Amor Fou

Amor Fou

Una piccola favola pop

La piccola favola di Alessandro Raina: da giornalista musicale a cantante nei Giardini di Mirò, da ideatore del progetto solista Casador a leader degli Amor Fou, titolari di tre album che lo hanno imposto fra i compositori più sensibili della sua generazione. Messa in stand by la propria creatura, si è inventato una seconda carriera come compositore conto terzi di grande successo

di Claudio Lancia

Da giornalista a musicista

La storia di Alessandro Raina assomiglia per molti aspetti a un romanzo. Nato a Voghera nel 1977, cresce nella cittadina della provincia pavese, e poco più che ventenne inizia a scrivere di musica per alcune testate musicali importanti, quali Blow Up, Rockstar e Rumore, nonché per la rivista di critica letteraria Pulp e per l'edizione italiana del magazine londinese Time Out.
In parallelo Alessandro mostra l'intenzione di voler essere protagonista anche dall'altro lato del microfono: il primo incontro fondamentale in tal senso avviene con Giacomo Spazio, fondatore dell'etichetta indipendente Vox Pop, che lo aiuterà a pubblicare nel 1999 l'esordio a proprio nome - Colonia Paradi'es, contenente vecchie registrazioni e fotografie che raccontano la storia di Montalto Pavese - a cementare ulteriormente il legame di Raina con la propria terra e le proprie origini.

Ma la vera svolta avviene qualche anno più tardi, quando Alessandro materializza la favola del giornalista musicale che, interfacciandosi con i propri miti (i musicisti), arriva col tempo a svolgere il loro mestiere. Un giorno si ritrova a intervistare i Giardini di Mirò, che restano così tanto colpiti dalle sue qualità da invitarlo a entrare nella band, che in quel momento rappresenta il faro assoluto del post-rock in Italia.
Raina abbandonerà ogni velleità giornalistica e si unirà ai Giardini di Mirò, contribuendo alla realizzazione del secondo album del gruppo, "Punk... Not Diet!", pubblicato nel 2003. Queste le parole con le quali anni dopo ricorderà i fatti: "Collaborare con i Giardini di Mirò fu un'esperienza a metà fra la vacanza da sogno e lo stage. È stato un bel prologo, un grande privilegio che mi ha permesso di capire quale fosse l'approccio più adeguato al mio modo di intendere la musica, e conoscere pregi e difetti del panorama italiano".

Sbocciano gli Amor Fou

Un sogno, sì, ma Alessandro in realtà è già proiettato altrove. Spinto da divergenze di vedute con il nucleo storico della band, normali dinamiche fra un gruppo già molto compatto e un nuovo elemento che sta muovendo i primi passi, senza avere il tempo necessario per crescere assieme e mettere a fuoco un linguaggio comune, inizia a valutare concretamente l'opportunità di un percorso diverso, più legato alla musica d'autore. Magari allestendo una band che possa percepire come "propria", nella quale non sentirsi un ospite. Raina e i Giardini di Mirò restano comunque amici, e le loro strade torneranno a incrociarsi nel 2007, quando l'ex-giornalista comparirà fra gli autori di "Broken By", contenuta nell'ottimo "Dividing Opinions". Ma la vita è fatta di incontri, e Alessandro collabora anche all'ambizioso progetto elettronico-acustico nOOrda, ideato da Cesare Malfatti e Gionata Bettini, scrivendo testi in inglese e francese.
Sarà l'ex La Crus a spronarlo per provare a cimentarsi con l'italiano. E sarà questa la scelta definitiva, materializzata nel 2007, quando viene pubblicato il primo disco degli Amor Fou, una sorta di "supergruppo" composto, oltre che da Raina e dallo stesso Malfatti, anche da due musicisti che hanno già collaborato in passato con quest'ultimo: Leziero Rescigno (già con i Soul Mio) e Luca "Lagash" Saporiti. Raina ci confesserà qualche anno più tardi: "Gli Amor Fou sono nati dalla collaborazione fra un ex giornalista/scrittore, artisticamente molto acerbo, e musicisti di grandissima caratura, molto preparati e versatili a ogni livello, dalla performance alla produzione. Sotto questo profilo, dialogare, comporre, registrare e suonare con artisti quali Luca Saporiti o Leziero Rescigno ha rappresentato per me una grandissima scuola, nonché un continuo stimolo a imparare e a perfezionare sempre più il mio stile".

