Ataxia

Automatic Writing

2004 (Warner Music)
rock
di Federico Golia
6.5

Gli Ataxia nascono dall'unione di John Frusciante (chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, qui in veste di "leader"/chitarrista/tastierista), del suo collaboratore Josh Klinghoffer (alla batteria e alle tastiere) e di Joe Lally (bassista dei Fugazi).
Si tratta di musica completamente differente sia dal funky-rock dei Red Hot Chili Peppers sia dal cantautorato dei lavori solisti di Frusciante.
I cinque pezzi che compongono "Automatic Writing", infatti, difficilmente possono essere considerati come canzoni vere e proprie, quanto semmai come jam session basate sulla reiterazione di pattern strumentali-melodici molto semplici (si veda, in questo senso, l'utilizzo di linee di basso pressoché elementari).

"Dust" (9 minuti) è il primo esempio di questo schema: sopra un riff di chitarra e uno di basso ripetuti pressoché all'infinito si snodano la declamazione di Frusciante e delle sporadiche sovraincisioni di chitarre effettate e di tastiere.
Quello che salva il brano è il cantato che, seppure basato sulla ripetizione di due linee melodiche basilari, attraverso le variazioni continue nel timbro vocale (ora su registri medi, ora urlato/biascicato in modo quasi incomprensibile, ora in un falsetto dalle tinte psichedeliche) riesce a evitare che la catarsi si trasformi in noia.
"Another" è costruita invece su un semplice ma dolce arpeggio di chitarra e su alcune manipolazioni elettroniche della voce: è un po' monotona, ma contiene comunque alcune ottime idee (il già citato arpeggio, l'assolo a circa metà pezzo, le sovraincisioni vocali del finale) che la salvano.

"The Sides" è semplicemente un piccolo capolavoro, lungo quasi 7 minuti. Dopo un'intro di batteria effettata con delay, il pezzo prende forma e dà vita a qualcosa di magico grazie alla voce delicata di Frusciante e al suo chitarrismo, non certo virtuosistico ma estremamente suggestivo ed evocativo.
Il brano successivo, "Addition", da un lato si avvicina alle atmosfere "droniche" di "Dust" (anche qui abbiamo la reiterazione di un riff di chitarra e di basso per quasi tutto il pezzo), dall'altro se ne distacca ponendo un'enfasi nettamente maggiore sugli elementi rumoristici: è la maturazione di alcuni esperimenti sonori condotti da Klinghoffer e Frusciante in due live set elettronici tenuti alla Knitting factory di Los Angeles.

La conclusiva "Montreal" (12 minuti) è forse la traccia che più si avvicina al post-rock: linea di basso elementare, chitarra impressionistica - prima suonata con la ripetizione effettata di una sola nota, poi con pennate tiratissime e veloci come già fatto in moltissimi pezzi dai Sonic Youth -, canto "slintiano" (prima scazzato, poi arrabbiato e depresso) di Frusciante.
Dopo la consueta e riuscita catarsi, la canzone si chiude con alcuni minuti in cui il pattern di basso e batteria fa da sfondo a manipolazioni elettroniche-chitarristiche varie.
Quello che fa di "Automatic Writing" soltanto un buon album non è la qualità delle idee - invero piuttosto buona - ma la loro quantità. Certo, è un disco musicalmente coraggioso e ciascuno dei cinque brani ha al suo interno dei momenti assai evocativi e riusciti, tuttavia, fatta eccezione per la bellissima "The Sides", ciascun pezzo ha anche dei momenti in cui la noia può essere dietro l'angolo.

Non si tratta di un capolavoro, ma se siete appassionati di musica dronica, di post-rock, delle cose più rarefatte (se così si può dire) dei Fugazi o più semplicemente dello stile vocale e chitarristico di Frusciante, questo disco potrebbe decisamente fare per voi.

15/11/2006

Tracklist

  1. Dust
  2. Another
  3. The Sides
  4. Addition
  5. Montreal