Shearwater

Il cantico delle creature

intervista di Lorenzo Righetto

Vi riportiamo la conversazione avuta con Jonathan Meiburg nel pomeriggio precedente il concerto di Milano alla Casa 139. Gentilmente ospitato negli studi di Radio Popolare, per cui Meiburg inciderà tre pezzi solo alla chitarra (davanti ai miei occhi estasiati), rimarrò decisamente sorpreso dall'affabilità del Nostro e dalla passione che trasmette con le sue risposte.

Vorrei iniziare con la tua passione per gli uccelli, ma da un punto di vista scientifico. Puoi raccontarci delle tue ultime attività da bird-watcher, o di qualcosa che hai scoperto...?

Tre o quattro giorni fa, ero a Berlino e, con David Thomas Broughton (che aprirà per noi, stasera), siamo andati a fare birdwatching in posto chiamato Grünewald, il luogo dove è stata sepolta Nico. Abbiamo composto un intero disco su di lei, "Palo Santo", così volevo visitare la sua tomba. Quindi, nel mezzo del viaggio (la tomba è in una foresta), ho visto due diverse specie che non avevo mai visto: il "rampichino", che è un uccellino marrone che si arrampica su per la corteccia degli alberi, alla ricerca di insetti, e abbiamo avvistato un picchio, dentro la foresta.

Hai mai pensato alla fonte della tua fascinazione per gli uccelli? Si tratta di ammirazione, soggezione, paura "hitchcockiana", ossessione freudiana?

(Ride, ndr)
Come se volessi tenerli d'occhio! Sono arrivato ad apprezzarli lentamente, ho sempre amato il mondo della natura, ma non mi sarei mai aspettato di sviluppare questo interesse per gli uccelli. Nel 1997 vinsi questa borsa di viaggio dopo aver finito il liceo e, grazie ad essa, sono stato nelle più remote parti del mondo. Uno di questi furono le Falklands, dove conobbi, in una pensione vicino a Stanley, per caso, quest'uomo (mi mostra una foto presa dal "Golden Dossier", il libretto allegato a "The Golden Archipelago" e scaricabile dal loro sito ufficiale; è l'uomo seduto su un crinale, insieme a una donna e ad un uccello, ndr), Robin Woods. E' un ornitologo inglese, stava conducendo dei rilevamenti in quell'area delle Falklands, di un uccello chiamato "caracara striato". Insistetti finché mi permise di seguirlo come suo assistente, sebbene di uccelli non sapessi niente, avevo preso la maturità in letteratura inglese. Alla fine acconsentì e, per sette settimane, vivemmo su questa barca sulle coste di queste isole, cercando i nidi di quegli uccelli. C'erano albatros, pinguini... (mi mostra le foto degli uccelli che appaiono nel Dossier, ndr)

Hai fatto tu queste foto? Sono bellissime.

Grazie! Quell'esperienza, davvero, cambiò il mio modo di vedere le cose. Non avrei mai pensato che il mondo potesse essere così.

Pensavo fosse più una passione nata fin dall'infanzia, in realtà si tratta di qualcosa di più tardivo...

Sì, accadde tutto dopo il college. Dopo quell'anno, in cui andai in tutti questi strani posti che ospitavano tutti questi strani uccelli, tornai a casa con la voglia di saperne di più su di essi. Studiai geografia all'università, ma in realtà mi specializzai in biogeografia, con particolare attenzione agli uccelli, ovviamente.

Ricordi un momento in cui, osservando un uccello, ti è venuta l'ispirazione per una canzone?

No (ride, ndr). Voglio dire, non uno specifico momento. In effetti non ho scritto molte canzone sugli uccelli: ne ho messi un po' dentro "Rooks", probabilmente solo per avere una risposta a questa domanda... Mi pare che nel nuovo disco ce ne sia solo uno che compare... Quello che traggo dall'osservazione degli uccelli è solo il piacere di guardare, con curiosa partecipazione, un mondo che è separato da ciò che è nella mia testa per la maggior parte del tempo.

Neanche per libera associazione, vuoi dire...? Ho letto una storia in cui raccontavi di una conversazione notturna con un gufo...

Oh sì, me l'ero dimenticato. Eravamo a Denton per registrare "Rook", c'era un allocco barrato dietro allo studio, che faceva "whoo-hoo-hoo-hooo". A loro piace parlare, così se solo fai un qualche suono, ti rispondono. Quindi ogni tanto uscivo e ci parlavo un po'.

