Divine Comedy

Absent Friends

2004 (Parlophone)
pop

Neil Hannon, ovvero colui che per puro caso o per colpevole dimenticanza, non viene annoverato da gran parte della critica fra i mostri sacri del pop inglese. E dire che gli ingredienti ci sono proprio tutti: una discografia che ha assunto via via contenuti sempre più importanti, un "dandysmo" che non ha nulla da invidiare a quello riconducibile ai grandi nomi della gloriosa tradizione inglese, espresso con un songwriting eclettico e raffinato e, non ultima, un'incredibile voce la cui tensione è rintracciabile solo scomodando nomi della caratura di Scott Walker o di Jacques Brel.

La storia recente dei Divine Comedy annunciava uno scioglimento, poi effettivamente avvenuto, all'indomani del loro settimo album "Regeneration" (2001), che è stato anche il primo uscito per una major, la Emi Parlophone, con l'impronta di quel Nigel Godrich che, lo diciamo per i distratti, risulta essere una specie di "re mida" fra i produttori della nuova generazione (i nomi di Radiohead, Beck e, ultimamente, Air, vi dicono nulla?); disco, quest'ultimo, parecchio distante dai canoni classici cui la band ci aveva abituato, tuttavia bene accolto dalla fedele nicchia di pubblico che il marchio "Divina Commedia" si porta da sempre appresso.

Se "Regeneration" ha rappresentato una sorta di regolamento di conti fra Hannon e quelle sonorità che hanno fatto la fortuna dei Radiohead prima maniera, un messaggio nella bottiglia con scritto "se non composi prima queste canzoni, fu per scelta artistica e non per un mio limite", l'inaspettato "Absent Friends" segna un clamoroso tuffo nelle origini del pop orchestrale e nel musical anni Sessanta, quello per intenderci concepito anche dalla prolifica mente di Burt Bacharach, e poi interpretato e rivisitato da un'infinità di artisti.
Tuttavia, per ispirazione e per sincerità d'intenti, quest' album non si colloca tra le inflazionate operazioni simil "chamber pop" che vengono prodotte senza soluzione di continuità da diversi anni a questa parte, bensì nella ristretta cerchia dei classici, in compagnia dei vari Scott Walker, ovviamente di Burt Bacharach, e nemmeno troppo distante dall'evergreen "Song Cycle" partorito dal misconosciuto genio di Van Dyke Parks.

Capiamoci, già in album quali "Casanova" (1996) e il successivo "A Short Album About Love" (1997), i Divine Comedy frequentarono gli insidiosi terreni del pop orchestrale dal sapore retrò, peraltro con risultati eccellenti, ma allora esisteva ancora una band, mentre oggi dietro al nome del gruppo si cela il solo Hannon: che questo possa essersi rivelato decisivo ai fini del risultato finale è molto più che un sospetto.

Non resta allora che lasciarsi prendere la mano e abbandonarsi in questo viaggio a ritroso nel tempo, che prende le mosse dall'incalzante title track, uscita forse dal cilindro dei Walker Brothers suggestionati da Elvis Presley. Dopo la furtiva escursione sulla "Rive Gauche" della Senna di "Sticks And Stones", potrete cullarvi nella densa drammaticità di "Leaving Today", nella quale giurerete di aver sentito persino l'anima del Frank Sinatra più gentile. "Come Home Billy Bird" è il brano che Paddy McAloon ha tentato invano di scrivere negli ultimi dieci anni, "Mutual Friend" rispolvera complessità di arrangiamenti orchestrali che non si ascoltavano da tempo immemorabile in un pop-album; "Freedom Road" dipinge una ballata americana che nemmeno il più alienato dei songwriter inglesi si sognerebbe mai di comporre, mentre nello strumentale "Laika's Theme" si raggiungono vette di tensione melodica degne di un Ennio Morricone o di un John Barry.

Se il disco si apre con un omaggio agli amici assenti (una sorta di ringraziamento per cotanta "prolifica" assenza?), ne riserva la chiusura al mini musical di "Charmed Life" nel quale, in meno di cinque minuti, scorrono migliaia di fotogrammi in bianco e nero di quell'America anni 60 ancora colma di speranze e di ingenuo romanticismo che ora non è più.
"Absent Friends" è l'album di un artista maturo, finalmente svincolato da condizionamenti esogeni, perfettamente consapevole del suo talento e abbastanza incosciente da cimentarsi in un'opera che per un nonnulla sarebbe potuta risultare inutile e pretenziosa, ma che invece è il suo disco definitivo, quello di un artista tanto talentuoso quanto sottovalutato. Il fatto che sia uscito nel 2004 è da considerarsi una circostanza puramente accidentale: trattasi di un capolavoro fuori dal tempo.

12/12/2006

Tracklist

  1. Absent Friends
  2. Sticks And Stones
  3. Leaving Today
  4. Come Home Billy Bird
  5. My Imaginary Friend
  6. The Wreck Of The Beautiful
  7. Our Mutual Friend
  8. The Happy Goth
  9. Freedom Road
  10. Laika's Theme
  11. Charmed Life

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