I Am The Avalanche

I Am The Avalanche

2005 (Drive Thru)
pop-punk, emo-core

A volte capita di ritrovarsi dinanzi a dischi di cui non si sa che dire. E' questo il caso dell'omonimo esordio del quintetto americano I Am the Avalanche. Tendo a diffidare di chi parla di musica "vera" per contrapporla ai fenomeni da classifica pop. E' una differenziazione frutto di pregiudizio e/o di puro gusto, dato che in ogni genere, e aldilà della genuinità della proposta, può esservi valore. Più plausibile è giungere ad una contrapposizione, tendenziale e meramente descrittiva, fra musica adolescenziale e non. La suddetta categoria è comunque altamente variabile a seconda dello stato territoriale e sociale: eppure è facilmente riconoscibile. In essa trovano il loro unico spazio vitale gli I Am the Avalanche.

Nel disco vengono mescolati pop-punk ed emo-core usando tre chitarre per far muro di suono, finendo per essere la colonna sonora del giovane collegiale americano bianco: un po' l'equivalente di Anna Tatangelo per l'adolescente femmina del sud italia di basso livello sociale. D'accordo, trattasi di generalizzazione superficiale e spietata: eppure veritiera e adatta ad inquadrare il caso di specie. Non serve suonare strumenti (o far finta di) per ottenere automaticamente un valore superiore ad un disco di Anna Tatangelo: e infatti il valore musicale è nullo uguale per ambedue i termini di paragone.

La band in pratica si limita a suonare dodici pezzi tutti uguali, fingendo in rare occasioni un minimo di varietà, per lasciarla poi cadere nel vuoto nel giro di qualche secondo. Non si sbilancia nella fruibilità estrema dei Blink-182, cercando di darsi un tono, se non serio almeno plausibile, e per questo si appoggia ancora di più sulla piattezza, finendo per tirar fuori un disco che alle orecchie di un ascoltatore di musica (e non del tizio x cui è mirato il prodotto) non suona neanche brutto ma semplicemente senza una ragione una di esistere.

Basta dunque ascoltare il brano d'apertura, "Dead and Gone" per aver ascoltato tutto. Schitarrate a profusione ad effetto muro, apertura melodica non troppo catchy, basso saltellante (ad effetto party: non saranno tutte così): la sorpresa è un breve intermezzo cabaret urletti e note di piano. "New Disaster" enfatizza un pizzico il canto, un po' più urlato e un po' più sofferto, ma stavolta nessun colpo di teatro viene in soccorso. Arriverà in "Murderous", con ritmi caraibici e vagamente reggae ad aprire il brano. "I Took a Beating" è più veloce; "Symphony" è orridamente romantica; "Clean Up" è la (unica) ballata del lotto, insignificante al massimo; "My Second Restraining Order" si muove un po' ciondolante. Forse l'unica a trovare uno spunto decente è "This Is Dungeon Music", in cui il solito muro si apre in un giro tuttosommato decente.

"I Am the Avalanche" è anche all'interno del suo habitat naturale un disco scadente. Sinceramente, non mi sentirei di consigliarlo a nessuno al mondo.

Tracklist

  1. Dead and Gone
  2. New Disaster
  3. Murderous
  4. Green Eyes
  5. I Took a BEating
  6. Wasted
  7. Always
  8. This Is Dungeon Music
  9. Symphony
  10. Emergency
  11. Clean Up
  12. My Second Restraining Order

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