Frank Zappa

Absolutely Free

1967 (Verve)
avant-rock

"Absolutely Free" (registrato nel 1966), come "Freak Out!" (1965-1966) e "We'Re Only In It For Money/Lumpy Gravy" (1967-1968; due dischi legati l'uno con l'altro, soprattutto perché originati dalle stesse session), sono i dischi componenti "l'opera critica" di Frank Zappa, che comprende il primo periodo di registrazioni, dal 1965 al 1968, accomunati da uno stesso scopo, risvegliare le coscienze borghesi, sviluppato però con differenti toni e caratteristiche.
L'umore del debutto "Freak Out!" è vivo, colorato, cangiante nella sua irrisione, ricco di fervore immaginativo, prometeico nell'evidenziare i contrasti emotivi dei vari generi musicali. La scrittura compositiva è più spontanea e disomogenea rispetto a quella dei capitoli successivi che in questo senso sono più schematici: fusione continua di elementi disparati, con effetto giocoso, di maggior sperimentazione e al tempo stesso ascoltabilità, si pensi all'opener "Hungry Freaks Daddy".
"Absolutely Free" è il culmine della serie, il più organizzato musicalmente, più compatto del precedente, ma meno del successivo, forse il più compiuto e maturo compositivamente, ma non più cupo, palma che spetta al terzo capitolo.
Però cosa critica specificatamente "Absolutely Free"? I clienti delle multinazionali, i militaristi, Nixon e la guerra in Vietnam, quelli che costruiscono la propria cultura sui tg e i reportage giornalieri, predicatori televisivi, cheerleader infoiate, hippie, utopisti drogati e fannulloni, sindacati, la musica rassicurante delle radio Fm, freak (dei quali Zappa sarebbe stato considerato il "padre"): non risparmia nessuno e non difende nessuno, il suo pensiero è indipendente e libero.
Il disco è suonato da: Frank Zappa (chitarra, voce), Ray Collins (voce), protagonista vocale principale delle gag comiche, Roy Estrada (basso elettrico e voce in falsetto), Jim Black (batteria, tromba), Don Preston (tastiere), di estrazione jazz, capace di delineare i primi surreali passaggi che ispireranno il progressive-rock e la kosmische musik, Ian Underwood (tastiere, sax), Bunk Gardner (fiati e rumori vari), Billy Mundi (percussioni), Jim Fiedler (chitarra), Zarubica (voce femminile, impersona Susy Creamcheese, stereotipo delle groupie).

"Plastic People" è un vaudeville che centrifuga cori di Louie Louie di Richard Berry (forse il brano più famoso e coverizzato di sempre), spoken word furiosi di Zappa, Black, Estrada e Zarubica, le percussioni martellanti di Mundi. Le banalità musicali di Tin Pan Alley e dei gruppi vocali sono l'ascolto preferito di molti adolescenti dell'epoca, simbolicamente spazzati via dall'assalto finale all'inno delle influenze musicali dell'avanguardia (spoken word) e della musica nera più viscerale (percussioni) che in quel periodo, importata in uno stile influente dal batterista Charlie Watts dei Rolling Stones, dava il la al rock vero e proprio, fino ad allora ben definito solo a livello chitarristico (da Chuck Berry) e non ritmico.
"The Duke Of Prunes" sfrutta il canto baritonale di Collins, di stampo operistico, in assurda contrapposizione alla soavità della tiritera (altro ossimoro) di sottofondo, sognante: brano molto adatto al contesto del folk inglese e del progressive, genere che ancora doveva sorgere e che questa canzone contribuì a definire, non solo nei suoni e nel mood, ma anche nell'apertura sonora e nelle ambizioni di ampliare la band rock elementare (chitarra, basso, batteria e voce) in un complesso di musica da camera (con apertura diffusa ai fiati, aggiunta di strumenti insoliti per il genere o "esotici", e il gusto per le bizzarre commistioni stilistiche); si ascolti la title track "In The Court Of The Crimson King" dei King Crimson, del 1969, per riscontrare tutte queste caratteristiche.
"Amnesia Vivace" è invece un collage protonoise, prevalentemente atonale, uno dei pochi pezzi di Zappa che omaggia e non sbeffeggia.
Le citazioni di "La sagra della primavera" e "L'uccello di fuoco" di Stravinsky vengono (su lezione di Ives) scontrati tra loro, detonando in un marasma rumoristico informe, impreziosito da suoni concreti più o meno alterati (Varèse docet); una rielaborazione degli accademismi della musica classica contemporanea, in chiave però più "americana", più libera e meno soggetta ai razionalismi di scuola viennese.

