18/07/2021

Bob Dylan

Livestreaming, Veeps.com


Ho fatto uno strano sogno. Non ricordo bene i dettagli, ma mi ricordo che c’era Bob Dylan.
Era una notte d’estate, l’aria immobile, e fuori imperversava una pestilenza. Lui era lì, chiuso in un locale fumoso chissà dove, a suonare e a cantare. Più che canzoni, in realtà, sembravano un lungo monologo. Uno di quei racconti che non sai bene dove ti vogliano condurre, ma da cui non riesci comunque a staccarti. Non c’era il suo solito gruppo, ma quattro o cinque musicisti che non riuscivo a vedere in faccia. Una fisarmonica, un contrabbasso. Le chitarre. Sì, Dylan suonava di nuovo la chitarra. E anche l’armonica. Vedi un po’, le cose che succedono nei sogni…
Comunque, ero seduto a un tavolo a pochi centimetri dal microfono, completamente ipnotizzato. La sua musica non l’avevo mai sentita così. O meglio, avevo già sognato un sacco di volte di sentirla così, ma stavolta sembrava tutto più realistico. Il suo modo di scandire le sillabe, il suo modo di gesticolare. Non mi ricordo che canzoni fossero, a parte una. Quando mi sono svegliato ce l’avevo ancora in testa: “What Was It You Wanted”. Avrò ascoltato troppe volte “Oh Mercy”, in realtà è dal 1995 che non la suona più... Cose che succedono solo nei sogni, appunto.

La mattina dopo, però, le cose si sono fatte ancora più strane. Ho aperto il telefono e un sacco di gente parlava di Bob Dylan. Raccontavano scene che sembravano identiche a quelle del mio sogno. Possibile? Parlavano di un reame delle ombre. Shadow Kingdom. Sono andato sotto la doccia e ho cercato di non pensarci più. Ma dopo un po’ mi sono ritrovato a digitare quelle due parole. Shadow Kingdom. “Il primo livestream di Bob Dylan”, diceva il sito. Un concerto virtuale. Un concerto fatto della sostanza dei sogni.
Le domande si infittivano. Quei musicisti, anzitutto: esistevano davvero o erano solo dei fantasmi? Ho trovato un elenco di nomi: Janie Cowen, Alex Burke, Joshua Crumbly, Shahzad Ismaily, Buck Meek. Cavoli, Buck Meek lo conoscevo. Era quello dei Big Thief, avevo anche sentito il suo ultimo disco solista. Erano persone reali. Ma che fine aveva fatto la band del Never Ending Tour? Tony Garnier e tutti gli altri? E quella specie di juke joint dove suonavano, esisteva da qualche parte anche quello? "Bon Bon Club, Marseille", diceva il sito. Di certo non l’avrei trovato su nessuna carta geografica. Che cosa avevo visto, allora?
“Shadow Kingdom è stato tramesso il 18 luglio 2021 sulla piattaforma Veeps”, ho letto. “Sarà possibile rivederlo nelle 48 ore successive”. Ho seguito il link e mi sono trovato di fronte a un riquadro violaceo: “ATTENTION. You have already purchased tickets to this event. Watch stream”. Come sarebbe a dire? Perché non ricordavo di averli comprati, quei biglietti? Con la mente svuotata, ho cliccato sullo streaming.

Bob Dylan

Le immagini erano in bianco e nero. I tavoli del locale erano proprio come li ricordavo. “The early songs of Bob Dylan”, recitava il titolo sullo sfondo nero dello schermo. Una fisarmonica (sì, la fisarmonica era dappertutto), poi quella voce. A volte l’avevo sentita sforzarsi come in un ringhio, dal vivo. Ma qui no, qui era una carezza di cartavetra. Dylan imbracciava la chitarra come ai bei tempi, e sul fremere di un mandolino cantava una versione nostalgica e appassionata di “When I Paint My Masterpiece”. Ho trattenuto il respiro. Era esattamente così che avevo sempre sognato di poterlo sentire, un giorno o l’altro: in quell’atmosfera intima, con quegli arrangiamenti ridotti all’osso, lontano anni luce dalla routine di certi concerti portati avanti con il pilota automatico.
Poi una dissolvenza, un cambio di inquadratura. Eccolo impugnare l’asta del microfono sul fraseggio minaccioso di “Most Likely You Go Your Way And I’ll Go Mine”. Tutti nella band portavano delle mascherine nere (forse per questo nel sogno non avevano volto?). Lui, invece, sembrava vestito diversamente rispetto a prima. Non era davvero un concerto, a quel punto l’ho capito. Forse non stavano nemmeno suonando dal vivo. Era una vecchia pellicola cinematografica spuntata da qualche parte: magari adesso si sarebbe messo a recitare come in “Masked & Anonymous”. O forse stava già recitando, a giudicare dai gesti febbrili delle mani.
Ma mentre i miei pensieri si erano messi a vagare, la scena si era spostata in una saletta dal pavimento a scacchi, come in qualche visione partorita dalla mente di Lewis Carroll. Sul lato dello schermo, Dylan, ancora in piedi davanti al microfono, stava intonando una “Queen Jane Approximately” di impossibile dolcezza. Una volta avevo un’amica che usava il titolo di quella canzone come nickname. Queen Jane. Forse Dylan la stava dedicando proprio a lei. O forse la stava dedicando al tempo che ci sfugge via tra le dita. Come avrebbe potuto soffiare nell’armonica in quel modo, altrimenti?

