Infidel?/ Castro!

Il "theatrical noise"

intervista di Francesco Nunziata

Nel 2005, con "Bioentropic Damage Fractal" pubblicavano uno dei massimi capolavori degli ultimi anni. Oggi, fermi ai box per lavorare su altri progetti, gli Infidel?/Castro! (George Korein e Colin Marston) continuano a suscitare interesse e curiosità tra gli appassionati più smaliziati, abbagliati dal loro incredibile mix di ambient, collage elettroacustici, avant-metal, classica contemporanea, avant-rock, IDM e quant'altro ancora. Abbiamo raggiunto, via mail, George Korein, con cui abbiamo fatto una lunga e interessantissima "chiacchierata".

Allora, George, vuoi raccontarci come è nato il progetto Infidel?/Castro!?
Io e Colin siamo amici dall’età di 11 anni e abbiamo suonato insieme in varie band. A un certo punto, abbiamo deciso di dare vita al progetto Infidel?/Castro! per sperimentare ed esplorare, chiusi a quattr’occhi in uno studio. Ci rendemmo subito conto che le cose tra di noi funzionavano alla grande e che i nostri gusti andavano, man mano, convergendo. Lavorare in due, tra l’altro, rendeva più semplice comunicare e sviluppare determinate direzioni in musica. In seguito, escogitammo anche vari modi per poter suonare dal vivo il nostro materiale.

Cosa significa Infidel?/Castro!?
Mistero?/Sorpresa!

Si, tutto chiaro, adesso! Come definiresti e cosa volete esprimere attraverso la vostra musica?
Se stai cercando un’etichetta stilistica, una delle mie favorite è quella di "theatrical noise". Ci è sempre piaciuto avere un vasto raggio di metodologie e un ampio archivio di suoni fatti-in-casa per sviluppare forme musicali; così come abbiamo sempre amato usare concept vagamente narrativi per unificare, a livello tematico, questi collage, proponendo queste astrazioni sia al pubblico che a noi stessi, il tutto con qualche spruzzata di metal per ancorare la nostra musica più sul versante del rock che su quello delle avventure prettamente sperimentali. Ho sviluppato vari concept, usando la nostra musica come un veicolo privilegiato. Per esempio: la violenza dell’igiene ("The Violence of Hygiene", su "Case Study In Bioentropy"), il danno bioentropico frattale ("Bioentropic Damage Fractal") o l’(in)volontaria risposta emozionale ((In)voluntary Emotional Response), opposta all’involontaria risposta fisica (le parentesi, come vedi, marcano tutte le differenze).
Da questo punto di vista, avevamo qualcosa con cui nutrire il pensiero della gente. Ma, ripensandoci oggi, a distanza di qualche anno, ritengo che, in fondo, questi concept siano secondari rispetto alla musica e a ciò che davvero questa finisce per trasmettere alla gente; e mi verrebbe da dire che la prima cosa che la nostra musica esprime, soprattutto per quel che riguarda i brani scritti da Colin, sia un’intensità senza nome… Molte delle cose che Colin ha scritto le ho, in un certo senso, fatte mie, cercando di ottenere una fluidità tale da sintonizzarle con le mie idee… e ritengo di aver fatto un buon lavoro. Ma questo non significa che abbiamo mai scritto una rock opera, con i testi che aiutano a seguire un determinato svolgimento narrativo… e sono felice che sia così! Spero, infatti, che tutte le cose che abbiamo lasciato nel vago siano, come dire?, rielaborate dagli ascoltatori e che questi possano rintracciare una loro personale struttura narrativa all’interno di ogni disco…

Quanto peso ha nella vostra musica l’improvvisazione? Che tipo di metodo compositivo usate, solitamente?
Di solito, attraverso l’improvvisazione, riusciamo a selezionare molti suoni, spesso servendoci solo di minuscoli frammenti che fungono da “effetti sonori”. In ogni caso, nessuno dei nostri brani è interamente improvvisato. Dal vivo, seguiamo una sorta di canovaccio, anche se, poi, le sfumature sono tutte legate al momento, al fuoco improvvisativo.

Che tipo di sensazioni vi interessa generare in chi vi ascolta?

