Dire Straits

Dire Straits

Il paradiso sulla punta delle dita

Guidati dalla sfavillante Stratocaster di Mark Knopfler, "guitar-hero" dalla tecnica impareggiabile e dalla voce calda e suadente, i Dire Straits hanno saputo coniugare un rock d'effetto con il grande successo commerciale. Ecco la loro storia: dal folgorante esordio fino ai dischi della maturità e allo scioglimento, che ha aperto le porte all'altalenante carriera solista di Knopfler

di Gabriele Gambardella

Cosa sarebbero stati i Dire Straits senza Mark Knopfler? Difficile dirlo. Probabilmente sarebbero stati una buona band di onesto rock’n’roll ma niente di più. Probabilmente non avrebbero mai raggiunto il successo planetario che invece hanno conquistato e sarebbero rimasti impantanati tra gli angusti confini della Gran Bretagna, se non addirittura della loro stessa città, Deptford. Cosa sarebbe stato, invece, Mark Knopfler senza i Dire Straits? Probabilmente sarebbe diventato ugualmente Mark Knopfler. L’immenso talento, la tecnica straordinaria, la forte personalità hanno fatto sì che, in breve tempo, divenisse il deus ex machina della band, il padrone assoluto in grado di arrogarsi il diritto di vita e di morte sul gruppo. Talmente ingombrante era la sua ombra che si sarebbe potuto tranquillamente pensare che i Dire Straits altro non fossero che la backing band del fenomenale chitarrista.

Mark Knopfler ha la straordinaria capacità di far emettere alla sua Schecter Custom Stratocaster dei suoni che paiono prodotti dagli angeli il sabato sera, quando sono esausti per il fatto di essere stati buoni tutta la settimana e sentono il bisogno di una birra forte
(Douglas Adams, "Addio, e grazie per tutto il pesce", 1984)

Questa piccola citazione aiuta a capire quanto portentosa sia l’abilità di Knopfler con la sei corde e quanto innovativo sia stato il suo stile. Decine di chitarristi si sono cimentati negli anni con i funambolici riff del canzoniere knopfleriano cercando di riprodurne il suono divino. Miriadi di tribute band sono state fondate da musicisti affascinati dal repertorio dei Dire Straits. Ma cos’è che ha reso questo stile unico? Cos’ha permesso a Mark Knopfler di entrare nell’olimpo dei più grandi chitarristi viventi e di “fare scuola”? Non la velocità vorticosa alla Steve Vai e nemmeno le tonnellate di effetti che caratterizzano il suono di altri virtuosi come Dave “The Edge” Evans e Zakk Wylde, bensì la classe, la sobrietà, il tocco e, soprattutto, la punta delle dita della sua mano destra. Mancino naturale, infatti, Knopfler ha imparato a suonare la chitarra come un destrorso, il che gli ha permesso di esercitare una maggiore azione con la mano forte sulla tastiera dello strumento, agevolandolo nel binding e nel vibrato. L’intuizione, poi, di suonare esclusivamente con le dita (il cosiddetto fingerpicking) sviluppando una tecnica personalissima mutuata dal clawhammer, tipico dei suonatori di banjo, gli ha consentito di variare il suo suono alternando sfumature più calde e avvolgenti a quelle più incisive e taglienti. Ormai il modo di suonare “alla Knopfler” è padroneggiato con disinvoltura da molti chitarristi, che lo utilizzano ogni volta che necessitano di sonorità più morbide che il classico plettro non è in grado di produrre.
Ma la considerevole tecnica strumentale non basta da sola a spiegare l’immenso successo dei Dire Straits. Ad essa va aggiunta una forte carica emotiva nei testi delle canzoni e uno stile in cui confluiscono blues, country e rock’n roll. Dietro un tappeto sonoro ricercato e musicalmente ineccepibile si celano storie tratte dalla vita di tutti i giorni spesso condite da una riflessione politico/sociale intelligente e obiettiva. Lo stesso Knopfler, a proposito delle sue canzoni, ebbe a dire: “Molte delle mie composizioni sono nate nei luoghi che frequento abitualmente. L'ispirazione non è qualcosa che puoi avere se stai chiuso in casa oppure vai in giro con sei guardie del corpo: quello non è vivere”.

Terribili ristrettezze

Dire StraitsIl nucleo storico del gruppo si formò a Deptford nel 1977, quando il giovane giornalista e insegnante Mark Knopfler (Glasgow-12 agosto 1949) si trasferì nella casa che suo fratello David (Glasgow - 27 dicembre 1952) divideva con John Illsley (Leicester - 24 giugno 1949). Viste le discrete esperienze dei fratelli Knopfler come chitarristi e di Illsley come bassista, i tre ben presto decisero di fondare un gruppo usando come repertorio delle canzoni che Mark aveva scritto tempo addietro e che mai aveva suonato in pubblico a causa della scarsa fiducia nelle sue capacità. A completare l’organico mancava solo un batterista e la scelta ricadde su Pick Withers (Leicester - 4 aprile 1948), vecchio amico della band. Dopo un esordio non proprio brillante con la denominazione di Cafè Racers, il gruppo trovò la sua denominazione definitiva grazie a un amico di Withers che suggerì il nome Dire Straits (“terribili ristrettezze”, oppure “tremende avversità”) con riferimento all’infelice situazione economica in cui versavano i componenti del gruppo. Il nuovo nome non cambiò di molto la situazione della band che, nonostante i numerosi concerti, non ottenne il successo sperato a causa di uno stile pulito e cristallino in totale controtendenza con il punk e la disco music in quel momento dominanti. I testi riflessivi e crepuscolari si distanziavano totalmente dal rock leggero e spensierato che impazzava nelle radio, rendendo il gruppo un’anomalia nel panorama musicale britannico. Le cose cambiarono improvvisamente il 27 luglio del 1977, quando i Dire Straits decisero di incidere dei demo contenenti le loro composizioni originali. Il primo comprendeva brani come “Sultans Of Swing”, “Water Of Love”, “Down To The Waterline”, “Wild West End” e “Scared Loving” (composizione di David Knopfler mai inclusa nella discografia ufficiale). Il secondo, inciso tra l’ottobre ed il novembre successivo, presentava versioni primigenie di “Southbound Again”, “In The Gallery”, “Six Blade Knife”, “Eastbound Train”, “Setting Me Up” e “Real Girl”. Le cassette furono inviate alla stazione radio locale per ottenerne un giudizio spassionato. La musica del gruppo, invece, colpì a tal punto il disc jockey Charlie Gillet da indurlo a inserire in programmazione, a loro insaputa, il brano “Sultans Of Swing”. La canzone ottenne un successo insperato tra gli ascoltatori dell’emittente radiofonica, tanto da far ottenere ai Dire Straits, grazie alla mediazione dello stesso Gillet, il primo contratto discografico con la Vertigo Records.