Zappa amava travestirsi, come un attore, e "recitare" i vari generi, tendenza costante nella sua carriera. Esempio lampante di questo è una traccia sottovalutata, perché liquidata come frivola, "Duke Regains His Chops": il tema orchestrale che costituiva la melodia di "Duke Of Prunes" viene volgarizzato da un brano allora famoso per i suoi sentimenti borghesi e conformi, interpretato con i cori urlanti di Collins e Zappa: "Baby Love" delle Supremes, gruppo vocale nero, femminile, soul, degli anni 50. La suddetta citazione viene accelerata nel finale, divenendo un'orgia vocale tra lo sbraitare dei due e il falsetto di Estrada, sovrapposti alla linea vocale pulita di Zappa, che prosegue con enfasi la filastrocca; gli strumenti si esprimono in accenti forti e solenni.
"Call Any Vegetable" consiste in una ripresa schizzata, volgare e amatoriale (in una parola, lo-fi) della collisione multipla di Ives di tre inni patriottici americani: "Star-Spangled Banner", "God Bless America" e "America The Beautiful" che... "collidevano tra loro" per usare le parole dell'autore. I suoni concreti diffusi sono simboli dell'American way of life, esattamente come lo sono i barattoli di fagioli di Warhol, con la differenza che non rimangono segnali isolati, ma vengono corroborati dalla distruzione timbrica e tonale dei capisaldi dell'America tradizionale (i tre inni): Zappa impone all'ascoltatore medio del suo paese un passo avanti culturale attraverso l'evoluzione musicale; evoluzione sia, più profondamente, compositiva, sia, più superficialmente, stilistica e acustica, ritmica e timbrica.

Da una prima parte di stigmatizzazione sociologica si passa a una lezione di etnomusicologia applicata all'arte grottesca. In questa sezione l'aspetto di rinnovamento musicale non lesina riferimenti al passato, ponendo quasi tutti i diversi tipi di strumenti, le influenze e i mood della storia della musica, di eterogenea estrazione geografica, sullo stesso piano: non a caso, nella traccia in esame, partecipano diverse vocalità, come il canto operistico e l'alpino yodel, contrappunti tra elementi della popolare nera, qui rappresentata dal sax soprano, e tra suoni ormai desueti e dimenticati, come le note arcaiche, evocative e scintillanti dell'arpicordo, in uso nel 1500; questi riferimenti colti però vengono spogliati da una patina di erudizione sempre dietro l'angolo in questo tipo di rivistazioni, per mezzo di una filastrocca tra il demenziale e il beffardo di vena brechtiana.
"Invocation & Ritual Dance of The Young Pumpkin/Soft-Cell Conclusion" chiude la prima parte del disco (omonima) e si ricorda per un'escursione di profumo psichedelico, molto varia melodicamente e ritmicamente, su cui furoreggiano il vivace, accorato ed esotico sax di "Motorhead" Jim Sherwood e la chitarra dell'autore con il suo primo lancinante assolo registrato su disco.