Bob DylanAll’improvviso ho pensato di essermi sbagliato su tutto. Doveva essere un film di David Lynch, quello che stavo guardando. C’erano due donne con lo sguardo fisso in camera. Abiti da sera, acconciature vecchio stile. Ma certo, era il Club Silencio. Una delle due non aveva recitato anche in “Stranger Things”? Però, in mezzo, c’era ancora lui, Bob. Aveva di nuovo la chitarra, e una giacca bianca da dandy. “I'll Be Your Baby Tonight” aveva perso il suo languore country ed era diventata qualcosa molto di più sinuoso ed incalzante. Nel locale c’erano messicani scappati oltre il confine e afroamericani arrivati dall'altra parte dei binari, donne fatali e fumatori incalliti. Gli abitanti del Vicolo della Desolazione, forse. Il cantante sussurrava una ballata tex-mex che suonava proprio come “Just Like Tom Thumb’s Blues”. Si sarebbe detto che l’avesse scritta apposta per loro.

Scorrevano le immagini, scorrevano i brani. “Tombstone Blues” rarefatta e spettrale, “What Was It You Wanted” oscura e spietata. “To Be Alone With You” era stata completamente riscritta, e adesso parlava di torri d’avorio, pene mondane e fuorilegge in fuga. “Forever Young” era accompagnata da una sorta di spinetta, e non si era mai distesa così delicatamente. Dylan teneva la chitarra a tracolla e intanto stringeva i pugni, il viso avvolto nella penombra.
Le coppie si sono messe a ballare sul blues al rallentatore di “Pledging My Time”, avvinghiate più strettamente che mai. Non c’era “Like A Rolling Stone”, non c’era “Knockin’ On Heaven’s Door”. Al loro posto, “The Wicked Messenger” e “Watching The River Flow”. Melodie mutanti capaci di reinventare il passato. Una scaletta da sogno per qualsiasi dylaniano. Ho guardato l’orologio: da quanto tempo ero immerso in quella dimensione? Possibile che fossero passati solo una cinquantina di minuti? C’era così tanto in ogni brano che ci si sarebbe potuti perdere dentro. E anche solo una nota di troppo sarebbe bastata a rompere l’incanto.

Bob Dylan

Intanto, eravamo tornati nella stanza con il pavimento a scacchi: “Strike another match, go start anew”, cantava Dylan. “It's all over now, baby blue”. Quei versi, i versi dell’addio, dilatati in una lentezza intrisa di malinconia. Titoli di coda. “Directed by Alma Har’el” (standing ovation per lei). Le ultime note, e poi il silenzio.
Sì, alla fine forse era davvero un sogno. Un sogno come quelli di Borges, in cui il sognatore sogna così intensamente da modellare la realtà come un demiurgo. Salvo poi scoprire di essere a sua volta il sogno di qualcun altro... Magari ne faranno un disco, un blu-ray, un sequel. Ma niente sarà come quella notte d’estate in cui il vecchio menestrello si è materializzato dal nulla in un sogno in bianco e nero. Al risveglio, come in una puntata di “Twin Peaks”, qualcuno fisserà lo sguardo in camera e con un tono enigmatico ripeterà la fatidica domanda: ma chi è il sognatore? Stavolta, però, sarà facile rispondere. Il sognatore è lui, e lui soltanto. Robert Allen Zimmerman, il sovrano delle ombre.

Setlist

  1. When I Paint My Masterpiece
  2. Most Likely You Go Your Way And I'll Go Mine
  3. Queen Jane Approximately
  4. I'll Be Your Baby Tonight
  5. Just Like Tom Thumb's Blues
  6. Tombstone Blues
  7. To Be Alone With You
  8. What Was It You Wanted
  9. Forever Young
  10. Pledging My Time
  11. The Wicked Messenger
  12. Watching The River Flow
  13. It's All Over Now, Baby Blue


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