Garbage

Garbage

Inni pop, tra rabbia e cosmesi

Maestri nel "taglia e cuci" in studio, i Garbage hanno elaborato una perfetta sintesi del pop di fine secolo. Ma a dare un'anima alla loro musica è la voce sensuale di Shirley Manson, "riot girl" scozzese trapiantata nel Wisconsin. Ecco la loro storia e la loro musica

di Claudio Fabretti

Garbage è il progetto di tre maghi dello studio di registrazione: Steve Marker, Duke Erikson e (soprattutto) Butch Vig, già produttore di uno degli album più fortunati degli anni Novanta: Nevermind dei Nirvana. Ma è grazie alla voce sensuale e alla presenza scenica della "riot girl" scozzese Shirley Manson (ex-Goodbye Mr Mackenzie e Angelfish) che i Garbage sono riusciti a imporsi al pubblico dell'alternative rock come una delle band più fresche e accattivanti degli ultimi anni. Ingaggiata dopo essere stata notata su Mtv proprio per un video degli Angelfish ("Suffocate Me"), Shirley prende il primo volo per gli Stati Uniti e raggiunge i tre produttori a Madison, nel Wisconsin, dove comincia l'avventura musicale della band.

"Garbage", ovvero "spazzatura", è un nome che non poteva non avere origini curiose. Due per la precisione: ilavori di riarrangiamento "in cui, un po' come nella spazzatura si trova di tutto e di più", e la battuta di un supervisore addetto a rifinire i componimenti di Butch & C. che, ascoltando una canzone remixata da loro per i Nine Inch Nails, disse: "It seems like garbage (Mi pare spazzatura)".

Ma la volgarità del nome serve in realtà a nascondere la raffinatezza della loro produzione musicale. Le canzoni dei Garbage sono piccole sinfonie pop, che attingono dal repertorio della new wave, della dance e (in parte) del glam-rock. Sono partiture sofisticate, frutto di un intenso lavoro in studio su tastiere e campionamenti. Con il canto sensuale di Manson che riecheggia l'aggressività di Patti Smith, la sfrontatezza femminista di Chrissie Hynde (Pretenders) e la sguaiatezza adolescenziale di Courtney Love (Hole).

Sono questi gli ingredienti di Garbage il loro album d'esordio del 1995 che conquista subito pubblico (oltre tre milioni di copie vendute) e critica, con le sue ballate torbide e le sue hit da knock-out immediato: "Only Happy When It Rains", con un ritornello orecchiabile che non lascia scampo, "Stupid Girl", con echi di disco-music stile Blondie, "Milk", una ballata intensa e vellutata, "Queer", un trip hop dalle atmosfere torbide, "Vow", un carosello di effetti sonori disparati. Nato durante sessioni di registrazioni e remixing negli Smart Studios di Vig, nei quali lavorarono, oltre ai Nirvana, anche artisti del calibro di Depeche Mode, U2, Killdozer e molti altri, Garbage è un collage di sonorità sintetiche, una cascata di suoni e arrangiamenti, una sequenza continua di cambi di ritmo, tra rock, pop, techno, trip-hop, che si fondono in modo perfetto con i vocalizzi languidi e i testi aggressivi di Shirley Manson.

La cantante di Edimburgo è ormai un'icona del rock al femminile. Ma guai a nominarle il "girl power": "È lo slogan più idiota mai concepito, vanifica decenni di lotta femminista", insorge. Fisico minuto, pelle diafana e lineamenti regolari, Shirley Manson è diventata anche un sex-symbol. Decine sono le proposte che dice di rifiutare ogni settimana per denudarsi su qualche magazine, Playboy e Penthouse in primis. "Eppure non mi sono mai sentita particolarmente attraente, casomai il contrario, non mi piacevo e tuttora non mi piaccio - sostiene -. Ma qualsiasi donna in qualsiasi band ha addosso una certa attenzione. Tina Turner, Chrissie Hynde, Debbie Harry cantavano quando ero piccola. Non posso prendere sul serio una cosa del genere, preferisco mettere su una sorta di scudo, rispetto a questa e a tutte le altre cose che dicono di me". Tra queste, infatti, ci sono anche offese senza ritegno: "Un giornale ha scritto che sono un'ex-prostituta tossicodipendente, carino!", ha raccontato di recente la cantante scozzese. Che ha rivelato di essere stata da ragazzina una fan di Siouxsie and The Banshees, ma di essere stata folgorata sulla strada del rock proprio da Chrissie Hynde dei Pretenders: "In realtà non volevo fare la musicista. Le lezioni di piano e di violino mi riuscivano insopportabili. Ma ricordo che la prima a colpirmi in modo particolare fu proprio Chrissie. Ricordo ancora la prima volta che la vidi a Top of the Pops, mentre cantava, suonava la chitarra e guidava una band, ed era una come potevo essere io, come poteva essere una donna e non una star".

