Valerio Cosi

Cosi dell'altro mondo

intervista di Antonio Ciarletta

Più che una giovane speranza, Valerio Cosi è una giovane realtà dell’avanguardia nostrana. La sua musica si situa in un territorio tutto suo, dove le influenze e gli ascolti sono metabolizzati e rielaborati in un suono epifanico e straniante allo stesso tempo. Un suono che è come un "aleph" rivolto al passato, ma con una tensione spasmodica verso la sperimentazione di nuove forme.
In quest'intervista ci racconta l’evoluzione della sua storia, dagli inizi, alle collaborazioni con altri musicisti, passando per gli ascolti passati e presenti. A voi.

Allora Valerio, mi piacerebbe iniziare la nostra chiacchierata partendo dai tuoi ascolti, che vanno dall’avant-rock al free jazz, passando per certa avanguardia italiana fino alla musica concreta. La cosa che più mi colpisce è proprio questa tua ampiezza di vedute nonostante la giovane età. Quali sono stati i tuoi percorsi musicali? Come e quando hai iniziato ad approcciare questo tipo di musiche?
Iniziai a scoprire e ascoltare il jazz negli anni delle scuole medie. Ricordo che il mio amico/mentore Enzo Franchini m'introdusse a John Coltrane quasi per caso. Si trattava del classico "A Love Supreme". Suonavo il sassofono e dopo aver ascoltato la musica di Coltrane ho avuto una folgorazione così grande da dedicare tutto il mio tempo allo studio del jazz contemporaneo e, successivamente, del jazz improvvisato (il famigerato "free-jazz").
Qualche anno dopo, i miei ascolti iniziarono a espandersi maggiormente, iniziai ad addentrarmi lentamente nell'underground musicale fine anni 90-inizi 2000, un sottobosco fervido e imponente... e la mia mente partì per davvero! Dal post-rock a Four Tet, dal prog-rock che ascoltavo da piccolino (una band su tutte, i Genesis) al jazz. Insomma, mi sentivo un dio.
Il mio sogno nel cassetto era proprio il desiderio di far incrociare più musiche in un modo naturale ed estremamente trascinante e credo che questo sogno sia ancora adesso l'obiettivo primario da perseguire nel lavoro compositivo.

Ecco, a tal proposito vorrei capire come avviene il processo compositivo. Lavori a partire dalle linee di sassofono o costruisci prima ciò che c’è intorno (siano essi droni, parti elettroniche etc.)?
Io sviluppo dapprima un'idea di brano che nasce e si concretizza attorno a delle linee di sax, spesso sviluppate in forma di loop... oppure in base a delle strutture ritmiche ("Hoboland", "Making Love In Lhasa"). Attorno ad essi, io creo in modo lento e graduale tutto ciò che poi dà vita al brano (drones, motivi che s'intrecciano, electronics). Mi ritrovo spesso ad utilizzare "found sounds" all'interno dei miei brani ma generalmente antepongo il sax come strumento principe che dà il via a tutto il resto.

Qual è il tuo rapporto con l´improvvisazione? Mi sembra che il tuo modo di improvvisare abbia il calore e l’istintività del free jazz americano più che la rigidità matematica della sua controparte europea. Quanto c’è di cerebrale e quanto di istintivo nella tua musica?
L'improvvisazione gioca un ruolo abbastanza importante ma, a dire il vero, mi sento molto schematico e calcolatore nella fase compositiva. Dico quindi che sono una persona fortemente cerebrale.
Per quanto concerne la natura free, beh, sì, devo ammettere che mi sento molto "americano" (l'America è un continente che si ama per la sua cultura poliedrica e per il suo melting pot ineffabile di musiche) ma con l'occhio sempre rivolto all'Europa (con riferimenti forti in Massimo Urbani e Lol Coxhill).

Nei tuoi lavori è presente una forte impronta avant-rock (strutture ritmiche robuste, bass lines quasi post-punk etc.), penso ad esempio a composizioni come "Proud (To Be Kraut) -A Burning Om - Reprise". Quasi che voglia darne una personale reinterpretazione attraverso le lenti peculiari del tuo suono.
Sì, è esatto. Ciò che mi piace maggiormente è rivisitare un sound "storico" in veste di riprogrammatore spensierato e senza revisionismi pretenziosi. Cerco sempre di evitare la trappola del revisionismo, altamente dannosa per un musicista in alcuni casi. Devo ammettere che i brani citati s'ispirano moltissimo a certo kraut-rock (Neu! e LA Düsseldorf) e un titolo come "Proud (To Be Kraut)" è da interpretare solo ed esclusivamente in un'ottica ironica.