La stagione del cannibale
, pubblicato a ottobre del 2007, è un disco segnato da linee di elettronica che richiamano l'esperienza di Notwist e Lali Puna. Ma soprattutto è un concept-album, scelta coraggiosa e impegnativa perché concepita in un mondo che ormai rifugge la complessità. Partendo da un tragico evento di cronaca, la strage di Piazza Fontana, vengono passati in rassegna quarant'anni di vita sociale del nostro paese: storie, persone, eventi, con i quali gli Amor Fou sentono di doversi confrontare, in qualità di artisti, cronisti e normali cittadini. Sullo sfondo di una pagina tanto emblematica, vengono messe assieme le tessere di una storia d'amore lunga e tormentata. Testi e titoli rappresentano il frutto di quanto assorbito attraverso film, libri, giornali, per mettere a fuoco la realtà che ci circonda. C'è una matrice nostalgica, d'atmosfera, e un susseguirsi di cose non dette, lasciate in sospeso, la storia di un amore finito e mai riallacciato.
La stagione del cannibale si dipana come un lungometraggio, partendo dalla rotonda dolcezza de "Il periodo ipotetico", sospeso fra canzoni di una bellezza pura, come "I ritorni" e "Cos'è la libertà" (concettualmente e stilisticamente puro Tenco). "Ore 10: parla un misogino" richiama i Notwist di "Neon Golden", "Due cuori una dark room" i Blonde Redhead di "23", "Se un ragazzino appicca il fuoco" si abbevera alla fonte del Battisti pre-Panella. Una discesa agli inferi che si conclude con la sofferta "L'anno luce" e la strumentale "La strage". Il cannibale del titolo non è nient'altro che una società che ha divorato se stessa, in anni di morte e separazione che hanno annientato un'intera generazione che ora, davanti allo specchio, si domanda il perché dei propri fallimenti. Con un lavoro di tale portata, gli Amor Fou dimostrano di possedere il codice genetico necessario per ambire a riportare le lancette indietro, ai tempi d'oro del miglior cantautorato italiano, facendolo tornare a essere un tema da prima pagina. Un adattamento teatrale del disco sarà presentato in un doppio spettacolo al Piccolo Teatro Campo d'Arte di Roma.

Nel 2008 Raina diffonde tre tracce in lingua inglese contenute in un Ep autoprodotto, The Puritans, pubblicato a nome Casador, ragione sociale pensata per affrontare il mercato europeo. Raina ritiene inopportuno presentarsi all'estero cantando in italiano, e sceglie di far crescere il suo nuovo progetto con la pazienza necessaria a renderlo assorbibile in un panorama fitto, caotico e qualitativamente ricchissimo come quello internazionale.
Casador viene accolto positivamente nel circuito indipendente, anche oltre frontiera, e il tour che ne consegue tocca – oltre alla nostra penisola - anche Germania e Lussemburgo, arrivando ad aprire alcune date per Wilco, Micah P. Hinson, Elvis Perkins, Piano Magic e Shannon Wright. Ma si tratta di una parentesi estemporanea, presto abbandonata in maniera definitiva in favore del progetto principale.

Il 2009 degli Amor Fou si apre con due importanti cambi di formazione. Malfatti e Saporiti (che poi assumerà il ruolo di bassista nei Marlene Kuntz) abbandonano la partita, sostituiti da Giuliano Dottori alle chitarre (già con la band durante le date del tour precedente) e Paolo Perego al basso.
Con mezza line-up modificata, occorre ripensare e ricalibrare i propri obiettivi. Il primo passo avviene a giugno dello stesso anno, quando viene diffuso l'Ep autoprodotto Filemone e Bauci, tre tracce con evidenti riferimenti alla mitologia, alla canzone d'autore e alle colonne sonore. Fra i brani, oltre alla title track che finirà anche nel disco successivo, figura la cover de "L'ultima occasione" di Mina.

