Beat Happening

Jamboree

1988 (K, Rough Trade)
twee pop, indie pop-rock

Parlare dei Beat Happening e del loro twee pop significa prima di tutto fare una ricognizione sulla scena musicale di Olympia, Washington, degli anni 80-90, legata a doppio filo col movimento riot grrrl emerso all’Evergreen State College (Bratmobile, Heaven So Betsy, Bikini Kill e Sleater-Kinney), col post-hardcore (Unwound, Karp) e col songwriting indie (Microphones, Elliott Smith). Dal 1975 al college è attiva la stazione radio KAOS diretta da John Foster, fautore della policy di trasmettere all’80% musica indipendente e fondatore del Lost Music Network e della fanzine OP Magazine, che ha un ruolo fondamentale nella cassette culture del mondo underground. Tra i dj di KAOS – oltre Bruce Pavitt, che nel 1979 dà vita alla Sub Pop – c’è il leader dei Beat Happening Calvin Johnson, appassionato di Slits e Modern Lovers, che nel 1982 fonda la K Records, una delle etichette indipendenti più prolifiche dell’underground americano, con cui produce – prima in cassetta e poi in altri formati – i propri progetti (oltre ai Beat Happening, Halo Benders e Dub Narcotic Sound System) e quelli di numerosi musicisti indie pop-rock (tra cui: Girl Trouble, Lois, Tiger Trap, Modest Mouse, Built To Spill, Some Velvet Sidewalk, Mirah, Seaweed).

Anche nei Dub Narcotic Studio, dove Johnson è ingegnere del suono, si incrociano band provenienti dalle scene underground degli Stati Uniti, rendendo Olympia, città sede anche dell’etichetta indie Kill Rock Stars, una scena DIY politica e fertile, dove non solo si ha il tempo e lo spazio per prendere in mano gli strumenti e realizzare qualsiasi fantasia musicale, ma in cui ci si contamina vicendevolmente. La capitale dello stato di Washington è frequentata regolarmente da Kurt Cobain coi Nirvana, il quale ha una storia con Tobi Vail (Bikini Kill), da Isaak Broke (Modest Mouse), Beck, Ian Svenonius (Nation of Ulysses, Make-Up) e Beth Diddo (Gossip). Un ritratto autentico di questa scena e del suo codice DIY più intransigente – così come del funzionamento negli Stati Uniti del network trans-locale di musica indipendente è restituito dal film documentario “Songs for Cassavetes” (2001) di Justin Mitchell, dove la prima figura che guida lo spettatore a Olympia è proprio quella di Calvin Johnson, dal quartier generale della K.

L’indie pop-rock dei Beat Happening, ribattezzato twee pop o love pop, è basato su strutture armoniche elementari come quelle dei Ramones, distorto e malinconico con ritmiche semplificate come un brano dei Jesus & Mary Chain e con una profusione di melodie giocose con chitarre jangle-pop dal sapore sixities. Possiamo trovare gli ultimi romantici dell’underground rock anglosassone nel catalogo della K di Olympia e in quello della Sarah Records di Bristol, un catalogo ricco di presenze femminili, che la musica dei Beat Happening aveva incoraggiato a esprimersi, diversamente da quella delle band hardcore coeve.
Il trio formato da Johnson (voce e chitarra), Heather Lewis (batteria, voce e chitarra) e Bret Lunsford (chitarra e batteria) debutta nel 1986 con un album omonimo autoprodotto con K. Nello spirito sentimentale e pittoresco twee, Johnson e Lewis compongono liriche che rispecchiano umori, amori e giochi di parole che, al posto di celare, mettono a nudo le insicurezze, anche attraverso un modo di cantare pieno di imperfezioni. La musica è un pop-rock lo-fi scarno, definito da Michael Azerrad “retro-pop style”, e rispecchia la sensazione dell’essere suonata in presa diretta in una maniera non professionale, rifiutando ogni forma di virtuosismo o tecnicismo, anche nella registrazione.

La band di Olympia realizza principalmente cinque album in studio, che vanno dal grado zero della loro musica col primo (“Beat Happening”) al prodotto discografico più raffinato col quinto (“You Turn Me On”, Sub Pop, 1992). “Jamboree” (K e Rough Trade, 1988), sebbene fosse il secondo album, come esiti si trova a metà strada tra i due, ma ancora fatalmente vicino a quell’estetica innocente e sentimentale espressa come manifesto nel debutto, particolarmente amata dai fan, che riconoscono in questi primi due lavori il lato più puro e autentico della musica del trio di Olympia.
Il disco viene registrato a Ellensburg, Washington, da Steve Fisk – che produrrà anche le Blew Sessions dei Nirvana, gli Afghan Whigs e gli Unwound – insieme a Mark Lanegan e Gary Lee Conner degli Screaming Trees. Tre tracce, invece, seguendo la filosofia “live”, vengono registrate a parte dal vivo e inserite nella tracklist, una modalità che era stata ampiamente adoperata nel disco precedente.

