Alexandr Vatagin

Oltre i confini del post-rock

intervista di Roberto Mandolini

Polistrumentista, produttore, nonché collaboratore dei genovesi Port-Royal, Alexandr Vatagin è tra i musicisti più brillanti del panorama sotterraneo europeo degli ultimi anni. La pubblicazione del suo nuovo album, "Serza", è l'occasione per incontrarlo.

In Italia ti conosciamo per lo più per la tua attività con i Port-Royal: quando vi siete incontrati per la prima volta?
E' stato un bel po’ di tempo fa, grazie a Myspace. Nel 2006 (allora suonavo con i Tupolev) ho iniziato a scrivermi con Attilio dei Port-Royal scambiandoci pareri sulla nostra musica. Da questa amicizia virtuale è nata l’idea di fare un tour insieme (nella primavera del 2007). Era la prima esperienza in tour al di fuori del proprio paese per entrambi i gruppi: abbiamo suonato in Austria, in Slovenia e in Italia e siamo diventati molto amici. Dopo questo tour insieme, i Port-Royal hanno suonato alcuni concerti in Belgio, e dato che avevo un po’ di tempo libero, mi sono offerto di fare loro da autista e di vendere le loro magliette durante i concerti. Per fortuna avevo il mio portatile, perché durante l'ultimo concerto in una piccola città chiamata Westmalle mi offrirono di salire sul palco per due canzoni (se ricordo bene “Anya: Sehnsucht” e il tema principale del dirompente "Afraid To Dance"): quello è stato l'inizio di una grande collaborazione, ma soprattutto anche di una forte amicizia.

Quanto vi siete influenzati l’un l'altro?
C'è sicuramente un'influenza reciproca, ma forse più da parte dei Port-Royal sul mio progetto "Serza" che il contrario. Fondamentalmente direi che ci sono due importanti progetti che hanno influito in modo significativo sul mio mondo musicale: prima di tutto i Tupolev, grazie ai quali ho imparato molto sul ritmo, la tonalità, e a fare musica in generale; e la seconda grande influenza sono stati naturalmente i Port-Royal, che mi hanno insegnato molto sulla melodia, sui sintetizzatori e sulla musica elettronica. Non molto tempo fa, un buon amico mi ha detto che "Serza" suona per lui come un mix tra Tupolev e Port-Royal e sono sostanzialmente d'accordo.

Il tuo nuovo album, "Serza", è pieno di ospiti: da Martin Siewert (sulla meravigliosa “Mantova”) a Peter Holy, e, naturalmente, ai Port-Royal. Hai scritto e registrato queste tracce in giro per l’Europa?
Su ogni brano del disco c’è almeno un ospite, a parte "Insomnia With Port-Royal", che, al contrario di quello che pensano molte persone, è l'unica canzone senza ospiti. E’ il mio omaggio ai lunghi tour con i Port-Royal: abbiamo passato tante notti insonni a causa di voli che partivano troppo presto al mattino o troppo tardi la sera, o perché ci siamo divertiti dopo i concerti fino alle ore piccole del mattino. Una volta abbiamo viaggiato per 21 ore con un taxi da Riga a Milano senza quasi fermarci, a causa della cancellazione di tutti i voli per via di quel vulcano islandese... Questo e migliaia di altri ricordi mi hanno ispirato "Insomnia With Port-Royal", che è anche l'unico brano che ho scritto al di fuori dell'Austria, se mi ricordo bene sul treno da Milano a Modena nel 2007.
Potrebbe sembrare che ci siano fin troppi collaboratori, ma l’album è nato in modo molto naturale, chiamando un amico quando non sapevo come procedere con una canzone e pensavo che un alttro musicista mi avrebbe potuto dare una mano. Così alla fine ci sono stati molti ospiti e sono davvero molto grato a tutti loro.

Quanto tempo hai impiegato per registrare l'album?
Mi ci sono voluti quasi cinque anni solo per la musica. L’idea per la seconda canzone dell'album, "Bows And Airplanes", mi è venuta un paio d’anni prima, il che è piuttosto buffo, perché al tempo avevo iniziato a fare musica da poco più di tre anni. Ci ho messo così tanto anche perché nei primi anni non concludevo molto: ho registrato ogni estate una, al massimo due idee, e quando due anni fa finalmente ho ascoltato tutte le canzoni insieme, per la prima volta il tutto suonava abbastanza incoerente. Mi sono reso conto che c'era molto da fare, e per un anno, un anno e mezzo, ho lavorato molto duramente per far in modo che il suono dell'album fosse come è ora. E sembra ne sia valsa la pena, perché i feedback che ho ricevuto menzionano tutti il lavoro molto dettagliato sui suoni come una delle cose speciali dell'album, e questo mi rende ovviamente molto felice.

