Stereo Total

Stereo Total

La musica automatica

Gli Stereo Total raccolgono musicisti e tendenze da tutta Europa, amalgamandoli in un'elettronica giocosa ed eccentrica, dal gusto irresistibilmente pop. Ecco il ritratto della band e un'intervista al duo-base, Françoise Cactus e Brezel Goring

di Claudio Fabretti

Dopo la caduta del Muro, Berlino si è trasformata nella capitale del nuovo pop elettronico. Negli ampi spazi del Nuovo Centro (tra la Porta di Brandeburgo e Alexander Platz, il cuore della vecchia capitale Est) si è formato un reticolo di locali e club, humus ideale di una nuova scena musicale fatta di deejay e band underground. Di questa "nidiata - che comprende nomi come Mina, Quarks, Minitchev, Contriva - fanno parte anche gli Stereo Total, gruppo eclettico uscito dal fervente calderone della Bungalow Records. Un'etichetta che ha prodotto in terra germanica quanto di meglio si può chiedere nella direzione lounge-cocktail-retrò-electronic-pop song.

Ma, rispetto ai loro compagni di strada, gli Stereo Total hanno un'arma in più: un organico che non potrebbe essere più internazionale. Al nucleo originario - il duo composto dal mago elettronico berlinese Brezel Goering e dalla cantante francese Francoise Cactus - si sono aggiunti negli anni membri provenienti da ogni parte del mondo. "Già, siamo una specie di famiglia, in cui tutti possono arrivare e poi andarsene - spiega Francoise Cactus -. Oggi la formazione di base comprende, oltre a me e Brezel, lo scozzese Lesley Campell alla chitarra e il palestinese Iznogood al basso. E' la nostra fortuna: più influenze musicali abbiamo, più i nostri dischi si arricchiscono. Cerchiamo sempre sonorità variegate e colorate, con un ampio spettro di ritmi e fiati. E amiamo molto anche il modo di fare collage musicali tipico di band giapponesi come Pizzicato Five e Cibo Matto. Un approccio "trasversale" che si manifesta anche nei testi, tutti scritti dalla Cactus, e cantati in tedesco, francese, italiano, inglese e giapponese. Un modo di cantare, il suo, che per certi versi ricorda quello di Laetitia Sadier degli Stereolab, anche se Francoise tiene a precisare di avere "una tonalità più alta e una voce meno melodiosa". Di certo, si ha l'impressione che il suo stile sia figlio della canzone pop targata anni '80. "Sì, sono stata molto influenzata, in particolare, dalle band tedesche di quegli anni. Sono arrivata a Berlino quando era in voga il movimento dei 'geni dilettanti'. Secondo la loro filosofia, non dovevi saper necessariamente suonare il piano o strumenti speciali per fare musica. Bastava andare sul palco e provare. Ed è esattamente quello che ho fatto all'inizio della mia carriera. Ma sono sempre stata molto influenzata anche dalla 'Concrete Music' e dagli chansonnier francesi degli anni Sessanta".

Nel 1995, l'esordio su album con Oh Ah, una girandola di suoni postmoderni che incrociava con disinvoltura new wave, pop elettronico, disco-music e punk, strizzando l'occhio al funk e a chansonnier francesi come Françoise Hardy. I successivi Stereo Total, Juke-Box-Alarm e My Melody accentuavano la dimensione manipolatrice e parodistica della loro musica, nel segno del pop giapponese e di quel riciclaggio di classici di "canzonette" francesi degli anni Sessanta caro a tante band dei '90. Un repertorio portato in giro in 19 paesi per due anni di concerti.

Oggi, gli Stereo Total hanno trovato il loro "quartier generale" negli Airbase 1000 studios del produttore turco-finlandese Cem Oral (meglio noto come Jammin Unit, già negli Air Liquide). Intorno a Cem si è sviluppato anche il progetto del loro album del 2001, Musique Automatique. "Il disco è nato in modo molto spontaneo, come una specie di 'patchwork' - racconta Francoise -. Abbiamo lavorato molto sulla qualità del suono, per renderlo più fluido e Cem ci ha aiutato a mixare il tutto". Grazie all'aiuto del fido produttore, la band di Berlino ha potuto anche incidere un brano in una nuova lingua: il turco. "Volevamo da tempo scrivere un brano in questa lingua, anche perché viviamo a Berlino, che è la città con il maggior numero di abitanti turchi dopo Istanbul. Grazie a Cem e alla sua famiglia, che ci ha dato una mano nelle traduzioni, ora abbiamo potuto finalmente realizzare questo progetto".