Nel febbraio del 1978, dopo un’esperienza in qualità di opening band durante una tournée americana dei Talking Heads, i Dire Straits cominciarono a lavorare alla loro opera prima. Inciso in soli dodici giorni ai Basing St. Studios di Londra e intitolato semplicemente Dire Straits, questo lavoro raccoglie tutto il materiale che la band era solita suonare nei piccoli club londinesi (nonché nel famoso demo inviato a Gillet). Il produttore Muff Winwood decise di mantenere pressoché inalterato lo stile semplice e pulito della band, incentrato sul virtuosismo di Knopfler. Sono proprio le note inconfondibili della sua chitarra ad aprire l’album grazie all’assolo introduttivo di “Down The Waterline”, brano caratterizzato da una vocalità calda avvolgente contrapposta a un suono chitarristico preciso e tagliente. Altro contrasto presente nel pezzo è quello tra l’amore tormentato su cui sono incentrate le liriche e il suo ritmo trascinante. La beguine di “Water Of Love” accompagna un testo incentrato sulla solitudine umana e sul bisogno d’amore vitale come l’acqua. Vera protagonista la chitarra resofonica (o più semplicemente dobro, una chitarra interamente di metallo resa famosa dagli stessi Dire Straits qualche anno più tardi) che riempie l’intera canzone quasi fosse una seconda voce. Un arpeggio balbettante e un drumming torrenziale caratterizzano “Setting Me Up” il cui testo, incentrato su una relazione sentimentale travagliata, viene sapientemente ammorbidito da una base ritmica di chiaro stampo country-rock. Veramente notevole l’assolo centrale, un misto di potenza ed energia unito a una tecnica stratosferica.
Le atmosfere si addolciscono in “Six Blade Knife”. Pur trattando sempre di amori non corrisposti o drammatici, i toni si fanno più pacati ed anche la chitarra infuocata di Knopfler lascia la scena al basso di Illsey e alla batteria di Whiters limitandosi a pochi ed essenziali tocchi di colore. Il country-rock torna prepotente in “Southbound Again”, forse il brano più autobiografico del disco, incentrato sui continui trasferimenti del protagonista, proprio come avvenne per Knopler da giovane che, dalla natìa Glasgow fu costretto a spostarsi a Blyth, a Leeds e infine a Londra. “Sultans Of Swing” è senz’altro il brano più famoso del disco e in assoluto dell’intero gruppo; vero banco di prova per giovani chitarristi pronti a cimentarsi con lo stile incredibile e affascinante di Knopfler. La storia di quattro musicisti di jazz che si esibiscono per pura passione in un locale di Londra passa in secondo piano di fronte agli indiavolati dialoghi tra il guitar hero e il suo strumento. Vera perla della canzone l’assolo finale, forse uno dei più belli mai incisi.
“In The Gallery” è dedicata allo scultore Harry Phillips stroncato, per interesse, dai mercanti d’arte e rivalutato solo dopo la sua morte. La rabbia scaturisce dalla voce e dalle parole di Knopfler accompagnato da una base ritmica molto incisiva e potente. Le vicissitudini del quartiere londinese del West End sono al centro di “Wild West End”, in cui alla ruvidità della chitarra resofonica fa da contraltare il suono languido della Fender Stratocaster. Tutta la base musicale soffusa contribuisce, tuttavia, a rendere questa canzone la più dolce di tutto il disco. “Lions”, chiude il disco confermando ancora una volta lo stile limpido e cristallino del gruppo.
Pubblicato l’8 giugno 1978, Dire Straits fu inizialmente quasi ignorato nella Gran Bretagna sommersa dall’ondata punk, ma ottenne un notevole successo in altri paesi europei, quali Germania e Olanda, grazie a una tournée di supporto nel Vecchio Continente, e riuscì ad affermarsi anche negli Stati Uniti e in Australia, meno coinvolti dalla sferzata anarchica e dissacrante del punk. Successivamente il disco ottenne un discreto successo anche in patria ma i Dire Straits erano già totalmente immersi nelle sessioni di registrazione del secondo album: Communiqué.

