La fatina dagli occhietti a mandorla è tornata ad allietare i
nostri pomeriggi di sconfinata delusione, ricoperti da una patina di freddo e
malinconia.
Bissare un gioiellino splendente come "Snow Bird" non era
impresa facile. Quell'album è una magia composta da una maghetta vestita di
indumenti colorati di blu, oro e argento. Rintocchi pacati e soffici. Come un
piccolo mucchio di neve cade e si infrange su una roccia liscia e arrotondata.
Le striature elettroniche effigiano un arcobaleno sfavillante, i ricami acustici
intagliano sculture mistiche e deliziose.
L'album in questione evidenzia
un'evoluzione del suono, la volontà di migliorarsi e sviluppare nuove soluzioni,
anche in previsione del futuro. Si punta agli arrangiamenti classici (violino,
cello, chitarra, ecc) non abbandonando del tutto le escrudescenze digitali,
perfetto contorno per un tripudio di canzoni semplicemente pop, semplicemente
belle. "Something's Lost" è una delle canzoni più dolci, leggiadre e angeliche
ascoltate nel 2005. Sdruciture che sanno di sporcizia danno principio al sogno,
un organo synth-etico inietta rumore e tenerezza allo stesso tempo, Naoko inizia
con la sua vocina, a emanare un: "La La LaLaaa" da cardiopalmo. S'introduce una
chitarra (suonata da Yuichiro Iwasita), lontana e dimenticata, arrivano echi di
voci misteriose, un'atmosfera è dipinta di colori luccicanti, spessa e sottile,
concreta e astratta. Una fiaba per grandi e piccoli.
"Early In The
Summer" è la continuazione del sogno. Ancora un oblio di glitch avvolge la
nostra mente, un tintinnante xilofono stellare lascia al silenzio note preziose.
Il violino di Gen Saito è lacerante quanto un coltello affilato, animaletti
robotici saltellano felici in ogni direzione, una percussione irriconoscibile
cesella ritmi sornioni, la voce di Naoko è un volo tra cieli sconfinati, nuvole
bianche e sorrisi infiniti.
"Besides Me" è maggiormente frammentata, la
melodia viene spezzata e sfigurata, il ritmo è claudicante e non c'è linea di
continuità fra i vari rintocchi.
La chitarra è suonata in maniera
sconclusionata, una reiterazione pare una cicala che canta spensierata,
bleep sono il trillo di uccellini svolazzanti, le parole sono dettate
dall'emozione e da un ambiente appartato, intimo. Anime sonore viaggiano
planando su alberi altissimi, sfiorando fiori dipinti di bellezza e
attraversando una cascata di acqua purissima.
"Color Of Breeze" è un
minuto e poco più di pennellate su una tela, rappresentando montagne di
ghiaccio, brividi umani e fitte di gelo.
E' soltanto il preludio per "Little
Girl Poems".
Timbri provenienti da un mondo sconosciuto, un organo dilungato
e strascicato, Naoko non si limita a fare il compitino del giorno e con grande
personalità canta la sua poesia. Intensità celestiale e animo toccante. Attimi
di pausa sono pregni di senso, sale il tono con l'arrivo di una fisarmonica
invadente, il finale è un progressivo sciogliersi di ogni componente, come
affetto da una malattia fulminante. Il silenzio ci aiuta ad assimilare, secondo
per secondo, ciò che abbiamo appena ascoltato.
"Muse" è una suite a bassa
fedeltà, in cui note di piano distanti migliaia di chilometri fanno da
sottofondo a registrazioni di rumori quotidiani, un ibrido ammaliante e
seducente.
"Mother's Love" è un folk senza contaminazioni. Solo un drone
silenzioso compone un sostrato onirico, capace di donare frangenti di dolore, il
resto è solo classicità. Solo la chitarra e la voce di Naoko. Il resto sparisce,
scompare, rimane in disparte. "Moon And Cello" è pop per una cameretta curata e
lucente. Piccole tende a sferzare un sole malato, un divano comodo e morbido,
una sedia antica, la fatina alata davanti al suo microfono, i suoi compagni
creano l'ambito giusto, il calore si espande, la pace regna. Chiudere gli occhi
e lasciarsi guidare da queste note.
Conclude "Beginning", ultimo bozzetto
scintillante di una manciata di canzoni inattaccabile.
Album per curare
dolori all'apparenza insanabili, adatto a rimarginare ferite profonde, perfetto
per continuare a sperare in una gioia perduta.