Abbiamo sempre cercato di far percepire ai nostri ascoltatori sensazioni che abbiamo ricavato da altre musiche: confusione, disorientamento, paura, euforia, un senso di placida tranquillità, ma anche eccitazione…

Che tipo di musica ti piace ascoltare?

Ho ascoltato molto i Genesis degli anni 80, Prince, Elvis, Danzig, Watchtower, “Ghosts” dei Nine Inch Nails, Merzbow, Darsombra, Tin Hat Trio, US Maple, alcune delle cose cui lavora Colin (Behold…The Arctopus, Krallice, Byla) e, naturalmente, le mie cose. Tra l’altro, finisco, ovviamente, per ascoltare anche le cose che mette su la mia fidanzata, tipo i Jethro Tull o Betty Davis, gli Sparks o i Magnetic Fields… Lei si occupa di un gran bel programma radiofonico alla WPRB 103.3 FM di Princeton, nel New Jersey. Se ti va, puoi ascoltarlo a questo indirizzo.
Comunque, se proprio dovessi scegliere un nome, uno tra tutti i miei artisti preferiti, direi senza dubbio Residents! Per quanto concerne gli album, ora come ora, direi “Oah” degli Splattercell di David Torn, “Usi” degli Už Jsme Doma, “The Royal Scam” degli Steely Dan, “Pet Sounds” dei Beach Boys, “Obzen” dei Meshuggah, "Stormcrowfleet" degli Skepticism e “Introducing Lemon” dei Cheer Accident. Tempo fa, poi, mi sono divertito a fare una lista cronologica delle mie passione musicali, da quando avevo 5 anni fino ad oggi. Se ne avete voglia, la trovate qui.

Ok. Parliamo, adesso, dei vostri dischi…
"Infidelicacy" era un cd-r che raccoglieva un’ora di musica registrata in un paio di estati, più una traccia di dieci minuti che Colin mise a punto durante la primavera. Eravamo alle prese con le nostre prime registrazioni digitali e ce la spassavamo con diverse idee, senza alcun progetto guida, senza una direzione precisa, ma con un umore di fondo condiviso. Quello era un materiale meno aggressivo e con un certo appeal techno.
"Case Studies In Bioentropy" fu, invece, il nostro primo cd ufficiale, con un suono più ambizioso e violento. E’ un disco ricco di sample cinematografici, che cercai di fondere in una macro-forma di voci e liriche, dando ad ognuno di loro un reticolo mediante il quale le voci e le parole potessero coagulare insieme con i suoni…
"Bioentropic Damage Fractal" è, al momento, il nostro ultimo disco. Si tratta di un doppio disco ancora più ambizioso, che si mantiene nella scia del suo predecessore, ma senza sample cinematografici. Il primo disco inizia con la distruzione e termina con l’armonia; il secondo disco porta, invece, sia la distruzione che l’armonia a un livello più alto, più estremo.

Credo fermamente che "Bioentropic Damage Fractal" sia uno dei dischi più originali e importanti di questi anni. Nessun disco suona come questo!
Beh, grazie! Sono davvero onorato. In effetti, abbiamo cercato di registrare qualcosa che, in un modo o nell’altro, oltrepassasse tutto quello che, nel tempo, abbiamo avuto modo di ascoltare, nonostante la nostra giovane età – per dire, al tempo di “Case Study...” avevamo solo 18 anni! Anche se eravamo coscienti del fatto che le componenti base avessero tutte dei precedenti, cercammo di arrangiare il tutto in maniera tale che il risultato fosse quanto più possibile originale.