La scaletta si apre subito con uno dei brani più sexy di “Jamboree”, “Bewitched”, prefigurazione delle tracce rock più sporche di “You Turn Me On”: un feedback slabbrato si trasforma in un riff rock’n’roll conturbante, seguito da una batteria concitata come il desiderio di Johnson, indomabile nel suo stile “non-macho”: 

I see you hang in the crowd
Staring me down
With that ice cream cone
Still I'm all alone
You've got me caught
Let go my heart
Or give me a sign
That you'll be mine

I've got a crush on you
I've got a crush on you
You won't let me through
I've got a crush on you 

“In Between” fa subito da contraltare, con la voce di Heather che, con la stessa concitazione ma con un tono più monotono e cantilenante, racconta una parentesi d’amore in forma di filastrocca infantile:

I heard you talk last night
Couldn't even speak a word
Love has got me by the tongue
It's nothing you haven't heard

In between what's true and false
In between what's loud and soft

“Indian summer” è tra gli apici della produzione dei Beat Happening, nonché uno dei brani più famosi, reinterpretato anche dalla band dream-pop Luna e da Ben Gibbard nella colonna sonora del film documentario su Cobain “About A Son” (2007) di AJ Schnack. È una ballata scarna e sentimentale, cantata da Johnson sul filo dell’intonazione e accompagnata da una marcetta della batteria su un arpeggio di chitarra à-la Velvet Underground:

Breakfast in cemetery
Boy tasting wild cherry
Touch girl, apple blossom
Just a boy playing possum


We'll come back for Indian summer
We'll come back for Indian summer
We'll come back for Indian summer
And go our separate ways

“Hangman” ritorna al rock’n’roll/psychobilly ispirato dai Cramps e apre un cerchio che, passando dalla cantilena sbilenca per voce e percussioni di “Jamboree” (Calvin) e il brano a cappella “Ask Me” (Heather), si chiude sullo stesso mood rock-punk sporco con “Crashing Through”. L’andamento ballabile è la chiave per accompagnare i dubbi di Johnson in “Cat Walk” (“I wonder now what does it matter?”) e “Drive Car Girl” (“Still you drive that boy around/ Drive that boy around/ You could be driving this boy around”).

Johnson descrisse “Jamboree” come un album “dark e sexy” e le ultime due tracce lo sintetizzano perfettamente col surf rock ammaliante di “Midnight a Go-go” e il noise grottesco di “The This Many Boyfriend Club”, fuori pulsazione e fuori tono:

Lori, Lori what's the story?
Let's go do some apple coring
We will bake an apple pie
Maybe that will dry your eyes

The oven's warm
How come your hands are so cold?

Lori, Lori what's the hurry?
So they think they're judge and jury
The reason we cause such a flurry
Is they'll never love so purely

Troncata dal lancio del microfono.

“Jamboree” ebbe molti estimatori, tra cui Kurt Cobain, rimanendo però a lungo una piccola gemma nascosta del mondo underground. Alcuni elementi espressi caratterizzano lo stile complessivo dei Beat Happening, che si può accostare a ciò che stavano realizzando dall’inizio degli anni 80 i Rem ad Athens, Georgia, sotto l’egida della Irs Records: gli artwork disegnati a mano; le foto nei booklet e i videoclip girati da amici – come Lois Maffeo (Lois) – a Olympia, lungo il fiume e le rotaie, nei parchi e tra le strade della città; lo stile gender-fluid di Johnson, marcato da un look con jeans chiari e t-shirt bianca o rosa; performance che volevano de-strutturare le pose e la fisicità della rockstar maschile e dare spazio alla timidezza, al gioco e a tutto cioè che era considerato marginale o non visibile.
Il disco esce per due baluardi della musica indie, la K e la Rough Trade, lo stesso anno in cui i Rem pubblicano il loro primo disco su major, “Green” (Warner, 1988), tracciando idealmente una doppia strada per l’indie Us a venire: quella dell’underground e dell’indipendenza dal mondo delle corporation, come per i Fugazi e la Dischord, e quella invece della mediazione con le major preservando comunque una certa autenticità nei contenuti, come nel caso di Hüsker Dü, Replacements, Rem, Sonic Youth e Nirvana.

Il modus operandi DIY di Johnson e della K, fondato sulla diversità e su una idea di comunità socio-culturale e localismo che ha come epicentro la periferica Olympia, non solo sarà un modello che verrà visto come antitetico rispetto a quello della vicina scena grunge di Seattle, ma avrà grande influenza sulle produzioni DIY fino ad arrivare ai giorni nostri.

16/08/2020

Tracklist

  1. Bewitched
  2. In Between
  3. Indian Summer
  4. Hangman
  5. Jamboree
  6. Ask Me
  7. Crashing Through
  8. Cat Walk
  9. Drive Car Girl
  10. Midnight a Go-Go
  11. The This Many Boyfriends Club