 

Musique Automatique è un vero "divertissment" in musica. Un caleidoscopio di suoni e ritmi, tenuti insieme quasi per miracolo. Strutture semplici, tastierine e un pizzico di energia punk, ma anche virtuosismi elettronici, rivisitazioni dissacranti e incursioni nel kitsch. Il tutto nel segno dell'assoluta improvvisazione, come rivela anche il titolo del disco. "Ci siamo ispirati ad un'espressione surrealista - spiega Brezel Goering -. Si tratta della "ecripture automatique", ovvero la scrittura automatica. E' quello che avviene quando scrivi parole che sgorgano libere dalla tua coscienza e dalla tua mente. Un esperimento che si usa anche nella psicanalisi per tentare di associare un significato alle parole scritte. E' quanto ha cercato di fare Francoise nello scrivere i testi, che sono per lo più basati su giochi di parole, sulla musicalità dei versi, e hanno poco a che fare con il metodo tradizionale di raccontare storie. E anche la nostra musica è in un certo senso 'automatica'. Abbiamo seguito il più possibile l'istinto senza ricercare alcun tipo di concetto estetico. Abbiamo creato una grande massa sonora e poi abbiamo chiesto a Cem di aiutarci a selezionare le tracce". E tra queste è finita anche una sorpresa finale. "Eravamo in un bar dove giocavano al karaoke. Così abbiamo iniziato a cantare alcuni classici del pop. C'erano otto persone in tutto, cinque erano nostri amici e gli altri tre stavano bevendo. E così è venuto fuori questo show improbabile che abbiamo deciso di incidere alla fine del disco". Nell'album, figura anche le cover di "Nationale 7" (un classico di Charles Trenet) e di "Le Diable" (un brano che venne interpretato anche da Brigitte Bardot).

La varietà dei suoni nasce da un mix di strumenti veri e campionamenti. "Questa volta - spiega Goering - non abbiamo usato la batteria elettronica e ci siamo affidati per lo più a strumenti veri. Usiamo però un sampler in miniatura con il quale facciamo un po' di tutto. In genere, creiamo un ritmo e poi lo campioniamo. Ma usiamo anche molte chitarre, l'organo e anche qualche vecchio sintetizzatore d'annata".

 

L'elettronica del Duemila è per gli Stereo Total un grande party, un gioco sonoro in cui vanno ad infilarsi i ritmi di oggi e le canzoni di ieri. Anche quei motivetti irresistibili del punk californiano, stile Ramones. "Adoro il punk e ancor di più il garage-rock, e così mi diverto sempre quando posso cantare qualche canzone punk e mettermi a urlare sul palco", confessa Francoise. Garage-rock ed elettronica sono anche al centro della formazione musicale di Goering: "Sono cresciuto tra noise-rock ed elettronica alla Kraftwerk e Suicide - racconta - mentre oggi mi piacciono molto nuovi gruppi tedeschi, tipo Mina o Mouse on Mars, e la scena di Detroit, in particolare per quel suo stile inconfondibile nel mixare i dischi". Gli Stereo Total, insomma, hanno le idee chiare: suoni elettronici e motivetti accattivanti per allietare il nuovo millennio.

Dopo tre anni di silenzio, i due tornano in studio per registrare Do The Bambi, album che scandaglia gli anni 60 con brio e disinvoltura, virando verso suoni più soffusi e ricercati, dal pop elettronico di episodi come "Cinemania" o "Les Lapins" al garage-rock d'antan di "Tas de tole" e "La douce humanitè", fino a lambire l'easy listening più furbo in "Europa neurotisch".
Nelle diciannove tracce, registrate tra gli studi e la camera da letto, si alternano francese, tedesco e inglese per un intrigante cocktail di pop cosmopolita, denso di omaggi al cinema, quello francese, anzitutto, ma anche quello di Stanley Kubrick, cui è dedicata "Orange Mecanique", con variazioni sul tema principale della colonna sonora.
L'esito è complessivamente divertente, ma palesa a tratti quella stucchevolezza che, in 54 minuti di puro divertissement, era difficile evitare.

Discotheque (2006) è una raccolta di remix, incisioni inedite e tracce rare, che vede Brezel Goering e Francoise Cactus ancora in buona forma, destreggiarsi, al solito, sul crinale tra delicatessen pop e derive kitsch.

Con Paris Berlin gli Stereo Total attenuano la veste sintetica del loro suono, cercando di forgiare canzoni più grezze, dirette e low-fi. Ma è un ritorno alle origini che lascia l'amaro in bocca. "Lolita Fantome tenta la carta della ninnananna incantatrice ma non basta neanche una chanteuse provetta come la Cactus a risollevarla dalla sua tediosità. Il piglio da riot girl di "Patty Hearst" suona fuori tempo massimo, così come il reggae-disco "Ta Voix Au Telephone". E anche loro tipiche gag come lo space-punk di "Kusse Aus Der Holle Der Musik e la dance sorniona di "Mehr Licht" non lasciano il segno.
Troppo autoreferenziali, stucchevoli e narcisi, gli Stereo Total di Paris Berlin sembrano aver smarrito la magica immediatezza della "musica automatica".