Inciso ai Compass Point Studios di Nassau tra il novembre e dicembre 1978, Communiqué si avvalse della produzione di Jerry Wrexler e Barry Backett confermando lo stile soffice e pulito della band. Le capacità compositive e tecniche di Mark Knopfler crebbero notevolmente come pure l’affiatamento tra i musicisti che riuscirono, così, ad incrementare la loro fama nonché il loro repertorio. La chitarra piena di riverbero di Knopfler apre l’album introducendo il brano “Once Upon A Time In The West”, epico affresco imperniato sulla violenza e sulla degenerazione della società moderna (“Who's protecting the innocent/ Heap big trouble in the land of plenty/Tell me how we're gonna do what's best/You guess once upon a time in the west”). Le lunghe escursioni chitarristiche e il tempo ipnoticamente altalenante, quasi reggae, ne hanno fatto negli anni uno dei brani di punta delle esibizioni dal vivo della band che si è sbizzarrita a sperimentarne ogni tipo di arrangiamento. La drammatica e commovente “News” conferma, ancora una volta, la buona vena poetica di Knopfler. Il testo, questa volta incentrato sulle vicende di un uomo carismatico che vive in maniera spregiudicata finché non rimane ucciso in un incidente stradale (“He sticks to his guns/ He take the road as it comes/ It take the shine off his shoes/ He's too fast to stop/ He take it over the top/ He make a line in the news”), è accentuato da un cantato più morbido e sussurrato che mai, quasi da “Bob Dylan intonato”. Dopo l’omicidio di John Lennon, il 5 dicembre 1980, questo brano gli venne dedicato in segno di profondo rispetto e ammirazione. Lo splendido suono di una chitarra acustica e la fine di un amore sono al centro di “Were Do You Think You’re Going”, altra canzone di struggente bellezza. Da segnalare un notevole cambio di tempo nella coda strumentale che contribuisce ad aumentare il fascino di uno sfolgorante assolo. La title track evidenzia la capacità dei Dire Straits di padroneggiare i vari stili musicali e la loro continua attenzione a tematiche sociali. L’importanza delle parole, del loro significato, quasi smarrito nella società contemporanea sono i protagonisti assoluti, mentre la base musicale si snoda lungo un sentiero tipicamente rock, dominato dalla tipica chitarra “in staccato”.
Il ritmo sostenuto di “Lady Writer” fa da sfondo a una sorta di introspezione psicologica. Le liriche sono, infatti, incentrate su un parallelo tra una scrittrice vista in tv e una ex-compagna (“Lady Writer on the Tv/ Talk about the Virgin Mary/ Reminded me of you/ Expectations left to come up to yeah”) da cui la ex-compagna esce irrimediabilmente sconfitta. Grazie alla sua ottima godibilità e al suo taglio tipicamente radiofonico, “Lady Writer” fu l’unico singolo estratto dall’album. Il lato B si apre con “Angel Of Mercy” caratterizzata da un morbido tappeto sonoro che fa da sfondo a un testo onirico e favolistico (“Well there's a Peter Pan moon, shepherd's delight/ I got the dragon at noon, yes and I won the fight/ Now I want my reward in heaven tonight, just like you promised/ Angel of mercy you'll come to no harm”). L’imprevedibile accelerata finale accentua la potenza del ritornello e l’assolo di chitarra preciso e potente. Il suono della resofonica torna in “Portobello Belle”, morbido pezzo di matrice country dedicato a una prostituta della periferia cittadina. La morbida voce di Knopfler canta le avventure di Belladonna, nota come Portobello Belle, che si snodano attraverso un’umanità fatta di suonatori di strada, mendicanti e carrettieri in una sorta di giungla metropolitana in cui è difficile sopravvivere.
La vita di mare viene rievocata in “Single Handed Sailor” attraverso citazioni quali il Cutty Sark (un tipo di barca inglese) mentre musicalmente viene resa attraverso riff chitarristici puliti e precisi. La tecnica di Knopfler emerge più prepotente che mai e il suono che esce dalle sue dita assume quei tratti unici e inimitabili che lo rendono riconoscibile al primo ascolto. L’influenza della scuola californiana si fa sentire in “Follow Me Home”, brano dilatato e onirico che chiude l’album. L’andamento rilassato della melodia e il riverbero della chitarra solista contribuiscono a rendere questo pezzo caldo e rilassato come la giornata di Ferragosto in cui è ambientato, tanto da sembrare inciso in pieno deserto. Anche le parole trasudano passione e calore (“When the church bells rung/ I stayed out on the tower/ In a dying sun/ Come on woman, come follow me home”) contribuendo ad alzare la temperatura del pezzo.
Pubblicato il 15 giugno del 1979, Communiqué andò decisamente meglio del disco precedente,riuscendo a vendere 7 milioni di copie in tutto il mondo, raggiungendo il disco d’oro negli Usa e debuttando direttamente alla prima posizione in classifica in Germania. La cover, realizzata dalla Grant Advertising Uk, vinse il premio Nme come miglior copertina dell’anno nel 1979.

Subito dopo la pubblicazione dell’album i Dire Straits s’imbarcarono in una tournée mondiale che registrò ovunque il tutto esaurito. In America il gruppo tenne 51 concerti in 38 giorni e durante una serata a Los Angeles Bob Dylan, estasiato dal suono della band, invitò Mark Knopfler e Pick Whiters alle sedute d’incisione di “Slow Train Coming”. Fu questa la prima delle eccellenti collaborazioni che i vari membri dei Dire Straits inanellarono nel corso della loro brillante carriera. Intanto anche la televisione cominciò a interessarsi a loro: il 16 febbraio 1979 il canale televisivo tedesco Wdr trasmise per intero un loro concerto nell’ambito del programma Rockpalast, mentre la Bbc trasmise, all’interno di Arena, alcuni spezzoni delle serate tenute il 20 e 21 dicembre al Rainbow Theater di Londra, conditi da una lunga intervista ai quattro componenti del gruppo.