La vostra musica è un mix di disperazione e speranza… una sorta di requiem moderno per il declino del mondo…
La disperazione e la speranza sono emozioni tanto comuni quanto potenti e credo che, piuttosto che subirle, dovremmo anzitutto cercarle di incorporarle nelle nostre variegate esplorazioni dell’intensità… Alla gente piace pensare che la sua generazione sarà l’ultima, che le cose andranno sempre peggio e che il giorno del giudizio sia, ormai, prossimo. Per qualcuno, questo accade perché, man mano che passa il tempo, finisce per sentirsi sopraffatto dal senso di tragedia e dall’intensità dei giorni che scorrono sempre più veloci. In altri, invece, la nostalgia non fa altro che sminuire il valore del presente a vantaggio del passato, visto come un’età felice e per sempre perduta. Poi, per le persone che hanno bambini (o che progettano di averne), ci sono le preoccupazioni per il mondo in cui i loro figli dovranno crescere. E via di questo passo. Quanto a me, io non sono tra quelli che criticano l’età moderna per tutti i problemi che ci causa. Io sono un prodotto dell’età moderna e mi piacciono l’igiene, il riscaldamento, la refrigerazione, la possibilità di registrare la musica, le telecomunicazioni, i computer, etc. – d’altra parte, come potresti tu, in questo preciso momento, pormi queste domande sulla mia musica standotene comodamente seduto a casa tua, in Italia, mente io sono qui, negli Stati Uniti? Se io me ne fossi volato di qui con un trireme, declamando poesie e suonando un liuto, tu non avresti mai ascoltato gli Infidel?/Castro! e tutto sarebbe stato differente!

Ahahahaahah, è vero!
Poi, naturalmente, ci sono tanti problemi davvero seri – problemi che, nell’ultimo secolo, si sono manifestati in tutta la loro rovinosità (i disastri ecologici e nucleari, la sovrappopolazione etc.)… ma, a dirla tutta, il vero Male è sempre quello: la crudeltà umana. Per cui, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Le persone necessitano di un’evoluzione morale, hanno bisogno di trascendere gli istinti… quegli istinti che li spingono a rappresentarsi, tra di loro, come vermi, robot e bambole del sesso…
Perciò: umanità, datti una mossa!

Beh, la vedo un pò dura... Comunque, sperare non costa niente. Concentriamoci, adesso, sul concetto di “bioentropia”. Mi piacerebbe tu commentassi queste parole di Colin, tratte da una vecchia intervista:
"Il termine “bioentropia” esprime la tendenza delle cose biologiche a disintegrarsi in un modo orribile e disturbante. E’ qualcosa che riguarda la lotta tra l’organico (che vive, ma per dissolversi) e l’inorganico (che non vive, ma è stabile). Ecco il motivo per cui il nostro suono (compresi anche i momenti più delicati!) è così distruttivo!”.

Le parole di Colin sono dannatamente vicine a ciò che pensavo mentre stavamo registrando i nostri dischi. Sebbene pensi ancora che la vita sia dolorosa e complicata, che la natura sia “bizzarra” e qualche volta davvero malata e che, inoltre, l’igiene rappresenti, in fin dei conti, una specie di violenza sovente necessaria, tuttavia, oggi, non penso più che le forme inorganiche siano completamente stabili, consistenti e “affidabili”. Lungi da me tutto questo! Le macchine si rompono, le case marciscono, tutto necessita di “manutenzione”. Invece, le forme organiche fanno una sorta di auto-manutenzione – per dire, se una casa viene distrutta da un albero spazzato via dalla tempesta, quella casa col cazzo che si rigenererà da sola! Tuttavia, la casa non sente dolore, sia psicologicamente che emotivamente. Al momento, mi sto concentrando su altre forme di questo dualismo: quando preoccuparsi e quando lasciar correre, dove tracciare i confini di ciò di cui dobbiamo preoccuparci e cosa bisogna tollerare etc… Quanto, emotivamente, investire nelle cose, quando dolore e piacere bisogna “sentire” e in quanta confusione bisogna calarsi… Molti sembrano investire così tanto nelle cose che fanno che sono quasi sempre sull’orlo di una crisi di nervi, piangono per un nonnulla, o, di contro, sono cosi entusiasti da essere del tutto fuori controllo e non possono essere presi sul serio. C’è, poi, una sorta di ideale ascetico che ci dice di lasciar correre tutte le cose, di non attaccarci a nulla, per non soffrire; ma si tratta di qualcosa che ha poco a che vedere con l’”essere umano”, per cui penso sia davvero un esercizio stupido e privo di senso. Bisogna prendersi cura delle cose che ci fanno apprezzare la vita, che ci mantengono in equilibrio con noi stessi e con le nostre responsabilità; però, bisogna essere certi che queste cure siano autentiche.
Spesso, mi chiedo se davvero mi piacciono le cose che mi piacciono… magari anche rispondendomi che, in fin dei conti, si tratta di preoccupazioni di seconda mano, che non portano da nessuna parte… Tuttavia, la gente è pronto a giurare che “gli altri” non amino veramente le cose che fanno. “Guarda quelle pecore! Amano le cose che gli dicono di amare!”
Ah, anche se non me lo hai chiesto, il “danno frattale” (“damage fractal”) riguarda il peggioramento delle connessioni tra le cose. Ti occupi di qualcosa e improvvisamente senti che la tua attenzione nei riguardi di questo qualcosa va peggiorando? Ecco il “danno frattale”.