La seconda parte è uno studio delle diverse lingue musicali, laddove la prima, nella sua critica sociologica, si avvicina maggiormente al debutto, "Freak Out!". Chiamata "M.O.I. American Pageant", è la parte che quindi presenta le più ardite soluzioni strumentali, pur nella coerenza della rappresentazione: "America Drinks" e "America Drinks & Goes Home" sono infatti tracce dove la ricerca musicale va di pari passo alla critica della società americana, la messa in musica delle rassicuranti e claustrofobiche abitudini quotidiane che portano la maggior parte dei borghesi a condotte di vita vuote e meschine. Queste irrinunciabili, ma limitanti e soffocanti sicurezze, cui i mediocri non riescono a rinunciare, sono simboleggiate dal tintinnio della cassa nella seconda traccia delle due, descritta precedentemente, rappresentazione "indaffarata" e isterica di una società limitata culturalmente quanto quella irlandese di fine 800 e inizio 900. Infatti, la cassa in Zappa è l'equivalente musicale e americano dell'odore della polvere di crètonne che copriva le tende e i caloriferi delle case dei "Dubliners" (Gente di Dublino), descritto dallo scrittore irlandese James Joyce: in quel romanzo la lontananza culturale di Dublino dal resto dell'Europa e del mondo aveva il peso di un macigno sulle menti e il destino dei suoi abitanti, allo stesso modo la voracità consumistica, l'isterismo di massa, e soprattutto l'avidità della società americana della metà del 900 in poi (post-boom economico) sono la spada di Damocle sullo sviluppo mentale e culturale di questa stessa società e dei membri che la compongono.

"America Drinks", che apre il secondo Lp, è l'emblema di questo inaridimento, della grassa ignoranza, della superficialità di tante esistenze: shuffle di batteria jazz, irrimediabilmente pacato e continuo, indifferente, soft, come nei locali notturni più "rispettabili", il canto melenso dei crooner, la finta vitalità dei teatrini di Tin Pan Alley. La derisione al triste (contenutisticamente) lounge-jazz-pop esprime proprio quest'attitudine rinunciataria alla vita. La fine del brano è una scossa alla pigrizia, attraverso un'energica psichedelia, i cui labili limiti di genere, rappresentano la svolta della maturata coscienza morale e vitale (nonostante in seguito questo genere avesse deluso Zappa per la sua propensione irrinunciabile agli acidi lisergici, usati molto spesso quali alterazioni mentali per sfuggire alla razionalità).
"Status Back Baby" fonde "Petroushka" di Stravinsky e il doo-wop per clarinetto jazz, di cui si registra un assolo, e fischietto, tra gli altri strumenti della band. Con l'attitudine di "equivalenza linguistica" innata in Zappa, la classica contemporanea, sperimentale, europea e bianca, viene mescolata al doo-wop, genere popolare per eccellenza, leggero, della comunità nera; l'assolo di clarinetto, di stampo jazz, rappresenta il punto d'incontro delle due: né superficialità, né erudizione.
"Uncle Bernie's Farm" è un brano di cadenza blues, ma il coro da osteria, il vibrafono tintinnante lo rendono un ardito assemblaggio di elementi popular, l'equivalente musicale della mostra alla biennale di Venezia, che consacrò Robert Rauschemberg, nel 1964, cui però mancava l'organizzazione del compositore di Baltimora.
"Son Of Suzy Creamcheese" è una parentesi che presenta un assalto vocale, soprattutto corale, con protagonista la voce di Zarubica.