Il mondo non basta

Dire StraitsOrmai artisti di fama internazionale, i Dire Straits, si misero al lavoro su materiale inedito dando prova di grande ispirazione e maturità musicale. Nell’estate del 1980 ai Power Station di New York cominciò la lavorazione di Making Movies, album che rappresentò una notevole evoluzione stilistica lasciando spazio a influenze di matrice jazz, blues, country e folk. La durata dei brani crebbe notevolmente e gli arrangiamenti si fecero più ricercati e complessi, grazie anche a sessionman di lusso, come Roy Bittan della E-Street Band. Anche la vena poetica di Mark Knopfler subì un radicale mutamento, producendo testi fortemente narrativi, ricercati e di grande impatto emotivo. L’organo di Roy Bittan in pieno stile fieristico (un riarrangiamento di “The Carousel Waltz”) apre il disco fornendo l’ideale introduzione per la sfrenata cavalcata di “Tunnel Of Love”. Un ritmo sincopato scandito dalla chitarra di Knopfler fa da sfondo a un piccolo romanzo in musica. Le sofferenze amorose, l’incomunicabilità e la solitudine (“and now I'm searching through these carousels and the carnival arcades/ searching everywhere from steeplechase to palisades/ in any shooting gallery where promises are made/ to rockaway rockaway from cullercoats and whitley bay out to rockaway”) vengono affrontate attraverso la metafora di un uomo e una donna che, casualmente, si incontrano in un luna-park: un innamoramento repentino che però, alla fine della serata, svanisce nel nulla. Di spettacolare bellezza l’assolo finale, considerato uno dei migliori mai incisi.
Il tema dell’amore tormentato ritorna nel brano più famoso dell’album, “Romeo And Juliet”, che, come si evince dal titolo, è ispirato alla tragica vicenda dei giovani amanti di Verona. Commovente, esaltante, musicalmente ineccepibile “Romeo And Juliet” è entrato di diritto nel novero dei cavalli di battaglia del gruppo e nel catalogo delle più belle canzoni d’amore mai scritte. Padrona assoluta della melodia è la chitarra resofonica, che con il suo arpeggio metallico scorre come un fiume lungo tutta la struttura del brano. Il pathos è accentuato da sapienti pause in cui la voce di Knopfler è accompagnata da un semplice tocco di batteria lasciando che la poesia faccia il resto. Romeo, in questo caso, è l’archetipo del giovane innamorato solo che, a differenza della tragedia shakespeariana, il suo sentimento per Giulietta non è corrisposto (“a lovestruck romeo sings the streets a serenade/ laying everybody low with a lovesong that he made/ finds a streetlight steps out of the shade/ says something like you and me babe how about it?”).
Le tastiere dominano in “Skateway” brano di matrice rock incentrato sulla teoria della “bolla comunicazionale”. La storia di una ragazza che gira per la città usando dei pattini a rotelle e ascoltando la musica col suo walkman estraniandosi dal mondo che la circonda, è resa con vivida lucidità poetica. Dal punto di vista melodico, il riverbero accentua l’efficacia della chitarra solista insieme a un sapiente uso del volume e della leva, mentre le percussioni rafforzano la base ritmica. Ancora una volta la coppia Knopfler/Bittan produce una ottima introduzione per “Expresso Love”, che dietro una struttura musicalmente molto sostenuta nasconde una tenera ode a una ragazza amata (“and she was made in heaven/ heaven's in the world/ is this just expresso love/ you know I'm crazy for the girl”). L’uso di opportuni cambi di intensità conferisce al pezzo una buona tensione sonora, mentre l’organo in sottofondo offre il tappeto ideale per le svisate di Knopfler. Un pianoforte e una chitarra acustica modellano “Hand In Hand” forse la canzone più morbida dell’album. A dispetto del titolo il tema centrale è l’amore che finisce dopo essere stato vissuto intensamente (“Now you and me go parallel together and apart/ And you keep your perfect distance and it's tearing at my heart/ Did you never feel the distance/ You never tried to cross no line”) e la drammaticità della situazione è accentuata dalla dolcezza della melodia e dalla sobrietà dell’accompagnamento.
Il virtuosismo tecnico di ogni singolo componente dei Dire Straits emerge prepotentemente in “Solid Rock” tempestosa invettiva contro la futilità dei beni materiali nella società moderna (“well I'm sick of potential/ I'm sick of vanity now/ I'm sticking to essential reality now/ I don't know what's worse/ try to make a silk purse/ living an illusion living in confusion”). Qui i musicisti danno veramente il meglio, fornendo arrangiamenti ricercati e passaggi armonici molto complessi. L’album si chiude con “Les Boys”, brano che, dietro la sua apparente leggerezza, affronta un tema scottante come l’omosessualità (“les boys do cabaret/ les boys are glad to be gay/ they're not afraid now”) arrivando a citare perfino Jean Genet. La musica, scopertamente ispirata alle atmosfere del film “Cabaret”, aiuta a descrivere alcune scene che si svolgono in un locale gay di Monaco di Baviera, catapultando l’ascoltatore in quelle atmosfere della Germania prebellica che Liza Minnelli era riuscita a descrivere efficacemente.

Durante la lavorazione di un album così importante i Dire Straits si trovarono costretti ad affrontare una piccola crisi interna. In disaccordo con gli altri membri del gruppo su alcune parti di chitarra, David Knopfler lasciò la band per intraprendere una carriera solista avara di successi. Tuttavia Making Movies, pubblicato il 17 ottobre del 1980, riuscì a vendere 8 milioni di copie raggiungendo la vetta delle classifiche in molti paesi, tra cui l’Italia. In previsione del tour mondiale On Location World Tour, che avrebbe toccato anche Australia e Nuova Zelanda, i Dire Straits rimpiazzarono David Knopfler con Hal Lindes (Monterey 30 giugno 1953) e assunsero il tastierista Alan Clark (Great Lumley 5 marzo 1952).

Dire Straits - Mark KnopflerAl rientro da questa trionfale tournée e con questo organico drasticamente rinnovato, i Dire Straits tornarono ancora un volta in studio per lavorare su nuove composizioni. Mark Knopfler assunse il totale controllo artistico/musicale sulla produzione del gruppo che virò decisamente verso atmosfere più sperimentali e jazzate. Love Over Gold, registrato ai Power Station di New York nel giugno 1982, presenta differenze sostanziali rispetto ai predecessori. Ispirato a “Wish You Where Here” dei Pink Floyd per quanto riguarda la posizione della title track e la durata media delle canzoni, quest’album si discosta dal pop-rock degli esordi per far spazio a lunghi e complicati passaggi strumentali. “Telegraph Road” apre il disco colpendo l’ascoltatore per la sua ricchezza musicale e lirica. Dopo un’introduzione a base di chitarra reso fonica e tastiere, entrano gli altri strumenti per suonare il tema portante del pezzo. Si passa quindi a un notevole assolo di chitarra per poi riprendere vigorosamente la trama sonora. Dopo le ultime due strofe viene lasciato ampio spazio al talento di Knopfler che si produce in un altro assolo di quasi cinque minuti. Dal punto di vista testuale, la canzone è divisa in due parti ben distinte: nella prima viene descritta la fondazione di una città da parte di un viaggiatore solitario (“A long time ago came a man on a track/ Walking thirty miles with a pack on his back/ And he put down his load where he thought it was the best/ Made a home in the wilderness”), nella seconda il narratore parla in prima persona della sua lotta contro la disoccupazione (“I used to like to go to work but they shut it down/ I got a right to go to work but there's no work here to be found”).
Il delicato suono di una chitarra classica accompagnata da un pianoforte apre “Private Investigations” in cui la voce di Knopfler assume la delicatezza di un soffio accentuato da un sapiente uso del riverbero. Il basso pulsante di Illsey segna inesorabilmente il tempo sostenendo la lunga coda strumentale. Una feroce critica al consumismo, al capitalismo e al liberismo della società contemporanea è al centro di “Industrial Disease”, che a dispetto della melodia orecchiabile rimane uno dei brani più impegnati del gruppo (“The caretaker was crucified for sleeping at his post/ They're refusing to be pacified it's him they blame the most/ The watchdog's got rabies the foreman's got fleas/ And everyone's concerned about industrial disease”). L’organo tremolante e la chitarra distorta con l’uso del wah-wah forniscono un groove marcatamente rock in netto contrasto con le atmosfere create nei brani precedenti. L’universo femminile è, invece, la tematica caratterizzante “Love Over Gold” elegante ballata dedicata a una donna fragile, incoerente e scostante (“You walk out on the high wire/ You're a dancer on thin ice/ You pay no heed to the danger/ And less to advice”). Notevolissimi gli arpeggi di chitarra classica e l’insolito suono del vibrafono di Mike Maineri, che vanno a confermare i continui progressi in termini di ricercatezza musicale fatti dal gruppo. L’album si chiude con l’amara (dal punto di vista lirico) “It Never Rains”, che dietro una melodia godibilissima nasconde profonde ferite d’amore.

