John Zorn

Iao

2003 (Tzadik)
avantgarde

"IAO è una suite in sette movimenti basata su alchimia, misticismo, metafisica e magia bianca e nera, ispirata in parte al lavoro di Aleister Crowley e alla sua disciplina magica". Così le note di copertina. Siamo sopraffatti dall'allegria e dall'ottimismo, ma, dopo esserci fatti un sacco di risate, dobbiamo pure andare avanti. Molti gli ospiti. La solita gang che rotea attorno a John Zorn, con Bill Laswell, Mike Patton, Greg Cohen, Jim Pugliese, Cyro Baptista. Andiamo pure ad ascoltarci questi sette movimenti. Speriamo bene.

Il primo movimento si intitola "Invocation". Un organo rituale, voci d'oltretomba, rumore di catene, percussioni liturgiche, scrosci d'acqua, cazzeggio di complemento. Un brano che non va oltre il climax ossianico che introduce. Il secondo movimento, "Sex Magick" cambia completamente registro, brano suonato solo con diversi strumenti a percussione, moderatamente lento e ipnotico, indulge tra terzo e quarto mondo con grande equilibrio e razionalità, il problema è che dura più di 13 minuti e noi dopo 5 stiamo già morendo di noia. Terzo movimento, "Sacred Rites Of The Left Hand Path", il livello sale notevolmente, clima insalubre e inquietante con una semplice sequenza al piano elettrico che, lenta e ineluttabile, trascina tutto il brano con la sovrapposizione di un pianoforte instabile, malignamente jazzato, malsano, molto noir, con un gioco di tastiere sullo sfondo a rendere ancora più straniante il tutto. Questo è il miglior Zorn. Quarto movimento. Il Nulla. "The Clavicle Of Solomon". Tra rumori, glitch (questa l'ho imparata di recente), sonagli, stridii, versi di insetti vari, videogiochi, tastiere ambientali, nani e ballerine non succede nulla per nove minuti. Un po' è una ripresa di "Invocation", ma ancora più minimale. Ma è un nulla affascinante ed evocativo? Non direi.

Quinto movimento, "Lucifer Rising", tutto per voci e coro femminile. Ovviamente, visto il clima generale, non stiamo parlando propriamente del coro dell'Antoniano. Al coro triste e catacombale si interpone una voce femminile che bisbiglia satanica e sensuale. L'effettaccio non manca, ma ascoltandolo non ho potuto non pensare alla parodia della musica contemporanea di Alberto Sordi alla Biennale in "Le Vacanze Intelligenti". Sesto movimento, "Leviathan", tre minuti di rumore e urla (Mike Patton?) senza soluzione di continuità, un muro cacofonico tipo Painkiller. Sono sicuro che qualcuno si ecciterà solo all'idea, ma queste porcherie per cerebrolesi radical-chic per me Zorn se le potrebbe risparmiare.

Settimo movimento, "Mysteries", una continuazione del terzo, sempre dominato dal piano elettrico che, pigro, indolente e astratto, nella sua assenza di centro gravitazionale, ci conduce alla fine del cd nella maniera migliore.

Zorn è uno che resterà. Tra cent'anni, quando si ripercorrerà la musica a cavallo del millennio, molti musicisti adesso celebrati saranno già da tempo dimenticati, mentre sono sicuro che si parlerà ancora di Zorn. Certo è che, nella contemporaneità, non posso fare a meno di rilevare come alterni cose sublimi (ad esempio la collana “Masada”) ad altre sconcertanti oppure discutibili come questo "IAO".

30/10/2006

Tracklist

1. Invocation
2. Sex Magick
3. Sacred Rites of the Left Hand Path
4. The Clavicle of Solomon
5. Lucifer Rising
6. Leviathan
7. Mysteries