Calla

Televise

2003 (Quartermass)
alt-rock, post-rock

I Calla sono uno di quei gruppi dediti a un approccio postmoderno alla musica rock, capace di combinare tradizione e sperimentazione. Texani di nascita, sono parte della New York più intellettuale, ma non ostinatamente e ostentatamente avanguardistica. “Televisive” conferma quanto di buono avevano palesato nei due capitoli precedenti, mostrando il lato più nervoso della band, che si dimena tra balbuzie epilettiche new wave, ritmiche quasi slo-core, e strutture liriche younghiane imbevute di collassi psichedelici alla Pink Floyd. Il mood è sicuramente triste, ma lungo le 10 tracce del disco si respira anche alienazione, distacco e sommesso delirio; è una musica placidamente inquieta, che scatena una tensione sottocutanea, non manifesta, ma ugualmente invasiva.

“Strangler” ha un andamento narcolettico, scosso da attacchi rumoristici che richiamano alla memoria la gioventù sonica di metà anni 80. Valle deve aver passato ore ad ascoltare le epilessi chitarristiche di Tom Verlaine, solo così possono spiegarsi i rintocchi dissonanti di “Monument”. “Astral” è cantata con un’enfasi fatalista alla Tom Yorke; con i Radiohead i Calla condividono la stessa attitudine sperimentale, volta a condurre la canzone rock verso territori abitati dall’elettronica e da suoni minimali, senza però avventurarsi in derive forzatamente post-rock. Una linea di basso degna del miglior dark-punk accompagna dall’inizio alla fine “Don’t hold your breath”, mentre echi morriconiani e visioni desertiche alla Calexico pervadono “Pete the killer”. Il piatto forte della raccolta e costituito da “Customized”, un tappeto rumoristico-psichedelico di stampo velvettiano su cui scivola il canto abulico di Aurelio Valle.

Davvero colti i Calla, abili a metabolizzare una varietà di retaggi sonori, e a creare uno stile subitaneamente riconoscibile, ma non immediatamente ascrivibile a nessuno dei modelli di riferimento. Anche nella seconda parte l’album continua a regalare canzoni di valore, come la psichedelica “As quick as one/Carrera”, che parte lenta e dilatata, per poi approdare a un finale più movimentato tra chitarre arroventate e frammenti rumoristici di fondo. “Televisived” è invece debitrice al miglior post-punk anni 80, tra atmosfere opprimenti alla Wire e nervosismi abrasivi alla Gang Of Four. Tirando le somme, non c’è una sola canzone mediocre: un disco da avere.

26/10/2006

Tracklist

1 Strangler
2 Monument
3 Astral
4 Don’t hold your breath
5 Pete the killer
6 Customized
7 As quick as it comes/Carrera
8 Alacran
9 Televisived
10 Surface and scratch