14/06/2008

Bugo

Mamamù Rock Festival, Napoli


L’avevamo intervistato giusto un mese fa chiedendogli cosa dovevamo aspettarci dalla sua tournée pre-estiva. Lo ritroviamo in piena notte, in una serata caldissima, a saltare come un forsennato sul palcoscenico del Mamamù Rock Festival, dopo aver mantenuto appieno la promessa di farci (in qualche modo) ballare per tutto il concerto.
Difatti, una performance di Bugo è un’esperienza unica. Impossibile resistere alla formidabile simpatia dell’estroso talento novarese, inoltre quest’anno c’era da analizzare dal vivo anche la portentosa carica del suo settimo gioiellino, “Contatti”, disco che racchiude in sé una sequenza esagitata di ottime canzoni, rese ancor più dinamiche dalla produzione di sua santità Stefano "Stylophonic" Fontana.

La capacità innata del Bugatti di mescolare funky, folk scarno e malinconico, dadaismo electro-disco e una marea di ironiche divagazioni canore crea quel clima d’attesa dovuto verso ciò che sarà una delle esibizioni più sincere di questo primo semestre.

A salire sul palco, nell’oretta che precede l’arrivo del nostro, una serie di piccoli misconosciuti gruppi partenopei, tra i quali spiccano, senz’altro, gli amatissimi Atari, i quali però non lasciano assolutamente nulla di memorabile, a parte una simpatica (e coraggiosa) cover robotica di daftpunkiana memoria.

Smaltiti celermente i supporter di rito, Bugo sale sul palco a notte fonda (circa le due), sulle spalle una mantellina etnica, dei jeans attillati, scarpe ricamate in toppa, e quel sorriso goliardicamente beffardo stampato perennemente sul viso. Con lui ci sono tre ottimi strumentisti a sostegno, clamorosamente simili (dietro le quinte scopro che due sono gemelli), in jeans, occhialini e una t-shirt bianca con su scritto "Bugo" in forma specchiata alterna.

Si parte con la stylofonica “Nel giro giusto”, il trittico iniziale è interamente preso da "Contatti" (il disco maggiormente saccheggiato). Il Bugatti è in gran forma, scherza, si muove, "litiga" continuamente con la sua mantellina, gioca al laptop come un bambino, e quando il pubblico chiede in coro "Io mi rompo i coglioni", ride come un matto, ironizzando alla grande su un individuo che vuole a tutti costi una dedica d’amore. Simpatico, frizzante, capace di modificare l'acustica "Che diritti ho su di te" in una ballatona elettrica da cantare a squarciagola, fino a saltare come un matto sulla batteria, e di concludere il tutto lasciando in circolo un loop fracassante, orgogliosamente tunzettaro.

A fine serata, dietro le quinte, scopro un ragazzo ancor più simpatico, disponibile, ma anche molto stanco per il lungo viaggio pomeridiano Modena-Napoli (della serie: ecco a voi un artista che vive pienamente il suo lavoro).
Ciò che sicuramente resta impresso nella memoria dopo un concerto di Bugo è la profonda e sincera armonia con la quale il compositore novarese intrattiene i suoi spettatori, nonché una considerevole bravura agli strumenti e una cura professionale dell’impalcatura sonora. Di queste due ultime attitudini non avevamo alcun dubbio anche molto tempo prima del live in questione, non è un caso, infatti, che Bugo sia uno dei migliori talenti italiani in circolazione da ormai quasi un decennio…

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