17/01/2016

The Leisure Society + Laish

Spazio Ligera, Milano


È una reunion del Wilkommen Collective quello che ci regala questa serata del ciclo “99” (secret concert a posti numerati, 99 appunto): non solo i totem di quell’esperienza, e di tutto il movimento folk inglese di questi ultimi anni, i Leisure Society, ma anche un’apertura a sorpresa di Daniel Green aka Laish, in un’inaspettata convergenza tra i loro tour separati.

La location segreta è in realtà il conosciuto Ligera, la “mezza botte” seminterrata che questa sera raggiunge per fortuna le circa cinquanta presenze di rappresentanza, ed è Daniel ad aprire la serata destreggiandosi, nella nuova veste elettrica, tra i problemi dell’acustica del luogo con un sinuoso istrionismo, intelligente e sommesso alla sua maniera, ma che fa giustamente esclamare a Christian Hardy, più tardi: “He’s sexier now!” – un’ammissione importante da parte sua, per uno che non ha ancora abbandonato la sua acconciatura vezzosa.
Daniel presenta un po’ del suo nuovo repertorio, la ballatona “Love On The Conditional”, tra Americana e Bowie, e la suadente “Song For Everything”, per poi conquistare definitivamente il pubblico con le hit di “Obituaries”, su tutte l’immancabile “Warm The Wind” (con il killer bridge “I read you from Selfridge’s Choice/ I read you from fucking Joyce/ Your gaze was fixed”), una “Discipline” in cui coinvolge il pubblico in un coro ornitologico, per finire con la liberatoria “Choice”, con tanto di singalong finale.

Un’apertura perfetta per i Leisure Society in formazione ridotta e pronti a presentare una setlist da “hit parade” per chi conosce la band, e un’introduzione splendida al grandioso repertorio della band – non a caso condensato nei primi due lavori della band, ed è infatti l’esordio “The Sleeper” a farla da padrone, mentre l’ugualmente ispirato “Into The Murky Water” non è probabilmente adatto alla resa acustica, senza sezione ritmica (proposta solo “Better Written Off Than Written Down”). Nick Hemming, con chitarra e ukulele, Christian Hardy, alla tastiera, e l’ineffabile Mike Siddell al violino sanno comunque riprodurre con fedeltà le atmosfere ariose e soavemente malinconiche della band, lasciandosi andare a rievocazioni nostalgiche (“The Last Of The Melting Snow”, che Nick racconta di aver composto durante una notte di capodanno passata da solo, nel suo letto, con una bottiglia di vodka) e piccoli siparietti (immancabile quello per la cover degli Erasure), con la smorfia da Owen Wilson di Christian sempre pronta a muovere qualche commento sarcastico verso il pubblico.

Il pubblico sembra ragionevolmente appassionato della band, e lo handclapping nasce spontaneamente su molte delle tracce presentate, che sia richiesto (la gloriosa “A Matter Of Time”, “Save It For Someone Who Cares”) o meno (la trascinante “Fight For Everyone”).
La buona riuscita della serata è confermata dalla conclusione unplugged con la B-side “Pancake Day”, anche questa uno scherzo dai passaggi memorabili (“I’m not an evil man/ On pancake day I lent you my frying pan”). Insomma, come sempre non è mancata una dimostrazione di come divertirsi a fare ciò che piace per cinquanta persone in una città sconosciuta – perché non dovrebbe valere per tutti, tutti i giorni?