Tujiko Noriko

Blurred In My Mirror

2005 (Room40)
glitch-pop

Ricami amatoriali di un'anima delicata e fragile. Flemmatici timbri di natura ingenua.
Il mondo di Tujiko è uno scrigno, impenetrabile da chi non possegga una particolare sensibilità. Attraverso le gemme della sua discografia ci lasciamo trasportare da una marea di suoni, emozioni, sensazioni, in un tripudio di immagini.
L'ultimo, stupendo, "28", con il geniale cesellatore di bleep Aoki Takamasa, è soltanto uno degli ultimi lasciti di una carriera splendente e mai povera d'ispirazione.

Suo capolavoro rimane il toccante "From Tokyo To Niagara", astrazione digitale per una forma-canzone tanto inusuale quanto toccante. Canzoni flebili quanto un ramo secco. Disegni docili e colorati. Rintocchi zuccherosi e amari al contempo.
Disturbante e rumorosa la proposta di un altro disco uscito da poco, dal nome "Stereotype", col nomignolo Dacm. Questa volta non è da sola ma si fa aiutare, come in "28", da un (altro) genietto dell'elettronica: Pita.
Andando a ritroso nella sua discografia come non ricordare gioiellini dalla luce abbagliante come il doppio "Hard Ni Sasete", folgorante esempio della sua sapienza artistica. Senza dimenticare il quadretto di sfavillante bellezza che è "Shojo Toshi".

"Blurred in My Mirror" è un disco sotterraneo. Ti entra dentro col tempo e quando ha trovato la chiave del tuo animo ti ammorba con piacevole intensità. Sono sette composizioni scabrose e misteriose, non c'è mai un baricentro con cui misurarsi, per rimanere in equilibrio. Instabilità si presentano sovente per lasciarci spiazzati.

Un sibilo leggero e soffice introduce "Niagara Hospital". Microscopici errori sporcano un inizio alquanto straniante. Un battito preciso e metallico detta un ritmo cavernoso e oltremodo delirante. Tujiko sembra quasi parlare, non cantare. La leggiadria del cantato giapponese, intriso di deliziosa dolcezza, fragorosa semplicità. Contrappunti di piano sembrano lontanissimi, folate di vento squarciano il silenzio, polverosi resti di una lotta mastodontica lasciano in eredità i particolari.

"Tablet Of Memory" pare il resoconto di una giornata straziante. Sentori di sofferenza, malinconia nel modo in cui le parole vengono emanate. Suoni cattivi e malati. Ondeggianti synth, drum-machine secca e vagamente industriale. Una chitarra, timida e appartata, lascia loop in ogni angolo e s'intromette con insistenza. Schiocchi d'ogni sorta effigiano una roccia puntigliosa e spigolosa scagliata contro le pareti immaginarie dei nostri sensi.
Slabbrata e senza una parvenza di melodia la successiva "I'm Not Dreaming, King".
Rutilante movimento d'un rullante scomposto, centrifughe interstellari di glitch, borbottio fastidioso d'uno strumento a fiato senza capo né coda, disturbante presenza d'uno strato di delay. Al solito, la voce pare completamente slegata e recita la sua poesia con apparente distacco. Lasciandoci increduli.

Dilatata, delicata, sognante, spaziale. Quattro, essenziali, parole per descrivere sommariamente "Switch Of The Sun In You". Sette minuti di completa catarsi sonora.
Abbandonare i sensi a una landa roboante, deserta e distesa. Immagini sgranate. Filamenti sottili, impalpabili, accennati, ovattati. Pallido prolungarsi d'una ossessione. Arpeggi di chitarra depredati, ciclico ripetersi d'una nota di tastiera, etereo sciogliersi d'intrecci arcani.
In "Shayou (Setting Sun)" profondi battiti accompagnano l'ascoltatore in tutta la sua durata rimbombando e rimbalzando ritmicamente, mentre la voce scivola attorcigliata all'usuale condimento di scomodi suoni. Sovrapposizioni di verbi e frasi, frettolosi contrappunti malsani, impercettibili fonemi dipingono un paesaggio scuro, ombroso, sferzante.

Ad aprire "Tennisplayer Makes A Smile" ci attende una Tujiko distorta, spinta da limpide note di chitarra verso un alternarsi di silenzi che variano dal celestiale all'angosciante, spezzati da nitidi lamenti che tornano ad allacciarsi coi falsati gemiti. La colonna sonora d'un ambiente scomposto, frammentario, aleatorio. Asserzioni decantate con malcelata sofferenza, presagio d'una condizione dolorosa.
Il disco si chiude con "Magpies and Mornings": l'artista ci congeda portandoci in un giardino fiabesco, in un continuo eco di vocali, fruscii e cinguettii. L'energia si sprigiona simultaneamente da tutte queste componenti, saturando l'ambiente fino ad allontanarsi e lasciarci in intimità con l'ultimo saluto, un simpatico e sincero sorriso.

Disco per attimi appartati e nascosti. Opera per scampoli d'isolata afflizione. Sfavillio d'emozioni gelide, impassibili, spigolose. Spesso le migliori emozioni si sussurrano, Tujiko ce lo dimostra con sfacciata gentilezza. Squisitezza d'un angelo terreno dalle fattezze fragili e docili. Canto d'un usignolo solitario bisognoso d'esprimere le proprie frustrazioni attraverso la musica. Musica per animi gracili e frangibili. Cuoricini infranti e deliziosamente consolabili.

Tracklist

  1. Niagara Hospital
  2. Tablet For Memory
  3. I'm Not Dreaming, King
  4. Switch Of The Sun In You
  5. Shayou
  6. Tennisplayer Makes A Smile
  7. Magpies And Mornings

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