebbe fare della nostra musica, ma temo che potrebbe essere meno interessante di quanto lo sia ora e avrei paura di sperimentare perché mi sentirei inibito. Credo che potremmo guadagnarne in freschezza, ma potrebbe non bastare rispetto a ciò che potremmo perdere. Alla fine, in ogni caso, Ian e io sappiamo che dobbiamo continuamente introdurre qualche nuovo elemento per far sì che la musica sia fresca in ogni caso.

Come è stato il tuo coinvolgimento nel progetto-Future Conditional? E l’album dei The Occasional Keepers? Ti sei divertito? E ti hanno influenzato in qualche modo?
Nei Future Conditional sono stato solo il cantante in alcuni brani. Non ho dato alcun impulso alla scrittura o alla produzione dei brani. Ho imparato le canzoni e le ho cantate, cosa che per me era del tutto nuova ed è stata la ragione per cui l’ho fatto.
The Occasional Keepers, invece, è stato un progetto nel quale sono stato coinvolto totalmente. È nato da una serie di e-mail scambiate tra me e Caesar (una metà di The Wake, ndr). Ci siamo accorti di avere una comune passione per la musica più minimale e sperimentale, e da lì è nata l’opportunità di fare un album insieme. Nessuno dei due sapeva cosa stava facendo l’altro. Io ho portato le mie cinque idee e Caesar con Carolyn (l’altra metà di The Wake, ndr) hanno portato le loro. Penso che sia stato un esperimento molto ben riuscito.
Ho provato a fare cose diverse da quelle che faccio con i TBS, sia che fossero pezzi strumentali o che dovessi sperimentare con la scrittura delle parole. Era molto importante che l’approccio fosse diverso. Inoltre, fare tutto in soli nove giorni ha fatto sì che fossimo molto focalizzati sugli obiettivi e che fossimo molto minimali nei suoni, cosa che era perfetta, visto che volevamo un album con molto "spazio". C’è stata qualche influenza sul nuovo album dei TBS, visto che da allora ho continuato a inserire field recordings e strumenti meno usuali per noi. Un brano come "Schnee, Gletscher, Glas" nella mia mente suona molto "Occasional Keepers".

Mi sembra che questo album abbia qualche momento più leggero (e le prime due canzoni del prossimo Ep sono forse le più "pop" che tu abbia scitto da molto tempo a questa parte), ma il mood generale è sempre piuttosto rassegnato, senza speranza, malinconico (anche la splendida e ritmata "Idyllwild" ha un testo molto nostalgico). E i continui riferimenti alla religione ("Sacred Music" - "A Pale Blue Rosary" - "The Last Holy Writer"….) a cosa sono dovuti? Invecchiando ti sei avvicinato alla spiritualità? O è insita una metafora di qualche tipo?
Forse è solo il suono della mia voce, o gli accordi che uso, ma anche le canzoni più allegre sembrano, alle orecchie di molte persone, avere una corrente sotterranea di malinconia. Potrei controbattere che nel nuovo album c’è tanta tristezza quanto ottimismo. "November Starlings", "This Once Was An Island", "From A Pale Blue Rosary" non sono affatto canzoni tristi. Certo, le cose sono bilanciate da "Darker, Colder, Slower" e "The Coldest Sky" e altre ancora sono una miscela dei due, ad esempio "A Statue To Wilde".
Una canzone come ""Idyllwild" è triste e nostalgica, ma non è la mia tristezza o la mia nostalgia, appartiene alle due ragazze della canzone. Non scrivo sempre canzoni in prima persona. "The Tenth Of Always" non è su di me.
Il tema religioso è del tutto casuale, davvero. Per esempio il "Pale Blue Rosary" è solo qualcosa che rappresenta l’inizio di una relazione. Un oggetto trovato nei primi giorni. "Sacred Music" è basata sull’idea di essere trasportati dalla musica sacra e da un treno di pensieri che si concentrano attorno all’idea di desiderare qualcosa di più.
Il titolo dell’album, poi, è un riferimento a Franz Kafka, descritto da John Updike come "The Last Holy Writer". La frase mi ha colpito ed è diventata il titolo dell’album. Mi rendo conto che tutti questi riferimenti messi assieme e il fatto che ci siano le finestre dipinte di una cattedrale sulla copertina possa portare a conclusioni del genere. Ma, anche con la copertina, il fatto che l’immagine e il titolo dell’album siano così compatibili, è stato del tutto casuale. È solo accaduto. Un nostro amico stava fotografando chiese per noi, ben prima che il titolo fosse deciso. Ci interessava quell’immaginario.

È solo una sensazione o hai dato a Beth (Arzy) più spazio di quanto non facessi prima? Lei è più coinvolta nella scrittura dei pezzi, rispetto al passato?
Una legge non scritta nei TBS è che quelle sono le mie canzoni e, così, Beth non è coinvolta nel processo di scrittura. Per quanto riguarda la sua maggiore presenza vocale, credo che lei ora sia più sicura di cantare come voce solista sui dischi dei TBS. Su "Alive To Every Smile" il massimo che le potevo chiedere era di cantare non più di due versi, da sola. Poi su "The Seven Autumn Flowers" le ho chiesto di cantare due brani come solista e lei è stata d’accordo. E l’esperimento è riuscito alla perfezione. Questa volta ho spinto le cose più avanti. Le ho chiesto di cantare quattro brani e lei ha accettato, a patto che non tutti e quattro finissero sull’album. È stato facile accontentarla, visto che uno dei brani ("Beautiful Blank") l’abbiamo scelto per il singolo e non sarebbe stato, quindi, sull’album in ogni caso.
Credo che il fulcro della questione sia che Beth, ormai, non si sente più l’ultima arrivata e, di conseguenza, è più felice di cantare come voce solista.