La consacrazione

L'anno successivo arriva I moralisti, il disco più importante degli Amor Fou, accolto molto positivamente da critica e pubblico. La rinnovata formazione si focalizza su un sound più analogico, abbandonando molte delle tessiture elettroniche perseguite in occasione dell'esordio. Di nuovo Raina si concentra sull'ideazione di un concept, basato sul racconto della recente storia italiana attraverso il susseguirsi di tante piccole vicende riguardanti personaggi reali, narrate con stile neorealista, una sorta di inchiesta psicologica che chiama in causa i fondamenti della morale italiana. Fra queste, spicca quella di Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana. "De Pedis", pur generando qualche polemica, si imporrà come uno dei brani più riusciti e centrati dell'intera produzione firmata Amor Fou, nonché pezzo trainante di un lavoro che si classificherà terzo alle Targhe Tenco di quell'anno nella categoria "Album dell'anno".
Dal punto di vista stilistico, I moralisti è una sorta di costante triangolazione avente ai tre vertici le figure di Cristiano Godano, Francesco Bianconi e Federico Zampaglione. Cantautorato moderno dal sapore antico che ricerca nuove ipotesi stilistiche, che si tinge di vago sapore post-punk in "Anita", ma lascia emergere ritornelli luminosi e solenni in "Le promesse". "Peccatori in blue jeans" (che riprende il titolo di un film di Marcel Carné) mostra il piglio radiofonico, "Cocaina di domenica" è baustellismo puro, "Un ragazzo come tanti" miscela virtù pop e malinconica sincerità. La scrittura è matura, il panorama emozionale è stuzzicante, specie quando "Filemone e Bauci", fatto il giro delle influenze (Battisti, Battiato, Gazzé), si stempera in un affresco desolato e marziale nel suo closing strumentale.

Raina a questo punto ha raggiunto il proprio obiettivo, venendo ormai riconosciuto come uno dei songwriter più sensibili e preparati della sua generazione. Dopo le mille copie dell'esordio e le cinquemila del disco successivo, giungono anche nuove collaborazioni importanti. Nel 2011, fra gennaio e febbraio, assieme al cantautore siciliano Colapesce dà vita al progetto live denominato Santiago, che si concretizza in un tour incentrato su reading letterari alternati a canzoni del repertorio dei due protagonisti.
Sempre nel 2011 Raina pubblica il suo primo racconto, incluso nella raccolta "Cosa volete sentire", edita da Minimum Fax. Pochi mesi più tardi contribuirà alla scrittura di un volume su David Bowie, "L'ultimo dei mariani", a cura di Leo Mansueto per Caratteri Mobili.

Un impegno dopo l'altro, ma Alessandro è instancabile e nel maggio 2012 arriva il terzo album degli Amor Fou, Cento giorni da oggi, realizzato con la medesima formazione del precedente. Il disco segna una netta svolta stilistica, ritornando in maniera decisa verso i sentieri elettronici tracciati dall'esordio, riprendendo quel classicismo modernista tipico dell'estetica dei Baustelle. L'approccio finora riflessivo e poco disposto a sforare nel ritornello facile e iper-arrangiato, si modifica radicalmente divenendo electro-pop canticchiabile. Tracce di un recente viaggio in Africa si trovano nel primo singolo "Alì" e nella conclusiva "Tigri"; non si scorgono invece particolari influenze musicali esotiche, anche se in qualche ritornello afro-beat un po' di Mali fa timidamente capolino.
Cento giorni da oggi raccoglie riflessioni autorali sullo stato sociale e personale dei trentenni di oggi, vittime e artefici della straripante diffusione dei social network. Facebook e Twitter si stanno distinguendo per essere non soltanto mezzi per sentirsi tutti più amici e più vicini, ma anche motori proattivi di grandi e piccole insurrezioni ("La primavera araba") oppure rapidi diffusori di informazioni e stili di vita ("I volantini di Scientology").
Gli Amor Fou lasciano la porta aperta alle influenze della scena indie del nuovo millennio (Arcade Fire, ma non solo), come dimostrano nell'incipit de "Gli zombie nel video di Thriller". È pop d'autore, proprio quando tutti si aspettavano da loro una dimensione seriosa, imbronciata e introversa: un'imprevista evoluzione che sorprende ma convince. "Vero", il pezzo forte del disco, sono i Beach House con un testo sms-style che pare scritto dai Verdena, una traccia dream/shoegaze con tanto di chiusura strumentale in odore di Deerhunter. Puro baustellismo a sentir bene, così come "Goodbye Lenin", ballabile a tal punto da poter essere scambiato per la hit di una nuova stellina del pop, pur guardando al moderno cantautorato di casa nostra (Gazzé?). Anche "Una vita violenta" non si discosta molto da certi aromi, con annessa citazione di Fidenco e riferimenti a platani, mercato e Malavita (l'ombra di Bianconi sullo sfondo è sempre evidente). "Le guerre umanitarie" si approssima invece ai Tiromancino, mettendo sul piatto chitarre finalmente più aggressive, che raggiungono l'apice nell'ancor più diretta "Radiante", influenzata dalla presenza di Alessandro Baronciani degli Altro.
Cento giorni da oggi si avvale di contenuti lirici e strumentali che lo fanno sembrare una sorta di "Sussidiario illustrato della giovinezza" dodici anni dopo, con quegli ex-adolescenti inquieti divenuti trentenni, più o meno disillusi, ma ancora non arresi, con dentro l'intatta voglia di cambiare il mondo, e un po' anche se stessi.

