Dani Siciliano

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2004 (K7 / Audioglobe)
glitch-pop

Se il nome di Dani Siciliano non vi dice niente, quello del suo principale datore di lavoro dovrebbe quantomeno solleticare la vostra memoria. La californiana Dani è, infatti, vocalist e musa di Matthew Herbert. La sua presenza fu fondamentale nell'impreziosire quel piccolo gioiello che è "Bodily Functions", e non meno importante in tutte le produzioni precedenti dell'uomo più citato/ammirato/detestato di tutto il panorama elettronico degli ultimi anni.
Per il suo primo disco solista, Dani si è comprata un home studio in cui si è chiusa di tanto in tanto a comporre, rielaborare e coccolare le sue canzoni. Invitati a casa Siciliano, ovviamente, il buon Matthew e i suoi amici, collaboratori e protetti.
Il progetto, però, rimane saldamente nelle mani della padrona di casa: è lei, alla fine, a mescolare ingredienti elettronici e strumentazione live nonché, soprattutto, ad aver scritto dieci degli undici brani che compongono il suo esordio. Le influenze, in ogni caso, sono quelle che si possono immaginare per il debutto di un'artista che si muove da quel background: oltre al mentore Herbert, la cui ombra si estende inevitabilmente su tutto l'album (ma non è affatto un male), si sente qua e là qualcosa delle basi di Björk, specialmente in "All Thee Above" e nella parte centrale di "Same", come dei molti abbinamenti voce femminile - musica elettronica che l'hanno preceduta.

Che però non sia la solita minestra lo fa immediatamente capire l'iniziale "Same", coraggiosa apertura di oltre nove minuti che si appoggia su una ritmica sincopata che ricorda la tarantella e che dall'arrangiamento minimalista di partenza si "allarga" verso atmosfere sospese e sognanti, sostenute da progressive aggiunte di nuovi suoni, voce e fiati, per poi richiudersi su se stessa. Gli interventi della sua voce sono brevissimi e spezzati: non ci si aspettino sfoggi di capacità vocali, né in questo brano né in tutto "Likes…". Checché se ne legga in giro, Dani Siciliano ha una bella voce, ma non particolarissima, né incredibilmente potente, né di quelle che lasciano il segno per il solo fatto di esistere: è spesso il brano che deve esaltarla, in una mutua valorizzazione di talento vocale e compositivo. Sembra lei la prima a saperlo, ed il disco ne trae non poco giovamento. Questo non significa che manchino suggestive interpretazioni: quella di "Extra Ordinary" è la più rimarchevole, e in "Walk The Line" (Mr. Oizo alla produzione) trova quella efficacissima intonazione glaciale e sexy che ricorda "Hands Around My Throat" dei Death in Vegas e che Alison Goldfrapp insegue inutilmente per tutta la durata di "Black Cherry".

Se l'album non si appoggia su favolose acrobazie vocali, deve necessariamente farsi forte di qualcos'altro. Quel qualcos'altro sono le idee. Per ottenere prove sufficienti basterebbe ascoltare la cover di "Come As You Are" dei Nirvana, quasi impossibile da riconoscere se non per il testo. Siciliano ne compie uno stravolgimento lounge, suadente e morbidissimo. Sul sottofondo percussioni ciottolanti e soprattutto il corno francese di Gabriel Olegavich. Il momento principale, il perno sul quale la canzone ruota, viene spostato: non è più il "come as you are" del titolo, ma il reiterato "memory". Altra affascinante intuizione è quella di "All Thee Above": il duetto con l'islandese Mugison non solo è il momento più intenso dell'album, ma… Quanti brani di elettronica affidati ad un vero cantante uomo vi è capitato di sentire? Aggiungeteci, poi, l'intervento della fisarmonica di Doctor Rockit (uno dei numerosi pseudonimi di Herbert). Tango futurista o futuribile? O è la musica considerata "da ballo" per antonomasia a "sporcarsi" di musiche "da ballo" più vecchie perché ne nasca una nuova sintesi?

Su "Extra Ordinary" si è fortemente tentati a pensare che "Likes…" voli ad altezze vertiginose. Suggestivi intrecci vocali ed un finale ossessivo su un dolcissimo controcanto la rendono un altro grande episodio. Peccato che a partire da "She Say Cliché" l'album perda qualche colpo. Potere divinatorio di un titolo? Gli ultimi quattro brani, infatti, sembrano più che altro altrettanti esercizi di stile, anche se gradevoli. Il pensiero di quanto di più si sarebbe potuto fare diventa quasi irritante in "Red", il cui ritmo, unito ai fiati, suggerisce l'idea di un buio cabaret per ballerine claudicanti.
Stando al voto si potrebbe credere che questo album non sia niente di che. Per chi scrive, in ogni caso, è una delle migliori uscite dei primi due mesi del 2004.

12/12/2006

Tracklist

1. Same
2. Come As You Are
3. Canes & Trains
4. Walk The Line
5. One String
6. All Thee Above
7. Extra Ordinary
8. She Say Cliché
9. Red
10. Collaboration
11. Remember To Forget 1

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