L'efficacia di Zappa non si esprime su articolate composizioni di venti minuti (come erano capaci i sinfonisti romantici, per esempio), ma sull'architettura e la compressione di una quantità impressionante di invenzioni di varia natura (ritmica, timbrica, armonica e melodica) in gag che rarissimamente superano gli 8 minuti, anzi molto spesso durano quanto una canzone pop, in cui l'artista fonde istanze diversissime, che scorrono dense e rapide come istantanee di una pellicola espressionista.
"Brown Shoes Don't Make It" è la più complessa, stilisticamente parlando, oltre che più lunga, quasi otto minuti, testimonianza di "Absolutely Free": un collage di cliché pop, paesani, circensi, r&b, varesiani e colti novecenteschi in generale, psichedelici, world-atonali alla Moondog, un affresco caricaturale delle brutture e delle vacuità della società occidentale, dove i frammenti dei vari generi corrispondono semioticamente all'ambiente sociale cui appartengono, da cui sono nati.
"America Drinks & Goes Home" è l'esempio più semplice per comprendere la tecnica zappiana. Alcuni pensano che Zappa in alcuni casi suonasse a caso, senza progettazione, come Cage o Varèse, che la sua musica fosse sperimentale, spinta dalla curiosità acustica più che dalla costruzione artistica. Niente di più sbagliato: Zappa era sperimentale nel suo studio, provava vari accostamenti, ma per la pubblicazione selezionava quello che nella determinata economia del brano era di maggior effetto grottesco, satirico o fornisse la massima provocazione e scuotimento morale (attenzione, non provocazione tecnica, concetto proprio della avanguardie classiche, che aveva superato e contestava con forza) e si adattasse maggiormente al messaggio specifico che voleva esprimere; il rumore di un registratore di cassa non avrebbe alcun significato di per sé, se non fosse suonato in un brano jazz da night (il sottofondo rilassante per eccellenza), con canto crooning (il genere di canto più strappalacrime, alla moda e rassicurante dell'epoca) e rumore di una massa rissosa che sbraita (che simboleggia il popolo). Questa è una critica al consumismo (la cassa), al perbenismo ipocrita - musica considerata d'alta classe e mai ascoltata con attenzione, lounge jazz, oppure stereotipata, piena di buoni e superficiali sentimenti, crooning; modi di fare garbati che si trasformano, se fagocitati dalla massa, in isterismi e collere.
L'effetto ejzensteiniano tipico del "montaggio delle attrazioni" - che ai simboli messi assieme fornisce una contrapposizione dialettica tra loro, una riflessione appunto, che, in questo caso, vede l'associazione tra i canoni del ceto borghese (i vari stili musicali utilizzati che lo simboleggiano), la folla urlante e il denaro - porta l'ascoltatore a considerare il ceto borghese come una massa conforme e anonima culturalmente, che accetta ogni cosa le venga proposta (la musica è solo un rassicurante sottofondo, non un'arte). Questa è una critica forte anche al pubblico della colta contemporanea, completamente succube degli esperimenti spesso incomprensibili dei musicisti, mossa solo dal desiderio di accaparrarsi denaro e sicurezze materiali.
Questa analisi di "America Drinks Goes Home" è un esempio di descrizione della preparazione meticolosa alla scrittura dei suoni e dei generi operata da Zappa e di come questa avesse una concretizzazione artistica che nel lavoro dei compositori cui egli si ispirava inevitabilmente mancava o era labile e isolata.

Le ultime due tracce, presenti nell'edizione cd-rom, erano assenti sul doppio Lp originale ed erano uscite precedentemente come singolo anteriore all'album.
"Big Leg Emma" è una rivisitazione della canzone demenziale pop fine anni 50 e inizio 60 (alla Tokens), basata sulla ripetizione del verso assonante e rimato "A big dilemma for a big leg Emma", quindi niente più che un omaggio divertito ad essa, trascurabile.
"Why Don't Cha Do Me Right?" (si noti l'uso dello slang "cha" nel titolo, all'ordine del giorno d'oggi nel canto rap e nell'hip-hop in generale come segno di genuinità e primarietà ostentata e invece qui usato con trascurata naturalezza) è un blues torvo, con chitarre hard (tre anni prima dei Led Zeppelin), ossessivo clavinet in sottofondo e canto anche questa volta interessante e imprevedibile: da strafottente e dannato, in toni bassi, all'inizio, al logorroico parlato baritonale del leader nel finale, che ruba la scena agli altri.

Il lato musicale e quello sociologico vengono sviluppati in tutti i capitoli del "polittico critico": "Freak Out!" è una lezione più etico-musicale, laddove "Absolutely Free" è maggiormente etico-sociale e "We'Re Only/Lumpy Gravy" amara e impotente constatazione dello squallore culturale del popolo.
"Absolutely Free" è uno dei capolavori della musica del Novecento, un'opera che fa di Frank Zappa uno dei compositori fondamentali del suo secolo.

15/11/2009

Tracklist

  1. Plastic People
  2. The Duke Of Prunes
  3. Amnesia Vivace
  4. The Duke Regains His Chops
  5. Call Any Vegetable
  6. Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin
  7. Soft-Sell Conclusion & Ending Of Side One
  8. America Drinks
  9. Status Back Baby
  10. Uncle Bernie's Farm
  11. Son Of Suzy Creamcheese
  12. Brown Shoes Don't Make It
  13. America Drinks & Goes Home

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