Da un punto di vista strettamente musicale, quali sono le principali differenze tra i vostri dischi?
"Infidelicacy" ha dei brani che sono stati molto importanti per la nostra crescita. Ad esempio, “The Tragedienne” (un ibrido  di musica industriale, neoclassica e ambientale, ndr) rappresentò un vero passo in avanti per me, perché mi resi conto che avevamo oltrepassato il solito modus operandi delle band in cui avevamo suonato alle superiori, dove era tutto un “ecco un riff, eccone un altro!”. Avevamo trovato il modo di raffigurare umori e atmosfere. Ma, mentre “Infidelicacy” è una collezione di brani, "Case Study In Bioentropy" è un concept con vere e proprie “sequenze”. Invece, "Bioentropic Damage Fractal" (che, rispetto al suo predecessore, non fa uso di sample cinematografici) prende tutti gli estremi dei due dischi precedenti e li porta ad un livello più alto: le parti lente sono più lente, le parti veloci sono più veloci, le parti ruvide sono più ruvide… D’altra parte, il disco è anche più lungo… Ogni disco è più ambizioso, intenso e harsh del suo predecessore – oltre che registrato meglio. 

Correggimi se sbaglio: mi sembra che il lungo brano "The 49-Day Period Between Lives" (incluso nello split omonimo condiviso con i Friendly Bears, ndr) rappresenti un "ponte" tra "Case Study..." e "Bioentropic Damage Fractal". Una sintesi tra i due, ecco...
Si, è proprio cosi!

Perché le due parti di "Bioentropic Damage Fractal" sono state denominate “Cancer” e “Cancer; Decay”?
“Cancer” riguarda il tessuto che ha perso il controllo; “Decay” il tessuto che sta per essere distrutto. Quindi, possono essere viste come due facce della stessa medaglia.

Ah, allora avevo visto giusto... Quando ascolto un brano come “Intrusive Imagination”, non posso fare a meno di pensare alla musica di Ligeti. Mi sembra un po’ una rivisitazione della colonna sonora di “2001: Odissea nello spazio”… la sezione “Jupiter And Beyond”, per la precisione. Invece, ascoltare “bedridden” (letteralmente: "costretto a letto", ndr) è un po’ come essere malati, costretti a letto, con la sola forza della propria immaginazione…
Si, ci piace Ligeti, anche se non ricordo quanto spesso l’abbiamo ascoltato. A dire il vero, comunque, io ascolto musica sperimentale solo in rari momenti; però, se ti trovi di fronte a roba davvero valida, ti lascia un’impressione destinata a durare nel tempo. Di solito, mi cibo di musica pop, mentre la musica sperimentale è più che altro un’oscura delizia, capace di creare una interessante, quanto ispirativa memoria. Ovviamente, ci sono delle cose che si pongono giusto nel mezzo… e, il più delle volte, sono le migliori!
Quanto a “bedridden”, sono contento che evochi la sensazione di essere costretti a letto...

