Beck

Guero

2005 (Interscope/Universal)
alt-pop
5.5

Con i suoi primi lavori, Beck Hansen da Los Angeles si è ritagliato un posto nella storia del rock. In pratica in due anni il californiano ha rivoluzionato la figura del cantautore, aggiornandola agli anni Novanta (fondendo country, folk, blues, rock, funk e hip-hop). Nei dischi successivi, anziché ripetere fino alla noia la stessa idea, si è dedicato ad approfondire le sue varie influenze, saltando da un genere all'altro e mostrando di esser padrone di un suono variopinto ed eccentrico. Tutto ciò mantenendo sempre e comunque una qualità sopra la norma.

Dopo che nel delicato "Sea Change" aveva portato il suo bagaglio di colori al servizio del folk-rock, con la produzione luccicante di Nigel Godrich, Beck decide di mettere un punto alla sua opera di ricerca. Già, in quanto il nuovo disco, "Guero", si presenta come un raccolto di quanto seminato in dieci anni di carriera, 14 pezzi in cui tutto ciò che rappresenta il mondo beckiano viene sminuzzato, passato, frullato, esemplificato (con ampio uso di cori e battiti di mano) e servito in piccole dosi. L'operazione è in pratica simile a quella fatta due anni or sono dai Radiohead con "Hail To The Thief". La riuscita di un progetto del genere fa cadere il suo peso pienamente sulle spalle dell'ispirazione, che necessita di corpo massiccio e robusto per evitare che il tutto si riduca in una banalizzazione. Purtroppo, di un'ispirazione così solida, "Guero" difetta.

Il limite di brani, pur godibili, come il singolo "E-pro" (un veloce pop-rock) o come il country-rock "Girl" è quello di suonare come b-side. Altri invece come "Black Tambourine" (praticamente una linea di basso che si ripete scossa da colpi di batteria e tamburello) o la lunga cavalcata country "Farewell Ride" suonano, per quanto possa sembrar strano, semplicemente spenti. Non mancano comunque episodi di buon livello, in cui l'idea del disco si presenta riuscita. Ci riferiamo a "Que Onda Guero", in cui Beck declama una filastrocca alla "Odelay", punzecchiata da inserti di tromba, immerso in ambienti latini, a "Broken Drum", in cui una melodia sognante, una chitarra tagliente, gocce di piano e una pulsazione elettronica disegnano un'atmosfera eterea, degna dei migliori passaggi di "Sea Change", a "Hell Yes", verosimilmente una trovata dei redivivi Dust Brothers, in cui il folletto rilegge a modo suo Eminem.

A fotografare il rimpianto successivo all'ascolto del disco è semmai "Rental Car", figlia minore di "Minus" (su "Odelay"), che trova un buon giro di chitarra cui appigliarsi e alcune buone trovate in sede d'arrangiamento, ma che suona edulcorata, prova a graffiare in ricordo del passato, ma si accorge di non avere più le unghie e sfocia nell'ennesimo coretto. In sostanza, "Guero" costituisce, oltre che la prima pausa di riflessione di Beck, il suo primo vero passo falso. Resta la speranza che in futuro ritorni a battere un percorso di ricerca personale, dato che il talento è, ancora oggi, fuori discussione.

Tracklist

1. E-Pro
2. Que Onda Guero
3. Girl
4. Missing
5. Black Tambourine
6. Earthquake Weather
7. Hell Yes
8. Broken Drum
9. Scarecrow
10. Go It Alone
11. Farewell Ride
12. Rental Car
13. Emergency Exit