Pubblicato il 20 settembre 1982, Love Over Gold, nonostante gli scarsi passaggi radiofonici dovuti all’eccessiva lunghezza dei brani, vendette 10 milioni di copie diventando uno dei dischi di maggior successo dei Dire Straits e, contemporaneamente, uno dei vertici della loro produzione. Dalle stesse sessioni scaturì un altro pezzo “Private Dancer” che, scartato dalla tracklist finale perché ritenuto più adatto a una voce femminile, divenne una hit nelle mani di Tina Turner. Malgrado il successo ormai planetario, la band fu costretta ad un nuovo cambio di organico. Lo storico batterista Pick Withers se ne andò a causa degli impegni sempre più pressanti e vorticosi. Fu sostituito da Terry Williams (Swansea - 11 gennaio 1948) già attivo con i Man di Rockpile. Con l’ausilio del nuovo membro, i Dire Straits pubblicarono, il 10 gennaio 1983, l’Ep ExtendancEPlay una sorta di gioco con cui intendevano omaggiare il rock’n’roll degli esordi. I brani tutti molto leggeri e piacevoli non rinunciano, tuttavia, a trattare con arguzia e sarcasmo temi abbastanza seri come i doveri del music business (“Badges, Posters, Stickers And T-Shirt”), le conseguenze della notorietà (“Twisting By The Pool”) e la banalità con cui spesso l’amore viene trattato nelle canzoni (“Two Young Lovers” e “If I Had You”).

Terminato in soli tre giorni, ExtendancEPlay anticipò di qualche giorno il colossale tour mondiale che registrò ovunque il tutto esaurito. Il concerto conclusivo tenuto all’Hammersmith Odeon il 23 luglio 1983 di Londra fu registrato e pubblicato col nome Alchemy: Dire Straits Live il 12 marzo 1984. Anche questo album dal vivo, contenente alcune delle perle fino ad allora pubblicate dalla band di Deptford, conseguì un grande successo di pubblico dovuto, in parte, al fatto di essere stato distribuito senza ritocchi o sovraincisioni, in modo da restituire fedelmente tutto lo spessore sonoro creato durante la serata all’Hammersmith.

Nel frattempo i vari componenti dei Dire Straits cominciarono a interessarsi a progetti solisti. Mark Knopfler, ormai considerato unanimemente un virtuoso della chitarra, nonché un abile produttore, fu chiamato a collaborare con artisti del calibro di Van Morrison, Bob Dylan, Phil Everly e Aztec Camera, inoltre scrisse e pubblicò le colonne sonore di film quali “Local Hero”, “Cal” e “Comfort And Joy”. John Illsey pubblicò il suo primo album solista intitolato Never Told A Soul e contribuì (con lo stesso Knopfler) all’esordio solista di David Knopfler.

Play the guitar on the Mtv

Dire StraitsNonostante le numerose tendenze centrifughe, i Dire Straits non persero di vista il loro percorso musicale e, grazie anche a una smagliante ispirazione, si misero al lavoro su materiale inedito che sarebbe confluito in un’altra loro prodezza: Brothers In Arms.
Registrato tra il novembre 1984 e il marzo 1985 agli Air Studios di Montserrat e Londra e ai Power Station di New York, Brothers In Arms rappresenta, infatti, la definitiva consacrazione di Knopfler & C. Messe da parte le lunghe esplorazioni musicali di Love Over Gold, i Dire Straits si orientarono verso un pop-rock molto più radiofonico e di facile ascolto, che permise loro di raggiungere un successo di proporzioni inimmaginabili. Con oltre 35 milioni di copie vendute, diventò l’album più venduto della band e uno dei più venduti della storia. D’altronde basta vedere la scaletta dei brani per capire immediatamente il motivo di tale trionfo. Si parte con “So Far Away” e il suo inconfondibile attacco di chitarra. L’uso magistrale dell’eco e del riverbero, unitamente alle discrete tastiere di Guy Fletcher, ne fanno un pezzo da amare al primo ascolto, mentre la vocalità calda di Knopfler richiama il Bruce Springsteen di “Born In The Usa”. Nonostante il cambio di stile, tuttavia le liriche rimangono incentrate su tormentate storie d’amore (“Here I am again in this mean old town/ And you're so far away from me”) e forte critica sociale, come nella seguente “Money For Nothing”. Malgrado l’invettiva contro il music-business (“Now look at them yo-yo's that's the way you do it/ You play the guitar on the Mtv”), le parole passano decisamente in secondo piano di fronte all’inconfondibile riff di chitarra dominato (cosa inconsueta nella discografia dei Dire Straits) dal suono dell’overdrive. Suonato con la consueta tecnica del fingerpicking, rappresenta un must per qualsiasi chitarrista. A renderlo immortale è stato anche il videoclip (uno dei primi a essere passato, appunto, dalla neonata Mtv) in cui si vedono le dita di Knopfler pizzicare le corde di una Gibson Les Paul. A dare un’ulteriore tocco di stile provvede la voce di Sting, che si unisce alla band nel coro finale. Il vecchio e caro rock’n’ roll anni 50 ispira e pervade “Walk Of Life”, vero omaggio ai cantastorie che si spostavano di città in città guadagnandosi da vivere suonando (“Here comes Johnny singing oldies, goldies/ Be-Bop-A-Lula, Baby What I Say/ Here comes Johnny singing I Gotta Woman/ Down in the tunnels, trying to make it pay”). In questo caso la chitarra rimane relegata a mero strumento ritmico, mentre è la tastiera a fare la voce grossa, grazie a un tema diventato, ormai, un classico del pop. Knopfler e il suo strumento rimangono defilati anche in “Your Latest Trick”, una delle ballate più popolari del gruppo, Aperta dal soffice suono di una tromba e caratterizzata da un esteso assolo di sax, con le tastiere a fornire il giusto contrappunto a una vocalità morbida e sofferta. La chitarra torna, tuttavia, alla ribalta nella stupenda “Why Worry”, delicato incitamento a far fronte alle difficoltà della vita. Knopfler canta sottovoce quasi a voler incoraggiare l’ascoltatore ad andare avanti nonostante le avversità (“Why worry/ There should be laughter after pain/ There should be sunshine after rain/ These things have always been the same/ So why worry now/ Why worry now”) mentre il suo strumento produce note cristalline.
Gli orrori della guerra sono al centro di “Ride Across The River”, brano decisamente scarno e irregolare, caratterizzato da una ritmica ridotta all’osso, finalizzata a enfatizzare gli apocalittici fraseggi di chitarra. La banalità del male e la violenza della società contemporanea sono al centro di “The Man’s Too Strong” (“I'm just and ageing drummer boy/ And in the wars I used to play/ And I've called the tune/ To many a torture session/ Now they say I am a war criminal”) grazie a un arrangiamento prettamente acustico, squarciato da improvvisi lampi di furore. Una velata disperazione personale pervade “One World”, che dietro a un robusto arrangiamento nasconde i profondi tormenti privati (“Can't find no sleeves for my records/ Can't get no laces for my shoes/ Can't get no fancy notes/ On my blue guitar/ Can't get no antidote for blues”). La degna chiusura del disco giunge con “Brothers In Arms”, epica apologia della fratellanza umana (“And though they did hurt me so bad/ In the fear and alarm/ You did not desert me/ My brothers in arms”). La lunga introduzione strumentale, il tappeto musicale a base di tastiere, il colore dei fraseggi chitarristici, il cantato rauco e soffiato ne fanno uno stupendo affresco che ricorda i Pink Floyd di “Shine On You Crazy Diamond” e “Us And Them”, per una grandeur musicale di grande suggestione.

