Nine Horses

Snow Borne Sorrow

2005 (Samadhisound)
pop, jazzy

A due anni distanza dal discusso "Blemish", David Sylvian si ripresenta con il progetto denominato Nine Horses, ensemble che lo vede a fianco dell'inseparabile fratello Steve Jansen e dell'alchimista elettronico Burnt Friedman.
A dire il vero, è un po' tutto il cast di musicisti a impressionare, se si pensa che appaiono i nomi di Theo Travis (uno dei migliori flautisti in circolazione), ma anche del contrabbassista jazz Keith Lowe, di Thomas Hass al sassofono, addirittura di Arve Henriksen dei Supersilent alla tromba, ma soprattutto del maestro Ryuichi Sakamoto al pianoforte.
Di fronte a cotanto bendidio, è pacifico che le attese dell'ascoltatore siano altissime, e lo diventano ancor di più leggendo, o sentendo, i puntuali commenti positivi che accompagnano, da sempre e in ogni dove, le uscite discografiche dell'algido e romantico David.
Perché puntuali? Beh, perché Sylvian gode ormai di un'incondizionata fiducia da parte di chi scrive di musica. Poi anche perché egli passa, non a torto, per un artista talmente lontano dalle logiche del mercato, colui che suona per arte e non per tornaconto, e poi perché possiede una dotazione di pubblico attento e fedele, cui verosimilmente non parrà vero di ritrovare in "Snow Borne Sorrow" la coperta con cui scaldarsi dopo l'eccezionale freddo dell'ardito, quanto assai riuscito, esperimento glitch di "Blemish".
Tutto vero, ma non sempre, perché la coperta in questione restituisce sì un tepore rassicurante, ma più che di bucato, sembra emanare un ingombrante afrore di naftalina. E ve lo dice un fan della prima ora dei Japan, ma anche uno che si è genuflesso, commosso, di fronte a opere quali "Brilliant Trees", "Gone To Earth" o "Secrets Of The Beehive", e che però, con indicibile impegno, si sforza di rimanere cosciente davanti al clima di consenso diffuso di cui vi facevamo cenno e che, manco a dirlo, anche in quest'occasione non è mancato.

Che cosa differisce "Snow Borne Sorrow" da come potrebbe suonare un disco di David Sylvian solista?
Nulla, per certi versi, ed è perciò che non si riesce a comprendere che ruolo abbia Friedman in un album che più pop-jazzy non potrebbe essere, in cui l'arrangiamento elettronico è relegato spesso in secondo piano rispetto all'armamentario di fiati e spazzole che veste le composizioni.
All'essere malizioso che alberga in chi vi scrive, vien da pensare che il nome del progetto si debba alla poca volontà di uscire allo scoperto da parte del nostro, specie all'indomani dell'esperienza realmente coraggiosa iniziata con l'album licenziato due anni orsono.
Vi autorizziamo a sbeffeggiarci per questo anche se, rammentatelo, a pensar male si fa peccato ma sovente ci si azzecca.
C'e' qualcosa in "Snow Borne Sorrow" che valga la pena di essere ricordato, e che non si possa in qualche modo rintracciare, qua e là, nell'ormai pluridecennale carriera di Sylvian? Nossignori, sempre che non vi accontentiate dei testi, che qui abbandonano gli abituali paradisi dell'anima per occuparsi dei dolori del mondo, oppure di un altrettanto encomiabile tentativo di virare verso il pop d'ascolto, che però non è storicamente nelle sue corde, se si eccettuano pochi e isolati frangenti, cui vorremmo menzionare quella "Buoy" presente nell'album di Mick Karn "Dreams of Reason Produce Monsters" (1987), e l'arcinota quanto lucente "Fordibben Colours", concepita in coppia con Sakamoto.

Ma qui, ve lo diciamo, quanto a songwriting siamo distanti anni luce.
Che cosa resta, allora?
Arrangiamenti di gran classe, tanta bella forma, una voce che è, e resta, unica e inimitabile. E però canzoni che si reggono solo sul mestiere, sul manierismo spinto, e come tali assolutamente dimenticabili, che aggiungono poco (e male) a quanto già detto.
Ma non fa nulla: c'è chi ne sarà entusiasta, e chi invece attenderà fiducioso nuove, disturbate e sperimentali sinfonie per laptop, che gli facciano scordare in fretta tutto ciò.
Così è, e chi s'è visto, s'è visto.

Tracklist

  1. Wonderful World
  2. Darkest Birds
  3. The Banality Of Evil
  4. Atom And Cell
  5. A History Of Holes
  6. Snow Borne Sorrow
  7. The Day The Earth Stole Heaven
  8. Serotonin
  9. The Librarian