Nel corso della loro lunga carriera i Depeche Mode sono stati tra gli
artefici della rivalutazione del remix, forma musicale prima confinata ad ambiti
ben distanti dal rock, territorio incontrastato di deejay e discoteche. Proprio
il gruppo inglese ha però sempre incentivato la rilettura di loro brani già
famosi in chiave mondana, lasciando ampia autonomia ai manipolatori di suono,
che a loro volta facevano a gara per riuscire a immedesimarsi meglio nello
spirito dei pezzi. La passione dei Depeche Mode per gli ambienti della disco non
è tuttavia un mistero: lo stesso Andrew Fletcher è conteso dai club di mezza
Europa per i suoi DJ-set. In questa chiave, "Remixes 81-04" rappresenta da un
lato un omaggio alla storica band inglese da parte dei loro celebri fan,
dall'altro un ringraziamento degli stessi Depeche Mode alle versioni rivisitate
dei loro successi.
Tra i "devoti" dei Mode che
partecipano a questa raccolta ci sono nomi illustri: Air, Underworld, Goldfrapp, Timo Maas, Portishead, Kruder & Dorfmeister,
per citare i più noti, ma il risultato è spiazzante: si va dalla semplice e
leziosa estensione dei pezzi ("Never Let Me Down Again") a stravolgimenti totali
del brano ("In Your Room"). E se il problema fosse proprio di chi è dietro la
consolle? In effetti, la "Halo" di Goldfrapp, neanche tanto distante
dall'originale, si lascia ascoltare piacevolmente, nella sua nuova veste
lyrical. Oppure l'ambient raffinato di "Home", dove hanno messo le mani gli Air,
si trasforma in un brano di gran classe, gli strumenti tenuti sott'acqua in un
flusso di emozioni. Di tutt'altra pasta "Route 66", una b-side di "Violator" qui
riproposta da Beatmasters con una spruzzata di rockabilly e un occhiolino al
garage. Dura e martellante è l'house proposta dagli Underworld, che sezionano
col bisturi "Barrel Of A Gun", alienante e perversa, che non sfigurerebbe in una
compilation di una famosa discoteca. Nel corso dei suoi lunghi nove minuti il
pezzo si contorce su se stesso, con una sola certezza: il beat, incessante,
costante, duro; e che, a dirla tutta, stufa un po'.
Irriconoscibile in un vestito techno-industrial pieno di
barocchismi la già citata "In Your Room" dei Portishead, altro brano prelevato
da "Ultra" del 1997, così come il successone "Useless", non particolarmente
massacrato ma notevolmente allungato in un brodino lounge da oltre nove minuti.
L'impressione che si ha finora, cioè quella di trovarsi di fronte a un disco
sostanzialmente inutile, viene confermata dallo "schizo mix" (?!?) di "Just
Can't Get Enough", identico e preciso a quello già inserito nella raccolta
"Singles 81-85". Sì, ma allora, perché insistere? Dulcis in fundo ,
replichiamo noi: la vera gemma di questo disco, arido come un terreno afgano,
arriva alla fine: con un pizzico di vanità e un atteggiamento alla "vi facciamo
vedere noi come si suona", i Depeche Mode scendono in campo (sì, l'ho detto
anch'io) e rifanno il loro hit supremo, quella "Enjoy The Silence" che si
svecchia di 15 anni in una versione rock potente e trascinante, accompagnata da
un video davvero pregevole. Addolcisce un po' l'amaro in bocca, ma nulla
più.
Per i più temerari, "Remixes 81-04" esce
anche in un cofanetto triplo, ma non me la sento di consigliarlo. Solo per fan?
Probabilmente sì, ma anche un'occasione per smentire le voci di scioglimento di
una band che, dopo decenni di onorata carriera, si è sentita in dovere di
specchiarsi in una bolla di narcisismo. Recente, infatti, è la decisione di
lavorare a un nuovo album, pienamente apprezzabile, dopo quei vuoti tentativi di
carriere soliste tentate da Gahan e Gore. L'unione fa la forza, almeno in questo
caso.
12/12/2006