Le vendite stratosferiche, i premi conseguiti, la storica copertina fecero immediatamente di Brothers In Arms un evergreen. Ma, al contempo, il disco rappresentò il canto del cigno della band. Già durante la sua lavorazione, i Dire Straits si stavano sgretolando a causa dei crescenti progetti solisti. Hal Lindes contribuì marginalmente alla registrazione del disco e crebbe il numero dei turnisti che parteciparono alle session (Jack Sonni, Tony Levin, Michael Brecker, Randy Brecker, Omar Hakim, Guy Fletcher), segno evidente che i delicati equilibri del gruppo si erano definitivamente incrinati. Tuttavia i Dire Straits furono impegnati in una colossale tournée mondiale che registrò ovunque il tutto esaurito. Nel biennio 1985-1986 tennero 248 concerti, prendendo parte perfino al Live Aid, allo stadio di Wembley il 31 luglio 1985. Ormai star internazionali, suonarono anche in occasione del settantesimo compleanno di Nelson Mandela, allora ancora detenuto presso le carceri del regime sudafricano. L’attività musicale della band rallentò sensibilmente grazie ai continui impegni paralleli per riprendere a pieno regime solo nei primi anni 90. Nel novembre dello stesso anno, coadiuvati da un gran numero di turnisti tra i quali Jeff Porcaro, Vince Gill e Danny Cummings, i Dire Straits tornarono in studio per dare inizio alla lavorazione di quello che sarebbe diventato On Every Street.

Una fine annunciata

Dire Straits - Mark KnopflerInciso agli Air Studios di Londra tra il novembre del 1990 ed il marzo del 1991, On Every Street fu pubblicato nel giugno dello stesso anno, a ben sei anni di distanza dal lavoro precedente. Nonostante il buon successo di vendite, dovuto in gran parte all’effetto traino operato da un bestseller come Brothers In Arms, il disco manifestò un notevole calo compositivo e una evidente stanchezza creativa. Concepito inizialmente come un progetto di matrice country/blues tradizionale, andò trasformandosi in corso d’opera fino a manifestare una certa confusione stilistica. Il brano di apertura, “Calling Elvis”, è di matrice puramente country. In grande evidenza la batteria galoppante di Manu Katchè ed i raffinati ricami di Knopfler che impreziosiscono la linea melodica. Non c’è bisogno di aggiungere che la canzone è ovviamente incentrata sulla figura di Presley e sulle varie leggende secondo le quali sarebbe ancora vivo. La title track “On Every Street” cambia completamente registro. Si tratta infatti di una brano di grande intensità, dominato dal riverbero della chitarra solista e dalla precisione della batteria di Jeff Porcaro (Toto). Il testo sofferto, velato di malinconia e amarezza, sui tormenti dell’amore, riporta l’ascoltatore ai tempi di Making Movies mentre la lunga coda strumentale lo rende perfetto per le esecuzioni dal vivo. L’amore come sofferenza e delusione torna in “Fade To Black”, introspezione “notturna” e jazzata di grande impatto. L’inconfondibile suono di un organo Hammond ad accompagnare una voce misurata e straziante, l’uso delle spazzole e del contrabbasso, la chitarra che si limita a pochi efficacissimi tocchi, conferiscono a questo brano un’atmosfera “noir” e fumosa da night-club. “When It Comes To You” riporta la chitarra elettrica al ruolo di protagonista assoluta. L’uso del distorsore, molto simile a quello usato su “Money For Nothing”, dona energia e spessore a una ballad atipica: non si tratta del solito brano strappalacrime sul dolore causato da una storia finita male, quanto piuttosto di un sincopato talkin blues pieno di livore ben celato, dietro le pieghe di una voce sussurrata e tranquilla. La sferzata di energia arriva con “The Bug”, galoppante rock’n’roll scandito dalla martellante batteria di Porcaro. Il testo riflette sulla mutevolezza delle vicende umane e sulla precarietà dell’esistenza (“sometimes you're the windshield/ sometimes you're the bug/ sometimes it all comes together baby/ sometimes you're a fool in love”).
Il suono inconfondibile della dobro apre invece “You And Your Friends”, soffusa ballata sull’amicizia, impreziosita dal maestoso tappeto fornito dall’organo di Alan Clark e dai sapienti tocchi di Knoplfer. Da segnalare il magistrale uso del bottleneck che caratterizza l’epico assolo finale. Il rock più duro torna in “Heavy Fuel”, velenoso brano in cui si esaltano sarcasticamente le “virtù” di sigarette, soldi, alcol, veri flagelli dell’umanità (“It took six hamburgers and scotch all night, Nicotine for breakfast just to put me right, Cause if you wanna run cool”). Gli spettri di Bob Dylan e Peter Seeger si palesano in “Iron Hand”, pezzo dolente e spettrale, reso ancora più drammatico dallo scarno arrangiamento unplugged (voce, chitarra acustica, tastiere e dobro per i ricami). Knopfler fa tutto da solo dimostrando, ora più che mai, di essere diventato il grande demiurgo della band.
“Ticket To Heaven” sconvolge le carte in tavola grazie al suo ritmo da beguine e al sapore vagamente latino. Una gemma tex-mex che conferma la poliedricità dei Dire Straits e la loro poliedricità tecnico-musicale. Il suadente arrangiamento a base d’archi e percussioni nasconde l’amara denuncia verso alcuni ministri di Dio, dediti più al lusso che alla spiritualità (“now I send what I can to the man, with the diamond ring, he's a part of heaven's plan, and he sure can sing”). La delicata e orecchiabile “My Parties” mette nel mirino la superficialità di chi mira solo al benessere materiale. In grande evidenza la voce di Mark Knopfler che, in questo caso, preferisce mettere in secondo piano la sua chitarra.
Un infuocato dialogo a tre tra la chitarra di Knopfler, la pedal steel di Paul Franklin e il sax di Chris White caratterizza “Planet Of New Orleans”, senza dubbio il brano più complesso ed ambizioso dell’album. La fine di un amore con una ragazza di New Orleans prende forma nelle mani di questi tre virtuosi che ne restituiscono tutta la tristezza e il dolore attraverso una valanga di note. Il disco si chiude con il country di “How Long”, che richiama alla mente i tipici colori della West Coast americana.

