03/07/2011

Dinosaur Jr + Verdena

Castello Estense, Ferrara


Un Giorno Del Tutto Differente

Così è stata intitolata la giornata dedicata interamente al rock alternativo emergente nostrano del Ferrara Sotto Le Stelle, una delle manifestazioni che si sta meritatamente guadagnando un posto di grande rilievo nel panorama musicale del nostro Paese. Gli organizzatori, memori del grande successo della "Tempesta Sotto Le Stelle" dell'anno scorso (Tre Allegri Ragazzi Morti, Teatro Degli Orrori, Sick Tamburo, Luci Della Centrale Elettrica fra gli altri) affidano la direzione artistica della giornata ai Verdena, reduci dal grande successo del loro ultimo lavoro, "Wow", prossimo alla certificazione d'oro. Disposti su due palchi si sono dati appuntamento alcuni dei più interessanti nomi nuovi del rock nostrano, sotto la regia di Alberto Ferrari & Co., da sempre attenta a promuovere le novità musicali della materna scena bergamasca ma non solo.

Jennifer Gentle + Verdena

L'esiguo numero di ragazzi che ore prima l'apertura dei cancelli (prevista per le ore 18) è già sotto il palco assiste da vicino al soundcheck dei Jennifer Gentle che, eccezionalmente per la serata, suoneranno con i fratelli Alberto e Luca Ferrari. In particolare quest'ultimo si intrattiene col pubblico in lunghe discussioni, foto e autografi mentre il fratello va su e giù dal palco più volte attirando l'attenzione di pubblico e addetti ai lavori e la bassista Roberta saltella qua e la riprendendo e fotografando, alla faccia di chi crede ancora che i Verdena siano chiusi e schivi; per i pochi fortunati il giorno del tutto differente è già iniziato. Superate abbondantemente le 18 la zona palco viene sgomberata e gli "eletti" vanno velocemente a rimpinguare il gran numero di persone che attende dietro i cancelli davanti Piazza Castello. Il soundcheck entra nel vivo: Luca accenna "Communication Breakdown" dei Led Zeppelin, seguito subito dal fratello e da Marco Fasolo, chitarrista dei Jennifer Gentle, mentre il pubblico osserva sfregandosi le mani. Aperti i cancelli inizia la corsa per i posti migliori; un'amica, aggrappata con forza alla prima fila, mi fa ampi cenni che capirò solo dopo: la bella Roberta è a terra che riprende la nostra corsa, assistita dalla compagna di Alberto, Nora.

Superato lo shock la giornata entra subito nel vivo: con Luca già tornato alla batteria arrivano sul palco i Jennifer Gentle e Alberto, per l'occasione al basso. La band psichedelica suona al suo livello: le sonorità barrettiane, impreziosite da alcune moderne sperimentazioni, sono interessanti e per lunghi tratti potenti; l'apporto dei fratelli Ferrari è ottimo, compreso il sorprendente Alberto al basso, una maschera di risate ricambiate raramente dal leader della band padovana. Complessivamente un esperimento che riesce ad essere apprezzato ma, forse per il poco tempo concesso, non ad entusiasmare il pubblico che non si rende conto di aver avuto la fortuna di veder suonare assieme, anche se solo per venti minuti, quattro fra i migliori artisti che la scena italiana possa proporre.

Le nuove leve del cortile interno

La folla si sposta quindi nel meraviglioso scenario del cortile interno del Castello Estense, a parte un gruppo di irriducibili che rimane a difendere il suo posto in prima fila nella Piazza, alzandosi solo per chiedere una foto e un autografo a Roberta che bazzica qua e la davanti al palco. Sono le 19.10, nel piccolo palco interno inizia il live degli Spread, band bergamasca potente e aggressiva dal suono curioso sospeso fra psichedelia, stoner-rock e grunge, il tutto correlato da un violino; un mix decisamente originale e interessantissimo, anche considerando l'ironia dei testi: ascoltare per credere.

Ma il piccolo palco deve ancora regalare la sua sorpresa più grande: si chiama Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, una gioia per le orecchie di chi sa apprezzare la canzone d'autore e le novità assolute. Il giovane sardo di Buggerru, nonostante il poco tempo a disposizione, sa proporre un mix mai visto fra sonorità techno (che hanno fatto storcere il naso ai rocker ivi presenti), toccanti pezzi acustici, remix fra voci, suoni e testi di protesta e di sentimento urbano; impossibile da disprezzare, decisamente da seguire.
Alle 20.10 circa è ora dei Sakee Sed, altra band bergamasca, artefice di un indie-rock decisamente fuori dal comune, dai tratti cupi, gli arrangiamenti interessantissimi fra chitarre, batteria e tastiere e un coinvolgimento sul palco davvero raro.

