13/09/2011

Black Angels

Circolo degli Artisti, Roma


Circolo degli Artisti gremito in ogni ordine di posto per il ritorno a Roma dei Black Angels, la band di Austin capitanata da Alex Maas.

Accanto a lui è schierata la formazione tipo: Christian Bland alla chitarra, Nate Ryan al basso, Kyle Hunt alle tastiere e la bella Stephanie Bailey alla batteria.

Ma è tutto molto relativo perché i musicisti (Stephanie esclusa) continuamente procedono al reciproco scambio degli strumenti, rendendo il modulo molto flessibile, passando con scioltezza da una a tre chitarre, da zero a due tastiere, ed il basso che sovente passa di mano in mano.


Black Angels hanno tre album all'attivo, uno più bello dell'altro, che nel tempo hanno messo d'accordo critica e pubblico, uno dei rari casi in questi ultimi anni.

In particolare è stato ben accolto il più recente "Phosphene Dream", pubblicato circa un anno fa, che sintetizza in maniera magistrale le idee già esposte in maniera chiara nei precedenti "Passover" (2006) e "Directions To See A Ghost" (2008).

Di recente è stato immesso sul mercato "Another Nice Pair" che raccoglie i primi due EP del gruppo.


La serata è inaugurata da un breve ma intenso set garage rock dei Night Beats, from Seattle, che stanno promuovendo il loro omonimo album d'esordio, giunto dopo una serie di EP e live recordings.

Fra l'altro trattasi di amici e collaboratori di Christian Bland nel progetto parallelo UFO Club.

Veloce cambio palco ed ecco il momento dei Black Angels.

Il set si apre con un instant classic del quintetto, Bad Vibrations, dopo il quale le migliori tracce di "Phosphene Dream" ("Entrance Song", "Yellow Elevator # 2", l'acclamatissima "Haunting At 1300 McKinley", "The Sniper" e la title track) vengono alternate con importanti ripescaggi dal recente passato, nei quali la carica allucinogena è ancora più evidente.


Psichedelia allo stato puro, di quella sopraffina, di quella che ti fa sbandare e ti manda in estasi.

Stati di catarsi collettiva improvvisamente spezzati da folate elettriche che hanno molto in comune con certo post rock, ma con la matrice che resta saldamente a cavallo tra 13th Floor Elevators, Doors e primi Pink Floyd.

Nonostante un caldo atroce, ai livelli di desiderare l'uscita dalla sala per prendere un po' d'aria, non pochi presenti si lasciano andare a danze sfrenate e dondolamenti molto sixties, non solo durante i pezzi più tirati ("Telephone" su tutti), ma anche su quelli più atmosferici.


Nella setlist viene concesso spazio anche alla riproposizione di "Surf City Revisited", contenuta nell'EP "Black Angels Exit", e di "Melanie's Melody", compresa nella versione deluxe di "Phosphene Dream".

Si chiude con "Young Men Dead", il brano che apriva "Passover", dopo il quale (nonostante le insistenti richieste del pubblico) i Black Angels non concedono bis, confermando la striminzita durata dei propri set, che in questo caso si è fermato ad un'ora e dieci minuti.


Fortunatamente il chitarrista Christian Bland si rende conto del calore del pubblico e decide di rientrare in scena accompagnato dai Night Beats, regalando ai presenti (senza sfigurare) un convincente set con tre cover, fra le quali la pinkfloydiana "Lucifer Sam".

Oltretutto Bland sarà l'unico membro del gruppo che a fine concerto si mischierà al pubblico sparso nel giardino del Circolo, fra birre, autografi e qualche battuta spiritosa, nella sua ennesima estate psichedelica che volge oramai al termine.