15/08/2012

Zamboni - Baraldi - Nada

Etruria Eco Festival, Cerveteri (Roma)


Sera di Ferragosto a Santa Severa, piccola e (fin troppo) tranquilla località di mare a pochi chilometri da Roma: che fare? I fuochi al Castello sono suggestivi, ma nella vicina Cerveteri c'è un festival dal cartellone promettente. Il primo assaggio, due sere prima, con l'esibizione di Antonella Ruggiero, è stato convincente, oltre che gratuito, proprio come il concerto in programma in questa notte di mezza estate. Stavolta, però, c'è il sapore dell'evento: si ritrovano sul palco dell'Etruria Eco Festival, infatti, tre colonne dei Cccp - Massimo Zamboni, Giorgio Canali e Fatur - più la nuova vocalist Angela Baraldi, che da oltre un anno accompagna Zamboni in tour, e una guest star d'eccezione come Nada. Interessante. Anche se certo rimpiazzare Giovanni Lindo Ferretti con una voce femminile è un bell'azzardo. Per niente fedele alla linea.

Massimo Zamboni - Foto di Luca PisciottaÈ con un misto di curiosità e scetticismo, dunque, che ci avviciniamo al palco, situato proprio nel cuore dell'antica cittadina etrusca e romana. Superiamo i chioschi e i banchetti nel Parco della Legnara, un villaggio di stand eco e bio all'insegna della totale sostenibilità ambientale. C'è un pubblico numeroso e decisamente variegato, ben diverso da quello che avrebbe un'esibizione del genere nei soliti templi underground: famiglie, anziani, bambini e molti giovani e non più giovani, quelli che della parabola Cccp-Csi hanno seguito in diretta tutte le tappe e che non vogliono perdersi questa rimpatriata tra amici, organizzata da Zamboni per festeggiare trent'anni di "Ortodossia" (l'omonimo Ep in vinile rosso è uscito in realtà nel 1984).
Terminata l'esibizione dei più che dignitosi post-rocker nostrani Astrid Hotel, si spengono le luci e un grido isterico squarcia la notte: "Emilia paranoica". La voce di Angela Baraldi risuona potente, le chitarre fendono l'aria con i loro lancinanti feedback. E molti spettatori già strabuzzano gli occhi. C'è chi scuote la testa: magari era venuto solo perché il concerto era gratis o perché si aspettava una serata revival con Nada che cantava "Ma che freddo fa" (peraltro splendida) e altri evergreen degli anni Sessanta. Il punk sovietico non l'avevano considerato. E nemmeno il situazionismo demenziale dell'ineffabile Fatur, che riappare sul palco in tutta la sua mole, mostrando panza e mezzo sedere alla platea. È troppo, e in breve tempo si compie una selezione naturale: restano solo i fedeli alla linea, più altri curiosi e coraggiosi (alcuni imprevedibili anziani inclusi). Sempre tanti, in ogni caso. E infatti il clima si surriscalda presto, con i musicisti sul palco che sembrano raccogliere le vibrazioni positive dell'audience caricandosi sempre più.

Angela Baraldi - Foto di Giorgia FioriniLa più scatenata è la Baraldi: camicia bianca e cravattino nero à-la Patti Smith, l'ex-investigatrice di "Quo Vadis, Baby" sfodera una presenza scenica sorprendente, saltando e ballando sul palco con foga da frontgirl di razza. Ma a stupire è soprattutto la sua voce: se ne conoscevano le qualità fin dagli inizi della sua lunga gavetta (a scoprirla fu Lucio Dalla nel 1990, poi in pratica ha collaborato con tutti i big del cantautorato italiano) ma ora ha acquisito una strana timbrica, oscura, quasi maschile, che si attaglia perfettamente ai brani. Una trasformazione agevolata, a suo dire, dal tour con Giorgio Canali per il progetto-tributo ai Joy Division (vedi l'intervista che ci ha rilasciato qualche mese fa) e che ora le schiude le porte di una interessante "seconda vita" artistica.