L'omaggio si completa nel secondo album dei Garbage, Version 2.0, in cui è presente una frase tratta da "Talk Of The Town" dei Pretenders (nel brano "Special"). Il lavoro conferma l'efficacia della loro girandola di suoni, con la ballata malata "I Think I'm Paranoid" (divenuta la musica di un noto spot di orologi), l'esplosiva melodia di "Push It", il battito disco di "Dumb", il funky-soul di "You Look So Fine". Un repertorio in bilico tra il rock 'n' roll classico dei Pretenders, il grunge aggressivo dei Nirvana, il trip-hop di Portishead e Massive Attack e i ritmi dance di Madonna e Blondie. L'effetto è seducente, anche se forse manca la freschezza melodica dei ritornelli dell'album d'esordio. Le canzoni sono zeppe di suoni vellutati, di citazioni per audiofili, di stereotipi delle radio FM. Lo ammette la stessa Manson: "Abbiamo preso a prestito, e in certi casi apertamente rubato, da tutte le zone della musica e da tutti i periodi. Anni 80, 70, 60, e 90: pop, techno, drum 'n' bass, rock. Mi piace in particolare tutta la pop music, a partire dai Beach Boys".

Un lavoro di registrazione così sofisticato non si presta facilmente a una riedizione live: "Come facciamo dal vivo? Semplice,imbrogliando... - racconta la cantante scozzese -. Butch e gli altri tengono i samplers vicino agli strumenti tradizionali. Anche se non riusciamo a riproporre tutto per filo e per segno, l'importante è che l'essenza delle canzoni venga rispettata. Ok, facciamo un sacco di 'taglia e cuci' musicale, ma garantisco che siamo una vera band". Parola di Shirley, che nel gruppo suona anche la chitarra. La rossa vocalist dei Garbage dice di ascoltare soprattutto "Bjork, PJ Harvey, Fiona Apple e Tori Amos". Ha sposato lo scultore scozzese Edward Farrell. E ha messo in luce tutta la sua sensualità nella struggente ballata "The World Is Not Enough", colonna sonora dell'ultimo, omonimo film di James Bond. Ma gli ultimi tempi, per Shirley, sono stati anche particolarmente duri. Un esaurimento nervoso l'ha spinta a passare un anno in terapia psichiatrica: "Alla fine dell'ultimo tour ero scombussolata e se non avessi trovato aiuto sarei impazzita", ha rivelato.

Il 2001 vede il ritorno dei Garbage con un nuovo album, Beautifulgarbage, sempre nel segno di un frizzante pop-rock elettronico, figlio sempre più evidente del disco-punk dei Blondie. Non mancano le ballate "sensuali", da "Til The Day I Die" a "Cup Of Coffee", da "Drive You Home" (forse la migliore) a "Nobody Loves You" (che riecheggia, non solo nel testo, la "Sour Times" dei Portishead). Ma, nonostante la consueta cura negli arrangiamenti, si ha l'impressione che i Garbage abbiano smarrito buona parte di quel bagaglio di ritornelli irresistibili sfoggiato nei precedenti lavori. Il fascino selvaggio di "Only Happy When It Rains" riaffiora, a sprazzi, nell'agrodolce "Silence Is Golden", nella dance atmosferica di "Cherry Lips (Go Baby Go)" o nell'accattivante singolo "Androgyny", un titolo con un chiaro richiamo sessuale, che la cantante spiega così: "Ognuno ha una parte femminile e una maschile. Una prevale, ma l'altra non viene annullata. Ragazzi e ragazze insieme... una situazione ideale". E a proposito di "Cherry Lips (Go Baby Go)", Shirley tiene a fare una curiosa precisazione: "È il primo brano in cui compare la tuba. Dopo tutto, ho perso la verginità con un suonatore di questo strumento...". Se lo dice lei...

