Parità di genere ed eterogeneità stilistica nell'edizione 2019 del Primavera Sound Festival

07-04-2019

Ci siamo, sta per tornare ad alzarsi il sipario su uno dei Festival musicali più importanti, significativi e influenti al mondo. Il Primavera Sound si svolge ogni anno al Parc del Forum di Barcellona nella settimana a cavallo fra fine maggio e inizio giugno, quest’anno dal 27 maggio al 2 giugno. Un appuntamento canonico che gli appassionati schedulano per tempo, a prescindere dalla line up, perché il Primavera più che un Festival è un’esperienza totalizzante, con i suoi svariati palchi, la location mozzafiato a ridosso del Mar Mediterraneo, il clima mite, gli “unexpected” dell’ultimo minuto e, last but not least, la possibilità di immergersi nelle ore libere in una delle città più colorate e solari d’Europa.

Il Primavera Sound non tradisce mai le aspettative, e anche per l’edizione 2019 gli organizzatori hanno pensato una linea tematica forte. Lo slogan di quest’anno è The New Normal, un concetto che intende generare una riflessione su quali dovrebbero essere oggi i criteri ispiratori di una vita sociale normale. Ma il Primavera non vuole essere soltanto uno spazio concettuale, bensì un luogo dove le cose possano accadere veramente, imprimendo decisive spinte per il cambiamento: quindi per l’edizione 2019 è stato assegnato spazio paritetico nel cartellone ad artisti uomini e donne. E’ la prima volta che accade in un Festival di queste dimensioni. Un’analisi condotta due anni or sono dal celebre web magazine Pitchfork sui Festival tenuti negli Stati Uniti nel corso del 2017 fece emergere una disparità allarmante: il 74 % dei cartelloni era composto da uomini, il 14 % da donne e il 12 % da gruppi misti. Un’altra indagine condotta in Italia dalla webzine Noisey rilevò invece su un campione di 1276 artisti impegnati in 51 Festival tenuti in Italia nel 2017 ben l’82 % di uomini, il 10 % di donne e l’8 % di gruppi misti.

Dal Primavera Sound parte quindi un segnala preciso, anticipato da dichiarazioni intervenute già circa un anno fa, quando un consorzio che riunisce 45 grandi Festival internazionali ha promesso di lavorare sul tema in maniera organizzata, per pervenire ad una situazione di 50/50 entro il 2020. Ma il futuro è ora: da Solange a Courtney Barnett, da Erykah Badu a FKA Twigs, da Christine & The Queens a Janelle Monae, da Liz Phair a Kate Tempest, da Julia Holter a Rasalia, da Neneh Cherry a Cupcalke, da Lisa Gerrard a Laurel Halo, l’universo musicale al femminile sarà in prima linea come mai prima d’ora, e abbiamo citato soltanto alcune fra le artiste più famose presenti al Festival, in grado di mettere in scena una trasversalità stilistica assolutamente inedita. Al Parc del Forum non arrivano più soltanto gli appassionati di indie-rock, il popolo si è allargato negli anni, e oggi si possono togliere grandi soddisfazioni sia i fan del metal (ci sono i Carcass) che quelli del mainstream pop (l’ultima annunciata, Miley Cyrus, Robyn), dell’hip-hop (Future, Pusha T), del jazz (Sons Of Kemet), dell’elettronica (Modeselektor, Apparat, Nina Kraviz) e persino del reggaeton e della trap (J Balvin, una delle superstar di questa edizione).

Un cartellone rischioso ma intrigante, che non vuol portare a buon fine soltanto la battaglia per la parità fra sessi: il discorso si allarga all’abbattimento di tutte le barriere di genere, ponendo in primo piano l'intero discorso LGBTQ+, assicurando pieno diritto di prender parte al cartellone, a prescindere dall’identità degli artisti. Al cospetto di cotanta apertura verso il futuro, i più “tradizionalisti” potrebbero trovare non più così entusiasmante una line-up che guardi troppo alle nuove tendenze. Ma spulciando con attenzione il folto elenco dei protagonisti non ci vorrà troppa fatica per scorgere percorsi più “classici” per chi intenda restare legato al vecchio concetto di indie-rock. La bandiera del popolo indie sventolerà sin da inizio settimana grazie alla presenza dei Deerhunter e partendo da lì una linea immaginaria collegherà idealmente il giovedì di Interpol, Guided By Voices, Stephen Malkmus, Dirty Projectors e Stiff Little Fingers, al venerdì di Tame Impala, Suede, Kurt Vile, Low, Beak> e Pond, sino al sabato di Stereolab, Jarvis Cocker, Built To Spill, Primal Scream, Massthetics e June Of 44, oltre ai soliti Shellac, oramai assurti al ruolo di veri e propri padrini della manifestazione. E’ soltanto uno dei tanti percorsi ideali che ci si può divertire a progettare, nella speranza che lo scheduling orario non comporti troppe sovrapposizioni. Per scongiurare questo inevitabile rischio occorrerà aspettare ancora qualche settimana...