06/06/2003

Bjork

Arena, Verona


Premetto che: A) non sono un fan di Bjork; B) Detesto i concerti-evento.
Detto questo, vi assicuro che, all'interno dell'Arena di Verona, io e altre novemila-novecento-novanta-nove persone abbiamo assistito a una grande, indimenticabile esibizione del minuto elfo di Reykjavik.
Purtroppo sono arrivato tardi (ah, come amo la Milano-Venezia...) e mi sono perso lo showcase dei Matmos, duo elettronico sperimentale che accompagna Bjork durante la tournée: pare sia stato piuttosto interessante.
Vabbè... Appena il tempo di sedermi e il viaggio ha inizio...

La calorosa accoglienza con la quale Bjork viene ricevuta all'interno di questo incredibile scenario (almeno una volta nella vita, ragazzi, concedetevi un concerto dentro l'Arena di Verona...) mette probabilmente di buon umore la cantante che dà vita a una performance toccante, carica di tensione emotiva. Il concerto, iniziato poco prima delle 21.30 con "Pagan Poetry" (tratta da "Vespertine"; interpreterà anche versioni da "pelle d'oca" di "An Echo", "A Stain", "5 Years", "Hunter", "All Is Full Of Love" e "Joga", mentre due saranno le perle inedite: "Desired Constellation" e "Nameless"), durerà poco, ma in quell'ora e mezzo di musica sublime ed eterea se ne vedranno di tutti i colori: fuochi d'artificio, giochi di luce, alberi incendiati. Bjork canta con una voce potente ed incantevole; in retroproiezione si scorgono suggestivi videoclip (di Michael Gondry e Chris Cunningham) che rifraggono le immagini evocate dalla musica.
Ad accompagnare il folletto ci sono i due americani Matmos (gregari di primo piano della serata), la grandiosa arpista newyorkese Zeena Parkins (un genietto dell'avanguardia: in passato era nell'organico degli Skeleton Crew!!!), la tastierista Lelia Arab e l'Icelandic String Octet.

Un concerto da brividi in un contesto non da meno.

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