Come ti rapporti all'elettronica? Per meglio dire, qual è il rapporto tra l'elettronica e le parti "suonate" nell'economia della tua musica? La consideri esclusivamente uno strumento che ti dà modo di arricchire il suono di nuove sfumature, o un elemento importante nella struttura delle composizioni?
Il mio rapporto con l'elettronica è forte e, soprattutto, è proprio l'utilizzo dell'elettronica che mi permette di raggiungere i risultati che mi prefiggo per le mie composizioni. Le parti suonate, a mio avviso, dovrebbero galleggiare in tutta la loro integrità sonora nel modo più leggero possibile all'interno del grande calderone (o trattamento) del "taglia-e-cuci".
L'elettronica è sicuramente uno strumento unico e importante nella mia produzione. La mia estrazione musicale è profondamente "self-taught" nel ramo elettronico sin dai primi anni Duemila.

Allora parliamo un po’ dei tuoi dischi, cominciando da “Heavy Electronic Pacific Rock”. Innanzitutto m’incuriosisce la dedica del primo pezzo a Roberto Donnini. Che mi dici del suo “Tunedless”?
"Tunedless" l'ho scoperto caso grazie a un mio caro amico. E' un vinile uscito negli anni Ottanta sulla piccola label fiorentina di Roberto Donnini, Lynx. Credo che il vinile originale sia ancora reperibile presso Soundohm (?). Si tratta di un lavoro a tratti misterioso ma dalle caratteristiche decisamente uniche nell'ambito della musica minimalista. Ci sono altri strumentisti che collaborano con Roberto alla realizzazione dell'album. "Tunedless" è principalmente una composizione in 2 parti (facciate) che segue uno schema "circolare" di note in ripetizione su tono dronico in LA. La componente mistico-esoterica che si respira nell'album è unica nella musica contemporanea italiana!
"Study For Saxophone And Electronics" non ricalca assolutamente l'opera di Donnini, vi rende omaggio allegramente... è in realtà un brano che sente urgentemente il bisogno di doversi ricollegare a un passato nostrano e alle sue radici mistiche (Roberto) in un modo nuovo ed esteticamente"contemporaneo".

Parlando del disco, ho fatto i nomi di Lino “Capra” Vaccina, di Luciano Cilio,di Giusto Pio, per capacità di aprirti ai linguaggi più disparati. Ti senti in qualche modo erede di quella tradizione? Se c’è, qual è il filo rosso che lega la tua musica alla loro?
Credo di non sentirmi un "erede" di questi musicisti, nel senso che la loro missione e la loro ricerca musicale e interiore mi sembra lontanissima e diversissima dalla mia dimensione attuale.
Mi rendo conto, però, che alcune componenti della mia musica potrebbero rimandare facilmente alla musica di Vaccina, se penso anche gli Aktuala... Credo non sia affatto semplice rapportarsi a questa gente.
Il "filo rosso" tra me e loro potrebbe essere la voglia di mettersi le ali e volare coraggiosamente in alto, in un'Italia bloccata da inerzie culturali, nella quale conoscere le cose veramente belle è diventato seriamente impossibile.

Parlami di “The North Pole Vibes” trasmette un senso di estasi quasi mistica…
“The North Pole Vibes” è uno dei brani più tristi che mi sia capitato di registrare. Ricordo che per generare la sensazione pungente del "freddo polare" all'interno del brano ho aumentato di molto le frequenze alte.
R. Keenan Lawler avrebbe dovuto inserire la sua resonator guitar ma ciò non è mai successo...
Trovo il brano anche un po' inquietante nella sua spettralità sonora...

Com’è avvenuto il contatto con Brad Rose di Digitalis Industries, e in generale senti la tua musica affine alle altre produzioni dell’etichetta? Insomma, ti senti vicino in qualche modo alla weird music?
Il contatto con Brad Rose è stato molto casuale, mi sono avvicinato a lui grazie al mio amico R. Keenan Lawler. Brad ascoltò i miei primi materiali registrati e ne rimase stupefatto. Fu così che nel 2006 venne pubblicata l'edizione limitata di "Immortal Attitudes" su Foxglove... Il mio rapporto con Brad Rose è fatto di stima e rispetto reciproco.
La "weird music" ha momenti esaltanti, gente davvero talentuosa! Non mi sento affine a questa scena, la considero comunque molto interessante...

