31/10-01/11/2022

Cure

Unipol Arena/Nelson Mandela Forum, Casalecchio di Reno (Bo)/Firenze


OndaRock ha assistito alle prime due tappe italiane del tour 2022 dei Cure, una serie di date che ha riscosso un enorme successo tra il pubblico, registrando di fatto un totale di quattro sold-out, supportato dall’attesa di un ormai certo ritorno discografico con “Songs Of A Lost World” (a quattordici anni dallo scivolone “4:13 Dream”), di cui hanno fornito qualche interessante anteprima live, ma la cui tempistica d’uscita rimane ancora un’incognita.

 

Bologna, 31/10/2022

 

di Martina Vetrugno

 

A (gothic) night like this: quale serata migliore, se non quella di Halloween, per rivedere dal vivo la band di Robert Smith in Italia? Se l’ex-imaginary boy di Blackpool lasci mai nulla al caso o meno non è dato saperlo, ma tale fortuita coincidenza aveva destato fin da subito grandi aspettative nei fan, che hanno iniziato ad affollare l’area circostante dell’Unipol Arena con anticipo, in attesa dell’apertura prevista alle 18 precise. Due ore e mezza tonde tonde di show (sogno e utopia per qualsiasi altro evento di questo tipo), anticipate da un’incursione degli ormai fedeli compagni di avventura The Twilight Sad: un ottimo compromesso tra chi, a fronte di un vasto repertorio, sceglie di farne una e mezza scarsa con scelte discutibili, e le quasi quattro ore che i Cure stessi propinavano generosamente al loro pubblico anni fa, a volte con risultati controproducenti ed esibizioni sottotono.

 

Il gruppo scozzese capitanato da James Alexander Graham, dal sound oscuro tra post-punkshoegaze e arie industrialdarkwave, sale sul palco in perfetto orario e scalda l’atmosfera con poco meno di una decina di pezzi, tra cui una cover dei connazionali Frightened Rabbit, “Keep Yourself Warm”, uno degli highlight dell’intera performance. Il carismatico frontman si dimena come in preda a uno stato di trance sulle note della cupa e danzereccia “Kill It In The Morning”, delle corrosive e anthemicheLet/s Get Lost” e “I/m Not Here [Missing Face]”, provenienti dall’ultimo lavoro “It Won't Be Like This All The Time”, e sulla reboante “And She Would Darken The Memory”, ma a catalizzare l’attenzione è “There's A Girl In The Corner”, appartenente al gioiellino “Nobody Wants To Be Here And Nobody Wants To Leave”.

 

Alle 20,20 entra finalmente in scena il sestetto, e il pubblico va in visibilio, quasi in una forma di adorazione ai padrini dark-gothic (ma guai a definirli strettamente così, visto che non desiderano etichette), felice soprattutto di rivedere Robert Smith e Simon Gallup insieme, dopo la momentanea uscita dalla band di quest’ultimo nell’estate del 2021, a causa di un presunto litigio tra i due. Robert continua a cotonare la chioma ormai grigia e un po’ spennata, ma è sempre lui, ne fanno fede la voce e l’intonazione impeccabile per tutta la durata dell’esibizione, una sorta di messa di cui nessuno si perde nemmeno un passaggio, a cominciare dall’intenso inedito “Alone”.

 

Il gruppo ingrana subito con le chitarre armoniche dell’anthem “Pictures Of You” e i synth di “Lovesong”, gemme di “Disintegration”, e il tocco glam dei riff di Reeves Gabrels in sostituzione al sax in “A Night Like This”, per poi lasciare spazio alla struggente “And Nothing Is Forever”, secondo tassello appartenente al nuovo album. L’atmosfera rimane immersa nel blu e illuminata dalle stelle durante “At Night”, sfociando nei pezzi più bui, come l’allucinata “A Strange Day” e la martellante “The Hanging Garden”, alle quali segue un momento di calma, grazie alle lunghe parti strumentali della placida “The Last Day Of Summer”, per poi tuffarsi nuovamente nell’oscurità con “Cold”.

 

Si riemerge dagli abissi con uno dei momenti migliori che vede coinvolto Jason Cooper, la cui batteria rimbomba e mancina i ritmi della potente “Burn”, aperta dai sibili sinistri di flauto suonato da Smith, traccia tra le più apprezzate e composta appositamente per la colonna sonora di “The Crow”, film di Halloween per eccellenza. Partono cori e battimani con “Push”, a seguito della quale la band mantiene una linea dinamica con “Play For Today” e l’ottima “Primary”, dove sintetizzatori e basso regnano incontrastati.
“From The Edge Of The Deep Green Sea” viaggia veloce, scandita dal
drumming serrato di Cooper, avviandosi alla conclusione della prima ora e mezzo di live con la nuova e imponente “Endsong”. Il sestetto riappare sul palco con un trittico riflessivo, sorprendendo tutti con un altro momento topico: concluso l’inedito melodico “I Can Never Say Goodbye”, arrivano a sorpresa l’esecuzione di “Faith”, per la prima volta dal lontano 2011, e Gallup protagonista indiscusso di una dilatatissima “A Forest”.