“Involuntary Physical Response” e “Cylindrical Bereavement Summarizing Its Orientations” sono i migliori esempi possibili della vostra furia collagistica. In tracce come queste, volevate, per caso, evocare un po’ tutte le vostre influenze musicali (Berio, Xenakis, Penderecki, certo Rock In Opposition, Neurosis, Foetus, Ruins, gli stessi Behold...The Arctopus, etc.)?
No, in realtà non ci fu un piano per alludere, in maniera sistematica, a un gruppo di influenze differenti e pre-esistenti. “Involuntary…” divenne un collage perché volli simulare, digitalmente, un’orchestra. Ero influenzato da Penderecki, al tempo – ricordo che stavo giocando con un videogame stile Tetris, mentre ascoltavo Penderecki e pensavo a un po’ di cose. "Cylindrical" divenne, invece, un collage per diverse ragioni: decisi di costruirlo interamente con frammenti "martoriati" di “Damage Fractal Series II” che, a sua volta, conteneva frammenti "martoriati" di “Damage Fractal Series I”, oltre che materiale composto per l’occasione. Ogni serie è pensata come una versione più sfigurata della precedente. Ecco perché la voce che annuncia "Damage Fractal Series I" (poi II e III) suona più distorta in “II” e irriconoscibile in “III”. E questo è anche il motivo per cui c’è un titolo come “Cylindrical Bereavement Rearranging…bla-bla”. E’ un anagramma – un collage di lettere.

Penderecki, dunque. Le tracce della sua musica sono evidentissime in "Biotrenopic Damage Fractal", soprattutto nel secondo disco. Cosa ti ha colpito di questo grande maestro della musica contemporanea?
Penderecki mi introdusse alle tecniche delle masse sonore e delle grandi texture dissonanti. Ligeti e Xenakis probabilmente avevano già esplorato queste cose con maggior complessità e in modo diverso, ma, ripeto, è con Penderecki che ne ho preso coscienza. Nella sua musica, queste tecniche possiedono, tra l’altro, una qualità semplice, diretta e drammatica che ne rende più accessibile e viscerale l’approccio, in un modo che si riallaccia con quanto gli Infidel?/Castro! hanno sempre cercato di fare. Probabilmente, è proprio a causa di questa “semplicità viscerale” che la sua musica è stata imitata per creare musiche di film dell’horror: vedi, ad esempio, la recente colonna sonora di “There Will Be Blood” (uscito in Italia col titolo de "Il petroliere", ndr). E, poi, la sua composizione più famosa, “Threnody for the Victims of Hiroshima” (1960, ndr) sembra essere, praticamente, programmatica: è come ascoltare sirene, urla, persone che scappano etc..
Da quanto ne so, poi, Penderecki pare abbia scelto il titolo solo a composizione ultimata: l’ha ascoltata e ha deciso di darle un titolo che evocasse un evento straordinariamente tragico. Non so: tu credi avrebbe avuto lo stesso successo se il titolo fosse stato “Composizione per 52 archi”?

Mah, di certo il titolo è piuttosto evocativo...
Ad ogni modo, Penderecki è, comunque, un esempio “forte” di come un titolo possa impressionare l’ascoltatore, condizionandone anche l’interpretazione.

Su questo sono piuttosto d'accordo, soprattutto se penso ai titoli dei vostri brani! Prendiamo, ad esempio, “Temporarily Dissolving Into Plasma During A Moment To One's Self”: titolo davvero fantastico per quello che è un grande, "definitivo" momento nel vostro viaggio sonoro. Ma dimmi: per caso, gli Infidel?/Castro! erano/sono alla ricerca di una redenzione?

Questo è un brano davvero importante per me: mi dona sempre grandi emozioni ed è sempre un piacere suonarlo. Redenzione? Beh, in un certo senso, direi di si. Quando suoni dal vivo, quando pubblichi un disco, e tutto risulta essere dissonante, distorto e distruttivo, è bello avere qualcosa che, alla fine, risolva le tensioni. Potrei raccontarti cosa questo brano significa per me, ma il tempo stringe...

E dai , George, un piccolo sforzo!...
Piuttosto, mettiamola così: alcune delle più belle ed intense esperienze le ho avute mentre fantasticavo in solitaria…

Si, capisco cosa intendi... E, per quanto concerne i vostri concerti... cosa mi dici?
Non è facile suonare la nostra musica dal vivo, come potrai immaginare. Per uno di nostri tour, abbiamo ingaggiato Keith Abrams dei Time Of Orchids, che fu molto abile nel ricreare gli impossibili beat digitali con il suo drumset, portando davvero il nostro live act a un livello più alto.