Fine della storia?

Gli Amor Fou a questo punto vengono riconosciuti fra i principali fautori di un pop sbarazzino soltanto in apparenza, in realtà di grande qualità contenutistica. Il loro obiettivo principale diviene allargare la cerchia dei sostenitori. Il disco, però, nonostante l'accresciuta notorietà del quartetto lombardo, non riuscirà a raggiungere il successo sperato e, nonostante un tour promozionale al quale partecipa come membro aggiunto il tastierista Michele Marchetti, la band deciderà di lì a poco di interrompere il proprio cammino.
La decisione verrà ufficializzata il 12 dicembre 2012, subito dopo un concerto tenuto a Ravenna. Il laconico comunicato annuncia che gli Amor Fou si fermano a tempo indeterminato per motivi di natura economica. Per avere nuove notizie occorrerà attendere il 2017, quando decideranno di intraprendere un nuovo giro di concerti. Sembra un nuovo inizio della storia, ma in realtà non ci sarà un seguito immediato, e le ultime notizie, così come le pagine social ufficiali gestite dal gruppo, si fermano a quegli show.

Nel 2013 Alessandro riprende la collaborazione con Colapesce, entrando a far parte della sua formazione live nelle vesti di chitarrista e seconda voce.
Lo stesso anno cura "Lische", una rubrica della trasmissione radiofonica "Sonica", dalle frequenze della storica Radio Popolare, per la quale ogni settimana scrive un breve racconto ispirato a una canzone.

Ma la nuova vita di Alessandro Raina è quella di ricercatissimo compositore conto terzi, fortunata carriera intrapresa nel 2012 grazie a una canzone scritta per Malika Ayane, "Tre cose". Il successo ottenuto lo porta a firmare un contratto di esclusiva per la Universal, entrando così a far parte ufficialmente del team di autori dell'importante major. Negli anni successivi contribuirà attivamente (spesso in collaborazione con altri nomi prestigiosi) alla scrittura di canzoni per molti interpreti di grande successo.
I destinatari sono Emma Marrone, Paola Turci, Club Dogo, Gué Pequeno, Luca Carboni, Marco Mengoni, Francesco Renga, Raphael Gualazzi, Michele Bravi, Giusy Ferreri, Mahmood, Annalisa, Elodie, The Kolors e tantissimi altri.
Fra le hit di maggiore successo per le quali risulta co-autore, spicca il tormentone estivo "Riccione", scritto nel 2017 per i Thegiornalisti. Al Festival di Sanremo del 2021 si aggiudica la seconda posizione, grazie alla canzone "Chiamami per nome", interpretata in coppia da Francesca Michielin e Fedez.

Amor Fou

Discografia

AMOR FOU

La stagione del cannibale (Homesleep, 2007)

7

Filemone e Bauci (Ep, Homesleep, 2009)

6,5

I Moralisti (Emi, 2010)

7,5

Cento giorni da oggi (Universal, 2012)

7

ALESSANDRO RAINA
Colonia Paradi'es(Cane Andaluso, 1999)
Nema Fictzione(City Living, 2006)
CASADOR
The Puritans(Ep, autoprodotto, 2008)
Pietra miliare
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