Parliamo un po' della vostra carriera. Per iniziare, ho notato un deciso cambiamento nel vostro sound a partire dall'Ep "Thieves", soprattutto una maggior sicurezza nella tua voce (conferma, ndr). C'è ovviamente un elemento di gradualità nello sviluppo di un certo suono, personale e caratteristico, ma riesci a ricordare un momento in cui le cose ti apparvero decisamente più chiare?

Penso a quando mettemmo insieme i demo per "Palo Santo"; mi venne da pensare: "Questo sarà diverso". Sentivo come se si aprisse una porta verso qualcosa di nuovo. Ma, come in tutte le cose, è un processo molto graduale, come per il mio stile di canto. Sto ancora imparando a cantare. Ho appena iniziato a prendere lezioni per la voce, che mi stanno aiutando in questo stesso tour. Ha sempre a che vedere con la sorpresa di scoprire nuove cose: ti interessi a qualcosa per un po' di tempo, poi ti annoi e qualcosa di nuovo si svela.

shearwater_photoDa un altro lato, mi sembra anche che abbiate sviluppato, in questi ultimi tre dischi, una crescente attitudine all'aggiunta di un aspetto "ambientale" alla vostra musica. "The Golden Archipelago" riflette in particolare questa spinta, a mio parere: la pioggia di "Hidden Lakes", le grandi mareggiate di "Castaways"...
Come, per dire, delle specie di immagini visive, quasi?

Sì, più di prima, mi pare...

E' una cosa che abbiamo cercato parecchio, per questo disco. Volevamo che fosse quasi come un film.

Mi ha portato a pensare che stiate quasi tendendo verso un disco completamente strumentale, che includa la voce ma senza un testo. La tua voce, così evocativa, penso si adatti... Fareste un disco del genere?

Abbiamo in effetti iniziato a lavorare su un breve disco strumentale, per divertimento, solo per fare qualcosa. Non so cosa ne verrà fuori, probabilmente ce lo pubblicheremo da soli. Ma, sì, la cosa che mi diverte di più, in studio, è creare queste specie di paesaggi sonori. In particolare, amo combinare insieme diversi strati, a formare qualcosa in cui non puoi discernere esattamente uno strumento dall'altro, tutto si fonde in un suono "completo", è evocativo. Come quella canzone, "Landscape At Speed", ho l'impressione che quanto ho appena descritto riesca molto bene, verso la fine del pezzo: tutte queste trame confluiscono in una sola e tutto diventa qualcosa di molto diverso da ciò che era prima. Oppure in "Hidden Lakes", con tutte queste percussioni metalliche...

So che a volte usate strumenti da voi stessi costruiti, come quella strana campana che compare, ad esempio, in "North Col", se non ricordo male. Avete utilizzato qualcosa di simile in "The Golden Archipelago"?

Oh sì, quello era un waterphone. Lo costruì Thor, saldandolo lui stesso... Non l'ha "inventato" in effetti, ma l'ha costruito. Nel nuovo disco usiamo strane combinazioni di strumenti, ma non penso che ci sia "una" particolare cosa del tutto nuova. Thor ha costruito una marimba da legno massiccio del Texas, l'ha tutto intagliato e ci ha messo un sacco di tempo. Quella compare nel disco. Sai, devi accordarla limando pezzi di legno... Abbiamo fatto  strane cose, come prendere registrazioni di archi e mischiarle insieme e riprodurle attraverso uno speaker malandato. Abbiamo preso strane decisioni.

Penso che tu abbia un forte tocco letterario. Posso chiederti se hai dei riferimenti particolari, letterariamente parlando, o semplicemente che autori ti piace leggere...?

Ultimamente, gli autori che mi sono divertito di più a leggere sono in primo luogo Peter Mathiesen, uno scrittore americano. Ha scritto il libro "The Snow Leopard", la nostra canzone (che appare in "Rook", ndr) è parzialmente tratta da lì. Ho letto "Agnello Nero E Falco Grigio" di Rebecca West, l'ha scritto negli anni Trenta e riguarda i paesi balcanici tra le due guerre mondiali. E' imponente, circa duemila pagine: mi piacciono i libri di questo genere, che trattano di una questione, ma in realtà parlano di tutto. Aprono la porta da una strada all'intero universo, sono sempre attratto da libri così. Quello che sto leggendo adesso è di John McPhee, uno scrittore naturalista americano (lo estrae dallo zaino, mostrandomelo; un'opera piuttosto voluminosa, ndr). E' un libro di geologia, in teoria quella degli Stati Uniti, ma in realtà tratta della geologia di tutto il mondo. Mi piacciono i libri di questo tipo, queste cose onnicomprensive... Non è che vorrei fare dischi che assomigliano a questi libri, non sono interessato alla lunghezza, quanto a vedere il mondo intero attraverso una singola lente e imbottire il tutto col maggior numero possibile di informazioni.