Sono ormai tre anni che non si hanno notizie degli Infidel?/Castro! Non è che, nel frattempo, state lavorando a un nuovo disco? Sarebbe davvero fantastico!
Per il prossimo futuro, non ci sono novità. Al momento, gli Infidel?/Castro! sono del tutto fermi. L’ultima canzone che abbiamo registrato, “Screed”, sarà probabilmente pubblicata in qualche prossimo progetto dei TenTones. Avevo messo a punto un altro concept – chiamato Content Provider - per gli Infidel?/Castro!... ma, poi, l’ho pubblicato come un mio lavoro solista.
Comunque, ecco tutti i dischi pubblicati da me e Colin:

Colin Marston:
Dysrhythmia -- Barriers and Passages
Dysrhythmia -- Fractures (split w/ Rothko)
Krallice -- s/t
Behold... the Arctopus -- Nano-Nucleonic Cyborg Summoning
Behold... the Arctopus -- Skullgrid
Byla -- s/t
Byla/Jarboe -- Viscera
Indricothere -- s/t

George Korein:
George Korein -- Memoirs of a Trilobite
George Korein -- Too Many Days
George Korein -- Another Corpse
George Korein -- Content Provider
Naked Mall Rats -- Somewhere on the Internet
We Are The Musk Brigade -- Inebriate the Whole Sector
We Are The Musk Brigade -- Sleep Got Vole
Lobe Stub -- s/t (aka BREAK IT TO ME SLOWLY)
Art Jerks -- Dysphemism Treadmill

Cambiamo argomento. Qual è la tua opinione sulla attuale scena rock?

Mah, non saprei. Se parliamo della solita top 40, beh… di solito non mi piace proprio niente, ma non m’importa. Per quanto riguarda, invece, il cosiddetto “indie-rock” o l’"underground", è un po’ la stessa cosa. Conosco ottimi musicisti a Philadelphia e a New York (e in molti altri posti): mi piace vederli dal vivo e, qualche volta, collaborare con loro – la cosa mi rende felice. Ma sono un padre di famiglia e ho cose più importanti a cui pensare, piuttosto che cercare di capire perché una musica che non mi piace diventa sempre più popolare. Molte persone interessate a queste cose mi sembrano essere anche un po’ gelose… certo, qualche volta lo sono anch’io, ma ecco: io non voglio essere come uno di quei vecchi e strampalati tizi che si lamentano che quella band famosa bla-bla… “Watching the Wheels” di John Lennon è una gran bella canzone.
Se, poi, ti interessa conoscere la mia opinione sulla questione degli mp3 e dei mutamenti che questo avvento ha causato nell'industria discografica… beh, penso che, sì, le cose stiano cambiando, e in meglio! Oggi è più facile registrare e pubblicare la propria musica, e penso che sia davvero grande! Certo, c’è una massa enorme di musica in giro e la gente è, in un certo qual modo, scombussolata dall’eccesso di musica che circola su internet, ma, in fondo, la cosa non dispiace a nessuno. Tutto questo spinge le persone a confrontarsi con ciò che gli piace e sul perché gli piace, e, se hanno passione per la ricerca di musica interessante, è tutto a disposizione lì sul web. Qualcuno ritiene che questo possa causare crisi esistenziali per alcuni musicisti e per i loro fan, ma ritengo sia davvero una vergogna se la gente perde interesse per la musica solo perché questa è troppo disponibile – e, in verità, non credo succederà. Mi rendo conto che per molti musicisti potrebbe essere più difficili fare soldi come una volta… e, tra l’altro, c’è anche il costo dei carburanti che rende più difficile affrontare le spese dei tour.

Sei mai stato in Italia?

Purtroppo, no! Ma un giorno dovrò venirci e so che mi divertirò!

Ok, George. E’stato un vero piacere parlare con te. Alla prossima!

Grazie. E ciao!

(28/07/2008)

Discografia

Infidelicacy (autoprodotto, 2000)6,5
Case Study In Bioentropy (Not On Label, 2001)7
The 49- Day Period Between Lives (split con i Friendly Bears, Epicene Sound Systems, 2003)6
Bioentropic Damage Fractal (Crucial Blast, 2005)8
Pietra miliare
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