19/07/2018

Chemical Brothers

Rock In Roma, Roma


Se la memoria non ci inganna, i Chemical Brothers approdano per la terza volta al Rock In Roma, che torna così a ospitare il soft rave en plein air dei fratellini chimici, nello spazio dell’Ippodromo delle Capannelle.
Il loro sound lo conosciamo bene, la potenza dei loro visual altrettanto, a colpire più di ogni cosa questa sera è l’età media del pubblico, sorprendentemente più bassa di quella del duo, segno che – nonostante incidano sempre più di rado e siano anagraficamente intorno ai 50 – la loro musica si è mantenuta vivacemente attuale, riconosciuta come influenza determinante sulle moderne derive electro anche dai più giovani.

Non ci sono dischi nuovi da promuovere, ma i Chemical Brothers regalano tre anteprime dal disco di prossima pubblicazione. Per il resto ripescano in maniera abbastanza uniforme dagli album del passato, componendo un ipotetico greatest hits che ha saputo far ballare almeno un paio di generazioni. Non essendoci ospiti sul palco, la scelta ricade sui brani strumentali, ricchi di quei crescendo enfatici e delle conseguenti esplosioni sonore che hanno fatto scuola.
I brani più acclamati sono quelli più noti, “Hey Boy Hey Girl” su tutti, ma per un’ora e mezza si balla instancabilmente, spesso incantati dalle immagini proiettate sui maxischermi, con ogni traccia contrassegnata da una diversa sequenza, come si trattasse di tanti piccoli clip dedicati. E poi robot giganti, mega-palloni sparati sulla folla e laser accecanti a disegnare traiettorie verso il cielo stellato.

E’ psichedelia moderna, è musica elettronica che piace anche a chi di solito non ascolta musica elettronica: intrattenere in quel modo senza avere le chitarre e senza proporre parti cantate è una sfida difficile, che ogni volta i Chemical Brothers riescono a vincere.
Nella parte finale, come loro solito, giocano a fare mixed up dei propri brani, chiudendo i giochi sulle note del super classico “Block Rockin’ Beats”, uno dei loro brani-manifesto, la traccia che apriva uno dei lavori più iconici degli anni 90, “Dig Your Own Hole”, l’opera seconda dei fratellini chimici.
Poi solo applausi per Ed Simons e Tom Rowlands, capaci in questi anni di esportare la musica dance dai club alle classifiche di tutto il mondo, divenendo – assieme ai Prodigy – protagonisti della rivoluzione Big Beat, vera e propria istituzione della scena electro degli ultimi vent’anni.