Ci sono grosse somiglianze tra l'atmosfera dei tuoi dischi, "Rook" in particolare, con "La Strada" di Cormac McCarthy (concorda, ndr). In quel libro, tuttavia, la figura umana è ancora centrale, è quella che dà speranza mentre questo non sembra essere il caso, nei tuoi dischi. Non hai paura dell'Apocalisse?

(Ride, ndr)
Chi non ce l'ha? Il fatto è che, nella nostra natura di esseri umani, c'è sempre una parte di noi che ama la vita e una parte che ama la morte. Quest'ultima è sempre la più affascinata dall'Apocalisse, vorrebbe provocarla, per vederla, sai... Credo che sia la parte con la quale dobbiamo veramente lottare. Credo che sia importante non innamorarsi troppo dell'Apocalisse. Da qualsiasi punto tu guardi la questione, non solo da quello religioso... A volte pensi, se ami il mondo naturale e odi quanto l'uomo fa a esso, non sarebbe magnifico se non ci fossero più persone in giro? Ma non vai molto lontano con quel genere di pensiero. Credo che sia importante resistere alla tentazione di pensare che siamo in troppi.

Allo stesso tempo, pensi che il mondo, la Storia andranno avanti senza l'umanità?

Oh sì. Specialmente se la metti in termini geologici, se pensassi all'intera storia del mondo e la comprimessi nello spazio di una settimana, i dinosauri sarebbero apparsi qualche ora fa. La rivoluzione industriale sarebbe apparsa giusto un quarantesimo di secondo fa. Siamo un capitolo nella storia del mondo, ma questo è tutto. La vita continuerà con tutta probabilità senza di noi, come ha fatto dopo la scomparsa di altre specie.

Cosa ne pensi dell'insorgere di una sorta di "movimento apocalittico", che contamina il cinema, ad esempio? Trovi il tutto terapeutico, ad esempio, in questi tempi di incertezza?

Sì, va molto, di questi tempi... Forse stiamo cercando di rispondere a questa paura affrontandola direttamente. O, magari, è un modo semplice di fare buona televisione, buon intrattenimento. E' sempre stato lì, in fin dei conti. Pensa al Decamerone, ad esempio, gente che fuggiva dalla peste pensando che fosse la fine della civiltà e alla fine non lo era...

Il tuo ultimo disco riguarda luoghi specifici, le isole Falkland, la vita in un arcipelago, le difficoltà nel vivere in quei luoghi... Ti andrebbe di farci un veloce walkthrough del Golden Dossier?

Beh, una parte di esso, la prima, è largamente tratta da un insediamento aborigeno in cui vivevo nel 1998, in Australia. Alcuni missionari vi avevano vissuto, quindi il Dossier include alcune delle regole a cui la popolazione locale doveva sottostare mentre i missionari si trovavano sul posto. Ma i missionari se ne andarono dopo un uragano, e gli aborigeni rimasero, e tuttora vi abitano. La seconda parte, poi, probabilmente riguarda questa barca, costruita da un aviatore tedesco, pazzo, che vi navigò fino alle Falklands nel 1927 e ne fece un libro e un film. In seguito si schiantò col suo aereo in Patagonia. Vendette la sua barca, che rimase alle Falklands per ottant'anni. Lavorai su quella stessa barca nel 1997.

meiburgE l'uomo con il violino?
E' delle Falklands, si chiama Andrew Peck e ha costruito quel violino con dei fiammiferi. Se guardi bene, te ne puoi accorgere (si tratta dell'uomo nell'ultima pagina del Dossier; guardando bene, ci si accorge che il violino è fatto di bastoncini, ndr). Mi piace il suo sguardo, come se intendesse: "L'ho fatto io!". C'è qualcosa al riguardo, in quel luogo così selvaggio e in cui la presenza umana è così sparuta... Si tratta della durevolezza della cultura, costruire un violino con qualsiasi cosa a disposizione. Credo che sia la nostra più grande forza e penso che sia anche la cosa più insidiosa e pericolosa di noi stessi, abbiamo un mondo di fantasia nella nostra mente che vogliamo proiettare sul paesaggio, rendendo il mondo intero conforme a ciò che vogliamo.

