Crossover

Cryptic And Dire Sallow Faced Hoods Blast Off Into Oblivion

2005 (Gigolo Records)
electro

Ombre che s'allungano da Sheffield in direzione New York, oppure i Suicide che ritornano sul luogo del delitto. Entrambe le immagini colgono alcuni connotati di questo disco, ma entrambe rischiano d'essere fuorvianti, quantomeno vaghe. I Crossover sono un duo italo-americano che incide per l'etichetta tedesca Gigolo Records, il cui titolare è Helmut Geier altrimenti conosciuto come DJ Hell, uno dei massimi esponenti dell'imperante movimento electroclash e responsabile di un autentico must del genere, "N.Y. Muscle" (2003), nonché produttore e/o scopritore di nomi quali Miss Kittin', Fischerspooner, Vitalic, Mount Sims. Quest'ultimo, guarda caso, dopo aver licenziato come autore uno dei dischi più a fuoco del genere per l'anno corrente (il darkeggiante "Wild Light"), è anche il produttore di "Cryptic And Dire Sallow Faced Hoods Blast Off Into Oblivion".

Rileggendo mi accorgo che, con l'intento di fornire il maggior numero d'informazioni possibile, aumento a dismisura il mio indice di fuorvianza. Già immagino i nemici dei dancefloor scorrere frettolosamente il resto della recensione, lungi da loro ascoltare una simile robaccia, così come gli aficionados del "cubo" e delle stroboscopiche correre al primo negozio di balocchi per dj e ordinare l'ambitissimo titolo. Ebbene, entrambi forse andrebbero incontro a una mezza delusione, indipercui abbiate ancora un attimo di pazienza, poiché proverò a essere più circoscritto descrivendovi le atmosfere indossate da questo "Cryptic...", appunto.

Una cosa è assodata, Vanessa Tosti e Mark Ingram, giunti al secondo tentativo full length, si candidano come la coppia più oscuramente sexy dell'anno; e lo fanno articolando con sapienza le collaudate leve dell'ambiguità coniugata a una proposta dai forti contenuti elettrici: bellissimo esempio di conturbanza mediterranea lei, con tanto di borchie dai connotati fetish, compassato novello Nathan Adler, perciò prelevato dall'immaginario bowiano di "Outside.1", lui. E tutt'intorno non già composizioni concepite per il club, ma canzoni spigolose, calde, sudate ben più di quanto la patina da "roboter" lascerebbe intendere, proprio in virtù d'una malcelata sensualità che traspira da ogni battito.

Certo che ascoltando la cassa sorda di "Disgrace Chateau", abbinata alle onde sotterranee e ripetute delle tastiere analogiche, è difficile non rincorrere col pensiero i primi Tubeway Army, così com'è arduo eludere gli Human League di "The Black Hit of Space" (1980) nella successiva "Messages" e ancora la loro svolta "post scissione" espressa in modo inequivocabile in "Chimera Chimera", che propone le claustofobie minori di "Dare" (1981). Canzoni rock vestite d'elettronica, eppure da ballare volendo, ma non studiate alla bisogna, come le (almeno) due tracce memorabili dell'album, "Pointy Little Teeth" il cui "quattro quarti" compresso si sposa con un sequencer da pompa acquatica, a gettare fiotti d'eros sul cantato che progredisce col lento ma inequivocabile incedere d'un amplesso, e la genialoide marzialità di "Half Garden Half Jail", che in due soli accordi da passo dell'oca celebra i più torbidi fra i riti pagani.

Le luci sono sempre sfumate, le voci dei due oltremodo filtrate, artificiose, mentre l'elemento sesso, quando non direttamente evocato (nell'eccentrico tribalismo di "Psychic Baby", ad esempio) passa attraverso le porte scorrevoli d'altre dimensioni temporali (è il caso dell'ambientale downtempo di "The Visitor"), celebrando così le sue digressioni usando i cliché propri di un'antica ma sempre presente gestualità. Sinistri esoterismi da nuovo millenio, da tenere d'occhio all'atto di stilare la playlist di fine anno.

Tracklist

  1. Disgrace Chateau
  2. Messages
  3. Chimera Chimera
  4. Apples On A Stick
  5. Radio Spazio X
  6. My Wave
  7. Avatar
  8. Pointy Little Teeth
  9. The Visitor
  10. Wilde Chylde
  11. Psychic Babies
  12. Half Garden Half Jail
  13. I Know Your Face

  14. Bats Fly Free Thru My Head

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