 

A qualcuno è scappato un sorriso per alcuni degli effetti visuals “riciclati” da show passati, ma c’è da dire che fanno sempre la loro figura, soprattutto nel corso del secondo encore, tutto dedicato alle hit più amate e di maggior successo: aperto dalle trame di fili di ragnatela intrecciate agli archi sintetici della meravigliosa “Lullaby”, lascia spazio al pop coinvolgente, tra canti e balli in sincrono degli spettatori sulle note della micidiale combo “The Walk” - “Friday I'm In Love” - “Close To Me” - “In Between Days” - “Just Like Heaven”, riservando la chiusura ai ritmi jangly e new wave dell’immortale e consacratoria “Boys Don't Cry”.
I don't care if Monday's blue, perché Robert e soci, al top della loro forma e con una scaletta perfettamente bilanciata, ci hanno regalato un’esperienza indimenticabile, degna di rimanere negli annali della musica dal vivo, in attesa di poter finalmente ascoltare il loro nuovo, misterioso e melodico capitolo a tinte scure “Songs Of A Lost World”.

Firenze, 01/11/2022

 

di Antonio Cammisa

 

La malinconia da definizione è uno stato d’animo caratterizzato da un senso di tristezza che ammanta i pensieri umani. I Cure sin dai loro esordi, o meglio dire dal loro secondo album (il primo risente ancora dell’influenza punk), sublimano il concetto di malinconia, rendendo essa un qualcosa di carezzevole in cui il cuore di ogni animo sensibile trova conforto e non inquietudine. Il ritorno al passato dei pensieri che in una chiave interpretativa ipersensibile cristallizza ciò che si è vissuto e rende eterni gli affetti perduti. Da anni, ormai, Robert Smith annuncia l’uscita di un nuovo album dopo un silenzio discografico ormai lungo quattordici anni, ma mai come in questo 2022 sembra essere davvero credibile. Questo tour ha infatti visto la band proporre quattro inediti, brani in cui sembra esserci un particolare trasporto del frontman e ispirati dai recenti lutti familiari che lo hanno colpito. Ha infatti perso entrambi i genitori e il fratello in un breve lasso temporale.

 

Un ritorno al dark, si potrebbe dire, un rifugiarsi in quella malinconia di cui sopra, intesa come rifugio, in cui il cullare delle note ridona nel mondo visionario di Robert quello che Robert stesso vorrebbe eterno. Le prime date italiane, con l’esordio di Bologna e quindi Firenze, sono state fedeli alle aspettative. Bologna con la band ha avuto la colonna sonora perfetta per la pagana festività di Halloween. Per chi invece era a Firenze, l’impatto è stato abbastanza estenuante: all'arrivo nei pressi del Mandela Forum, ogni fan ha imprecato nel vedere la fila immane scaturita dalla pessima organizzazione logistica fiorentina, personale di accoglienza che indirizzava erroneamente chi aveva il parterre in tribuna e viceversa. Un’ora di fila che ha visto un palazzetto riempirsi a rilento e che ha reso il concerto apripista dei Twilight Sad un’accoglienza degli accorsi. Io stesso entro quando il loro live è già a metà, per via di quella scelta scellerata di aprire le porte soltanto un’ora prima e per l’approssimazione degli steward.

La metà restante della performance dei Twilight Sad è comunque piacevole e nel solco stilistico di quelli che saranno i veri protagonisti della serata. L’orario è rispettato al minuto, e alle 20,15 esatte Robert Smith e gli altri entrano in scena e con una scaletta pressoché identica a quella di Bologna suonano per quasi tre ore. La carrellata di brani già proposti nella data emiliana a Firenze vede quattro sostanziali differenze che si concretizzano in “Closedown”, “Want”, una meravigliosa “Charlotte Sometimes” e “Hot Hot Hot!!!”. Due i momenti significativi che rimarranno indelebili al pubblico fiorentino: “Faith”, che da oltre un decennio non veniva riproposta live e che ha tratteggiato un’atmosfera dark coerente all’immagine di un rudere di chiesa gotica sul
ledwall, e l’inedita “Endsong”, introdotta da un parlato di Robert Smith in cui la presenta come dedicata al fratello da poco scomparso.

 

La capacità dei Cure di stringere un pubblico trans-generazionale in un tenero abbraccio e la fisicità un po’ goffa di Robert fanno sentire parte di una bolla intima ed emotiva, e il tempo dell’esibizione si scardina dalla realtà, cedendo il passo alla dimensione onirica. Il secondo encore a margine, invece, sembra avulso dal suonato fino al loro rientro sul palco e concede ai fan meno sfegatati le classiche hit del loro repertorio più pop, quasi a voler reintrodurre la realtà nel Mandela Forum in modo da rendere meno traumatico il saluto al pubblico.
Nella sua uscita di scena, Robert Smith stringe al petto un peluche lanciato dal parterre in un gesto che palesa l’animo fanciullesco in un corpo ormai segnato dal tempo, che però cela ancora una voce intatta e sognante. Aspettando l’album, queste serate sono un ottimo inganno per l’attesa, ché l’attesa del resto è essa stessa piacere.

Setlist

Setlist Bologna

Alone
Pictures Of You
A Night Like This
Lovesong
And Nothing Is Forever
At Night
A Strange Day
The Hanging Garden
The Last Day Of Summer
Cold
Burn
Push
Play For Today
Primary
From The Edge Of The Deep Green Sea
Endsong

Encore

I Can Never Say Goodbye
Faith (First time since 2011)
A Forest

Encore 2

Lullaby
The Walk
Friday I'm In Love
Close To Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don't Cry

Setlist Firenze

Alone
Pictures Of You
Closedown
A Night Like This
Lovesong
And Nothing Is Forever
Cold
Burn
At Night
Charlotte Sometimes
The Hanging Garden
Push
Play For Today
Want
From The Edge Of The Deep Green Sea
Endsong

Encore

I Can Never Say Goodbye
Faith
A Forest

Encore 2

Lullaby
Hot Hot Hot!!! (Tour debut)
The Walk
Friday I'm In Love
Close To Me
In Between Days
Just Like Heaven
Boys Don't Cry

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