L'accoppiata "Valium Tavor"-"Live in Pankow" è un pugno nello stomaco. Due sfuriate hardcore tiratissime, con le chitarre corrosive di Zamboni e Canali che riaprono uno squarcio in quegli incubi paranoici di una generazione di zombie, a caccia di antidepressivi, calmanti e sonniferi: "Il valium mi rilassa/ il serenase mi stende/ il tavor mi riprende". Poi quel viaggio oltrecortina: Pankow, Varsavia, Sofia, Budapest, Praga... il Muro, l'angoscia della Guerra Fredda. Più che una canzone, un inno a un'intera epoca.
Con "In viaggio" si transita nel territorio dei Csi e di uno dei loro classici ("Ko de Mondo"), ma affiora qualche difficoltà: l'ugola della Baraldi non può possedere l'austera ieraticità di Ferretti (che del resto è unica) e la resa del brano ne risente un po', così come l'altro gioiello "Del Mondo", affidato invece alla voce dello stesso Zamboni. Ma sono inezie, perché la performance fila via a tutta birra: "Huligani dangereux" è una botta di adrenalina per il pubblico delle prime file, impegnato ormai in balli sfrenati sotto il palco; la Baraldi si supera in una "Io sto bene" mozzafiato, bissata da una cupissima "Trafitto", riaccendendo i riflettori su "Affinità-divergenze", il capolavoro dei Cccp.

Nada - Foto di Giorgia FioriniPoi, applauditissima, entra in scena Nada. Ed è subito una perfomance da brividi, con il recitato di "La mia patria attuale", un brano composto da Zamboni per la colonna sonora del film "Il mio paese" di Daniele Vicari (2006). "Parole profonde e attualissime", commenta Nada, ringraziando il chitarrista al quale la lega da anni un'intensa collaborazione artistica, culminata in dischi e varie esibizioni live. Il secondo atto della cantante toscana è "Miccia prende fuoco", dal debutto solista di Zamboni ("Sorella sconfitta", 2004): una cantilena che si snoda magica tra i toni bassi di Nada, il contagioso crescendo reggae del ritmo e i versi tipicamente "ferrettiani" ("Miccia prende fuoco per la gola e straccia un cuore che/non conta niente ormai... Lingua scuoia cuce rade trema la discarica/ cupa rossa lava di emozioni include un cuore che/ non conta niente ormai"). Ma a esaltare il set di Nada è soprattutto la travolgente "Luna in piena", la canzone presentata a Sanremo nel 2007 in coppia con Cristina Donà e sempre troppo colpevolmente sottovalutata: con l'apporto di Zamboni & C. diventa ancora più robusta e trascinante.

La dolcissima "Annarella" giunge a stemperare il ritmo, prima di una sequenza finale al fulmicotone. Tornano altri inni storici dei punkster emiliani: "Spara Jurij" (ovvero Jurij Vladimirovič Andropov, che il 1° settembre 1983 fece abbattere il volo civile Korean Air KAL-007 finito fuori rotta) e lo strepitoso tandem conclusivo: la psicotica "Curami", ovvero quanto di più vicino alle nevrastenie dei Pil sia mai stato composto in terra italica, e l'arabeggiante "Punk Islam", con la sua litania ipnotica magistralmente riprodotta dalla Baraldi e con quella sua strofa controversa ("Allah è grande, Gheddafi è il suo profeta") in cui il nome del defunto rais viene trasformato in "nessuno".

Fatur - Foto di Giorgia FioriniÈ il trionfo finale, la platea applaude, l'emozione di quella grande epopea è stata ridestata davvero, anche se naturalmente si tratta di un progetto diverso e ogni raffronto sarebbe ingiusto, oltre che improprio. All'ovazione per Zamboni e Baraldi si associa quella per Fatur. E lui, non pago di un repertorio esilarante di pose e gag, si avvicina al microfono come per ringraziare... ma non dice nulla e si allontana goffamente. Giusto così.
Menzione speciale, infine, per l'intero festival: una bella storia di volontariato e impegno sociale che si è evoluta nel tempo. All'inizio era solo un happening estemporaneo, nato nel 2007 per protestare contro la conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga, poi si è via via allargato fino a divenire una delle manifestazioni musicali più significative d'Italia (con tanto di riconoscimento dal Mei come miglior festival nel 2011): undici serate, quest’anno, con un ricco cartellone (tra gli altri, Andrea Ra, Paolo Belli, Caparezza, Mario Biondi e la suddetta Ruggiero). E con un costo minimo per le tasche dei cittadini. Un esempio di come cultura e politica possano sposarsi in modo intelligente, fornendo un servizio prezioso al pubblico.

Le foto sono state gentilmente concesse dall'Etruria Eco Festival e sono rispettivamente di:

Alice Di Girolamo (home)
Sarah Penge (Baraldi iniziale)
Luca Pisciotta (Zamboni)
Giorgia Fiorini (Baraldi all'interno del testo, Nada e Fatur)