A dieci anni dal folgorante esordio, i Garbage tornano in studio per pubblicare Bleed Like Me (2005), ancora una volta griffato dalla produzione accorta di Butch Vig. L'album segna un ritorno alle radici rock del gruppo, pur senza rinunciare ai refrain accattivanti che ne hanno sempre caratterizzato la produzione. Il singolo paraculo "Why Do You Love Me" riesce a fare centro, così come il riff tagliente di "Bad Boyfriend" e la darkeggiante "Run Baby Run". Non mancano anche le consuete ballate struggenti, che stavolta assumono le sembianze (in parte) della title track e di chitarra acustica e pianoforte dal titolo "It's All Over But Crying", mentre "Metal Heart" unisce battito industrial e suadenti archi neo-romantici. L'oscura "Happy Home" regala un commiato suggestivo, con i suoi intrecci di feedback e violini. Non un ritorno alle glorie passate, ma certamente un'inversione di tendenza rispetto al passo falso del disco precedente, Bleed Like Me riesce quantomeno a tenere desta l'attenzione su un gruppo che rischiava di perdersi ormai completamente.

Absolute Garbage (2007) è un'antologia che racchiude diciassette dei loro pezzi più celebri più il non memorabile singolo "Tell Me Where It Hurts", probabilmente risalente alle session dell'album precedente. I Garbage però non sembrano interessati a promuoverla ed entrano in stand-by lasciando intuire che la loro storia potrebbe essere ormai giunta al capolinea.

Sei anni dopo Bleed Like Me, però, si torna a parlare parecchio di Butch Vig, come non accadeva da tempo, prima grazie all'acclamato e premiatissimo "Wasting Lights" dei Foo Fighters e poi per il ventennale di "Nevermind", l'album cui il suo nome rimarrà indissolubilmente legato. Non c'è momento migliore, insomma, per tirar fuori dalla naftalina il suo multimilionario giocattolo discografico. A Shirley Manson non sembra vero; nonostante sia sempre stata una tra le rockstarpiù carismatiche degli ultimi due decenni, la sua carriera solista stenta non solo a decollare ma letteralmente a iniziare. L'album cui stava lavorando negli ultimi anni, in compagnia di artisti come Paul Buchanan e Rivers Cuomo, non piacque affatto alla Geffen, che lo scartò bollandolo come troppo dark e poco radiofonico.