Pubblicato nel settembre del 1991, On Every Street, ottenne un grandissimo successo, arrivando a vendere oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo. Ancora prima della pubblicazione, i Dire Straits partirono per un colossale tour mondiale che si protrasse fino al 9 ottobre del 1992, toccando i maggiori paesi del mondo in 216 spettacoli sold out. Dal tour mondiale furono tratti un live e un Ep, rispettivamente On The Night (pubblicato nel maggio del 1993) ed Encores (pubblicato pochi giorni dopo), che riproponevano, rigorosamente dal vivo, tutti i pezzi più significativi della band di Deptford. Una sorta di canto del cigno, di presentazione finale, dal momento che alla fine della tournée i Dire Straits, di fatto, non esistevano più. Mark Knopler aveva detto basta per concentrarsi esclusivamente sulla sua carriera solista. Diventati una mastodontica macchina da spettacolo, una delle band più grandi e famose della storia, i Dire Straits avevano cessato di essere per Knopfler, personaggio schivo e alieno alle logiche del music business, l’ambiente ideale in cui esprimersi.
“Negli ultimi anni eravamo diventati una struttura gigantesca: durante i tour mi capitava di mangiare con persone del nostro staff che non conoscevo nemmeno, mentre a me sarebbe piaciuto stare un po' a casa con i miei figli e dedicarmi a ciò che so fare meglio, ossia scrivere canzoni. Considero i Dire Straits come un luogo meraviglioso da visitare, ma non in cui fermarsi per viverci”. (Mark Knopfler)
Gli altri componenti del gruppo rimasero con alterne fortune nell’ambito musicale senza riuscire nemmeno lontanamente a ripetere il successo ottenuto con i Dire Straits, mentre la carriera di Knopfler decollò a pieno regime, consolidando il suo status di mostro sacro del guitar-rock.

Mark & Co.

Mark KnopflerGià durante la loro permanenza nei Dire Straits i vari membri non avevano mai disdegnato di concentrare la loro attenzione verso progetti paralleli. In particolar modo Mark Knopfler indirizzò il suo talento verso la composizione di colonne sonore, collaborazioni di lusso e partecipazioni in band “alternative”. Nel 1986, durante una cena in un locale di Notthing Hill a Londra, nacquero, quasi per caso, i Notthing Hillbillies una sorta di “supergruppo” folk/country/blues formato da Steve Phillips, Guy Fletcher, Brendan Crocker e Knopfler stesso. La band, dedita a concerti nei più prestigiosi locali del mondo, ha all’attivo un solo album ufficiale: Missing… Presuming Having A Good Time, pubblicato nel 1990. Questo lavoro di stampo marcatamente country vede al suo interno una sola composizione di Knopfler (“Your Own Street Way”), una di Crocker (“Weapon Of Prayer”), una di Phillips (“Will You Miss Me?”) e molti brani tradizionali opportunamente riarrangiati (“Railway Work Song”, “Run Me Down”, “One Way Gal”, “Please Baby”). Sempre all’insegna della sobrietà e della pulizia sonora, Missing… Presuming Having A Good Time ottenne buoni risultati commerciali, grazie a un tour britannico e al richiamo irresistibile costituito dalla presenza del famoso chitarrista.

Accantonata l’esperienza con i Notting Hillbillies, Knopfler si dedicò a collaborazioni di lusso quali quelle con Tina Turner, Van Morrison, Sting, Randy Newman e soprattutto Chet Atkins. Con quest’ultimo ci fu un’affinità particolare che portò alla pubblicazione di un album, Neck And Neck, sempre del 1990, sorta di divertissement chitarristico tra due leggende della sei corde. L’altissimo tasso tecnico messo in mostra dai due musicisti, il repertorio fatto di standard country, jazz e blues (si spazia da “Poor Boy Blues” di Paul Kennerly a “Tears” di Django Reinhardt, da “Sweet Dreams” di Don Gibson a “So Soft Your Goodbye” di Randy Goodrum) ne fa un lavoro certamente di nicchia ma adattissimo per tutti coloro che hanno voglia di esplorare nuovi orizzonti chitarristici.

Dopo queste variegate e gratificanti esperienze Mark Knopfler diede il via alla sua carriera solista vera e propria. Il 4 marzo del 1996 pubblicò il suo album di debutto Golden Heart, avvalendosi della collaborazione dei membri dei disciolti Dire Straits. Il suono in certi punti ricorda molto quello dell’ex-gruppo, anche se per la maggior parte prevalgono sonorità di matrice celtica. Trainato dal buon successo di “Darling Pretty”, unico singolo estratto dall’album, Golden Heart arrivò a vendere un milione e seicentomila copie, anche grazie al relativo tour mondiale, che toccò 66 paesi in 84 date.