Trovi ancora musica interessante nel mondo dell’indie-pop al quale spesso siete stati associati? C’è qualche band che ti piace? So che senti molto reggae e dub, ma questo genere di musica non mi sembra ti influenza più di tanto.
Mah, dipende da quanto alla larga possa essere presa la definizione di pop indipendente. Compro moltissimi dischi che escono per etichette indipendenti, ma per quanto riguarda l'indie-pop propriamente inteso, non sento molto questo genere di musica. E poi molti di coloro che mi piacciono, ad esempio Bright Eyes o Keren Ann, sono su major, ma mi sembra abbiano quella che si può definire una "attitudine indie". Una cosa che si può dire anche di persone come Jeff Tweedy. Con i Wilco, Bright Eyes e Keren Ann, i miei preferiti del momento sono: Laub, Hanne Hukkelberg, Colleen, Rhythm & Sound e Burial. Mi sono molto innamorato di "Grab That Gun" di The Organ, che credo possa essere considerato davvero indie tradizionale.
Sì, è vero, sento molto reggae dub, dancehall ecc.. È uno dei miei interessi principali, e circa la metà di ciò che acquisto e correlato al reggae. Ed è vero quello che dici riguardo al fatto che non mi influenzi affato musicalmente. È qualcosa di cui sono appassionato, ma non sento il bisogno di scrivere musica legata al reggae. Sarei più tentato di seguire l’esempio di Rhythm & Sound, che hanno trovato un fantastico connubio tra quello che fanno e il reggae. Questo genere musicale mi influenza solo occasionalmente e in maniera molto sottile: qualche volta una tecnica di registrazione propria del dub, o la qualità del suono. Ad essere onesto, sarei proprio curioso di sapere che cosa potrebbe fare di noi un produttore reggae. Beth recentemente ha incontrato Dennis Bovell (uno dei maestri del reggae britannico, ndr) e, anche se è stato solo un attimo, forse abbiamo perso una possibilità in quel caso!

Guardandoti indietro, sei soddisfatto della tua produzione musicale nel corso degli anni? C’è qualche album o qualche canzone che ami in modo particolare?
Provo a non guardarmi indietro. Sarebbe il "bacio della morte" per la creatività! Ci sono stati alcuni errori di giudizio. Credo che con i Northern Picture Library avessimo iniziato alla grande, ma avrei preferito non fare gli ultimi due Ep. The Field Mice sono un po’ come le foto di un bambino che cresce in pubblico. Tenendo presente questo, comunque, reputo che i Field Mice siano piuttosto validi (sorride). E, per quanto riguarda i TBS, è il periodo del quale vado più fiero, ed è questo il motivo per cui vado avanti. So che essendomi ritirato spesso nei momenti cruciali, ho impedito alla band di progredire; dopo il nostro primo tour degli States, mentre eravamo su Sub Pop, fondamentalmente mi sono nascosto, invece di tornare negli States e fare un altro tour. Abbiamo perso molte opportunità per mia colpa, ma, alla fine, tutto ciò che conta è la musica e credo che abbiamo fatto degli album piuttosto buoni. Per me l’ultimo album è sempre migliore del precedente e, non credo che abbiamo mai fatto un album brutto!
L’impressione generale, guardando indietro, comunque, è che io scompaio, ogni tanto, rovinando ogni possibilità di carriera che pian piano ci costruiamo, ma che importa!

Sei ancora convinto che non suonerete più dal vivo? Ci sono state richieste di supportare live il nuovo album?
Ci viene chiesto di suonare dal vivo e, qualche volta le offerte sono veramente allettanti. Non tanto in termini finanziari, ma si tratterebbe di viaggiare in posti nuovi e interessanti.
Ma, detto questo, non suoneremo più dal vivo. L’ho già detto spesso e non vorrei mai essere il tipo di persona che dice una cosa e poi ne fa una diversa. Chiaramente se ci venisse chiesto di fare da spalla ai Wilco in un tour del Giappone tutti i miei principi andrebbero fuori dalla finestra (sorride).

Quali sono i tuoi piani futuri?
Prima o poi Caesar, Carolyn (The Wake) e io vorremmo cominciare un nuovo album degli Occasional Keepers. Questa, per ora, è solo un’idea. In autunno, poi, come abbiamo già detto, uscirà un Ep anche in 7 pollici.
Sto anche già pensando a un nuovo album dei TBS. So cosa mi piacerebbe fare, ma è tutto ancora in fase embrionale, soprattutto visto che "The Last Holy Writer" è appena uscito. Ho anche un paio di canzoni nuove che potrebbero essere un buon singolo, ma non abbiamo ancora in programma di registrarle.
Vorrei scusarmi se alcune delle risposte che ti ho dato sono troppo lunghe e articolate, ma le domande erano spesso alquanto coinvolgenti (sorride).

(28/06/2007)

Discografia

Her Handwriting (Shinkansen, 1996)8
Lips That Taste of Tears (Shinkansen, 1998)7,5
Broken By Whispers (Sub Pop, 2000)7
Alive To Every Smile (Sub Pop, 2001)8,5
A Certain Evening Light (antologia, Shinkansen, 2003)
Seven Autumn Flowers (Elefant, 2004)7,5
The Last Holy Writer (Elefant, 2007)8
Fast Trains And Telegraphs Wires (Elefant, 2010)8
Pietra miliare
Consigliato da OR

Trembling Blue Stars su Ondarock

Vai alla scheda artista

Trembling Blue Stars sul web

Myspace
Sito ufficiale
Testi