Stanchi delle ingerenze delle major i Garbage decidono di fare tutto da soli, e per realizzare il loro quinto album fondano persino una casa discografica (la STUNVOLUME). Tuttavia, la maggior indipendenza artistica non li spinge a sperimentare e rinnegare il loro stile perché, come lascia intuire il primo singolo "Blood For Puppies" (passo reggaeggiante e chitarre distorte a contorno di un ritornello killer) i quattro non rinunciano nemmeno stavolta alla naturale immediatezza che li ha sempre contraddistinti.
Not Your Kind Of People (2012) suona addirittura come una summa di tutto ciò che i Garbage hanno rappresentato durante il loro fortunato decennio di attività (dagli esordi indie-rock al pop più laccato), e prende giusto un po' le distanze da quel rock crudo e spartano che contraddistingueva il precedente Bleed Like Me - ne è rimasta traccia solo nella tirata "Man On A Wire", che in quell'album sarebbe stato uno dei pezzi migliori. Gli arrangiamenti dei nuovi brani sono, infatti, nuovamente curatissimi e stratificati, con un ritorno preponderante dell'elettronica a conferire maggior tridimensionalità e distorsione al sound della band: a tratti i quattro si fanno prendere un po' troppo la mano, come nel battito dell'iniziale "Automatic Systematic Habit", al limite dell'electro-dance, e col pacchiano synth dal retrogusto balcanico su cui è costruita "I Hate Love", che non sarebbe dispiaciuto all'ultima Lady Gaga. Recuperano bene, però, nell'assalto di "Battle In Me", aggressiva e frastagliata da ruggenti break elettronici, e nel trip-pop ammaliante di "Sugar", in cui la rossa scozzese torna a flirtare con gli ascoltatori come ai tempi di "Queer".
È l'unico momento pacato davvero riuscito dell'album, perché la curiosa title track, un lento lisergico a tinte spy che si trasforma via via in una corale ballatona anni 60, stenta a decollare nonostante la lunghezza e anche la conclusiva "Beloved Freak", più convenzionalmente romantica e arpeggiata, non riesce ad andare oltre la piacevolezza. Tuttavia, in un gioco di alti e bassi che sembra essere l'involontario leitmotiv del nuovo album, ci si ritrova a drizzare le orecchie di fronte al tiro di brani quali "Big Bright World", "Felt" e l'ottima (e sporcata di blues) "Control", tutt'altro che facilmente piacioni e in cui i Garbage ritrovano finalmente quell'energia intrisa di adolescenziale malinconia che aveva contraddistinto i loro momenti più memorabili.
Ormai cinquantenni (quasi, nel caso di Shirley Manson), i Garbage riescono ad essere se stessi senza suonare pretenziosamente celebrativi e apparendo comunque onesti anche nei momenti meno riusciti.

Quattro anni dopo, la band torna sulle scene con Strange Littel Birds, sempre tramite la prorpia etichetta Stunvolume, ma in collaborazione con Pias. I quattro dichiarano, per questa nuova fatica, di aver "seguito l’istinto senza ancorarsi al passato”, ma anche ammettendo che il lavoro è “il più vicino all’album di debutto”. Alla prova dell'ascolto, la prima parte dell'affermazione potrebbe essere anche vera, ma non sembra esserlo la seconda. Tutte queste undici canzoni, infatti, riprendono quanto la band ha fatto nei primi due album. Lo stesso suono fluido ma al contempo sporco e acido, la stessa voglia di far assorbire tra loro le chitarre e le tastiere, lo stesso timbro vocale prevalentemente spigoloso e sofferto ma che ogni tanto si arrotonda e rasserena, gli stessi testi nei quali si raccontano disagio e sconforto quasi con la voglia di mostrare un certo senso di appartenenza a questi ambiti emotivi. Il primo singolo “Empty” propone un dinamismo nell’arrangiamento che ricorda quello di “I Think I’m Paranoid”; “Blackout” è controllata nella strofa e il tasso di adrenalina aumenta nel ritornello, un po’ come “My Lover’s Box”; la ritmica vellutata di “If I Lost You” non può non far venire in mente quella di “Queer”; in “Even Though Our Love Is Doomed”, una veste sonora pulita cova al proprio interno tensione e epos, come avviene in “Milk”; “Magnetized” e “We Never Tell” fanno rivivere il lato più pop della band, quello di “When I Grow Up” o “Special”. Non sarebbe giusto, però, derubricare queste canzoni a mere copie realizzate con carta carbone. Le similitudini indicate non stanno a significare che i nuovi brani siano identici a quelli di riferimento, ma semplicemente si può parlare di un utilizzo degli stessi come linee guida per la costruzione sonora e compositiva di quelli nuovi. Il che non è necessariamente un male, se, come in questo caso, dall’ascolto si percepiscono nitidamente vitalità e passione. Al di là dei processi alle intenzioni, il disco merita almeno un ascolto perché il songwriting e la costruzione del suono sono di buona qualità, perché la Manson mostra, sia nel cantato che nei testi, l’espressività e la riconoscibilità dei tempi belli, e perché questo è indubbiamente l’album dal maggior impatto emotivo dopo, appunto, i primi due.