Le vibrazioni degli Aucan, l'esperienza dei Dinosaur Jr., la magia dei Verdena


aucan056Poco prima delle 21, il pubblico del palco interno inizia a sfollare (compreso Alberto poco prima intrattenutosi in conversazioni con alcuni del pubblico) e a riempire nuovamente la Piazza. È arrivato il momento degli Aucan, personalmente la più bella sorpresa della serata. La band bresciana guidata da Giovanni Ferliga, miscuglio eterogeneo fra rock elettronico, post-rock, dubstep e sperimentale, esegue un live eccezionale per resa e potenza.
I tre, disposti in linea con la batteria al centro si avvalgono addirittura di due sintetizzatori, chitarra e basso e si muovono sul palco ciondolando come conquistati totalmente dalla loro stessa musica. Il godimento è ricambiato dal pubblico: i bassi, altissimi, risuonano sulle transenne facendole tremare e salgono fin dentro la gabbia toracica; tutto vibra, i ritmi rendono impossibile il non muoversi e sguardi di sorpresa e coinvolgimento contagiano i presenti. Il resto è solo adrenalina, dalla prima all'ultima canzone senza una minima pausa. Un orgoglio tutto italiano, che sta ricevendo meritatissimi elogi in tutta l'Europa elettronica.

Ancora colpiti dall'ultimo concerto chi non l'avesse già fatto si avvia verso i ben forniti chioschi. Nel frattempo sul palco i tecnici preparano la muraglia di enormi Marshall a poca distanza dal pubblico: è l'innegabile segnale che preannuncia la performance dei grandi ospiti della serata, i Dinosaur Jr., da sempre una delle band dai "volumi più alti" della storia del rock. Voci dal pubblico affermano di aver visto i tre cenare abbondantemente nel ristorante di fronte alla piazza, ma dal nulla, a mezzora dall'inizio del live, compare Murph a testare la batteria, concedendo alcuni sorrisi al pubblico che lo acclama e scattando qualche foto dalla sua postazione, una posizione decisamente privilegiata per apprezzare tutta la piazza oramai stracolma.

Alle 22 circa, la chioma di capelli bianchi lunghissimi del chitarrista Mascis fa capolino da dietro il palco e viene acclamata con un boato dai migliaia di fan. Il programma della serata è lusinghiero: il capolavoro "Bug" nella sua interezza; poche smancerie, veloci saluti e già la prima traccia, "Freak Scene", fa partire il pogo al centro del pubblico. Il live scorre liscio come l'olio, le canzoni sono semplici, gli assoli di Mascis sono potentissime pugnalate alle orecchie fra distorsioni, preziosismi e una classe ed esperienza infinite; il volume altissimo rende quasi impossibile distinguere la voce, talvolta persino la batteria ne è sopraffatta. In particolare l'esecuzione di "Let It Ride" è stata, a mio parere, la migliore del live: grunge nell'impostazione e nel suono questa quinta traccia di "Bug" ha rappresentato più delle altre per tutti i presenti un vero e proprio salto negli anni 90, così apparentemente distanti ma allo stesso tempo fondamentali per gran parte degli artisti moderni.
Poche brevi pause e tutto procede senza tentennamenti fino a quando le urla di Lou Barlow "Perché non vi piaccio?" poi per fortuna riportate all'inglese "Why don't you like me?" preannunciano l'ultima traccia del disco, "Don't". In un finale tipicamente noise-rock quasi catatonico fra assoli e distorte improvvisazioni, la band lascia il palco per tornare poco dopo. È il turno di "The Wagon", loro maggiore hit, eseguita anch'essa magistralmente. Nonostante Barlow inviti ad acclamare i "Verdana" (che osservano il tutto a poca distanza), l'esaltato pubblico si rifiuta di lasciar andare la band, che ricambia con altre due canzoni, "In A Jar" e "Just Like Heaven", cover dei The Cure

dinosaur_jr097Anche se nessuna delle canzoni suonate appartenesse agli ultimi due decenni di musica, "Bug" suona ancora incredibilmente moderno per il suo sound semplice ma potente e diretto e per il suo enorme appeal nell'essere suonato live. Nel complesso, ottanta minuti decisamente sopra le righe per un gruppo storico a suo tempo rivoluzionario e tecnicamente sopraffino, apprezzatissimo da coloro che erano venuti ad assistere ad altri concerti della giornata e addirittura commoventi per i fan che attendevano da diversi anni il loro ritorno nel nostro paese.