Quattro anni dopo Mark Knopfler pubblicò il suo maggior successo senza i Dire Straits: Sailing To Philadelphia. Avvalendosi di collaborazioni prestigiose (James Taylor e Van Morrison su tutti) e grazie a un astuto mix di country, folk e cajun, l’album arrivò a vendere tre milioni e mezzo di copie raggiungendo il primo posto in classifica in diversi paesi tra cui Italia, Germania e Svizzera. La gradevolezza di brani quali “What It’s This”, “Sailing To Philadelphia” e “The Last Laugh” dimostrarono la maturità raggiunta da Knopfler in ambito compositivo e la classe esibita in arrangiamenti efficaci ed eleganti.

Dopo quattro concerti di beneficenza che lo videro cimentarsi sia col repertorio dei Notting Hillbillies che con quello dei Dire Straits, Knopler prese a lavorare all’album successivo. Il 30 settembre 2002 vide così la luce The Ragpicker’s Dream, un lavoro imperniato su sonorità molto più country e folk. Pezzi come “Why Aye Man”, “Hill’s Farmer Blues”, “Marbletown” e “Coyote” evidenziarono un progressivo allontanamento dal rock’n’roll e dai suoi stereotipi e un rifiuto dell’etichetta di guitar hero.

Il nuovo corso intrapreso fu confermato dagli album successivi. Shangri-La del 2004 (biografie in musica di personaggi famosi: Elvis Presley, Sonny Liston, Lonnie Donegan) e All The Roadrunning del 2006 (interamente inciso con l’ugola d’oro del country americano, la cantante Emmylou Harris) mostrarono un Knoplfler sempre più lontano dalle logiche dello star-system e sempre più attento a produzioni di grande qualità e raffinatezza. Le vendite, seppur non stratosferiche, si attestarono su buoni livelli.

Tuttavia la voglia di cambiare e di sperimentare portarono Knopfler verso nuovi orizzonti. L’album del 2007 Kill To Get Crimson presentò una tracklist inusuale, tra waltzer, polke e melodie di stampo medievale, il tutto condito da arrangiamenti realizzati con flauti, fisarmoniche e archi. Le vendite, questa volta, non furono confortanti ma la cosa sembrò non preoccupare più di tanto il geniale chitarrista.

Dopo due anni di silenzio, impegnati più che altro in partecipazioni in dischi altrui (B.B. King, John Fogerty, Bill Wyman), Knopfler tornò con un album molto più vicino alle sonorità dei Dire Straits. Get Lucky del 2009, trainato dai singoli “Border Reiver” e “Remembrance Day”, ottenne le prime posizioni nelle classifiche di mezzo mondo grazie a uno stile molto più radiofonico e immediato, che si avvicinava al blues e al country classico.

Il 2012 fu la volta di Privateering, lussuoso doppio album atto a celebrare i 35 anni di carriera e vero caleidoscopio dell’universo knopfleriano. Nello spazio di venti brani trovarono posto il blues di “Don’t Forget Your Hat”, il country di “Radio City Serenade” e le ballate in stile celtico di “Kingdom Of Gold”.

Mark Knopfler è, da sempre, abituato a stupire e spiazzare i suoi ascoltatori; i suoi continui cambi di stile, la sua discrezione, l’innegabile talento ne fanno uno dei personaggi più rappresentativi e affascinanti del mondo del rock, in grado di resistere per più di trent’anni sulla cresta dell’onda. Chissà che un giorno il mondo non sia di nuovo pronto per una clamorosa reunion dei Dire Straits il cui storico marchio, sebbene formalmente abbandonato, non è mai stato ufficialmente seppellito.

Dire Straits

Discografia

DIRE STRAITS
Dire Straits (Warner, 1978)8,5
Communiqué (Warner, 1979)7,5
Making Movies (Warner, 1980)8
Love Over Gold (Warner, 1982)7
Alchemy (live, Warner, 1984)8
Brothers In Arms (Warner, 1985)8,5
On Every Street (Warner, 1991)6,5
On The Night (live, Warner, 1993)6,5
Live At The BBC (live, Warner, 1995)7
NOTTING HILLBILLIES
Missed... Presumed Having A Good Time (Notting Hillbillies, Warner, 1990) 7
MARK KNOPFLER
Local Hero (Warner, 1983)
Cal (Polygram, 1984)
The Princess Bride (Warner, 1987)
Last Exit To Brooklyn (Warner, 1989)
Neck & Neck (Warner, 1990)7,5
Golden Heart (Warner, 1996)
Wag The Dog (Polygram, 1998)
Metroland (Warner, 1998)
Sailing To Philadelphia (Warner, 2000)7,5
The Ragpicker’s Dream (Warner, 2002)
6
Shangri-La (Warner, 2004)6,5
All The Roadrunning (Warner, 2006)7.5
Real Live Roadrunning (Warner, 2006)7
Kill To Get Crimson (Mercury Records, 2007) 6
Get Lucky (Mercury Records, 2009) 7
Privateering (Mercury Records, 2012) 8
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Sultans Of Swing
(videoclip, da Dire Straits, 1978)

Water Of Love
(live al Rockpalast, Colonia - Germania, 1979, da Dire Straits, 1978)

Down To The Waterline
(live a Westfahlenhalle, Dortmund - Germania, 1980, da Dire Straits, 1978)

 

Once Upon A Time In The West
(live, Alchemy, 1984, da Commmuniqué, 1979)

Lady Writer
(live al Rockpalast, Colonia - Germania, 1979, da Commmuniqué, 1979)

Expresso Love
(videoclip, da Making Movies, 1980)

Tunnel Of Love
(live, Alchemy, 1984, da Making Movies, 1980)

Romeo & Juliet
(live, Alchemy, 1984, da Making Movies, 1980)

Telegraph Road
(live, Alchemy, 1984, da Love Over Gold, 1982)

Private Investigations
(videoclip, da Love Over Gold, 1982)

So Far Away
(videoclip, da Brothers In Arms, 1985)

Money For Nothing
(videoclip, da Brothers In Arms, 1985)

Brothers In Arms
(videoclip, da Brothers In Arms, 1985)

Walk Of Life
(videoclip, da Brothers In Arms, 1985)

Your Latest Trick
(videoclip, da Brothers In Arms, 1985)

Calling Elvis
(videoclip, da On Every Street, 1991)

Notting Hillbillies - Your Own Sweet Way
(videoclip da Missed... Presumed Having A Good Time, 1990)

Mark Knopfler full concert
(A Night In London, 1996)

 

Mark Knopfler - Privateering
(videoclip, da Privateering, 2012)

Dire Straits su OndaRock

Dire Straits sul web

Sito ufficiale
Testi