Nel 2021, quando ci si approssima a un nuovo disco dei Garbage, lo si fa con aspettative ridotte al lumicino, nei confronti di un progetto pop-rock che suonava plasticoso persino quando (negli anni 90) le chitarre erano ancora al centro della trattazione fra appassionati di musica. Sarà questo il motivo per il quale l’ascolto di No Gods No Masters, pubblicato a giugno del 2021, alla fine lascia meno delusi del previsto, pur con tutte le riserve riguardanti una proposta che è rimasta immobile nel tempo. No Gods No Masters suona esattamente come avrebbe dovuto suonare, senza sorpresa alcuna, ma lo fa presentando un bouquet di nuove canzoni che quanto meno riescono a salvaguardare la reputazione del quartetto del Wisconsin. Fra l’energia un po’ forzata di “Godhead”, le rotondità indie da classifica di “Anonymous XXX” e gli inni alt-pop con enfasi oltre il livello di guardia (la eighties oriented “Flipping The Bird”), il lavoro sta comunque in piedi, nonostante qualche frangente un pochino più tedioso (“Waiting For God”, “A Woman Destroyed”).
I veri riempitivi si celano più qui che nella versione deluxe, arricchita dalla presenza di un secondo dischetto che raccoglie cover, collaborazioni e brani già editi su singolo. Fra le cover spiccano (ma giusto per l’ovvia notorietà) “Starman” di David Bowie e “Because The Night” di Patti SmithBruce Springsteen, quest’ultima eseguita assieme agli Screaming Females. Esecuzioni abbastanza rispettose degli originali, con giusto le chitarre in maggiore evidenza (Shirley avrebbe potuto osare qualche deviazione più personale sulle linee vocali). In “Girls Talk” c’è il determinante intervento di Brody Dalle, in “The Chemicals” quello di Brian Aubert, mentre in “Destroying Angels” incontriamo le gradite presenze di Exene Cervenka e John Doe. Alcune tracce non inedite contenute nel bonus disc sono già state diffuse, in pubblicazioni a tiratura limitata, in occasione delle recenti edizioni del Record Store Day.



Contributi di Stefano Fiori ("Not Your Kind Of People"), Stefano Bartolotta ("Strange Little Birds") e Claudio Lancia ("No Gods No Masters")

Garbage

Discografia

Garbage (Mushroom, 1995)

7

Version 2.0 (Mushroom, 1998)

6,5

Beautifulgarbage (Mushroom, 2001)

4

Bleed Like Me (A & E Records Ltd, 2005)

6

Absolute Garbage (antologia, A & E Records Ltd, 2007)
Not Your Kind Of People (Stunvolume, 2012)

6

Strange Little Birds (Stunvolume/Pias, 2016)

6,5

No Gods No Masters (Stunvolume, 2021)

6

Pietra miliare
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Garbage su OndaRock

Garbage sul web

Testi
Foto
  
 VIDEO
Vow (video da Garbage, 1995)
Queer(video da Garbage, 1995)
Only Happy When It Rains (video da Garbage, 1995)
Stupid Girl (video da Garbage, 1995)
Milk (video da Garbage, 1995)
Push It (video da Version 2.0, 1998)
I Think I'm Paranoid (video da Version 2.0, 1998)
Special (video da Version 2.0, 1998)
You Look So Fine (video da Version 2.0, 1998)
The World Is Not Enough (video da The World Is Not Enough OST, 1999)
Androgyny (video da Beautifulgarbage, 2001)
Cherry Lips (Go Baby Go) (video da Beautifulgarbage, 2001)
Breaking Up The Girl (video da Beautifulgarbage, 2001)
Why Do You Love Me? (video da Bleed Like Me, 2005)
Bleed Like Me (video da Bleed Like Me, 2005)
Tell Me Where It Hurts (video da Absolute Garbage, 2007)
Blood For Poppies (video da Not Your Kind Of People, 2012)
Empty(video da Strange Little Birds, 2016)
Even Though Our Love Is Doomed(video da Strange Little Birds, 2016)