Che tipo di strumenti hai suonato nell'album?
Un sacco di roba: oltre al violoncello, al basso e ai synth che sono i miei strumenti di base, ho suonato anche vibrafono, chitarra, organo, pianoforte e mandolino. Di solito mi piace suonare ogni strumento che mi capita tra le mani, e sono veramente dipendente dai synth analogici, solo per "Serza" ne ho usati almeno 4-5 diversi. Vorrei iniziare presto a lavorare su un nuovo album, dove utilizzare ancora più strumenti: ho appena comprato una copia della mitica Roland 909, e dal momento che ho un monolocale con un mio amico, ho anche l'accesso a molte chitarre e un Fender Rhodes, quindi aspettatevi qualcosa di veramente bello e speciale per il prossimo disco!

"Serza" in Italia è un cognome: che cosa significa per te?
"Serza" è in realtà la parola russa per cuore, ma con una grafia leggermente sbagliata. Corretta sarebbe "serzo", ma con la "a" al posto della "o" suona e sembra migliore. Durante il lungo periodo di gestazione di "Serza" sono cambiate molte cose nella mia vita - le relazioni, le abitudini, e anche i miei gusti musicali - e come il simbolo dell’organo umano, "Serza" tiene insieme tutte queste differenze e, allo stesso tempo, è sinonimo di calore e intimità, quindi l’ho trovato molto appropriato. Forse la copertina suggerisce qualcosa di diverso, ma non mi interessa, mi è subito piaciuta molto quell'immagine. Non sapevo che fosse anche un cognome italiano, e la cosa non può che farmi piacere, dato il mio amore e il mio rapporto stretto con l'Italia.

L'album è stato pubblicato dalla tua etichetta, la Valeot: quante persone ci lavorano?
Fondamentalmente solo due persone, io e Peter Holy (dei Tupolev). Io mi occupo dell'organizzazione, della distribuzione e della promozione, Peter è responsabile del negozio online e del sito, ma la cosa più importante è che ci occupiamo insieme di valutare nuovi nomi per l’etichetta. E’ molto bello e importante avere una persona con idee musicali molto simili. Di solito siamo d'accordo sul 90% delle questioni musicali. Questa sintonia credo sia dovuta anche a quasi 20 anni di amicizia.
Comunque tenere un’etichetta musicale è lavoro duro, soprattutto in questi giorni, nei quali è diventato davvero difficile vendere dischi. Vedremo cosa succederà in futuro. Nel frattempo ho dato vita a un’altra etichetta, più orientata alla forma-canzone e a cose più pop, la prima release sarà l'album sorprendente di un artista austriaco, Mimu, il responsabile delle foto per l'album "Serza".

Parlaci un po' di te: dove sei nato? Quando ti sei trasferito a Vienna e perché?
Sono nato nel 1982 a Jalta, in Crimea, nella ex-Unione Sovietica (ora Ucraina). Quando avevo 8 anni mi sono trasferito con i miei genitori in Austria per via del loro lavoro. In realtà, non mi ricordo molto di quel periodo, ci sono più frammenti di ricordi che immagini chiare. Siamo stati abbastanza spesso con i Port-Royal in Russia e in Ucraina, abbiamo fatto sette tour solo in quei paesi (accanto a tutti i concerti nel resto dell'Europa orientale). Oggi la vita è più europea di 20 anni fa, ma ha ancora qualcosa di diverso, è forse più caotica e selvaggia (in senso positivo, ma anche in senso negativo) che in Europa, questo è anche un aspetto che la rende così interessante ai nostri occhi europei.

Pensi di suonare live i brani di "Serza"?
Sì, e l'ho già fatto: lo scorso aprile ho presentato "Serza" a Vienna. Per l’occasione ho suonato dal vivo con Martin Siewert (Radiant/Trapist) alla chitarra e David Schweighart (Tupolev) alla batteria. Una meraviglia: uno spettacolo molto intenso, con risposte entusiastiche. L'idea di base era avere un trio rock quasi classico, per riprodurre brani ambient, e ha funzionato così bene che ci saranno probabilmente ancora altri concerti con questa formazione, magari durante alcuni festival nel corso di quest'anno. E ci saranno naturalmente miei concerti da solo, con violoncello e computer portatile. Dovrei andare in tour in l'Europa in autunno e spero di passare anche per l’Italia.

Discografia

Valeot(Miraklemusik, 2006)
Shards (Valeot, 2009)
Serza(Valeot, 2013)
Pietra miliare
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