Ho un paio di domande classiche, che compaiono stranamente a questo punto dell'intervista. Come definiresti il vostro genere?

(Sorride sbuffando, ndr)
Mi fanno sempre questa domanda, mi piacerebbe avere una risposta. Non penso a noi come a una band "indie-rock", certamente non a un gruppo folk... I dischi a cui pensavo nel comporre "The Golden Archipelago" erano quelli che amavo al liceo, questa sorta di epica art-rock, grandiosa e dark, dei primi anni Ottanta, prima che i sintetizzatori si impossessassero di ogni cosa... Penso a "III" di Peter Gabriel, "Hounds Of Love" di Kate Bush, "The Final Cut" dei Pink Floyd, che è un disco che amo molto: questo genere di dischi ampi e imponenti, che erano molto ambiziosi e drammatici. Non so di che "genere" si trattasse, ma ci piacerebbe pensare di farne parte. Con un budget molto minore di quello che avevano ai tempi...

Un'altra domanda molto semplice, a cui trovo particolarmente difficile dare una risposta da solo, nel tuo caso. Quali band contemporanne segui o apprezzi?

Ehm... A volte mi sento in colpa perché ignoro le band contemporanee, cominci a sentirti in competizione con loro, quando non lo sei, la musica non è certo una competizione. Ma diventa dura sentirsi in quel modo, a volte... Vediamo... David Thomas Broughton, è in tour con noi, amo la sua musica e penso che lui sia un artista eccellente. Ehm... Sto pensando a qualcosa che sia del tutto diverso da ciò che va per la maggiore in questo periodo... C'è una serie chiamata "The Secret Museum Of Mankind", sono tutte registrazioni dal vivo tra il 1920 e il 1940 da tutto il mondo. E' pubblicata da un'etichetta chiamata "Jazoo Records" negli Stati Uniti, ed è semplicemente incredibile. E' composta di otto volumi, registrazioni provenienti da un tempo in cui la registrazione non aveva ancora cambiato il modo in cui la gente ascolta e suona, è come un'istantanea del vecchio mondo della musica prima che la registrazione prendesse piede...

Ultima domanda: è tuo diritto non rispondere. Ammesso e non concesso che tu e Will Sheff (leader degli Okkervil River, ndr) vi ritroviate insieme sul palco, trovi più probabile che si unisca a te con gli Shearwater o il contrario?

(Ride, ndr)
Oh beh, non saprei... In effetti, l'anno scorso abbiamo suonato insieme a Berlino, sono stato sul palco a cantare un paio di canzoni con gli Okkervil, ma... Penso di aver finito con quel genere di cose.

(14/03/2010)

Discografia

The Dissolving Room (Grey Flat, 2001)6,5
Everybody Makes Mistakes (Misra, 2002)6,5
Winged Life (Misra, 2004)7
Thieves (Ep, Misra, 2005)6,5
Palo Santo (Misra, 2006)7,5
Rook (Matador, 2008)7
The Snow Leopard (Ep, Matador, 2008)6,5
The Golden Archipelago (Matador, 2010)7
Shearwater Is Enron(self released, 2010)6
The Island Arc Live(self released, 2011)6,5
Animal Joy (Sub Pop, 2012)6,5
Fellow Travelers (Sub Pop, 2013)6,5
Missing Island: Demos And Outtakes 2007-2012 (self released, 2014)6,5
Jet Plane And Oxbow (Sub Pop, 2016)6,5
Shearwater Plays Bowie's Berlin Trilogy Live (self released, 2019)6
Quarantine Music (self released, 2020)6,5
The Great Awakening (Polyborus, 2022)7
Pietra miliare
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Shearwater sul web

Sito ufficiale
Testi
Foto
  
 VIDEO
  
Whipping Boy(da "Winged Life", 2004)
Seventy-Four, Seventy-Five(live, da "Palo Santo", 2006)
Palo Santo(live, da "Palo Santo", 2006)
Red Sea, Black Sea(da "Palo Santo", 2006)
Leviathan, Bound(live, da "Rook", 2008)
Rooks(da "Rook", 2008)
Hidden Lakes(da "The Golden Archipelago", 2010)
Castaways(da "The Golden Archipelago", 2010)
Breaking The Yearlings(da "Animal Joy", 2012)
I Luv The Valley OH!(da "Fellow Travelers", 2013)