Mezz'ora di cambio palco, utilizzata soprattutto per smontare e trasportare le tonnellate di amplificatori, fanno rifiatare le orecchie ancora intorpidite dalla seppur eccelsa potenza di Mascis e compagni. In una sorta di passaggio di consegne fra padri e figli del rock, dopo i Dinosaur Jr. fa di nuovo capolino la magrissima sagoma di Alberto Ferrari, stavolta seduta al piano. "Buonasera, noi siamo i Verdena". Sono le 23.30 quando risuonano in Piazza Castello le prime note di "Sorriso In Spiaggia", brano in due parti tratto da "Wow".
La qualità di suono espressa dalla band bergamasca è disarmante: Alberto si alterna fra piano, chitarra e basso con grande energia e disinvoltura, sorridendo e scambiando battute col pubblico; Roberta, impeccabile al basso, saltella per il palco come una ragazzina e ringrazia dopo ogni canzone il pubblico, che la acclama con cori; il rullare di Luca, potente base del ritmo o dolce accompagnamento all'occorrenza, è ancor più fondamentale per il sound tuttavia più disteso dell'ultimo disco.

Supportati dal musicista tuttofare Omid, abile sia al piano che alla chitarra, le canzoni classiche sono adattate al nuovo stile del gruppo, senza perdere in potenza e guadagnando anche maggior presa del passato, mentre l' introduzione delle tastiere inserisce i nuovi brani in un'atmosfera ricercata, coinvolgente e affascinante; una sorta di doppia anima, divisa fra dolcezza e distruzione, in un tutt'uno accattivante e brillante, una vera e propria magica trappola di stili differenti, suoni e luci nella quale è un piacere rimanere catturati.
In una manciata di brani si può quindi passare dallo space-rock acustico di "Razzi Arpia Inferno" e "Fiamme" alle allucinate distorsioni stoner di Don Calisto, dall'omaggio ai Beatles di "Rossella Roll Over" alle romantiche note di "Canzone Ostinata". L'interessantissima scaletta può essere considerata un mix fra i vecchi classici come "Elefante" e "Logorrea", datati 2004, la hit di "Requiem", "Muori Delay", e addirittura la primissima canzone gruppo, "Valvonauta", riadattati al nuovo corso della band e inseriti fra i "nuovi classici" tratti da "Wow", fra i quali vanno citate per resa di fronte al pubblico la magnifica "Miglioramento" e "Nuova Luce". In particolare da ricordare durante l'esecuzione di quest'ultima un divertente episodio, il crollo di una parte della batteria di Luca che fa strappare qualche malefica risata al fratello.

"Ragazzi è allucinante suonare dopo i Dinosaur Jr." afferma Alberto a metà concerto. E forse sta anche nell'umiltà il segreto di questi ragazzi che dopo aver sbancato in tutta Italia con una serie di sold out mai vista e aver guadagnato una meritata visibilità, non si montano la testa e continuano a pensare solo a perfezionare la propria musica con una serietà e un impegno veramente fuori dal comune. Così gli stessi ragazzi che poco prima erano in mezzo al pubblico a parlare di rock, a offrire autografi e foto con simpatia e disponibilità ai propri fan (spesso increduli) ora salgono sul palco come tre comunissimi di loro, ad avviare quella che secondo molti è la rivoluzione del rock italiano.

E le ultime canzoni del concerto, "È Solo Lunedì" (struggente dedica a Lucio Battisti) e "Lei Disse" (inclusa solo all'ultimo momento in scaletta), entrambe al piano e leggermente modificate dalle versioni in studio, sono una dimostrazione di maggiore tranquillità nelle esibizioni e di maturità tecnica e di gruppo.

Il "Giorno del Tutto Differente" è ormai terminato, ma rimarrà per tutti coloro che vi hanno assistito un piacevolissimo ricordo e per gli addetti ai lavori una dimostrazione che qualcosa nel rock alternativo italiano si sta muovendo con molti nuovi talenti, portati per mano dagli ottimi Verdena. Tempo e case discografiche possibilmente più aperte alle novità decreteranno se questa promettente scena musicale ha "il fisico per fare la rivoluzione di colpo", tanto acclamata nel testo di "Miglioramento". In fondo è la speranza di tutti gli amanti della musica.

Setlist

DINOSAUR JR.

Tratte da BUG:

1. Freak Scene
2. No Bones
3. They Always Come
4. Yeah We Know
5. Let It Ride
6. Pond Song
7. Budge
8. The Post
9. Don't

encore:

10. The Wagon
11. In A Jar
12. Just Like Heaven


VERDENA

1. Sorriso In Spiaggia (parte I)
2. Sorriso In Spiaggia (parte II)
3. Il Nulla di O.
4. Rossella Roll Over
5. Logorrea
6. Il Caos Strisciante
7. Badea Blues
8. Nuova Luce
9. Lui Gareggia
10. Canos
11. Muori Delay
12. Castelli Per Aria
13. Canzone Ostinata
14. Angie
15. Razzi Arpia Inferno e Fiamme
16. Scegli Me (Un mondo che Tu Non Vuoi)
17. Miglioramento
18. Grattacielo
19. Valvonauta
20. Don Calisto
21. Loniterp

encore:

22. Elefante
23. E' solo lunedì
24. Lei Disse (Un mondo del tutto differente)

Dinosaur Jr + Verdena su Ondarock