Nel 2015 esce Yéyé Existentialiste, un'antologia che permette di tracciare un bilancio della loro carriera, con 28 tracce assemblate dal dj Paul Tunkinj.

Un anno dopo ecco Les Hormones (2016), un set di canzoni che dimostra che il tempo libero ha fatto bene al duo, la cui musica è più definita, in un trionfo di sintetizzatori, chitarre sgangherate, ritmi pesanti e voci accattivanti.
Cactus e Goring spaziano dal pop appiccicoso di "Fleur de Hollande" al ruvido garage-punk di "Good Night, Bad Morning", dal sexy-kitsch di "Labu Hotelu (Das Stundenhotel)" all'elettronica atonale di "Halt Deine Kerze Gerade", mentre "Adieu Sophie" e "It's All Because Of You" riescono a suonare familiari fin dal primo ascolto.
Selvaggio e raffinato allo stesso tempo, Les Hormones è un compendio del miglior Stereo Total-sound degli ultimi anni.

Il caleidoscopio sonoro degli Stereo Total torna a girare e a creare canzoncine multicolori, annunciando al tempo stesso l’ennesimo cambio di etichetta (la Tapete), ma nessuna sostanziale evoluzione della formula: la miscela di elettro-pop, psichedelia primigenia, lounge e scampoli assortiti di funk e rock’n’roll funziona ancora alla grande, assicurando piacevoli digressioni dall’ascolto di progetti finto–intellettuali o di album potenzialmente destinati a rivoluzionare gli ascolti in streaming.

Ah! Quel Cinema! (2019) ha al contempo il fascino necessario per catturare nuovi adepti al culto euro-trash del duo franco-tedesco.
Coerenza e intuito non mancano a Brezel Goering e Françoise Cactu, che approfittano del cambio di scuderia per proporre un gradevole bignami del loro surreale pop retrò.
Le quattordici istantanee sonore sono piacevolmente grezze, come se il duo avesse modellato il tutto con scarti e residui armonici e ritmici. Ed è da questa astrazione compositiva che nasce una delle migliori canzoni del lotto, “Brezel Says”, che oltre a rubare la melodia a un brano di Lou Reed (non è difficile indovinare quale) cita la “Da Da Da” dei Trio, agitando e oscillando il tutto con malizioso distacco emotivo.
L’agrodolce atto d’amore per la natura underground della cultura pop è la forza motrice degli Stereo Total, percepibile nella frenesia adolescenziale di “Ich Bin Cool”, nel brioso elettropop di “Mes Copines” (che ricorda il brano dei Matia Bazar “Il video sono io”) e nell’eccellente pop alla francese di “Sur Un Fil”.
Eccentrico e amabilmente incoerente, il disco riesce a tramutare i suoi difetti in pregi. Nonostante la presenza di molti brani che fungono da semplice collante, è impossibile non notare geniali intuizioni come l’algida funk-dance di “Keine Musik” o il dissoluto romanticismo di “Methedrine”, due brani che nelle mani di artigiani pop come Jeff Lynne aspirerebbero a ben altre vette artistico/commerciali.
Prendere o lasciare, gli Stereo Total non sembrano voler far evolvere la loro formula verso qualcosa di più sostanzioso, timorosi forse di tradire quella natura garage-underground che è da sempre alla base del loro stile.

Ad onor di cronaca, Ah! Quel Cinema! non sempre regge il confronto con il precedente album Les Hormones, ma il duo riesce ancora a stupire (“Electroshocktherapie”), e di questi tempi è un buon segno di vitalità.

Contributi di Gianfranco Marmoro ("Ah! Quel Cinema!")

Stereo Total

Discografia

Oh Ah! (Bungalow, 1995)6,5
Monokini (Bungalow, 1997)
Beautycase (1998)

6

Stereo Total (Bobsled, 1998)

7,5

My Melody (Kill Rock Stars, 1999)
Juke-Box Alarm (Bunga, 1999)
In the Hothouse (live, 1985)
Musique Automatique (Bobsled, 2001)

7

Do The Bambi (Disko B, 2004)

6,5

Discotheque (antologia, Disko B, 2006)
Party Anticonformiste (antologia, Bungalow, 2007)
Paris Berlin (Disko B, 2007)

5

Yéyé Existentialiste (antologia, Blow Up Records, 2015)
Les Hormones (Staatsakt, 2016)7
Ah! Quel Cinema! (Tapete, 2019)6
Pietra miliare
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