08/04/2019

Soap & Skin

Santeria Toscana 31, Milano


Sono passati 10 anni dall'uscita di “Lovetune For Vaccum”, probabilmente uno dei debutti più potenti di sempre nel suo genere. In un periodo breve, Anja Plaschg, alias Soap&Skin, si è conquistata il consenso di critica e pubblico per la sua voce unica e per quel modo di interpretare il cantautorato che sfiora l'intimismo più estremo. E' una musicista pura e vera, non ha maschere o filtri e riversa la sua anima nella scrittura in modo totale.

L'anno scorso è tornata, dopo una lunga pausa, con un nuovo lavoro intitolato “From Gas To Solid/ You Are My Friend”. Un ritorno graduale e diverso rispetto a “Narrow”, nel quale ritrovavamo molta elaborazione emotiva (basti pensare al lutto che racconta in “Vater”). Questo nuovo lavoro ha sicuramente una luce diversa, c'è meno pressione negli arrangiamenti, il respiro non è in affanno. E' immediato comprendere come l'album si sia rivestito di una diversa complessità, che rispecchia anche una nuova fase della giovane cantautrice austriaca. Dove prima il suo mondo trovava riparo in un'oscurità opprimente, in questo nuovo disco c'è una sorta di piccola rivoluzione e ci si ritrova allo step successivo del dolore, o meglio dei sentimenti negativi.

Queste sensazioni si sono riversate nel suo live. Qualche giorno fa, Soap&Skin ha presentato il suo nuovo album al Santeria Toscana 31 di Milano per l'unica data italiana primaverile (ritornerà a Ferrara questa estate). Il giovane e promettente cantautore tedesco Jungstötter ha aperto le danze, presentando (piano e voce) alcuni brani del suo album di debutto. E poi è arrivata lei, precedeuta da un ensemble di sette elementi: tromba, trombone, viola, violoncello, contrabbasso, vibrafono, chitarra.

L'apertura è affidata a “This Day” e a sorpresa non è lei a sedersi al pianoforte: Anja preferisce dare più spazio alla sua voce unica, che provoca subito un tremolio e un'emozione indescrivibile. Si avverte subito quella sensazione che si raccontava prima, c'è più aria nella struttura degli arrangiamenti live, una sofisticazione ricercata che viene resa più evidente quando lei stessa si impossessa del pianoforte per proporre brani come “Athom” e “Creep”.

Il primo sussulto arriva sulle note di “Cynthia”, che mette in evidenza tutto il suo talento al pianoforte, e successivamente con la mastodontica “Voyage, Voyage”, la prima delle tante reinterpretazioni presenti in questa speciale setlist. Il pubblico la acclama con un calore inedito, la rispetta con un silenzio (quasi) solenne. Lei ringrazia timidamente, facendo leggere tutta la sua emozione e anche un po' di imbarazzo nel stare su quel palco.
Il viaggio prosegue con l'intensa “Vater”, le nuove “Heal” e “Italy”, fino ad arrivare alla sorpresa più grande: l'attacco di “Goodbye” provoca un turbamento di piacere, la commozione per la gioia di ascoltare qualcosa di meraviglioso. Si arriva alle battute finali e arriva il turno di “Me And The Devil” che ci fa scoprire una Anja diversa, che si impossessa del palco con movimenti sinuosi, quasi a voler dirigere la sua orchestra e a voler catturare ogni sfumatura di quel suono maledetto.
La sua band lascia il palco e l'artista austriaca ci diletta con una cover di Omar Souleyman ("Mawal Jamar") e poi con una di Lana Del Rey ("Gods And Monsters"). Si chiude con un'incredibile versione in solo di “Pale Blue Eyes” dei Velvet Underground, con cui si raggiungono livelli di intensità smisurati, e la sua personalissima versione (questa volta con il suo ensemble) di “What a Wonderful World”.

Cala il sipario. Uno spettacolo di un'ora e mezza di raro vigore e intimismo, che conferma la grandezza della musicista e cantautrice austriaca, capace con soli tre album di aver già prenotato un posto nell'olimpo delle artiste memorabili. Perdere il suo flusso emotivo dal vivo potrebbe essere un errore imperdonabile. C'è un'altra possibilità a Ferrara questa estate, la prossima fermata di un altro mondo chiamato Soap&Skin.