Parlami delle collaborazioni con Uton e Fabio Orsi. Ritengo  “We Could For Hours” con Orsi quella più riuscita…
Il mio album con Uton rimane tra i più misteriosi e sembrerebbe dal punto di vista "spirituale" in netta contrapposizione con il rapporto d'amicizia abbastanza divertente che c'è tra me e Jani.
Con Fabio invece ci sono obiettivi ben precisi, bersagli particolari. C'è davvero una ricerca sonora insistente e poi c'è anche molto dialogo. Fabio ama tantissimo le textures iper-dilatate e poi, in largo anticipo sulla realizzazione, mette a fuoco tutto ciò che vuole per un album.

Hai firmato per Porter Records? Anche qui, sono stati loro a cercarti. E cosa bolle in pentola per questo 2009?
Poco per ora, davvero poco.
Sto pensando/studiando/preparando un cd solista, che probabilmente uscirà nel 2010. Non mi sento ancora pronto per parlare di questo futuro lavoro.
Di nuovo nel 2009 ci sarà "Apulian Skyline" per A Silent Place, una collezione psychedelica di oldies nel cassetto e remix (un'operazione non dissimile dal "Collected Works"), più un paio di altre collaborazioni in vista (un progetto con Brad Rose, chiamato Oriente Lux, e infine un disco a quattro mani con Dawid Szczesny).
Inoltre, sarei molto intenzionato a discutere con un'etichetta per quanto concerne la stampa in doppio-Lp di "Heavy Electronic Pacific Rock" (uscito in cd per la Digitalis Recordings). Per maggiori informazioni, contattemi tramite email.

Dreamsheep è la tua etichetta personale. A quale bisogno risponde la sua creazione? Mi fai una recensione veloce dei lavori finora pubblicati.
Dreamsheep risponde al bisogno di voler lasciare un ulteriore segno nel panorama musicale. Per me Dreamsheep è stato per lungo tempo un sogno nel cassetto, ora è fortunatamente diventato realtà.
Il catalogo nasce nella primavera 2008 con due edizioni in cd-r particolarmente "selvagge": un live dei Klangmutationen chiamato "Liturgie" e una jam alienante ed efferata tra Ryan Jewell/ C.Spencer Yeh/ Wasteland Jazz Unit (punti di riferimento sonori: Aufgehoben, Laddio Bolocko, Mainliner...).
Sul finire del 2008, ho dato alle stampe tre album "ufficiali", tra i quali ci sono un "enorme" doppio cd del polistrumentista/batterista americano Hexlove ("Pija Z Bogiem"), Ajilvsga - "Medicine Bull" (Ajilvsga è un progetto visionario di Brad Rose/Nathan Young dalle atmosfere doom-drone, mastering firmato da Pete Swanson ex-Yellow Swans) e infine il trio finnico dei Black Motor con "Vaarat Vastukset" (provate a immaginarvi i classici degli Organic Music Society come soundtrack per i film di Aki Kaurismaki).
Nei prossimi mesi: lo straordinario esordio degli Afternoon Brother (una band che sarà sulla bocca di tanti nei mesi a venire) con "Modern Florida" e un bellissimo progetto di Hexlove (drums)/Carson McWhirter (piano) chiamato Chant Oh's.

Cosa stai ascoltando in questo periodo?
Passo molte delle mie giornate tra musica classica, molti cd della P.S.F. Records (tra i quali spiccano i recentissimi Iro ed Aural Fit) e moltissimi lavori usciti per la Sublime Frequencies.

Discografia

VALERIO COSI
Immortal Attitudes (Foxglove, 2006)
The Three Faces Of Moongod (Ruralfaune, 2006)
And The Spiritual Committee (Foxglove, 2006)
Freedom Meditation Music Vol. I (Students Of Decay, 2007)
Freedom Meditation Music Vol. II (Oneiros, 2007)
Freedom Meditation Music Vol. III (Ruby Red Editora, 2007)
Heavy Electronic Pacific Rock (Digitalis, 2008)7,5
Collected Works (Porter Records, 2008)
BASTION (VALERIO COSI + JUKKA REVERBERI)
Bastion (Interregnum, 2009)6
UTON & VALERIO COSI
Kaarmeenkaatopiiri (Fire Museum Records, 2007)
FABIO ORSI & VALERIO COSI
Not Used/ Not Seen (split 7'', Root Don Lonie For Cash, 2007)
The Frozen Season Of Lysergia (Palustre, 2007)
We Could For Hours (A Silent Place, 2008)
Thoughts Melt In The Air (Preservation, 2009)6,5
Pietra miliare
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